Scoppia un nuovo problema nel mondo
Si chiama colore.
Si chiama colore la nuova estensione del mondo
Dobbiamo annettere l’idea di migliaia di figli neri o marroni
Infanti con l’occhio nero e la nuca ricciuta.
Altre voci, altri sguardi, altre danze.
Tutto dovrà diventare familiare, ingrandire la terra.
Dobbiamo accettare distese infinite di vite reali
che vogliono, con innocente ferocia,
entrare nella nostra realtà.
Sono i giorni della gioia, i giorni della vittoria.
Gente di colore.
La Tunisia vive la liberazione
Si preparano anni di miseria, di lavoro, di errore
Gente di colore.
È nella speranza che l’uomo non ha colore.
Gioia dopo gioia
Vittoria dopo vittoria.
Gente di colore.
Il Tanganika è libero.
Una povera libertà di cui l’Europa può sorridere.
Gente di colore.
Un’altra nazione dell’Africa è indipendente.
Una libertà elementare,
con tutta la strada ancora da percorrere.
L’unico colore è il colore dell’uomo
Nella gioia di affrontare la propria oscurità
Gente di colore.
E nella vittoria che l’unico colore è il colore dell’uomo.
La vittoria costerà sudore.
I nemici sono fra gli stessi fratelli
La vittoria costerà terrore,
i fratelli attaccati al terrore antico.
La vittoria costerà ingiustizia,
i fratelli nella loro ferocia, innocenti.
Poi è la volta di Cuba (1960-62)
Forse solo una canzone poté dire
Cos’era il combattere a Cuba.
Combattere a Cuba.
Forse solo un ballo poté dire
Cos’era il combattere a Cuba.
Combattere a Cuba.
Era come combattere in mari inesplorati
Fatto di guerre selvagge
Combattere a Cuba.
Ora Cuba è nel mondo
Nei testi d’Europa e d’America
si spiega il senso del combattere a Cuba.
Una spiegazione feroce
Che solo la pietà può rendere umana
Nella luce del canto.
Il combattere a Cuba.
Morire a Cuba
Forse solo una canzone poté dire
Cos’era il morire a Cuba.
Morire a Cuba.
Era come morire a Napoli o Siviglia
Passo di decessi miserabili
Morire a Cuba.
Ora Cuba è nel mondo.
Nei testi d’Europa e d’America
si spiega il senso del morire a Cuba.
Una spiegazione feroce
Che solo la pietà può rendere umana
Nella luce del pianto.
Il morire a Cuba.
Voce dell’umorismo sciocco,
della paura della cultura,
scatenati, è il tuo momento
Tira, tira il tuo sospiro di sollievo
Voce della quotidiana volgarità.
La lotta di classe.
Forse in molti paesi del mondo
Certo nel mio, che si chiama Italia,
il capitale si sente restaurato
il giorno che può ricominciare a comprare.
Comprare un operaio non costa nulla.
Basta far balenare alla nobiltà del suo cuore
Un riconoscimento di nobiltà.
È buon figlio, è buon padre
E vuole, disperato, anche lui essere spirito,
far parte dei festini di chi non vive di solo pane.
Può diventare cattivo come un cane fedele,
il disperato operaio bianco
perché sa, nel fondo della sua coscienza
di non essere degno.
E gli occhi gli brillano di una luce di fiele.
Per una bandiera rossa tradita,
un’effige di Dio ritrovata.
Ma l’oscurità della coscienza non richiede Dio,
bensì le sue statue.
La terribile forza dei farisei è non temere il banale e il ridicolo.
È con commuovente onestà che essi compiono io loro rito.
Sì, voce degli industriali
Voce della finta imparzialità.
Essi diventano poeti,
purché la poesia sia pura forma,
voce dell’incoercibile formalismo.