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lunedì 16 giugno 2025

Jon Halliday, "La prima volta che vidi Pier Paolo Pasolini..." - Prefazione al libro "Pasolini on Pasolini", Ugo Guanda Editore 2014

 "Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Jon Halliday
"La prima volta che vidi Pier Paolo Pasolini..."

Prefazione al libro "Pasolini on Pasolini"

Ugo Guanda Editore

2014


   Una domenica sera a fine aprile del 1992, nella mia stanza d’albergo a Mosca, accesi la televisione. Era Pasqua (secondo il calendario ortodosso), ed era anche il primo giorno dall’epoca della Rivoluzione d’Ottobre in cui le campane avevano suonato a distesa – le avevo sentite io stesso in quella stanza – dalla grande cattedrale entro le mura del Cremlino. E quello che comparve sullo schermo televisivo era il pasoliniano Vangelo secondo Matteo.

   Mi sembrò del tutto a proposito che proiettassero quel film di Pasolini in quel luogo e in quella circostanza; anche se, paradossalmente, era probabile che ciò avvenisse per ragioni opposte a quelle originali dell’autore. L’apparizione del Vangelo sugli schermi dei televisori moscoviti non rispondeva tanto a un desiderio di mostrare l’interpretazione critico-immaginativa del Vangelo cristiano data da un outsider, quanto piuttosto a quello di fornire immagini critiche del deserto ideologico e morale lasciato da settant’anni di sterile comunismo. Ma immagino che Pasolini ne sarebbe stato contento, e sono certo che avrebbe accolto con disinvoltura il paradosso. In ogni caso, credo che la sua visione del Cristo dovesse esser sembrata radicaleggiante nel mondo posato e financo conservatore (oltre che compromesso col KGB) della Chiesa ortodossa russa, per non parlare di quello degli ex pseudomarxisti del vecchio Partito Comunista Sovietico. Sono certo che gli sarebbe piaciuto moltissimo essere lì per ingaggiare aspri dibattiti con un pubblico che neppure lui avrebbe sognato di poter raggiungere quando aveva fatto il film.

Enzo Siciliano, Pasolini il 68 e Cari studenti... - Tratto da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini - Giunti

 "Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Enzo Siciliano
Pasolini il 68 e Cari studenti...

Tratto da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini

Giunti


Sessantotto


     Si trascinò per l’Europa un carrozzone che faceva scoppiare con le ruote i petardi che incontrava sul cammino: fumo di candelotti lacrimogeni, poliziotti in difesa dietro scudi di plastica. Vecchie barricate, fantascientifici costumi. L’antico vento della rivolta soffiò forte a Torino, a Roma, a Berlino, a Parigi, dove gli studenti gridarono «L’imagination au pouvoir».

   L’idea era che la rivolta dovesse essere anzitutto spettacolo di se stessa, azione che metteva il proprio manifestarsi fra virgolette. L’azione si scollava dall’agire e si citava.

   L’epidemia dei metalinguaggi era arrivata a tal punto, nei sacelli universitari, da occultare elementari esigenze politiche.

   A tutto ciò non mancava verità, non mancavano ragioni: vi fu una febbre di travestimenti, e la verità sparì sotto la nebbia dei lacrimogeni.

   La ventata di giovinezza che il Sessantotto fece respirare all’Europa parve una rigenerazione.

   La permissività fu la bandiera - non che il mondo non bisognasse di permissività. Ma bisognava di riappropriazioni. Il freudismo invitava l’individuo a riappropriarsi del proprio corpo - ma le individualità sociali avrebbero dovuto riappropriarsi della propria storia. Tale compito, e tale obbligo, in una società che rendeva latitante ogni tradizione bollandola in fascio come oscurantista, avrebbero dovuto esser valutati per quel che erano: passi necessari alla sopravvivenza antropologica.

   Ciascun Sessantotto, in Francia, in Germania, in Italia, ebbe la sua specifica soluzione.