"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
«Fotografami qui, sarà uno scandalo». Pasolini tre giorni prima di morire
La scrittura, le case, l’intimità: settantotto scatti a Sabaudia e Chia, che il poeta non fece in tempo a vedere
Lorenzo Viganò per “Il Corriere della Sera“
Seduto a un grande fratino di fronte alla finestra. Mentre batte sui tasti della Lettera 22. Intento a rileggere e correggere con una Bic i fogli dattiloscritti. Ma anche di fianco alla sua Alfa 2000 sul ponte di una Sabaudia spettrale, con il vento che gli scombina i capelli o mentre cammina tra strade deserte e architetture fasciste. E poi ancora al lavoro, inginocchiato per terra a disegnare, e infine nudo, completamente nudo, in una camera da letto austera, con le pareti di pietra e la coperta a uncinetto, disteso a leggere un libro prima di addormentarsi. Lui, solamente lui, circondato dal silenzio e dalla solitudine. È un Pier Paolo Pasolini intimo e privato quello ritratto dal fotografo Dino Pedriali nell’ottobre del 1975. Spiato con discrezione nei momenti della sua vita quotidiana in situazioni che, nelle intenzioni dello scrittore, avrebbero dovuto rientrare nel progetto Petrolio, il suo ultimo romanzo (incompiuto) uscito postumo, nel 1992. Immagini in bianco e nero che dopo essere state custodite gelosamente per 35 anni, intraviste appena in una mostra allestita a Roma dopo la morte dello scrittore, e in parte stampate per quell’occasione in un libro (ormai introvabile), vengono ora pubblicate integralmente nel volume Pier Paolo Pasolini. Fotografie di Dino Pedriali (Johan & Levi editore, pp. 120, € 38), in uscita il 17 marzo. Settantotto immagini, scattate in un due sessioni di due giorni ciascuna tra la casa di Sabaudia e quella di Chia, nel viterbese, di cui fanno parte per la prima volta tutti quei nudi (anche notturni, scattati tra il 28 e il 29 ottobre) che nessuno aveva mai visto; nessuno, nemmeno lo stesso Pasolini che morì poche ore prima che Pedriali glieli mostrasse. Un libro che non è solo una raccolta di fotografie, dunque, ma una sorta di documento, di racconto, reso ancora più intenso, e tragico, dalla storia che lo accompagna.
Tutto comincia con Man Ray. Dino Pedriali e Pasolini si incontrano perché lo scrittore vuole conoscere il surrealista, che il giovane venticinquenne ha fotografato. Si vedono, entrano in sintonia e Pedriali gli scatta qualche foto a Sabaudia, nella casa che lo scrittore divide con Moravia e Dacia Maraini. E forse è allora che a Pasolini viene un’idea e sceglie il giovane fotografo per realizzarla. «”Chiamami la prossima settimana”, mi dice», ricorderà il Pedriali: «”Andiamo in questo posto che io amo tantissimo e che si chiama Chia. Però ti prego di non parlarne con nessuno”». Come d’accordo, qualche giorno dopo Pedriali lo raggiunge a casa dove lo trova con Ninetto Davoli e la madre, «con la quale Pier Paolo parla in dialetto e che ha un’aria fragile e dolce allo stesso tempo». Pasolini prende la sua Olivetti e partono. «Arrivati a Chia», continua Pedriali, «imbocchiamo un viottolo molto nascosto e giungiamo a un luogo che lascia stupefatti. “Nessuno ama questo posto”, mi dice Pasolini, “fa paura anche a te? Sai, qui è dove riesco a scrivere meglio”. Poi mi parla di un lavoro che vuole fare con me, rischioso, pericoloso fino alla galera e di cui nessuno, né Laura (Betti, ndr), né Moravia devono sapere nulla. “Oggi mi si considera uno che vuol dare solo scandalo, ma io lotto sempre per la verità”, mi dice. “Ora basta, non ne posso più! Non ho più la forza di lottare, voglio mettere a nudo tutto di me; e questa volta sì, sarà un’opera scandalosa! Così mi hanno giudicato e così voglio essere. Fino in fondo!”». Quindi chiede a Pedriali di ritrarlo nudo. «”Sarai tu a decidere come”, dice: “Ti chiedo solo di farlo come se venissi sorpreso o, meglio, come se non mi accorgessi della presenza di un fotografo. Solo in seguito mi comporterò come se intuissi la presenza di qualcuno che mi spia di nascosto”».
È notte fonda, ma Pedriali non riesce a dormire. È emozionato e preoccupato. Il giorno seguente, Pasolini, dopo essere stato ritratto mentre scrive e disegna, gli domanda se si sente pronto per «quelle» foto e gli si presenta davanti nudo. «”Ti fotografo dall’esterno, se sei d’accordo, oltre gli alberi e i vetri”, gli dico», ricorda ancora Pedriali, «”poi, col buio, catturo la luce dell’interno: mi permetterà di entrare più violentemente nella tua intimità”. Resto un quarto d’ora fuori a osservarlo. Ho delle strane sensazioni. Qualcosa di magico sta per accadere: tra le fronde, oltre i vetri, la sua immagine a momenti scompare. Rimango solo con gli alberi e questo mi terrorizza. Poi col buio tutto è diverso. Quando rientro lui si è già rivestito e mi viene incontro. “Separa questi rullini dagli altri”, dice. “E telefonami quando sono pronte, ma mi raccomando: non dire niente a nessuno. Appena vedrò le foto ti spiegherò dettagliatamente il lavoro. Ricordati però che avremo molti nemici, anzi tu ti creerai molti nemici, perché la gente non capisce”. Ci lasciamo così».
Il giorno dopo Dino Pedriali, che abita a Torino, fa sviluppare i rullini; ma l’emozione per quelle foto è così forte da fargli perdere la cognizione del tempo. È il due novembre quando viene svegliato dallo squillo del telefono. «”Ma tu non dovevi essere a Roma, da Pasolini?”, mi chiedono dall’altra parte del filo», ricorda Pedriali. «Sono stordito, mi sveglio di colpo, e vedo che sono ormai le due passate. “Avrei già dovuto essere a Roma!, dico. “Non ti preoccupare, hai tutto il tempo che vuoi, non c’è più fretta”. Non c’è più fretta… “Accendi la radio e lo saprai”».
Nella notte Pier Paolo Pasolini è stato ucciso sul litorale di Ostia. Il suo corpo deturpato e massacrato. Irriconoscibile. Da quel momento, Dino Pedriali, in seguito diventato un affermato fotografo di nudi, custodirà quelle foto contro tutto e contro tutti per preservarne la purezza. Difenderà «il Corpo del Poeta» per restituircelo intatto. Oggi come allora.
Il fotografo di artisti e scrittori
La copertina del libro «Pier Paolo Pasolini. Fotografie di Dino Pedriali». Nato a Roma nel 1950, il fotografo Dino Pedriali ha iniziato a lavorare nel mondo dell’arte con il gallerista torinese Anselmino. Si avvicina alla fotografia grazie a Man Ray, di cui è assistente e dal quale impara i primi segreti. Da quel momento realizzerà numerosi servizi fotografici a esponenti del mondo dell’arte e della cultura, da Giorgio De Chirico ad Alberto Moravia, da Federico Fellini a Andy Warhol. È specializzato in nudo maschile.
Per le foto: © Dino Pedriali by Siae 2011
Fonte:
http://sottoosservazione.wordpress.com/2011/03/18/%c2%abfotografami-qui-sara-uno-scandalo%c2%bb-pasolini-tre-giorni-prima-di-morire/#more-19835
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