"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
I discorsi di Moravia Borgna e Tortorella - Pronunciati al momento del commiato
6 novembre 1975
Il coraggio della verità, la passione civile, la scelta di campo di un intellettuale che si batteva perché il paese fosse migliore.
L'ultimo saluto a Pier Paolo Pasolini è avvenuto in piazza Campo de' Fiori. Una grande folla, migliaia e migliaia di persone raccolte attorno al palco dove era deposta la salma, ha ascoltato i brevi, commossi discorsi di cordoglio e commiato. Li hanno pronunciati, alternandosi ai microfoni, lo scrittore Alberto Moravia, il segretario provinciale della FGC Gian ni Borgna, Aldo Tortorella, della direzione del PCI.
E' una perdita irreparabile — ha detto Moravia — per gli amici, coloro che lo stimavano, e per tutto il popolo italiano.
La bontà e la semplicità di Pier Paolo Pasolini era una cosa rara, non facile da trovare Con lui abbiamo perduto un testimone costante delle contraddizioni del nostro tempo, un intellettuale che cercava «di provocare reazioni attive e benefiche nel corpo inerte della società italiana» La sua diversità, ha proseguito Moravia, che consisteva nel coraggio di dire sempre la verità, aveva fatto di lui un elemento prezioso della nostra cultura nazionale, un poeta straordinario, che si era rivelato tale anche nella sua produzione narrativa e cinematografica. A lui si deve il merito di essere riuscito a creare una poesia civile di sinistra nel nostro paese. Dai suoi romanzi, dalle poesie, dal film, dalle sue ultime pubblicazioni, che lo avevano rivelato acutissimo saggista e polemista, ci si avvede come con la sua morte l'Italia, ha perduto uno dei figli più preziosi. Le tragiche, angoscianti vicende della sua morte, che ancora ci ossessionano, sono, ha concluso Moravia nel suo commosso discorso,
L'immagine di un paese da modificare in profondità questo e l'ultimo messaggio che egli con la sua scomparsa ha lasciato»
Dopo Alberto Moravia, ha preso la parola Gianni Borgna, segretario provinciale dei giovani comunisti romani. Ricordiamo in Pier Paolo Pasolini anche l'amico e il compagno che ha sempre saputo coniugare la cultura con la vita, e tendere allo sforzo massimo di usarla come arma di passione civile. Con noi giovani comunisti aveva stabilito un dialogo ininterrotto e appassionato su come si potesse esprimere una nuova sintesi morale, in grado di legare prospettiva politica e esistenziale Si rivolgeva ai giovani e a quei giovani che hanno scelto ancora una volta la strada della cultura. Allora anche lui ritrovava la forza per tentare di definire le linee di un progetto, per vivere ancora «l sogno di una cosa ».Per questo i fascisti lo hanno sempre odiato come sempre hanno odiato la cultura, la vita, l'amicìzia, la grazia. Oggi la sua corda sì è spezzata, come in una delle sue invettive, noi siamo qui a seppellire un corpo ma il suo spirito resta, sopravvive.
Il nostro estremo saluto a Pasolini — ha detto infine Aldo Tortorella — vuole innanzìtutto esprimere un dolore profondo. E' una grave perdita per la cultura italiana, nella quale aveva portato un accento nuovo e sconosciuto. Egli era divenuto parte della nostra esistenza, con le parole, le immagini e la battaglia civile che conduceva destinate a trasmetterci il senso di una inquietante presenza, l'ansia e l'angoscia per il destino dell'uomo e della società cui apparteniamo.
Certo, nella sua vita di intellettuale, Pasolini ha voluto compiere una scelta di campo — che non gli poteva offrire nessun facile acquietamento e nessuna consolazione — a fianco degli sfruttati, degli oppressi, degli emarginati e degli esclusi.
Dlla sua remota origine cristiana egli trae un bisogno, che non lo abbandonerà di valori assoluti, ma decisiva sarà però la scoperta di Gramsci e del marxismo, che Pasolini trasfigurerà come espressione e simbolo di un nuovo mondo di una società fondata su altri valori.
Per questo Pasolini si avvicina al Partito comunista italiano in un rapporto che sarà sempre di distinzione e anche di dibattito e di polemica... sarebbe tuttavia non solo ingiusto ma profondamente sbagliato rimproverargli di non aver percorso sino in fondo la strada della milìzia politica fatta anche — come è la nostra — di una ricerca collettiva e di disciplina rigorosa e severa.
Vi è anche chi è solo chi non può trovare la strada di un impegno comune, ma che della sua solitudine cerca di fare un arma per una lotta giusta. E questa lotta Pasolini conduce, con il trascorrere degli anni, divenendo il polemista più aspro contro quella che gli appariva come forma di una «nuova barbarie », contro l'appiattimento e il travolgimento del valori in un universo di conformistica massificazione.
Anche se egli opponeva al mondo, sporco e corrotto, quello pulito del PCI, anche se confidava nella nuova generazione della federazione giovanile comunista, forse gli sfuggiva più in generale il costruirsi nel profondo di valori nuovi in un movimento complesso e anche contraddittorio che percorre attraverso tante lotte e battaglie, l'insieme della società. Ma la lucidità della sua intelligenza e la stessa propria drammatica esperienza non lo ingannavano nello scorgere i terribili guasti provocati di una società disumana, di una politica sbagliata e di una crisi non solo economica ma anche morale che fa correre all'Italia i più gravi rischi.
Il comunismo di Pasolini — al di là del vagheggiamento di una mitica giovinezza dell'umanità — consiste nel richiamo ad un mondo di valori altri, da quelli dati nella società in cui viviamo.
Questo richiamo non è caduto e non deve cadere. La lotta e l'azione politica che si misurano col presente quotidiano, non debbono perdere mai la capacità di riferirsi ai valori ideali e sostanziali per cui ci si batte nella trasformazione della società. Anche da questa tragedia umana — ha concluso Tortorella — dobbiamo trarre forza, e non solo noi comunisti per batterci con più vigore.
Grazie a Te per l'inestimabile contributo culturale
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