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lunedì 20 giugno 2022

Pier Paolo Pasolini, La ballata delle madri

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





Ballata delle madri

Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d'esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate, a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?

Pier Paolo Pasolini, Non ho amato Claudel - La Fiera Letteraria, domenica 10 aprile 1955.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Non ho amato Claudel 
di PIER PAOLO PASOLINI
 

La Fiera Letteraria, domenica 10 aprile 1955.

Credo che Vigorelli chiedendo al suoi amici un appunto su Claudel, non avesse intenzione  di voler da loro un giudizio critico, ma forze solo una testimonianza del proprio incontro con questo poeta, cosi che da una serie di «casi» potesse venir fornito alla << Fiera >>  il quadro della sua fortuna: quadro di civiltà letteraria, in cui un giudizio critico fosse implicito. Quanto a me, devo dire che quello con Claudel non è stato un incontro: e, per circostanziare il << caso >> dei suoi dati sia pure minimi ma significativi, dirò che l'ho letto al fine di documentarmi ne "48" preparando uno studio sul << motivo religioso >> della poesia ungarettiana. Bene o male conoscevo gli altri cattolici francesi: Pèguy già da tempo,  e proprio in quei giorni con fortissima simpatia, Bernanos e Maritain, E devo aggiungere, per completare lo schema autobiografico, che, durante la guerra, in una specie di esilio nella campagna friulana, uno dei due o tre libri, anzi forse Il mio libro, erano stati i pensieri di Pascal. Non ho amato Claudel. E sarebbe assurdo, qui, tentar di motivarne e documentarne le ragioni: dovrei rileggerlo tutto, e leggere con una certa organicità quanto è stato scritto su di lui. Ciò che mi dispiaceva in lui in quel momento (ma non è detto che adesso non cambierei opinione) era l'apriorismo della sua esaltazione e del suo apostolato, un apriorismo massiccio, in cui pareva che non si potessero più riconoscere i segni di un dramma, di un peccato sia pur vinto: nell'altissimo furore agiografico che ne deriva, sentito che l' <<inventio >> era accepita dal poeta come un << dettato >>, e quindi mancata in lui, con la sofferenza dell'invenzione, l'umiltà: come del resto mancava la pietà nella sua violenza mistica e nella  sua concezione politica e morate di fondo. Ma la mia, ripeto, è una sensazione, e lo ripeto perché non vorrei, in questa piccola inchiesta, apportare confusione, anziché, in qualche modo, un po di chiarezza. 
 
Pier Paolo Pasolini 




@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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