"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Bestemmia
Tutte le poesie di Pier Paolo Pasolini,
a cura di Graziella Chiarcossi e
Walter Siti, Prefazione di Giovanni Giudici.
Due volumi.
Garzanti 1993
commento di Angela Molteni
I due volumi comprendono:
La meglio gioventù.
Volume primo. Poesie a Casarsa (1941-53) 1. Poesie a Casarsa (1941-43, 2. Suite friulana (1944-49), Appendice (1950-53).
Volume secondo. Romancero (1947-53). 1. Il testament coràn (1947-52), 2. Romancero (1953)
Le ceneri di Gramsci
Poemetti
L'usignolo della Chiesa Cattolica (1942-49)
L'usignolo della Chiesa Cattolica (1942), Il pianto della rosa (1946)
La religione del mio tempo
Poesie. I. La ricchezza (1955-59), A un ragazzo (1956-57), II. Umiliato e offeso (1958), Nuovi epigrammi (1958-59), In morte del realismo (1960)
Poesie in forma di rosa (1961-64)
I. La realtà, II. Poesia in forma di rosa, III. Pietro II, Il libro delle croci, IV. Una disperata vitalità, V. Israele, VI. L'alba meridionale
Trasumanar e organizzar
Libro primo. Due documenti, Poesie su commissione, La nascita di un nuovo tipo di buffone, Trasumanar e organizzar, Appendice. I. Per i sentieri, II. Piccoli poemi politici e personali. Libro secondo. Charta (sporca), Poemi zoppicanti, La restaurazione di sinistra, Sineciosi della diaspora, La città santa, Manifestar
La nuova gioventù
La meglio gioventù (1941-53). Seconda forma de «La meglio gioventù» (1974). I. Poesie a Casarsa, Casarsa, Aleluja, La domenica uliva. 2. Suite furlana, Linguaggio dei fanciulli di sera, Danze. Tetro entusiasmo, poesie italo-friulane 1973-74
Poesie
Diarii
I pianti
Dov'è la mia patria
Tal còur di un frut (Nel cuore di un fanciullo)
Dal diario (1945-47)
Il canto popolare(1952-53)
Sonetto primaverile
Roma 1950
Poesie dimenticate
Poesie disperse I
Poesie disperse II
Poesie inedite
La conoscenza è nella nostalgia.
Chi non si è perso non possiede.
."[...] Il titolo di questo volumone sarebbe BESTEMMIA, perché vi comprenderei anche un lungo frammento inedito intitolato appunto così." La frase è contenuta in una lettera di Pasolini all'Editore Garzanti a seguito del progetto da quest'ultimo elaborato di pubblicazione di tutta l'opera poetica pasoliniana. La lettera è del 1970; l'idea fu poi accantonata, poi ripresa nel 1993 e attualmente tutte le poesie di Pier Paolo Pasolini sono disponibili, stampate in oltre 2400 pagine e in due volumi.
La diversità che mi fece stupendo
e colorò di tinte disperate
una vita non mia, mi fa ancora
sordo ai comuni istinti, fuori dalla
funzione che rende gli uomini servi
e liberi. Morta anche la povera
speranza di rientrarvi, sono solo,
per essa, coscienza.
E poiché il mondo non è più necessario
a me, io non sono più necessario.
Si può dire del poeta Pasolini – nel momento in cui suggerisco ai visitatori di "Pagine corsare" di leggere, o rileggere, la sua opera poetica, raccolta in tutta la sua interezza in questi due volumi editi da Garzanti, – che egli è stato poeta tragico. E perciò lacerato. Lacerato soprattutto dalla sua propensione a contraddirsi, a proclamare il dubbio "... essere / con te e contro di te; con te nel cuore, / in luce, contro te nelle buie viscere...". Poeta, però, al quale non fece difetto l'ironia e non mancò l'allegria: è sufficiente scorrere alcune immagini di lavorazione dei suoi film per rendersene conto. Pure lavorando, è evidente che si divertisse: si divertì a ricoprire egli stesso alcuni ruoli nei suoi film, e lo fece con la stessa leggerezza d'animo con la quale si partecipa a un gioco collettivo.
L'intera opera pasoliniana (versi, prosa, cinema, critica) è un un esempio unico nel panorama mondiale; nel suo svolgimento vi è d'altro canto una tal continuità dove non è possibile neppure selezionare, separare, i fili che da una zona rinviano a un'altra. Il tutto, in funzione di un'unità tematica di fondo che testimonia anche una grande coerenza tra aspetti stilistici anche diversi e soprattutto tra aspetti contenutistici e narrativi.
La novità più rilevante che emerge dal corpus poetico pasoliniano, qui per la prima volta riunito nella sua interezza, è data sicuramente dalle poesie finora inedite in volume, dalle "poesie disperse" o pubblicate postume e dai testi delle raccolte degli anni friulani (1942-1949). Anche se vi è subito da precisare che l'antologia dei versi inediti è molto contenuta, rispetto all'enorme quantità di carte che si trovano nell'Archivio del Fondo Pasolini. Ciò che è riportato dà comunque un'idea del tipo di testi che ancora sono inediti e delle direzioni che di volta in volta la creatività del poeta avevano preso. Rispetto alle poesie inedite, dunque, i volumi forniscono una esemplificazione di ciascun periodo della sua produzione artistica e ciascuna sfumatura di genere, così da documentare la fluidità ininterrotta del poetare pasoliniano. Qui di seguito, vengono trascritte alcune di tali poesie inedite.
Da Poesie inedite
Cinque poesie d'amore 1945-46
Mi destai d'improvviso, io ero solo.
Conobbi l'assiuolo ai vecchi gemiti
che dal cielo battevano vicini
dentro il mio petto.
Con quel canto fui vivo nel silenzio.
Ma, perduto nei sogni, del mio corpo
nulla restava se non una delusa
morta memoria.
E anche tu (memoria, non immagine)
su di me, su quel canto sovrastavi
e facevi tremendo quel silenzio
non comparendo.
M'eri in dissoluzione nella buia
carne, nei sogni: una mortale spoglia
sperduta dietro questa vita; eppure
ti amavo sempre.
Da Poesie inedite
Via degli amori 1946
Introduzione
... el vuelo! el vuelo! el vuelo!
A. Machado
A Casarsa nasceva, un giorno, il sole:
e io dov'ero? Nella schiuma lieve
iridata del sonno, con il cuore
dentro un soave bozzolo di luce,
volavo. Estasiato, senza ali,
volavo a mezza strada tra la terra
e il cielo, volavo nella luce
delle campagne illuminate in sogno.
Da Poesie disperse
Scartafaccio 1948
Commosso sulla mia infelicità,
felice credo nel conforto della
parola che svela, che degrada.
Temo solo la morte, il puro fatto
della morte. Tutto il resto si gioca.
Da Poesie inedite
Poesia con letteratura 1951-52
Se qualcuno mi chiede (e qualcuno
me lo chiede) dove vado con me
risponderei di non saperlo. Ho avuto
fin nel ventre materno, con la gioia,
questa sicurezza in una vera,
assoluta, inconoscibile irrealtà.
Da Poesie inedite
L'hobby del sonetto 1971-73
C'era nel mondo – nessuno lo sapeva –
qualcosa che non aveva prezzo,
ed era unico; non c'era codice né Chiesa
che lo classificasse. Era nel mezzo
della vita e, per confrontarsi, non aveva
che se stesso. Non ebbe, per un pezzo
nemmeno senso; poi riempì l'intera
mia realtà. Era la tua gaiezza.
Quel bene hai voluto distruggerlo;
piano piano, con le tue stesse mani;
gaiamente: te n'è rimasto
un fondo, inalienabile: mi sfugge
il perché di tanta furia nel tuo animo
contro quel nostro amore così casto.
Benevento, 3 febbraio 1973
Su questa raccolta completa dice, tra l'altro, Giovanni Giudici nella prefazione ai due volumi:
"[...] Nell'evolversi del suo «sogno di una cosa», Pasolini assume rapidamente coscienza della sua missione di dissacratore e vi adempie con impeto sacrale, quasi simbolicamente uccidendo a ogni passo un momento del proprio eleggersi a padre di se stesso. È un'incessante dialettica che, lungi dal «superarli» del tutto, continua a portarsi addosso schegge, frantumi, traumi di ogni sua antitesi: l'eredità romanza (e romantica), Pascal e i Canti del popolo greco, Leopardi, Pascoli e perfino Carducci, l'immaginario cattolico e il razionalismo marxista, l'ossequio alla tradizione filtrato talvolta nelle forme chiuse di versicoli alla Saba, il suo sentirsi ed essere (anche intellettualmente) diverso [...]"
Dal Diario 1945-47
Se m'infurio è perché l'umiliazione
di quel loro stato è senza la speranza:
e questa mancanza di speranza gli preclude
la strada a diventare interamente uomini:
a quarant'anni il loro apporto al mondo
è quello di un loro figlio adolescente.
Impugnano la pala come lui, con quella
sollecitudine a farsi benvolere.
Per loro la vita non sarà sempre così:
ma così lo è sempre stata. La speranza
non ha luce per la vita passata.
E continua Giudici: "[...] La corporeità dell'azione poetica di Pasolini consiste certamente nella centralità dell'attore-autore che ne è inevitabilmente anche «regista» [...]; ma consiste anche nel suo carattere di autobiografia pubblica, dove il soggetto è agens e patiens nello stesso tempo e dove il dicibile è, sempre di più, tutto detto e il poeta continuamente prevarica il non detto della parola. Non esistono, infatti, spazi bianchi intorno a queste pagine, L'ambizione (o tentazione) dantesca non è soltanto nella dicotomia tra auctor e viator, tra il Pasolini che narra il viaggio nell'Inferno-purgatorio-paradiso dei nostri sconvolgenti, sconvolti e balbettanti decenni e il Pasolini viaggiatore di questo viaggio, attraverso una folla di mostri, diavoli, angeli e compagni più o meno occasionali di strada, ma anche nella quasi «volontà» enciclopedica di un'opera da considerarsi necessariamente e inevitabilmente nella sua complessa totalità".
Dal Diario 1945-47
Come un naufrago incolume mi volgo
e vedo, inteneriti dal passato,
alle mie spalle, oceani di rare
viole, di silenziose primule.
E' già un sogno lontano più del cielo
il paesaggio di germogli azzurri
che il trasparente Aprile intiepidiva.
Il tempo è dileguato senza moto:
le farfalle che volano pudiche,
i fiori violenti, l'irta quiete...
E so ancora atterrirmi ad un accento
che disaccordi con la fioca musica
dei campi? Alzare il capo, puerilmente,
angosciato dai baratri celesti
tra i veli tranquilli delle nuvole?
Se l'iroso usignolo nell'azzurro
arido, esala i suoi canti diurni,
lo ascolto ardente, ma non ho speranza.
Io non sogno, son veglio...
La poesia - Bestemmia - Commento di A. Molteni