"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
"Caro Eduardo giriamo un film"
Pasolini, Eduardo e Napoli
Il rapporto tra Napoli e Pasolini è stato profondo e significativo. Tutti ricordano le sue affermazioni a proposito del suo film "Il Decameron" (riprese1970-71, girate in particolare a Napoli, Amalfi, Vesuvio, Ravello, Sorrento, Caserta) quando, paragonando Napoli a una tribù che rifiuta la società consumistica, scrisse: «Ho scelto Napoli perché è una sacca storica: i napoletani hanno deciso di restare quello che erano e, così, di lasciarsi morire».
Affermazione che va capita (se non vogliamo cadere nel sentimentalismo dell'armonia tra la città e una retorica «incontaminata natura») tenendo presente quella semiologia cinematografica pasoliniana che consiste, semplificando all´estremo, nel presentare il cinema come rappresentazione della realtà: «La realtà è un linguaggio». Il cinema rappresenterebbe una parafrasi di un «senso» in grado d´andare oltre i canoni della razionalità.
Pasolini, attraverso Napoli, affronta una questione, ripresa spesso nei suoi saggi: la crisi sociale di un modello razionalista che ha fondato ogni ideologia di potere e d'opposizione e oggi non è in grado di spiegare l´ampia sintomatologia sovvertitrice dei valori tradizionali. Ma, proprio perché il cinema è linguaggio di realtà, Pasolini nel "Decameron" fotografa Napoli con un'attenzione rara, al di là dell'oleografia.
Basta pensare all´attenzione maniacale per le location (tra i luoghi meno ovvi ricordiamo Palazzo Penne ai Banchi Nuovi) o all´attenzione posta nella scelta degli attori: nei panni di un pittore giottesco che cerca i volti per i suoi affreschi, Pasolini guarda ed esibisce una galleria di facce che dagli affreschi pompeiani ai quadri di Caravaggio sembrano immutate.
Quest'attenzione per i luoghi e per i volti viene da lontano. Nel 1963 Pasolini girò un film-inchiesta sulla sessualità, "Comizi d'amore", percorrendo tutta la penisola e chiedendo a persone appartenenti a diversi ceti sociali che cosa ne pensassero dell´erotismo e dell'amore. Ne uscì un inventario di frasi fatte e di luoghi comuni; la parte napoletana, girata nei pressi di Porta Capuana, contiene le risposte più originali e spontanee.
Il rapporto con Napoli continuò attraverso i suoi attori: con Totò, con il quale realizzò alcuni dei film migliori del grande comico, da "Uccellacci e uccellini" (1966) a "La terra vista dalla Luna" (episodio del film "Le streghe", 1966) a "Che cosa sono le nuvole?" (episodio di "Capriccio all'italiana", 1968).
La morte improvvisa vietò a Pasolini di portare a termine i progetti con Eduardo De Filippo: il primo aveva come tema l'Ideologia: «Una cometa (l'Ideologia) trascina dietro a sé un Re Magio (Eduardo), il quale, seguendola, fa esperienza dell´intera realtà», il secondo, da realizzarsi dopo aver girato "Salò" (1975), si sarebbe chiamato "Porno-Teo-Kolossal". Ce ne rimane una lettera, datata 24 settembre 1975, con la quale Pasolini inviava ad Eduardo la sceneggiatura: «Mancano i dialoghi, perché conto molto sulla tua collaborazione. Spero che il film ti piaccia e che tu mi aiuti e m´incoraggi ad affrontare una simile impresa».
Profonda era la stima di Pasolini per Eduardo. Egli criticava Strehler, Squarzina e la politica culturale dei grandi teatri stabili, basata su grandi spettacoli e manierismi decorativi. Li definiva «una forma di kitsch», mentre gli piaceva molto Eduardo, che «parla l´italiano medio parlato dai napoletani, evitando il mero naturalismo con una convenzione che è purissima lingua teatrale».
Torniamo al "Decameron", girato a Napoli e in altre località campane, e primo film della "Trilogia della vita", nel quale Pasolini si propose di esaltare i valori innocenti della vitalità sessuale: «In un mondo che è ai limiti della storia, e in un certo senso fuori della storia». Ma questa innocenza è venata di malinconia e la gioia è attraversata da una strana inquietudine.
Al termine del film, Pasolini-pittore festeggia l´impresa compiuta, guardando l´affresco (il suo film?) e dice: «Perché realizzare un´opera, quando è così bello sognarla soltanto?». Inoltre la colonna sonora, elaborata con Ennio Morricone, riprende una famosa canzone napoletana, triste e mortuaria, "Fenesta ca lucive", nella quale la natura malinconica e saturnina della napoletanità prende il sopravvento sul vitalismo sessuale programmatico del film.
Lo stesso era accaduto con "Che cosa sono le nuvole?", che finisce con la morte dei due protagonisti, i burattini Jago (Totò) e Otello (Ninetto Davoli) gettati da un mondezzaro (Modugno, che lo fa cantando) in una discarica. I due si interrogano guardando il cielo: Otello dice: «… e che so' quelle?» «Quelle sono... le nuvole - risponde Jago, e aggiunge - Oh, straziante meravigliosa bellezza del creato!». Ironia sulla morte, preparata da un quadro di Velázquez, "La Venere allo specchio", appeso nella cabina del camioncino di Modugno (è nota la passione per la pittura di Pasolini, allievo di Longhi e pittore egli stesso), che rimanda a "Le parole e le cose" di Foucault, (Milano, Garzanti, 1988).
La morte, per Pasolini, aveva un valore speciale, che egli paragonava al montaggio cinematografico, in quanto la morte dà alla vita ciò che il montaggio dà al film, cioè il senso. La vita è «un caos dove tutto può ancora succedere»; la morte, azzerando il divenire, chiarisce ogni azione alla luce di un «mai più modificabile», un «fulmineo montaggio». Si tratta di un concetto molto importante.
Mario Martone |
È bene ribadire il fondamentale vitalismo, non solo culturale, di Pasolini, la sua ansia di portare a compimento opere e progetti che la morte improvvisa ha interrotto. E qui ricorderemo le iniziative dedicate a Pasolini dal Mercadante con la rassegna "Petrolio, 30 anni dopo, Pasolini uno tra noi", ideata e diretta da Mario Martone nel 2003, al quale parteciparono anche altri registi come Antonio Capuano e Giuseppe Bertolucci. "Petrolio" è il titolo dell´ultimo romanzo, incompiuto, di Pier Paolo Pasolini (Einaudi, 1992) del quale lui stesso così ricostruisce la genesi: «Mi sono caduti per caso gli occhi sulla parola «Petrolio» in un articoletto credo dell´"Unità", e solo per aver pensato la parola "Petrolio" come il titolo di un libro mi ha spinto poi a pensare alla trama di tale libro». Nel 2002, il giudice Vincenzo Calia, che stava conducendo l´inchiesta sulla morte del presidente dell´Eni, Enrico Mattei, allegò agli atti della sua istruttoria, alcune pagine di "Petrolio". Cosa sapeva Pasolini sulla morte di Mattei?
Lo spettacolo "Idroscalo 93", scritto e diretto dal napoletano Mario Gelardi, inserito all´interno del "Progetto Petrolio", lavorò sui materiali dell´inchiesta, che vede tra i protagonisti Mattei, il giornalista Mauro De Mauro, il generale Dalla Chiesa, esponenti politici come Moro e Fanfani, percorrendo il filo rosso che unisce nomi illustri ai tanti delitti irrisolti che hanno caratterizzato la storia del nostro paese. Sugli stessi materiali è basato anche lo speciale "Blu notte" di Carlo Lucarelli andato in onda su RaiTre.
Va inoltre segnalato "La voce di Pasolini" di Mario Sesti, un documentario che recupera, attraverso un montaggio di saggi, interviste, articoli e poesie lette dalla voce forte e appassionata di Toni Servillo, l´essenza delle riflessioni provocatorie ed eretiche di Pasolini... Le immagini, quasi in chiave antropologica, mostrano scene di vita quotidiana della società italiana, brani di filmini girati in famiglia, dagli anni del regime fascista ai giorni nostri. Il documentario, in dvd, contiene anche un finale inedito di "Salò". Il ritmo narrativo è spezzato dagli inserimenti della storia di "Porno Teo-Kolossal", il film che avrebbe visto protagonista Eduardo De Filippo e che purtroppo non vedremo mai.
La lettera
Dopo "Il fiore delle Mille e una notte", Pasolini aveva in mente la realizzazione di alcuni altri progetti cinematografici, tra cui un film su San Paolo, che avrebbe dovuto intitolarsi Bestemmia: "Ho sempre fatto film col sole […] adesso farò un film tutto di pioggia […] Evidentemente, questa mia violenza contro la Chiesa è profondamente religiosa, in quanto accuso san Paolo di aver fondato una Chiesa anziché una religione. Io non rivivo il mito di san Paolo, lo distruggo".
Un altro progetto, come già ricordato, aveva come tema l'Ideologia: "Una cometa (l'Ideologia) trascina dietro a sé un Re Magio (Pasolini prevedeva per questo ruolo l'interpretazione di Eduardo De Filippo), il quale, seguendola, viaggia a lungo, facendo dunque esperienza dell'intera realtà". A questo proposito Pasolini scrive a Eduardo la lettera sotto riportata del 24 settembre 1975 con la quale Pasolini - dopo aver girato "Salò" - propone a Eduardo di fare il film, che si sarebbe chiamato "Porno-Teo-Kolossal".
Roma, 24 settembre 1975
Caro Eduardo,
eccoti finalmente per iscritto il film di cui ormai da anni ti parlo. In sostanza c'è tutto. Mancano i dialoghi, ancora provvisori, perché conto molto sulla tua collaborazione, anche magari improvvisata mentre giriamo.
Epifanio lo affido completamente a te: aprioristicamente, per partito preso, per scelta. Epifanio sei tu. Il "tu" del sogno, apparentemente idealizzato, in effetti reale.
Ho detto che il testo è per iscritto. In realtà non è così. Infatti l'ho dettato al registratore (per la prima volta in vita mia). Resta perciò, almeno linguisticamente, orale. Ti accorgerai subito infatti, leggendo, di una certa sua aria un po' plumbea, ripetitiva, pedante. Passaci sopra. Mi era impossibile - per ragioni pratiche - fare altrimenti.
Io stesso l'ho letto per intero oggi - poco fa - per la prima volta. E sono rimasto traumatizzato: sconvolto per il suo impegno "ideologico", appunto, da "poema", e schiacciato dalla sua mole organizzativa.
Spero, con tutta la mia passione, non solo che il film ti piaccia e che tu accetti di farlo: ma che mi aiuti e m'incoraggi ad affrontare una simile impresa.
Ti abbraccio con affetto, tuo
Pier Paolo
Poco più di un mese dopo la lettera che abbiamo appena visto, Pier Paolo Pasolini sarà assassinato a Ostia (2 novembre 1975). Il progetto del film con Eduardo (assieme ad altri lavori come il romanzo "Petrolio" o il film su san Paolo) non sarà purtroppo realizzato. Resta comunque la registrazione trascritta della sceneggiatura che verrà proposta successivamente in altro post dedicato a Eduardo De Filippo. Con Eduardo, Pasolini aveva già lavorato nel 1961, chiedendo agli attori della compagnia De Filippo di doppiare i napoletano di "Accattone". Purtroppo, una seconda volta non c'è mai stata...
Eduardo parla della morte di Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo
di Eduardo De Filippo
Non li toccate
quei diciotto sassi
che fanno aiuola
con a capo issata
la ‹‹spalliera›› di Cristo.
I fiori,
sì,
quando saranno secchi,
quelli toglieteli,
ma la ‹‹spalliera››,
povera e sovrana,
e quei diciotto irregolari sassi,
messi a difesa
di una voce altissima,
non li togliete più!
Penserà il vento
a levigarli,
per addolcirne
gli angoli pungenti;
penserà il sole
a renderli cocenti,
arroventati
come il suo pensiero;
cadrà la pioggia
e li farà lucenti,
come la luce
delle sue parole;
penserà la ‹‹spalliera››
a darci ancora
la fede e la speranza
in Cristo povero.
[1975]
quelli toglieteli,
ma la ‹‹spalliera››,
povera e sovrana,
e quei diciotto irregolari sassi,
messi a difesa
di una voce altissima,
non li togliete più!
Penserà il vento
a levigarli,
per addolcirne
gli angoli pungenti;
penserà il sole
a renderli cocenti,
arroventati
come il suo pensiero;
cadrà la pioggia
e li farà lucenti,
come la luce
delle sue parole;
penserà la ‹‹spalliera››
a darci ancora
la fede e la speranza
in Cristo povero.
[1975]
Fonte:
"Pagine corsare", blog dedicato a Pier Paolo Pasolini
Autori e curatori: Angela Molteni, Bruno Esposito, Manolo Trinci