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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

martedì 1 gennaio 2019

Omicidio Pasolini - PERIZIA MEDICO-LEGALE

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




PERIZIA MEDICO-LEGALE 

 Note di parte alla relazione peritale d'ufficio (perizia medico-legale) sul cadavere di Pasolini
Prof. Faustino Durante Medico chirurgo, docente dell'Istituto di Medicina Legale dell'Universitò di Roma
Per incarico dell'avv. Antonio Marazzita  ho preso visione della relazione peritale d'ufficio dei
proff. Silvio Merli, Enrico Ronchetti, Giancarlo Umani Ronchi,  sulla morte di Pier Paolo Pasolini,
e redigo qui di seguito la mia relazione tecnica.

 Sormontamento del corpo di Pasolini da parte della propria autovettura. Va anzitutto premesso che una corretta ricostruzione delle modalità con le quali si è verificato tale evento lesivo non può prescindere dall'attento esame dei seguenti elementi:



1) le fotografie eseguite sul posto prima della rimozione del cadavere per uno studio sia della posizione del corpo nel suo insieme, nei singoli segmenti (capo, arti superiori, tronco, arti inferiori) e rispetto ai luoghi, sia alla posizione delle vesti ancora indossate dalla vittima, e sia delle lesioni corporee visibili, nonché delle tracce di pneumatici in tutto il loro percorso fino al cadavere:


2) le lesioni cutanee, sottocutanee, ossee e dei visceri endotoracici (cuore) ed endoaddominali (fegato);

3) le strutture metalliche dell'autovettura. Risulta dalla relazione peritale - anche per esplicita ammissione dei periti i quali invocano l'estrema difficoltà di una particolareggiata ricostruzione - che il loro "convincimento" sulla dinamica di questo momento lesivo prende origine soltanto dalla constatazione di alcuni elementi anatomopatologici: scarsità e non uniformità delle fratture costaIi, rottura del solo cuore e non scoppio del pericardio, assenza di lesioni cutanee figurate da riferire al disegno dei pneumatici. È assente, invece, nella ricostruzione peritale, ogni riferimento alla rottura del fegato, alle caratteristiche delle singole lesioni cutanee, e soprattutto alla disposizione di ogni complesso lesivo esaminato singolarmente e nell'insieme con tutti gli altri. È altresì assente un confronto con le fotografie eseguite sul corpo di Pasolini prima della rimozione e sui luoghi circostanti il cadavere stesso. Una accurata indagine condotta con il sistematico studio di tutti gli elementi a disposizione - secondo il metodo prima indicato - porta alle seguenti constatazioni di fatti obiettivi. Dall'esame necroscopico: a) Presenza di "materiale ferroso" sulla canottiera, sul capo, sul collo, sulle spalle e sugli arti superiori "specie alle superfici laterali" (pagg. 4 e 5 della relazione peritale).



Tale materiale non è presente sulla parte inferiore della canottiera e sui pantaloni. b) Presenza di due larghe e del tutto simili escoriazioni ecchimotiche comprendenti soluzioni di continuo alle regioni frontali laterali (pagg. 6, 11, 12, 14 della relazione).
c) Ecchimosi escoriata della regione zigomatica e masseterica di sinistra (pag. 5 della relazione). d) Frattura in due punti della branca orizzontale di sinistra della mandibola e lussazione dell'articolazione temporo-mandibolare di sinistra (pagg. 15 e 16 della relazione).
Assenza di lesioni a carico della branca mandibolare di destra.
e) La piramide nasale risulta appiattita da sinistra verso destra (pag. 11 della relazione).
f) Lesione trasversale a carico del padiglione auricolare destro (pagg. 16, 18 della relazione).
È assente qualsivoglia alterazione cutanea nelle zone superiori al padiglione auricolare stesso.
g) Interessamento della regione occipito-parietale destra da "serie duplice soluzioni di continuo lineari pressoché trasversali e parallele tra di loro della lunghezza di cm 2 e cm 4,5 essendo la prima - costituita da tre soluzioni di continuo - localizzata posteriormente alla inserzione del padiglione auricolare destro, la seconda - costituita da quattro soluzioni di continuo - localizzata più medialmente, pressoché sulla linea mediana del capo...", le lesioni sono "svasate a carico del margine inferiore", e la svasatura è "più accentuata nel gruppo situato medialmente" (pagg. 18, 19 della relazione).
h) Vasta lesione situata superiormente e posteriormente al padiglione auricolare sinistro. Tale lesione è scollata "specie nella parte inferiore" (pagg. 23, 24 della relazione).
i) Lesione al padiglione auricolare sinistro. Il padiglione è "ampiamente strappato sul suo impianto" e interessato dalla lesione stessa in corrispondenza del suo "terzo medio superiore" (pag. 25).
I) Tumefazione della regione latero-cervicale sinistra con escoriazioni seriate "prevalentemente trasversali" (pagg. 25, 26 della relazione).
m) Numerose escoriazioni sulle regioni posteriori della spalla sinistra, sulla regione dorsale in posizione o "trasversale" o "obliqua" (pag. 28 della relazione); non infiltrate e non "figurate" (pagg. 28 e 29 della relazione).
"Detto complesso si estende sino alla regione lombare essendo più accentuata la infiltrazione emorragica proprio a carico delle lesioni localizzate in questa sede come alla base dell'emitorace sinistro" (pag. 29 della relazione).
n) Escoriazioni trasversali alla base degli emitoraci, anteriormente, e all'addome (pagg. 31, 32, 33 della relazione). Non inflitrate.
o) Escoriazione in corrispondenza della spina iliaca anterosuperiore di sinistra. Tale zona è ecchimotica (pag. 33 della relazione).
p) Numerose escoriazioni agli emitoraci, anteriormente, senza infiltrazione (pagg. 31, 32, 33, 34 della relazione).
q) Soluzione di continuo al braccio sinistro (pagg. 36 e 37 della relazione).
r) "Complesso lesivo a forma di grossolana losanga di cm 6 x 3 che su di un fondo ecchimotico mostra figurazioni escoriative di colore rosso-grigiastro" (pag. 37 della relazione, dorso avambraccio sinistro).
s) Complesso ecchimotico al dorso della mano sinistra con frattura di alcune falangi e lesione da taglio al primo dito (pag. 40 della relazione).
t) Frattura dello sterno a livello del III spazio; frattura della IV e V costola di destra lungo la linea emiclaveare, frattura della VII e VIII costola di destra lungo la linea ascellare posteriore; a sinistra frattura della VI e VII costola in due punti; sulla linea emiclaveare e sulla linea ascellare anteriore, frattura dell'VIII e della IX costola sulla linea ascellare anteriore. Complessivamente 10 fratture costali (pag. 48 della relazione).
u) Lacerazioni capsulari del fegato lunghe 15 e 7 cm a carico della superficie antero-laterale del lobo destro e della superficie del lobo sinistro (pag. 51 della relazione).
v) Assenza di infiltrazioni ematiche delle pareti toraciche, di quelle addominali e di ogni regione degli arti inferiori (pag. 51 e altre della relazione).
 Dall'esame delle fotografie:
Il corpo di Pasolini si trova in posizione prona; la testa poggia sul terreno con le regioni laterali di sinistra, e più precisamente con la temporale, la frontale, la zigomatica e la geniena. La piramide nasale si nota schiacciata verso destra. Le regioni frontale, zigomatica e geniena di destra sono libere. L'arto superiore di sinistra è leggermente discostato dal corpo e situato in posizione di flessione al gomito, sicché appaiono visibili: in parte il braccio nelle sue superfici latero-posteriori, il gomito stesso e porzione della superficie latero-posteriore del terzo superiore dell'avambraccio. L'arto superiore di destra è situato sotto il corpo e di esso è visibile soltanto la superficie palmare della mano che sporge sul lato sinistro del corpo stesso.
Il cadavere indossa una canottiera che risulta parzialmente sollevata in corrispondenza del dorso e che presenta una sola lacerazione, verso il lato destro, di piccole dimensioni; pantaloni non lacerati; scarpe senza alcuna alterazione
Si rilevano, non distintamente, le lesioni a carico del capo, e della mano di destra. Si rilevano piuttosto distintamente numerose escoriazioni seriate disposte in senso obliquo dal basso in alto e da destra verso sinistra lungo il fianco sinistro, e altre disposte meno obliquamente sulla regione dorso-lombare.
Si apprezzano abbastanza bene le impronte delle ruote di una auto fino al corpo di Pasolini, che viene raggiunto dall'impronta di sinistra pressoché a livello della regione dorso-lombare, o comunque in direzione del terzo medio dell'asse corporeo. Tale impronta di sinistra proviene sul corpo stesso in senso diagonale, dal basso in alto e da destra verso sinistra. Dall'esame dell'autovettura di Pasolini: Risulta dal disegno della superficie interiore dell'autovettura che il punto più basso, rispetto al piano terra, si trova a 12 cm ed è costituito dal primo silenziatore dello scarico; che a 13 cm da terra è situato il secondo silenziatore. Risulta altresì che due strutture con margini molto stretti, quali la sporgenza del longherone della fiancata sinistra e il supporto della barra di reazione della stessa fiancata, si trovano, rispettivamente, a cm 14 e a cm 13,5 dal piano terra.
Dai dati obiettivi sopra riportati si possono avanzare le seguenti considerazioni.
Le superfici posteriori e laterali del corpo di Pasolini, e più precisamente il capo, il collo, le spalle, il dorso e la regione lombare, sono interessate da gruppi di lesioni - costituite da escoriazioni più o meno infiltrate di sangue e da ferite lacere o lacero-contuse - che hanno, sia singolarmente che nel loro insieme, un andamento a volte obliquo da destra verso sinistra e dal basso in alto e a volte trasversali all'asse corporeo. Più specificatamente i vari gruppi di lesioni vengono a costituire nel loro insieme tre fasci di linee ideali, parallele tra loro, con il seguente andamento rispetto al corpo:
superiormente in corrispondenza del capo con lievissima obliquità dal basso in alto e da destra verso sinistra (dalla lesione all'orecchio destro che ne interessa il terzo inferiore alla lesione a carico dell'orecchio sinistro che ne interessa il terzo medio superiore) passando per le numerose lesioni pressoché da taglio alla regione occipitale di destra indicate quasi trasversali, e per la grossa lesione da scollamento alla regione occipito-parietale di sinistra fino al distacco del padiglione auricolare di sinistra dalla sua base di impianto. [Alle lettere f); g); h); i)]; medialmente in corrispondenza del collo, della spalla sinistra e della parte alta del dorso con andamento in parte trasversale e in parte obliquo sempre dal basso in alto e da destra verso sinistra [lettere I); m)]; inferiormente in corrispondenza della regione dorsale bassa e della regione lombare con andamento simile a quello prima descritto [lettera m)]. Siffatta disposizione delle lesioni - che già di per sé porta a ipotizzare come più verosimile l'azione di mezzi lesivi che hanno agito sempre con andamento obliquo rispetto all'asse corporeo - assume tutta la sua vera importanza se confrontata con le peculiari caratteristiche di ognuna delle stesse lesioni ora considerate e con le caratteristiche delle altre lesioni cutanee, nonché di quelle ossee e di quelle viscerali. Iniziando dal capo e procedendo da destra verso sinistra, si richiama l'attenzione sui seguenti elementi: - la lesione del padiglione auricolare destro è nettamente trasversale, ha le caratteristiche della lesione da taglio, o meglio lacera, e non è accompagnata ad alterazioni cutanee nella zona subito soprastante. Ciò porta a ritenerla come prodotta in senso pressoché trasversale e a escludere una azione dal basso in alto che avrebbe "strappato" il lobo stesso dal suo impianto inferiore continuando ad agire oltre il padiglione auricolare; - tale proseguimento dell'azione lesiva esiste invece lateralmente verso sinistra, cioè sulla regione nucale adiacente, dove troviamo le numerose lesioni dirette tutte nello stesso senso, ovverossia pressoché trasversalmente o con andamento leggermente obliquo dal basso verso l'alto; tutte presentano il margine inferiore svasato, e la svasatura stessa è maggiore in quelle lesioni che sono situate pressoché medialmente nella regione nucale.
Questa caratteristica è dovuta a due fatti:
anzitutto tale zona è più alta rispetto al piano terra e quindi il mezzo lesivo nel suo procedere in avanti vi ha agito con maggiore profondità; e in secondo luogo in questo punto la regione nucale assume un più pronunciato andamento a scivolo verso il basso sicché il mezzo lesivo è venuto ad attingere una superficie piuttosto convessa; - ancora più a sinistra, verso la regione occipito-parietale sinistra, la vasta lacerazione a lembo è scollata nella parte inferiore e lateralmente e si prosegue con il distacco del padiglione auricolare dalla sua inserzione. Il padiglione auricolare è quindi a sua volta sezionato trasversalmente.
Queste caratteristiche delle lesioni al capo fin qui ricordate portano a ritenere come nel momento in cui l'automezzo superò il corpo di Pasolini, questi poggiasse sul piano terra le superfici di destra del capo stesso sicché le prime strutture metalliche attinsero subito la regione parieto-occipito- auricolare di sinistra dove produssero la vasta lacerazione al cuoio capelluto e la lesione del padiglione auricolare; contemporaneamente impressero alla testa un movimento di rotazione, cosicché vennero attinte da altre strutture metalliche le superfici nucali centrali e di destra; una volta presentatesi le superfici di destra del volto, successive strutture metalliche lacerarono trasversalmente il padiglione auricolare di destra. Per eseguire ora un confronto di tale ricostruzione con le caratteristiche di altre lesioni ricordiamo principalmente: le ecchimosi escoriate, con caratteri del tutto simili tra loro, situate sulle regioni frontali laterali; la frattura della branca mandibolare di sinistra e la lussazione temporo-mandibolare dello stesso lato; la frattura delle ossa nasali e la deviazione per schiacciamento della piramide nasale verso destra; la posizione in sede di sopralluogo della testa della vittima che appariva poggiata sul piano terra con le superfici laterali di sinistra.
Ne deriva un quadro completo della dinamica prima accennata. Infatti, al primo impatto delle strutture metalliche si produsse, per contraccolpo, la lesione escoriata-contusa con lacerazione alla regione frontale destra che poggiava sul piano terra; subito dopo nel suo rotamento la testa si venne a trovare, in un tempuscolo molto breve, poggiata sul piano terra con il naso e il mento; in quel momento sopraggiungeva un'altra struttura metallica che impattava sulla nuca (dove produceva alcune lesioni, quelle centrali) e comprimeva il capo sì da fratturare le ossa nasali; ancora dopo, continuando il capo a ruotare ma continuando anche la compressione a tergo, si fratturava la branca sinistra della mandibola che era venuta a trovarsi come unico punto resistente tra il piano terra e la forza compressiva posteriore.
Non si fratturava la branca di destra proprio perché la testa in questo tempuscolo, come già detto, era in rotazione e quindi la leva tra due punti di forza, piano terra e compressione posteriore, era costituita dalla branca di sinistra. Immediatamente dopo veniva leso il padiglione auricolare di destra, e, in sede contrapposta, anche il frontale di sinistra dove si produceva l'ecchimosi escoriata con lesione cutanea; sempre contemporaneamente il naso veniva schiacciato verso destra. La regione frontale mediale non riportava vaste lesioni perché mai a contatto pieno col terreno; infatti anche quando la testa aveva la parte anteriore del volto sul piano terra i punti più sporgenti erano costituiti dal naso e dal mento.
Per quanto riguarda le lesioni alla regione latero-posteriore del collo, la loro direzione nettamente trasversale e obliqua - in uno con la loro caratteristica di escoriazioni "seriate" - le indica come inequivocabilmente prodotte da un mezzo che agì per strisciamento in senso trasversale all'asse corporeo. Analoghe considerazioni possono essere avanzate per le numerose escoriazioni presenti alla regione posteriore della spalla sinistra, alla regione dorsale e, ancora più fondatamente, per quelle presenti sulla regione lombare. Per tutte esse, infatti, i periti indicano una direzione trasversale e obliqua e per le più basse parlano di "infiltrazione emorragica più accentuata". Quest'ultimo particolare è chiaramente indicativo dell'azione di un mezzo che abbia anche compresso oltre che escoriato, così come è tipico del pneumatico.
Non trascurabili, infine, sempre per una ricostruzione della direzione di attraversamento, appaiono alcune delle lesioni all'arto superiore sinistro e in particolare quelle presenti sul braccio. Infatti, tenendo presente che al momento del rinvenimento del cadavere l'arto superiore si trova piegato a livello del gomito, appare verosimile che le lesioni sopra ricordate siano state prodotte dalle strutture metalliche, ancorché non sia da escludere l'azione compressiva delle ruote almeno per quanto concerne alcune escoriazioni.
Al termine della suesposta ricostruzione appare doveroso sottolineare che del vasto complesso lesivo presente sulle regioni posteriori del capo, l'ampia lacerazione scollata verso il basso sulla regione nucale di sinistra, per i suoi caratteri potrebbe anche essere indicativa di una azione traumatica da mezzo contusivo che agì direttamente prima del sormontamento del corpo della vittima. Comunque su tale particolare torneremo in seguito.
Affrontando ora il problema specifico del passaggio dei pneumatici sul corpo della vittima, va ricordato che oltre alle summenzionate lesioni posteriori erano presenti, sulle superfici anteriori del corpo, varie lesioni per lo più non infiltrate, e una escoriazione con ecchimosi in corrispondenza della spina iliaca antero superiore di sinistra. Inoltre non risultavano, all'esame autoptico, infiltrazioni emorragiche delle pareti toraciche e di quelle addominali, mentre venivano riscontrate 10 fratture costali, lo scoppio del cuore, e due lacerazioni del fegato, di cui una molto ampia (15 cm).
Nell'insieme di tutte le lesioni (cutanee anteriori e posteriori, ossee, viscerali) si ravvisano le tipiche caratteristiche lesive dei sormontamento a opera di pneumatici, quali sogliono riscontrarsi nell'infortunistica stradale; scarsità di lesioni esterne per lo più rappresentate da escoriazioni non infiltrate di sangue e da qualche ecchimosi nelle zone con resistenza ossea sottostante (come quella nella specie presente sulla spina iliaca di sinistra e sulle ultime costole di sinistra), imponenza del quadro lesivo interno rappresentato da fratture ossee e rotture viscerali. Non sembra che nel caso specifico si possa parlare di "relativa modestia del quadro fratturativo costale" (pagg. 76, 77 della relazione peritale) trattandosi di 10 fratture costali; né pare da condividere l'affermazione di "irregolare distribuzione dei punti di frattura" (pag. 77 della relazione peritale) laddove si tengano presenti sia le linee di distribuzione (emiclaveare destra ed emiclaveare sinistra, ascellare anteriore sinistra e ascellare posteriore destra), sia i punti di frattura (IV, V, VII e VIII costola a destra, VI, VII, VIII e IX a sinistra), e sia, infine, la frattura sternale che era situazione pressoché a livello di una zona di frattura costale, terzo spazio intercostale.
Allo stesso modo non si può condividere l'affermazione di una relativa modestia del quadro lesivo viscerale (pag. 77 relazione) in presenza di uno scoppio del cuore e di lacerazioni epatiche (queste ultime mai ricordate dai Periti nelle considerazioni).
In definitiva, non risulta dalla traumatologia medico-legale, e dalla comune giornaliera esperienza di infortunistica stradale, che nel sormontamento del corpo umano da parte di pneumatici il "franamento del torace" e la "lacerazione del pericardio" o comunque "ben più gravi lesioni da scoppio dei visceri interni" debbano essere assolutamente presenti così come affermano i Periti (pag. 77 della relazione). Al contrario, la pratica giornaliera dimostra che sono più che sufficienti - come nel caso specifico -10 fratture costali, la frattura dello sterno, lo scoppio del cuore, due lacerazioni del fegato. Per quanto riguarda, poi, l'assenza di "impronte cutanee" o sulle vesti, prodotte da pneumatici, la loro obiettivazione costituisce dato tutt'altro che costante così come risulta proprio dalla letteratura in proposito.
Concludendo, da tutti gli elementi obiettivi appare come più attendibile che il sormontamento del corpo di Pasolini a opera della propria autovettura sia avvenuto con la seguente dinamica: l'auto, sopraggiungendo da destra rispetto al corpo, lo ha sormontato con le due ruote di sinistra secondo una direzione nettamente obliqua dal basso in alto e da destra verso sinistra lungo una linea ideale che dalla base dell'arcata costale raggiungeva la regione scapolare sinistra; le ruote stesse producevano lesioni cutanee dirette alle regioni dorsali e lombari (queste ultime rappresentate da tipiche escoriazioni prodotte dal bordo esterno del pneumatico), lesioni cutanee indirette all'addome e al torace, due lacerazioni del fegato, lo fratture costali, frattura dello sterno, scoppio del cuore. Durante il passaggio le strutture metalliche producevano direttamente molte lesioni lacere e lacero- contuse al capo, la lesione trasversale dei padiglioni auricolari, il distacco dal suo impianto del padiglione auricolare di sinistra, le escoriazioni seriate alla regione postero-laterale sinistra del collo; e indirettamente le fratture della branca mandibolare sinistra, la frattura delle ossa e delle cartilagini nasali, le ecchimosi escoriate e lacerazioni cutanee alle regioni frontali; probabilmente alcune delle lesioni all'arto superiore sinistro.
Appare quanto mai poco verosimile che l'autovettura sia passata sul corpo della vittima in senso caudo-craniale senza sormontarlo con le ruote ma attingendolo soltanto in successivi momenti con le strutture metalliche, per le seguenti ragioni:
1) assenza di "materiale ferroso" (non meglio identificato dai Periti) di presumibile provenienza dalle strutture metalliche della autovettura, sui pantaloni indossati dal cadavere;
2) assenza di qualsivoglia lacerazione dei pantaloni stessi;
3) assenza di ampie e numerose lacerazioni della canottiera come sarebbe da attendersi in una dinamica così ipotizzata date le sporgenti strutture metalliche;
4) assenza di qualsivoglia lesione a carico dei tessuti di rivestimento e delle ossa del bacino e degli arti inferiori, considerando che strutture molto resistenti quali il longherone del telaio della fiancata vengono a distare, rispettivamente, cm 14 e cm 13,5 laddove la distanza dalla sommità dei glutei a terra è, in un soggetto della corporatura di Pasolini, di cm 18-20 circa; e la distanza dalla superficie posteriore delle cosce a terra è di cm 14 circa. Da non dimenticare che altre strutture metalliche della autovettura distano, da terra, 12 e 13 cm;
5) assenza di lesioni da strappamento del cuoio capelluto con direzione dal basso in alto quali si sarebbero certamente dovute verificare per il dimostrato impatto sul capo di strutture metalliche a larga superficie con bordi netti: i due silenziatori del tubo di scarico;
6) assenza di vaste lacerazioni cutanee al dorso - con direzione dal basso in alto - sempre considerando l'altezza da terra delle strutture metalliche e lo spessore del torace di Pasolini, che è risultato di cm 23 (pag. 45 della relazione peritale).
Dinamica dell'aggressione. Ipotesi sulla presenza di più aggressori. Pur condividendo in parte quanto affermato dai Periti di ufficio circa le difficoltà che in genere si incontrano nella identificazione dei mezzi produttori di lesioni contusive, riteniamo che una tale affermazione non debba mai escludere il particolareggiato esame di ogni elemento obiettivo per giungere quanto meno alla prospettazione di ipotesi. Gli elementi obiettivi di maggiore interesse che si rilevano dall'esame dei reperti, dai dati di sopralluogo, e dall'esame dei complessi lesivi, sono i seguenti:
1) il paletto più corto (cm 40,5 circa) è completamente macchiato di sangue e presenta adesi, alle due estremità, capelli appartenenti a Pasolini;
2) il paletto più lungo (cm 58) presenta una piccola macchia ematica proveniente dal sangue di Pasolini; 3) la tavoletta di legno recante la dicitura "Buttinelli A." presenta imbrattamento ematico con adesione di capelli appartenenti a Pasolini in quattro zone distinte;
4) la tavoletta di legno recante la scritta "Via Idroscalo 93" presenta il margine inferiore "nel suo terzo di sinistra" massivamente imbrattato di sangue; e presenta altresì formazioni pilifere appartenenti ai capelli di Pasolini adesi sulla superficie posteriore;
5) il frammento di legno trapezoidale distaccatosi dalla tavoletta su descritta, presenta anche esso formazioni pilifere di Pasolini adese a incrostazioni ematiche;
6) la camicia a righe di Pasolini (rinvenuta a circa 70 metri dal cadavere) presenta vasta imbibizione di sangue pressoché uniformemente diffusa sulla superficie posteriore e sulle maniche, mentre scarsissime sono le macchie di sangue presenti sulle superfici anteriori;
7) sul polsino sinistro della maglia di lana a carne del Pelosi la macchia di imbibizione rossastra (risultata poi essere di natura ematica prodotta dal sangue del Pasolini) non è "vasta" (pag. 15 della relazione sui reperti) ma misura alcuni centimetri di larghezza e lunghezza;
8) la macchia di sangue (risultata poi appartenente al sangue del Pelosi) e rinvenuta sul bordo anteriore della canottiera del Pelosi, è delle dimensioni di 3 cm;
9) la parte inferiore della gamba destra dei pantaloni di Pelosi non è "diffusamente imbrattata" (pag. 14 della relazione sui reperti) di materiale ematico (risultato poi essere sangue di Pasolini), ma presenta diverse macchie di sangue commisto a vasto imbrattamento di fango;
10) nessun indumento di Pelosi - tranne il polsino sinistro della maglia e il fondo della gamba destra dei pantaloni di cui sopra - presenta residui ematici del sangue di Pasolini;
11) la lesione al capo del Pelosi non presentava zone circostanti ecchimotiche nè é escoriate;
12) prima di essere arrestato, il Pelosi, a bordo dell'autovettura di Pasolini condotta a forte velocità, fu "incastrato" di colpo contro un marciapiede da un'auto della Polizia;
13) il corpo di Pasolini fu rinvenuto a circa 70 metri dalla sua camicia che appariva regolarmente sfilata;
14) nelle vicinanze della camicia furono rinvenuti i due frammenti del bastone e le due metà della tavoletta;
15) la tavoletta originariamente si trovava vicino al posto in cui fu rinvenuto il corpo di Pasolini;
16) presenza sangue di Pasolini sul tetto della propria auto.
Per quanto riguarda le lesioni presentate da Pasolini si rinvia alla prima parte della presente relazione. Sulla base dei dati riportati, in uno con quanto visibile dalle fotografie del sopralluogo, possono avanzarsi le seguenti considerazioni. I mezzi contusivi rinvenuti sul luogo del fatto, i due pezzi di legno e le due tavolette, hanno certamente colpito reiteratamente il corpo di Pasolini. In particolare si può affermare che almeno quattro o cinque delle lesioni presenti alle regioni posteriori vanno attribuite all'azione di detti mezzi. Infatti i caratteri di alcune, quali la modesta infiltrazione ma la irregolarità dei margini e soprattutto il successivo diramarsi di lesioni collaterali, e i caratteri di altre, quali l'ecchimosi dei margini e la direzione della svasatura degli stessi, portano a ritenerle come certamente prodotte e dal mezzo a larga superficie (tavola) e da quello a stretta superficie (margine della tavola e bastone).
Altrettanto verosimile appare il riferimento del complesso ecchimotico escoriativo interessante la regione zigomatica di sinistra all'azione di un mezzo contusivo diretto, e così la zona ecchimotico- escoriativa di forma grossolanamente rettangolare situata sotto il gonion destro, nonché la ecchimosi escoriata a forma di "L" rilevata in corrispondenza della spalla destra e le molteplici escoriazioni ed ecchimosi presenti sugli arti superiori, nonché le lesioni fratturative delle falangi che stando ai rilievi di sopralluogo circa la posizione del corpo difficilmente possono riferirsi al sormontamento. In considerazione, però, della scarsa resistenza offerta dal bastone (un legno molto secco, e friabile) e relativamente anche dalla tavoletta, acquista discreto valore l'ipotesi dell'azione di altri mezzi contusivi.
Non soltanto, infatti, le fratture delle falangi fanno ipotizzare un mezzo contusivo molto più resistente di quelli rinvenuti, ma va considerata, a questo proposito, l'ampia lacerazione con perdita di sostanza (tanto che nella relazione peritale viene riferita con margini difficilmente ravvicinabili) e scollata verso il basso sulla regione nucale di sinistra.
Come già accennato nel primo capitolo tale lesione proprio per i suoi caratteri porta a ritenerla prodotta da un'azione tangenziale dall'alto in basso, sicché non è da escludere che possa essere stata prodotta in questa fase dell'evento lesivo ma certamente da un mezzo ben più resistente del bastone e della tavoletta.
L'ipotesi dell'uso di altri mezzi contusivi si prospetta, poi, con maggiore interesse, là dove si tengano presenti alcuni elementi di sopralluogo: il punto di rinvenimento della camicia di Pasolini (a circa 70 metri dal corpo), la disposizione delle macchie di sangue sulla camicia dello stesso, l'integrità di tale indumento, luogo dove fu usata la tavoletta, e luogo dove fu usato il bastone. Un attento esame di questi elementi porta a una prima indiscutibile ricostruzione della dinamica dei fatti: Pasolini in un primo momento, e in un luogo situato a circa 70 metri dalla definitiva caduta del corpo, fu violentemente percosso al capo e le ferite sanguinarono abbondantemente.
La prova inconfutabile di ciò è data dall'abbondante impregnazione di sangue della camicia e al rinvenimento di essa in una zona appunto situata a circa 70 metri dal cadavere. Quest'ultimo elemento, data l'integrità dell'indumento, indica che fu la vittima stessa a togliersi la camicia dopo che con le braccia (risultate inzuppate anche esse di sangue) si era riparato il capo o comunque aveva tentato una difesa. Quale fu il mezzo che produsse cosi vaste lesioni? È a questo interrogativo che appare veramente difficile rispondere qualora si ipotizzi il solo bastone, premesso che certamente in quella prima fase non fu usata la tavoletta la quale era sul cancello di legno del Buttinelli a circa 70 metri di distanza (laddove fu poi rinvenuto il cadavere di Pasolini), e che quindi venne usata nella seconda fase dell'aggressione. Sorge quindi con fondatezza l'ipotesi di un altro mezzo contusivo il quale abbia agito nella prima fase dell'aggressione. Ma comincia a prospettarsi, a questo punto, anche l'ipotesi di un altro o di altri aggressori.
C'è da chiedersi infatti chi ha fatto uso dell'altro mezzo contusivo e, soprattutto, resta da spiegare l'assenza di tracce ematiche sulle superfici anteriori degli indumenti di Pelosi (tranne una macchia al polsino di sinistra della maglia) quali sarebbero dovute presentarsi fin da questa prima fase dell'aggressione che produsse certamente abbondante emorragia.
Non riteniamo di dover ricordare la notevole vascolarizzazione del cuoio capelluto, ma vogliamo soltanto far presente che quella emorragia, o comunque le lesioni che la produssero, ben difficilmente può far escludere l'interessamento di vasi arteriosi e quindi emorragie a "nappo".
Tali perplessità acquistano maggior valore, poi, quando si passa a esaminare la seconda fase dell'aggressione nella quale fu certamente fatto uso della tavoletta. Questo mezzo, infatti, fu usato di piatto e di taglio più volte, e certamente anche sul capo della vittima (in differenti zone della tavoletta erano presenti formazioni pilifere di Pasolini); esso è sì della lunghezza di 75 cm, ma su una delle superfici larghe presenta una intensa macchia di sangue con intrisi più capelli, il che fa ritenere un suo uso violento e quindi la sicura produzione di una emorragia a nappo che molto stranamente non ha mai attinto le vesti del Pelosi. E d'altra parte appare molto artificioso ipotizzare un'aggressione con mezzi contudenti operata ad arti sempre estesi! In definitiva, che dalla scena del fatto delittuoso non possa escludersi la presenza attiva del Pelosi è dimostrato se non altro dalla macchia di sangue sul polsino della sua maglia e dalle macchie sul bordo inferiore del suo pantalone, ma che il Pelosi non fosse solo è quasi altrettanto sicuro per la modestia dell'imbrattamento delle sue vesti che lascia perplesso chiunque abbia una se pur modesta esperienza di lesività. Non riteniamo, a tale proposito, necessario - pur riservandoci di farlo in determinate circostanze - produrre testi o lavori di criminologia e pubblicazioni fotografiche di polizia scientifica, ma vorremmo soltanto ricordare quelle situazioni di imbrattamento ematico diffuso che sogliono riscontrarsi nei sopralluoghi di ambienti dove la vittima è stata attinta al capo da mezzi contusivi. In definitiva, sono due gli elementi obiettivi più rilevanti che portano a prospettare come quasi certa la presenza di altri aggressori e l'uso di altri mezzi: la sproporzione tra il bastone di legno che produsse sicuramente ferite al cuoio capelluto e l'entità delle lesioni stesse; l'imponente emorragia verificatasi fin dalla prima fase della colluttazione e la modestia dell'imbrattamento ematico sulle vesti del Pelosi.
Un altro elemento, poi è insito in ognuna delle varie ipotesi che sono prospettabili circa tutta la dinamica del fatto, e cioè la assenza o meno di una reazione di Pasolini e quindi il verificarsi o no di una colluttazione.
È certo che Pasolini ricevette un violento trauma contusivo ai testicoli. Orbene, se tale trauma si verificò nella prima fase esso impedì a Pasolini ogni reazione lasciandolo alla mercè dell'aggressore e non permettendogli quindi, anche perché ripetutamente colpito al capo, di togliersi la camicia, di alzarsi e di percorrere da solo circa 70 metri; e l'aggressore, d'altra parte, avrebbe potuto continuare a infierire sullo stesso posto con lo stesso bastone fino a lasciare esanime la vittima.
Se, al contrario e come pare più attendibile, il trauma contusivo ai testicoli si verificò nella seconda fase quando Pasolini cadde veramente esanime e fu allora alla mercè dell'aggressore che infierì con la tavola, allora appare davvero poco credibile che nella prima fase non vi sia stata una colluttazione tra vittima e aggressore, colluttazione durante la quale la vicinanza dei corpi rende veramente contraddittoria la constatazione che il Pelosi sia rimasto indenne da ampi imbrattamenti di sangue.
Dalle indagini di laboratorio è stato dimostrato che i residui ematici rilevati all'interno dell'autovettura di Pasolini, così come quelli presenti sulla canottiera del Pelosi, hanno le stesse proprietà gruppo-specifiche del Pelosi.
Su questo dato obiettivo si possono avanzare soltanto due ipotesi: o il Pelosi ha partecipato a una colluttazione con Pasolini e allora egli non poteva essere solo perché troppo "pulito" come abbiamo detto prima; oppure la lesione alla regione frontale di Pelosi è stata prodotta in un momento successivo e verosimilmente per urto contro il volante quando, come all'inizio ricordato, egli fu violentemente "incastrato" alla guida dell'autovettura rubata, e condotta a forte velocità, da un'auto della Polizia.
Comunque, in questa seconda ipotesi, torna a prospettarsi una assoluta mancanza di qualsivoglia reazione da parte di Pasolini e quindi la più che verosimile presenza di altre persone. Ancora perplessità molto gravi desta la presenza di sangue di Pasolini, descritto dai Periti come "piccole e tenui incrostazioni", sul tetto dell'autovettura dello scrittore, e più precisamente in vicinanza del bordo del tetto stesso a livello della parte posteriore della portiera di destra.
Evidentemente anche per questo dato obiettivo si possono avanzare soltanto due ipotesi: o il sangue è stato "depositato" in quel punto direttamente da Pasolini stesso, o vi è stato "trasportato" indirettamente dall'aggressore. Nel primo caso - considerando l'altezza da terra del punto in cui erano situate le tracce ematiche e la presenza di una struttura metallica con bordo quasi tagliente quale lo sgocciolatoio - si potrebbe anzitutto ritenere che la testa di Pasolini vi abbia direttamente battuto durante la colluttazione, ma una tale ipotesi appare contraddetta dalla scarsità del sangue nonché dall'assenza di altri elementi biologici (capelli), quantunque a questo proposito non possa sottovalutarsi il lungo tempo intercorso tra i fatti e l'osservazione dell'auto da parte dei Periti. Resta allora da considerare la possibilità - ancora nell'ambito della prima ipotesi - che durante l'aggressione Pasolini sia stato proiettato contro l'autovettura sì da urtarvi con le parti superiori del tronco e quindi schizzare sangue sul tetto dell'auto o che, sempre durante la colluttazione, Pasolini si sia venuto a trovare vicino alla propria autovettura e vi si sia appoggiato con una mano già imbrattata di sangue. In tutte e due queste eventualità, però, viene a configurarsi una nuova dinamica dell'aggressione che non trova alcuna rispondenza nei racconti del Pelosi.
Quest'ultimo, infatti, in tutti i suoi interrogatori ha sempre descritto una primissima fase di aggressività di Pasolini iniziata in vicinanza della rete di recinzione (a circa 20 metri cioè da dove era rimasta posteggiata l'auto) e poi sviluppatasi lungo un percorso di molti metri (50 circa in
direzione del punto dove fu poi trovato il corpo di Pasolini) durante il quale sarebbe cominciata la sua reazione.
Orbene, dovendo considerare assolutamente inattendibile la versione fornita da Pelosi per l'assenza sul suo corpo e sulle sue vesti dei segni di così violente percosse, viene a ripresentarsi ancora una volta il "vuoto" nella prima fase, ovverossia torna l'interrogativo sulla successione esatta dei primi tempi e soprattutto si prospetta sempre di più l'ipotesi di una prima fase molto "movimentata" svoltasi in vicinanza dell'autovettura (presenza della camicia insanguinata, uso reiterato del bastone o comunque di un corpo contundente, sangue di Pasolini sul tetto della propria autovettura) e quindi l'ipotesi di una aggressione a opera di più persone, data sempre la scarsa verosimiglianza - per le ragioni prima riferite - di un primo susseguirsi di violenza del solo Pelosi contro Pasolini pressoché inerme.
Qualora, poi, si volesse ipotizzare un "trasporto" del sangue di Pasolini sul tetto della sua autovettura a opera di Pelosi, anzitutto ci si dovrebbe chiedere di nuovo come l'imbrattamento da sangue interessasse soltanto le mani dell'aggressore, e in secondo luogo perché egli avesse necessità di portarsi sul lato destro dell'autovettura. Per concludere, l'esame approfondito di tutti i dati obiettivi (sopralluogo, interrogatori di Pelosi, reperti, bastone, tavola, vesti, lesioni di Pasolini) da una parte smentisce il racconto di Pelosi sulla dinamica di tutta l'aggressione, e dall'altra induce ad avanzare con fondatezza l'ipotesi che Pasolini sia stato vittima dell'aggressione di più persone.