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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

venerdì 18 aprile 2014

Il fiore delle Mille e una notte, a Genova - L'oriente di Pasolini, nelle immagini di Roberto Villa.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


La più importante documentazione fotografica su "Il fiore delle mille e una notte" anche a Genova 
Palazzo Ducale 
organizzata da Art Commission 
Curata da Virginia Monteverde
Dal 03 al 21 maggio 2014




Dopo il grande successo avuto in giro per il mondo:  

- Il Museo Galleria - Spagna - Fundación Luis Seoane - "A Coruna"

- Il Centro Studi Pasolini - Cineteca di Bologna - la più importante cineteca Europea


- L'Istituto Italiano di Cultura - Brasile - MSI - Museu de Imagem e do Som de Sao Paulo


- il Centro Studi Pasolini - Casarsa della Delizia


- L'Istituto Italiano di Cultura - USA - New York - MoMA - NY


- L'Istituto Italiano di Cultura - UK - Londra


- L'Istituto Italiano di Cultura il Consolato e l' Ambasciata di Buenos Aires


- La Cinemateca e Galleria - Buenos Aires - Cinemateca Argentina e Fotogalería San Martin


- L'Istituto Italiano di Cultura - USA - il Consolato di Los Angeles


- L'Ambasciata e l' Istituto Italiano di Cultura - Estonia - Tallin - Galleria "Design and Architecture Gallery"


- L'istituto Italiano di Cultura, 496 Huron St, Toronto


L'oriente di Pasolini, Il fiore delle Mille e una notte, nelle immagini di Roberto Villa, la più importante documentazione fotografica su "Il fiore delle Mille e una notte" anche a Genova, Palazzo Ducale. 



Dal 03 al 21 maggio 2014,  presso Palazzo Ducale, spazio 46 rosso,Piazza Matteotti n°9,  Genova.




 



  Può raccontarci il suo arrivo sul set? 

Come nei racconti di appendice „circa sei mesi dopo‟ ero ad Aden, dove continuavano le riprese già iniziate in Eritrea. Pasolini era concentratissimo nella lettura e riscrittura di un fascicolo di carte, con mille foglietti mobili, il copione. Sembrava che nulla lo disturbasse. E comunque tutti i collaboratori, sia sul set in interni sia in esterni, stavano attenti a non disturbarlo. Ogni tanto qualcuno sussurrava “speriamo bene”. Era dovuto al timore di cambiamenti o imprevisti che potessero complicare le attività che ruotavano intorno alle riprese, già complicate. Pasolini era onnipresente e discreto al tempo stesso, non si imponeva mai ma era circondato da una forma di stima e simpatia molto intensa da parte dei suoi collaboratori, tanto che quando esprimeva una necessità, tutti si facevano in quattro per soddisfarlo. Probabilmente era dovuto al suo modo di fare gentile e disponibile ma anche molto determinato e deciso.
Pasolini appariva instancabile, più che correre volava, direi, si arrampicava sui muri con la cinepresa per vedere quale potesse essere la migliore inquadratura, correva da una parte all‟altra del grande piazzale della moschea di Isfahan per controllare campo e controcampo, sostituiva spesso l‟operatore e riprendeva direttamente la scena, parlava con Dante Ferretti per le scenografie e l‟impiego dei costumi, in sostanza copriva una dozzina dei ruoli dettagliati nei titoli di coda. L‟aiuto Umberto Angelucci, l‟assistente Peter Shepherd, il direttore della fotografia Giuseppe Ruzzolini, il direttore di produzione Mario Di Biase avevano da tempo rinunciato a tenergli dietro. Come accadeva per altre troupe italiane, la giustapposizione dei ruoli era una costante: gli attori diventavano carpentieri, i trasportatori del posto diventavano comparse, la giovane iraniana diventava una controfigura in una scena di nudo e un ragazzino italo-persiano diventava una paffuta fanciulla in un episodio del film... La scelta di ragazzi del popolo, completamente ignari di recitazione e dizione, obbligava Pasolini a infinite ripetizioni di una stessa scena. Una di queste a Isfahan, sul piazzale della moschea, è stata ripetuta ben quarantatré volte. Furono lunghe anche le riprese della sequenza di Zumurrud e Nur ed-Din, quando si ritrovano e lei gli infligge quel piccolo gioco sadico, mettendolo a sedere all‟aria. Era ambientata nella sala degli specchi, che in realtà era la parte alta di una navata della moschea: un sacrilegio che, se fosse stato scoperto, sarebbe costato caro a tutti. Accadeva che si facessero levatacce alle quattro di mattina, o di notte a seconda dei punti di vista, per muoversi con dei pullman scassati per raggiungere luoghi da favola che le lunghe ombre rosate dell‟alba rendevano ancor più fantastici.



Intervista realizzata da Roberto Chiesi a Bologna l’11 febbraio 2011

L'intervista è tratta dal volume pubblicato in occasione della mostra  L’oriente di Pasolini. Il fiore delle Mille e una notte nelle fotografie di Roberto Villa 26 maggio - 7 ottobre 2011, Sala Espositiva Cineteca di Bologna  a cura di Roberto Chiesi 
© 2011 Edizioni Cineteca di Bologna via Riva di Reno 72 40122 Bologna 

Le immagini e L'intervista, per gentile concessione di Roberto Villa.


Dal 03 al 21 maggio 2014,  presso Palazzo Ducale, spazio 46 rosso,Piazza Matteotti n°9,  Genova.



@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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