"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Pier Paolo Pasolini
Il teatro
Pilade
1973
"Pilade non è tanto un dramma 'dialettico' contro il potere, quanto epico-lirico sul potere. Non ne metaforizza il contrasto con l'individuo quanto ne descrive l'inarrestabile ascesa. A dispetto dell'infittirsi degli episodi, dell'accrescersi dei personaggi (ma anche questi, in Pasolini, così avverso al plot, sono segnali; per negativo, molto parlanti), Pilade è di una estrema linearità: non ha più novità strutturale (non la struttura ad eclisse, d'improvviso tronca, di Orgia: non quella a cerchi concentrici di Calderón; non quella a politico di Affabulazione), è una sorta di (rassegnata?) appendice dell'Orestiade eschilea (tradotta da Pasolini nel 1960); ma il timbro e il ritmo stesso della scrittura sono piuttosto quelli di un'aspra e pessimistica epitome: e, per di più, epitome (cioè, compendio) del già accaduto, che si contempla a ritrovo con l'amara consapevolezza che il "tempo" ci "ha lasciati indietro". Atena, la Ragione-Potere "non ha ricordi - sa soltanto la realtà. - Ciò che essa sa, il mondo è..." Sotto la sua luce imperiosa le Furie si sono mutate in Eumenidi, le quali ora "sanno - dar grazia con la parola a quei sogni - che ci facevano solo urlare" (giacché ormai "il Passato noi dobbiamo soltanto sognarlo"). Certo Pilade ("l'obbediente, - il silenzioso, il discreto, - il timido, Pilade, nato per essere amico") è ancora figura di "diverso" ("uno di noi", ma "dotato di una misteriosa grazia"): ma Atena "non conosce il ventre-materno, né le perversioni che nascono dalla nostalgia". La "cieca irragionevole voglia di distruzione" dell'uno, l'"abbietto e intransigente - desiderio di capire e di negare" non sanno risolversi altrimenti che nel gesto, splendido ma gratuito, di un "poeta", non sanno produrre altro che "un terribile, - sanguinario, puro, disperato amore". Pilade rincorre "come un santo una luce" che lo distrae: è la luce, purtroppo "consolatrice", della Ragione-Potere, che, dopo averlo abbagliato, sorride di lui ("Tutto dunque finisce - in una elegia notturna?") e lo abbandona all'atroce tortura di "una pura e semplice incertezza". "Usare la Non Ragione contro la Ragione" (come hanno fatto, per l'appunto, nel recente passato, "poeti" e "assassini") non muta in nulla il futuro della "vecchia città", che s'appresta impavida alla sua "nuova storia", sotto "la prima luce" di un'immutabile aurora".
Di Pilade sono degne di nota due edizioni teatrali successive: la prima, nella Cavea del Teatro Greco di Taormina, il 29 agosto 1969, per la regia di Giovanni Cutrufelli, interpreti, tra gli altri: Annibale e Arnaldo Ninchi, Claudia Giannotti e Lombardo Fornara; la seconda, per la regia di Melo Freni, nel giugno 1981, intrepreti Luigi Mezzanotte, Ida Di Benedetto, Franco Interlenghi, Mario Maranzana. Nel 1982, in sede di ripresa, gli attori furono Michele Placido, Barbara Valmorin, Franco Interlenghi, Guido Leontini.
Fonte: dalla Prefazione di Guido Davico Bonino a Pier Paolo Pasolini. Il teatro, Garzanti, Milano 1973.
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Curatore, Bruno Esposito
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