«La poesia spagnola ha avuto una grande importanza nel periodo della mia formazione. Poeti come Antonio Machado e Juan Ramón Jiménez mi hanno probabilmente influenzato più di Ungaretti o Montale. Credo che Machado insieme a Kavafis e forse ad Apollinaire sono stati i maggiori rappresentanti della poesia europea di questo secolo. A leggere questi poeti sono rimasto quasi traumatizzato. García Lorca, invece, mi ha impressionato molto meno».
Parole di Pasolini in un’intervista del 1975 a un giornale spagnolo "Revista de Occidente".
Eppure, Garcia Lorca e Pier Paolo Pasolini, hanno molte cose in comune:
Esordiscono come poeti per poi dedicarsi, alle arti visive, il primo al teatro e il secondo al cinema.
Scrivono poesie usando la loro lingua d’origine, l’andaluso nel caso di Lorca e il friulano per Pasolini
Vivevano la propria sessualità con conflitto.
Entrambi vedevano nell’infanzia, nella campagna e nelle periferie contadine una sorta di paradiso non ancora perduto, non ancora contaminato dalla cultura omologante del consumo.
Tutti e due assassinati...
Il poeta spagnolo per eccellenza, conosciuto in tutto il mondo nasce il 5 giugno 1898 a Fuente Vaqueros non lontano da Granada da una famiglia di proprietari terrieri. I libri ce lo descrivono come un bambino allegro, ma timido e pauroso, dotato di una straordinaria memoria e di una passione evidente per la musica e per le rappresentazioni teatrali; un ragazzo che non andava troppo bene a scuola ma che era capace di coinvolgere nei suoi giochi un'infinità di persone.
Pier Paolo Pasolini nasce il 5 marzo del 1922 a Bologna. Primogenito di Carlo Alberto Pasolini, tenente di fanteria, e di Susanna Colussi, maestra elementare. Il padre, di vecchia famiglia ravennate, di cui ha dissipato il patrimonio sposa Susanna nel dicembre del 1921 a Casarsa. Dopodiche' gli sposi si trasferiscono a Bologna.
Lo stesso Pasolini dirà di se stesso:
"Sono nato in una famiglia tipicamente rappresentativa della societa' italiana: un vero prodotto dell'incrocio... Un prodotto dell'unita' d'Italia. Mio padre discendeva da un'antica famiglia nobile della Romagna, mia madre, al contrario, viene da una famiglia di contadini friulani che si sono a poco a poco innalzati, col tempo, alla condizione piccolo-borghese. Dalla parte di mio nonno materno erano del ramo della distilleria. La madre di mia madre era piemontese, cio' non le impedi' affatto di avere egualmente legami con la Sicilia e la regione di Roma".
Nel 1936, prima dello scoppio della Guerra Civile Lorca fonda l'Associazione degli intellettuali antifascisti e firma, assieme a Rafael Alberti e altri intellettuali spagnoli, un manifesto d'appoggio al Frente Popular, che appare sul giornale comunista Mundo Obrero il 15 febbraio, un giorno prima delle elezioni vinte per un soffio dalla sinistra.
Nel 1936, però, scoppia la Guerra Civile spagnola e Lorca si trasferisce a Granada, rifiutandosi di scappare in America, benché proprio in quella città risieda l'oligarchia più conservatrice dell'Andalusia. E proprio qui, nonostante i numerosi interventi in difesa del poeta, viene catturato e ucciso dai Falangisti seguaci di Francisco Franco il 19 agosto del 1936, per poi essere gettato in una tomba dei senza nome nei pressi di Víznar.
Nel 1945 Pasolini si laurea discutendo una tesi intitolata "Antologia della lirica pascoliniana (introduzione e commenti) e si stabilisce definitivamente in Friuli. Qui trova lavoro come insegnante in una scuola media di Valvassone, in provincia di Udine.
In questi anni comincia la sua militanza politica. Nel 1947 si avvicina al PCI, cominciando la collaborazione al settimanale del partito "Lotta e lavoro". Diventa segretario della sezione di San Giovanni di Casarsa, ma non viene visto di buon occhio nel partito e, soprattutto, dagli intellettuali comunisti friulani.
Nella notte tra il 1º novembre e il 2 novembre 1975 Pasolini venne ucciso in maniera brutale: percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma.
Pelosi venne condannato in "primo grado" per omicidio volontario in concorso con ignoti.
L'opera teatrale di Lorca:
- Il maleficio della farfalla (1920)
- Tragicommedia di don Cristóbal e della siora Rosita (1925)
- Mariana Pineda (1927)
- Teatrino di Don Cristóbal (1928)
- La calzolaia meravigliosa (1930)
- Il pubblico (1930)
- Così passano cinque anni (1930)
- L'Amore di Don Perlimplín con Belisa (1933)
- Nozze di sangue (1933)
- Yerma (1934)
- Donna Rosita nubile (1935)
- La casa di Bernarda Alba (1936)
- Commedia senza titolo, incompiuta (1936)
Sceneggiature e testi per il cinema di Pasolini:
- La notte brava, in Filmcritica, novembre-dicembre 1959.
- Accattone, prefazione di Carlo Levi, FM, Roma 1961; poi in Accattone, Mamma Roma, Ostia, introduzione di Ugo Casiraghi, Garzanti, Milano 1993, pp. 23–236.
- Mamma Roma, Rizzoli, Milano 1962; poi in Accattone, Mamma Roma, Ostia, cit., pp. 239–401.
- Il Vangelo secondo Matteo, a cura di Giacomo Gambetti, Garzanti, Milano 1964; poi in Il Vangelo, Edipo, Medea, introduzione di Morando Morandini, Garzanti, Milano 1991, pp. 7–300.
- La commare secca, in «Filmcritica», ottobre 1965.
- Uccellacci e uccellini, Garzanti, Milano 1966.
- Edipo re, Garzanti, Milano 1967, poi in Il Vangelo, Edipo, Medea, cit., pp. 313–454.
- Che cosa sono le nuvole?, in Cinema e Film, 1969.
- Porcile (soggetto del primo episodio, titolo originario Orgia), in «ABC», 10 gennaio 1969.
- Appunti per un poema sul Terzo Mondo (soggetto), in Pier Paolo Pasolini. Corpi e luoghi, a cura di Michele Mancini e Giuseppe Perrella, Theorema, Roma 1981, pp. 35–44.
- Ostia, un film di Sergio Citti, sceneggiatura di S. Citti e Pier Paolo Pasolini, Garzanti, Milano 1970; poi in Accattone, Mamma Roma, Ostia, cit., pp. 405–566.
- Medea, Garzanti, Milano 1970; poi in Il Vangelo, Edipo, Medea, cit., pp. 475–605.
- Il padre selvaggio (racconto-sceneggiatura per un film mai realizzato), Einaudi, Torino 1975,
- Trilogia della vita (Il Decameron, I racconti di Canterbury, il Fiore delle Mille e una notte), a cura di Giorgio Gattei, Cappelli, Bologna 1975; nuove edizioni Oscar Mondadori, Milano 1987, e Garzanti, Milano 1995, con introduzione di Gianni Canova.
- San Paolo, Einaudi, Torino 1977.
- Appunti per un'Orestiade africana, a cura di Antonio Costa, Quaderni del Centro Culturale di Copparo, Copparo (Ferrara) 1983.
- Ignoti alla città (commento), in Pier Paolo Pasolini, Il cinema in forma di poesia, a cura di Luciano De Giusti, Cinemazero, Pordenone 1979, pp. 117–18.
- La canta delle marane (commento), ibid., pp. 119–20.
- Comizi d'amore (scaletta preparatoria), ibid., pp. 123–27.
- Storia indiana (soggetto), ibid., pp. 134–35.
- Le mura di Sana'a (commento), in «Epoca», 27 marzo 1988.
- Porno-Teo-Kolossal, in «Cinecritica», aprile-giugno 1989.
- Sant'Infame, ivi.
- La Terra vista dalla Luna, sceneggiatura a fumetti, presentazione di Serafino Murri, in «MicroMega», ottobre-novembre 1995.
- La Nebbiosa, in «Filmcritica», 459/460, novembre-dicembre 1995.
Il conflitto interiore e la depressione
Le lettere inviate in questo periodo da Federico agli amici più intimi, confermano che l'attività febbrile improntata ai contatti e alle relazioni sociali che il poeta in quel momento vive nasconde in realtà una intima sofferenza e ricorrenti pensieri di morte, malessere su cui molto incide il non poter vivere serenamente la propria omosessualità. Al critico catalano Sebastià Gasch, in una lettera datata 1928, confessa la sua dolorosa condizione interiore:
(ES, Andaluso)
« Estoy atraversando una gran crisis «sentimental» (así es) de la que espero salir curado »
(IT)
« Sto attraversando una grave crisi «sentimentale» (è così) dalla quale spero di uscire curato. »
(López Alonso, op. cit., p. 229)
Pasolini nell’agosto ’71 aveva scritto a Paolo Volponi:
“Sono quasi pazzo di dolore. Ninetto è finito. Dopo quasi nove anni Ninetto non c’è più. Ho perso il senso della vita. Penso soltanto a morire o cose simili. Tutto mi è crollato intorno: Ninetto con la sua ragazza disposto a tutto, anche a tornare a fare il falegname (senza battere ciglio) pur di stare con lei; ed io incapace di accettare questa orrenda realtà, che non solo mi rovina il presente, ma getta una luce di dolore anche in tutti questi anni che io ho creduto di gioia”.
(ES, Andaluso)
« Empieza el llanto
de la guitarra.
Se rompen las copas
de la madrugada.
Empieza el llanto
de la guitarra.
Es inútil callarla.
Es imposible
callarla.
Llora monótona
como llora el agua,
como llora el viento
sobre la nevada.
(IT)
« Comincia il pianto
della chitarra.
Si spezzano le coppe
dell'alba.
Comincia il pianto
della chitarra.
È inutile farla tacere.
È impossibile
farla tacere.
Piange monotona
come piange l'acqua.
Come piange il vento
sulla montagna. »
(F. G. Lorca, La Chitarra)
(IT,Friulano)
Co la sera a si pièrt ta li fontanis
il me país al è colòur smarít.
Jo i soi lontàn, recuardi li so ranis,
la luna, il trist tintinulà dai gris.
A bat Rosari, pai pras al si scunís:
jo i soj muàrt al ciant da li ciampanis.
Forèst, al me dols svualà par il plan,
no ciapà pòura: jo i soj un spirt di amòur
che al so país al torna di lontàn.
(IT)
Quando la sera si perde nelle fontane,
il mio paese è di colore smarrito.
il mio paese è di colore smarrito.
Io sono lontano, ricordo le sue rane,
la luna, il triste tremolare dei grilli.
Suona Rosario, e si sfiata per i prati:
io sono morto al canto delle campane.
Straniero, al mio dolce volo per il piano,
non aver paura: io sono uno spirito d'amore,
che al suo paese torna di lontano.
(P.P.Pasolini, Ciant da li ciampanis)