"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
BUBBOLA:
Epò, popò, popò, popò, popí,
pipí, qui qui, qui qui,
qui qui, qui tutti, o miei compagni alati,
quanti dai seminati
degl'industri bifolchi
semi ed orzo rapite,
o prosapie infinite - dalla morbida voce
e dall'ala veloce;
e quanti per i solchi - errando a schiera
pigolate con sí grata e leggera
voce a le zolle intorno,
tio, tiò, tiotiò;
e quanti nei giardini hanno soggiorno
fra ramuscelli d'edera,
o su montane piagge
d'albatrelle si nutrono e d'olive selvagge,
tutti volate alla mia voce qui:
tiotiò tiotiò tirití.
Voi che ingoiate in umidi valloni
le stridule zanzare,
voi che godete il pascolo fiorito
di Maratona ed ogni irriguo sito,
e voi ch'errate a par con le alcïoni
sul procelloso mare,
qui venite a sentir le novità;
ché ogni tribú dei collilunghi aligeri
ora aduniamo qua.
Perché giunto è un tal vecchietto
di talento,
che mandar vuole ad effetto
un nuovissirno progetto:
sú, sú, tutti a parlamento,
qui qui qui,
torotò torotò tirití,
chicchabàu chicchabàu,
torotò torolilí.
( Tratto da Uccelli di Aristòfane )
UCCELLACCI E UCCELLINI di Pier Paolo Pasoli
Regia di Bogdan Jerkovic
≪ Centro Universitario Teatrale ≫ di Parma.
Il Dramma
numero 373, ottobre 1967
(Trascrizione curata da Bruno Esposito)
di vista dell’esteriorità strutturale, essendo il solo che rispetti l’unità di luogo).
Il regista jugoslavo Bogdan Jerkovic (fondatore e direttore del Teatro Universitario di Zagabria, che da sette anni guida autorevolmente anche i giovani attori di Parma) si e sforzato di conferire il carattere di un discorso unitario ai tre episodi (sostanzialmente autonomi) di Uccellacci e uccellini, ponendo in rilievo il tema ad essi comune del ≪ miracolo non riuscito ≫.
Nel primo episodio si assiste all’≪ esperimento-miracolo ≫ di un ≪ missionario-domatore ≫, il signor Courneau (cioè il bianco), il quale tenta di insegnare a parlare ad un’aquila, che sta a rappresentare il ≪ terzo mondo ≫, ed invece ne è spiritualmente vinto, poichè assume egli stesso i
modi ed il linguaggio del fiero rapace, cadendo in preda ad una specie di ossessione imitativa.
Due frati, don Ciccillo e don Ninetto, che sono inviati — nel secondo episodio — da San Francesco
a pacificare la classe dei falchi e la classe dei passerotti, falliscono nella loro missione, perchè il falco divora il passerotto, ed allora San Francesco ammonisce i suoi seguaci, affermando che il miracolo potrà compiersi soltanto quando la società sara integralmente trasformata.
Infine, protagonista del terzo episodio, che ha per argomento la crisi del marxismo in Italia, un corvo ideologo che si sforza di inoculare la coscienza del marxismo in due ≪ piccoli italiani ≫ (un mezzadro e il suo figliuolo Ninetto) ed è invece ucciso e divorato da essi, perchè ha sbagliato il ≪ metodo ≫ nel propagandare la sua ideologia.
Questi tre apologhi schiettamente (e, in un certo senso, aridamente) politici, trasportati sulla scena (che finisce inevitabilmente col rendere ≪ assoluta ≫ la parola, nonostante ogni accorgimento
della regia) e privati perciò della più abbondante integrazione che può fornire ad essi il più mobile e più duttile mezzo espressivo del cinema, risultano estremamente schematici ed ambigui, se non addirittura enigmatici (specialmente il terzo). L ’ambiguità è uno dei motivi dominanti (e più fertili) dell’arte di Pier Paolo Pasolini; ma quest’ambiguità, nella versione teatrale di Uccellacci e uccellini, si trasforma in più di un momento in una pura e semplice opacità dello spettacolo, pur cosi ricco di movimento e di colore.
Il regista Bogdan Jerkovic si è perfettamente reso conto del problema e, coadiuvato da un gruppo di intelligenti attori (fra i quali ricorderemo Gian Carlo Ilari, Paolo Bocelli, Francesco Sciacco, Lorena Atti, Gigi Dall’Aglio e Luisella Mazzola), ha cercato di imprimere ai tre episodi una linea di conseguenza e di coerenza anche recitativa, adottando i moduli del ≪ Living Theater ≫ soprattutto nel primo e nel secondo episodio (che sono stilisticamente i più compiuti in una linea dal regista stesso definita ≪ mistico-grottesca ≫). Ma l’interesse principale dello spettacolo rimane essenzialmente ≪ sperimentale ≫: esso propone una ≪ verifica ≫ che consente di studiare in qual misura una ≪ parola ≫, nata per essere premessa e stimolo di immagini cinematografiche, possa resistere adeguandosi alla dimensione teatrale che le assegna, almeno nel caso di Uccellacci e uccellini, una responsabilità comunicativa incomparabilmente maggiore.
(Trascrizione dal cartaceo di B. Esposito)
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