"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Pasolini
UN MIO SOGNO
Libertà
7 settembre 1946
pag. 3
( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )
Dopo un primo assopimento cieco e frammentario, mi trovai sopra uno di quei piccoli ponti che si vedono, negli estremi sobborghi delle città, sopra qualche torrentello... Parallelo ad esso un cavalcavia rosseggiava contro alcune colline cosparse di case. Davanti ai miei occhi, nella luce semispenta del crepuscolo, si stendevano gli immensi sobborghi di una città; tutto era deserto e silenzioso. Un vento inanimato aleggiava dai campi, ma più che investire il corpo, lo colpiva leggermente, come l’urto furtivo di un gomito che solleciti a osservare qualcosa di raccapricciante. Ma poi continuava ad alitare, trastullandosi qua e là con le foglie e la polvere, distratto, impassibile. Quando, improvvisamente, il colpo di una imposta mi allarmò.
Volsi il capo: ma fra le cento imposte che mi attorniavano dalle fredde facciate degli edifici, mi fu del tutto impossibile individuare quella che aveva battuto. In tutte c’era il medesimo senso di fissa e imperturbabile eternità. Mi tornai a voltare, ed ecco che quella imposta si mise a cigolare di nuovo, come un canto strano, nel silenzio del sobborgo. Allora cominciai ad abbandonarmi ad una sviscerata attenzione per ciò che mi era intorno; non che vi trovassi qualcosa di assurdo e innaturale. Tutto era anzi consueto: la strada asfaltata che s’incupiva nella curva tra le case enormi... il verde di alcuni alberelli intorno al giallo limone di una edicola... prati umidi che si infossavano, più lontano, cosparsi di pietre e di immondizie... Nulla di strano infine; ma c’era quell’assoluto abbandono,