"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Collage realizzato con opera di Fabio Pop Gismondi
Pasolini Pier Paolo
Mamma Roma
leibniz
Cercare negli occhi di un figlio quella che eri tu prima di conoscere il mondo, quando ancora prostituzione e vita ti erano aliene. Cercare in Ettore, tuo figlio, quel candore perso troppo presto sotto la sciabola di un pappone che non conosce le mezze misure. Cercare per lui un destino migliore del tuo e spezzarsi in quattro per cercarlo: la fuga da Guidonia, città natale troppo avara e inidonea a compiere il suo ruolo; un nuovo lavoro, il banco nel mercato di Cecafumo, per regalargli mille lire che non sanno di sporcizia, malavita e sesso; un’educazione che contraddica le tue e le sue origini, capace di allontanarlo dai bassi principi e da un background povero e coatto.
E vivere la propria vita in funzione dell’altro, dove l’amor proprio trascende e si fa tutto per lui, dove la maternità prescinde dalla responsabilità e diventa un moto infinito di affetto, puro e scevro come non lo è mai stato. Puro come quel grido di dolore che acceca una città mai così distante, come quei ragazzi di vita che osano e rischiano senza sapere cosa è il coraggio. Puro come tuo figlio, che se ha peccato, lo ha fatto sotto il segno dell’insipienza.
E vivere la propria vita in funzione dell’altro, dove l’amor proprio trascende e si fa tutto per lui, dove la maternità prescinde dalla responsabilità e diventa un moto infinito di affetto, puro e scevro come non lo è mai stato. Puro come quel grido di dolore che acceca una città mai così distante, come quei ragazzi di vita che osano e rischiano senza sapere cosa è il coraggio. Puro come tuo figlio, che se ha peccato, lo ha fatto sotto il segno dell’insipienza.
Puro, come i carrelli notturni che ospitano i monologhi di Anna Magnani e quel non sense che ti caratterizza, che fa del tuo realismo una mosca bianca nell’asettico e trionfalistico realismo italiano. E cercare nei lampioni che illuminano quei monologhi la forma che molti ti hanno biasimato di non avere e trovare la forma più dei formalisti, non essendo un formalista.
E cercare nelle forbici di Baragli quei tagli che cinema e linguaggio non ascrivono come ortodossi, quella ruvidezza che si confà al tuo stile, diretto, unico e immaginifico, sintesi di arte e pittura e poesia. Sintesi di una cultura senza epigoni. Cercare e trovare in Baragli un apostolo della rottura, che possa seguirti nel tuo percorso collerico verso il mondo e contro un modo di vedere, borghese e piccolo-borghese, che ti inasprisce, che ti fa schiumare perché la tua sensibilità è altra e non condivisibile.
E cercare nelle forbici di Baragli quei tagli che cinema e linguaggio non ascrivono come ortodossi, quella ruvidezza che si confà al tuo stile, diretto, unico e immaginifico, sintesi di arte e pittura e poesia. Sintesi di una cultura senza epigoni. Cercare e trovare in Baragli un apostolo della rottura, che possa seguirti nel tuo percorso collerico verso il mondo e contro un modo di vedere, borghese e piccolo-borghese, che ti inasprisce, che ti fa schiumare perché la tua sensibilità è altra e non condivisibile.
E trovare nella fotografia del compianto Tonino Delli Colli le ombre, i chiari, i bianchi e i chiaroscuri e i neri. Quelli che spezzano e raccontano il dramma quotidiano senza esserlo, che vanno oltre la cronaca perché filtrati da un filtro speciale. E scorgere nelle musiche di Vivaldi, struggenti e “contemporanee”, il leit motiv della borgata che fa breccia nel cuore e nell’anima, riassumendo nelle sue cadenze dolci e stentate tutto il peso di un sottoproletariato intriso di miseria e predestinazione. E quel tema di flauto che accompagna le apparizioni del nemico si fa monito strutturale di tutta una vicenda consegnata al pianto e alla disperazione. E trovare nel Mantegna e nel suo cristo morto l’unico lieto fine che si conviene e che non si coglie, la fine che toglie idealmente Ettore dal letto di morte.
E cercare nei bulli di periferia il segreto della tua opera. Cercarli e trovarli nella loro inettitudine davanti alla macchina da presa: l’ingenuità che i professionisti hanno perduto da tempo, la naturalezza e l’imbarazzo. E trovare nella Magnani l’unica interprete che può tenergli testa, perché figlia della borgata e attrice senza pari, perché come te appartiene a quell’universo che è di pochi. Perché come te riesce a vedere dove gli altri non vedono, perché è degna di te, maestro Pasolini.
Regia: Pier Paolo Pasolini. Soggetto: P. P. Pasolini. Sceneggiatura: P. P. Pasolini, Sergio Citti. Interpreti principali: Anna Magnani, Ettore Garofolo, Franco Citti, Paolo Volponi, Silvana Corsini, Vittorio La Paglia. Fotografia: Tonino Delli Colli. Montaggio: Nino Baragli. Musica a cura di: Carlo Rustichelli. Produzione: Alfredo Bini. Origine: Italia, 1962, bn. Durata: 105 minuti.
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