"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Intervista a Pasolini
Cinema 70, febbre a 40 - quasi inedita.
Il Dramma
Anno 45 - numero 14-15
novembre-dicembre 1969
(Trascrizione curata da Bruno Esposito)
Si tratta di un'inchiesta sul cinema fatta dalla rivista Il Dramma e in questo numero, rispondono:
Sergio Amidei, Vittorio De Seta, Luigi Barzini, Nelo Risi, Franco Brusati, Lisa Gastoni, P.P. Pasolini, Luigi Malerba, Alberto Arbasino, Giorgio Albertazzi, Fabio Carpi, Ugo Pirro, Paolo Valmarana. Di seguito riportiamo l'intervista fatta a Pier Paolo Pasolini. La domanda iniziale rivolta a tutti è:
Se esiste una crisi del cinema, non solo economica, ma di valori culturali, artistici, spirituali. Quali, le cause? Quali sono gli attuali risultati e le possibilità future del nostro cinema?
Pasolini :
Quale crisi? Sono venti anni che sento parlare di crisi, non voglio più neanche sentire questa parola.
Il Dramma :
Ma quale è la sua opinione sui risultati dell’attuale cinema italiano, sulle sue prospettive?
Pasolini :
In questo momento sono dissociato: ho due opinioni completamente diverse su questo fatto. Una, compieta- mente negativa e pessimistica; l’altra, abbastanza rosea. Quella completamente negativa e pessimistica è che ci troviamo in un clima di restaurazione. Cioè, dopo il movimento studentesco, e dopo certi altri movimenti che con quello studentesco si ricollegano, dopo la ripresa della lotta di classe nel senso « vivo », vero, direi quasi « anarchico » della parola (cioè esistenziale della parola) è soprattutto il movimento esistenziale che è terrorizzato poi dalla autorità, cioè dal potere costituito; dopo questo momento, ripeto, siamo adesso immersi in un clima di restaurazione. Questa restaurazione si manifesta con l’evidente ritorno dell'ordine pubblico, alle garanzie ad altissimo livello dell’ordine pubblico - vedi le serie di processi agli operai per le occupazioni delle fabbriche, ed agli studenti per le occupazioni delle scuole; si manifesta con la recrudescenza moralistica; si manifesta (per quanto riguarda il cinema) con la minacciata riforma del ministro Gava sul problema della censura. Se questa riforma dovesse essere varata e applicata, si arriverebbe all’assurdo terrore per cui un solo comitato di magistrati romani potrebbe essere in grado di decidere se un film è visibile o no. Ci rendiamo conto? Ora, tutto questo non fa pensare altro che noi siamo attualmente in un clima - oggettivamente e praticamente - di politica di restaurazione.
Il Dramma :
Dall’ambito del mondo cinematografico, questo avvento della restaurazione è stato in qualche modo favorito, e in quale modo?
Pasolini :
Purtroppo a questo clima di restaurazione hanno contribuito e contribuiscono anche certuni fra quegli autori che negli anni passati avevano dato il loro apporto alla realizzazione di tendenze innovative e in qualche modo rivoluzionarie (anche se forse tale apporto si è avuto solo per certi versi, e mai completamente); voglio dire, riferendomi a dei casi concreti, proprio di Visconti e di Fellini, ad esempio. Visconti e Fellini si sono prestati, magari senza volontà da parte loro, a una speculazione, per cui sono stati strumentalizzati dalla restaurazione. Le faccio un esempio: tempo fa ho visto uno di quegli orridi cinegiornali — che sono veramente una « vergogna civica » della società italiana - che si proiettano negli intervalli; in un frammento di questo cinegiornale si vedeva appunto Luchino Visconti abbinato a non so quale mostruoso défilé di moda. Fra parentesi il commentatore diceva: « Toh! chi si rivede, un vero regista! ». Comprenda il senso del mio orrore: cioè che da un cinegiornale della più brutta e tremenda restaurazione, della più orribile destra, Luchino Visconti venga definito un « vero regista » perché ha fatto un film da vero regista, un « film professionale », mi sembra una cosa molto grave, insomma. Purtroppo, prendendo in esame il comportamento del mondo politico, si rileva che a questo clima di restaurazione non concorrano soltanto il centro e le destre, ma anche le sinistre classiche; i comunisti diciamo così «ufficiali», «burocratici», quelli stessi che del resto sono stati contestati dagli studenti: questi partecipano all’atmosfera generale accettando anch’essi certi valori ormai codificati, istituiti.
Il Dramma:
Quindi sia Fellini che Visconti non offrono più alcun motivo di interesse?
Pasolini :
I due film più recenti di Fellini e di Visconti sono a loro modo interessanti, come sempre, naturalmente, sia pure a frammenti (molto bella per esempio, nel film di Fellini, la scena di Trimalcione). Ma sia Fellini che Visconti hanno in qualche modo subito le influenze degli artisti che sono venuti dopo di loro, e le hanno assimilate e adottate. Per esempio, osserviamo - dal punto di vista stilistico - l’innovazione dell’uso dello zoom nel film di Visconti. La medesima operazione gli era andata male nel film Lo straniero; ma qui, calibrata meglio, gli è riuscita. Nel film di Fellini nessuno lo ha notato, ma mancano le tipiche caratteristiche felliniane dei lunghi piani-sequenza, i lunghi movimenti di macchine che seguono un personaggio, si fermano su un altro, roteano su se stesse, mostrano un totale, ritornano sul personaggio: queste cose non ci sono più. C’è invece un montaggio fatto di brevi frammenti, uniti l’un l’altro attraverso degli attacchi audaci; tecnica dì montaggio, questa, che non ignora certo le ultime esperienze, quelle fatte dopo Fellini, insomma. In conclusione: Visconti e Fellini hanno ripreso certe esperienze venute dopo di loro, le hanno codificate, e le hanno riproposte in questo clima di restaurazione.
Il Dramma:
Vuole precisare il pessimismo di cui si parlava prima, con un discorso più generale e generico?
Pasolini :
Questo è per quanto riguarda ¡a mia visione pessimistica del futuro: avremo di nuovo una serie di film ufficiali, integrati. Noti bene che alle sinistre poi occorrono gli uomini integrati. Cioè: la lunga polemica degli studenti contro la integrazione finisce nel nulla; poiché adesso un artista, per poter essere utile al Partito Comunista, deve essere integrato, cioè deve avere l’alloro che gli ha messo in testa la borghesia.
Il Dramma:
E l’altra parte del suo pensiero, quella « abbastanza rosea »? Pasolini : Meno pessimista sono per quello che riguarda il lavoro dei giovani, che mi sembra abbiano intenzione di continuare a percorrere quella strada che venne aperta, due o tre anni or sono, appunto dal movimento della loro generazione e con l’adesione dei migliori fra quelli della generazione anziana. Questo vuol dire: continuazione di una ricerca autentica, sperimentale, coraggiosa; coraggiosa nel senso che, malgrado si debba per forza, oggettivamente, venire a compromessi con la produzione o con il pubblico, se ne prescinde il più possibile - entro certi limiti, quelli consentiti dall’oggettivo modo di produrre i film in Italia. Per questo continuo a sperare nei prossimi film dei più giovani, Bertolucci, De Seta, per esempio.
Il Dramma:
Malgrado la sua avversione per la parola «crisi», vogliamo parlare della attuale situazione, complessivamente considerata?
Pasolini :
Crisi: è una parola, come le ripeto, che detesto. Capisce, sono venti anni che vengo perseguitato dalla richiesta di opinioni sulle varie crisi. Cosa vuote, è il vivere che è una crisi, è la storia; la storia, cos’è altro se non una crisi? Quindi io sostituirei questa parola con un’altra: il « momento storico », ad esempio, semplicemente; e il momento storico è sempre critico. La crisi poi non è certo economica, nel cinema. Al contrario, io trovo che da questo punto di vista il cinema italiano sia molto florido: questo stato di grazia si è venuto a determinare grazie anche all’ondata dei film western, che hanno fatto guadagnare molti soldi ai produttori (adesso il genere western non so da che cosa verrà rimpiazzato, ma naturalmente si troverà un nuovo filone, come sempre avviene). I film d’autore vanno bene, purché sia appunto un autore che si comprometta con la restaurazione che i produttori vogliono, e che il pubblico vuole, e che i partiti politici vogliono, siano essi di destra o di sinistra, ecc. Quindi la crisi è politica e artistica, ma non direi che lo sia economica.
Il Dramma:
Lei si è posto il problema di dove vadano cercate le origini di tondo di questa attuale situazione?
Pasolini :
Certo, me lo sono posto. E le dico che le origini di fondo del problema cinematografico sono le stesse del problema generale. Consistono nella vittoria della società neocapitalistica sugli ultimi tentativi di resistenza.
Il Dramma:
Dove troviamo il « merito » di questa vittoria?
Pasolini :
Questa vittoria si è avuta naturalmente per merito della potenza del capitale.
Il Dramma :
E gli uomini?
Pasolini :
Per sapere degli uomini in quanto singoli, allora lei mi chieda di un singolo; in quanto « uomini » allora essi fanno parte del momento storico di cui dicevo prima, e sono coinvolti nella crisi generale. Se parliamo di un singolo, di un valore concreto, di lei, ad esempio; di fronte a una situazione, a una condizione, a una offerta umana, ebbene, può soffrirla, può soffrirla molto, può accettarla o non accettarla, può ribellarsi, può rassegnarsi: ci sono infiniti modi di reagire singolarmente. Ma questo, in fondo, non ha poi tanta importanza.
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