"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Discorso parlato su Pasolini "corsaro"
di Gianni Scalia
"Salvo Imprevisti", numero speciale dedicato a Pasolini,
anno III, numero 1 (7), 1976
sì, è pagina 32. 38
(© Trascrizione dal cartaceo curata da Bruno Esposito)
Ora che è morto, si può parlare delle "idee" di Pasolini? Le idee erano il suo corpo, la sua esistenza, la sua presenza nella vita, nella società. Per lui erano una prova, la prova. So bene: molti, forse "tutti", consideriamo le sue idee datate, o paradossali, o inattuali. Inutili, per essere "agite". Ormai siamo nella condizione di una scelta e di una decisione estrema. Lo credo sempre più: "o socialismo o barbarie". Tertium non datur. O meglio, il tertium è la scelta e la decisione estrema. Non si può sospenderla, differirla, spostarla. Non è possibile compromesso. Con il compromesso si perde. Si tratta di sapere quale socialismo. Forse, il significato (se è ancora possibile adoperare questa parola nel "mondo" dei segni) di quello che Pasolini ha scritto negli ultimi due anni è tutto qui: qual è il senso della vita in questa vita non vivibile? Una dichiarazione o professione di fede; no, non di fede o di speranza, come diceva, ma di carità. Una domanda di carità. ("Vi basta, compagni, questa vita? diceva un poeta, socialista, e suicida). E la domanda di carità di Pasolini era una domanda "propria", del suo corpo, della sua mens; di ciascuno e di tutti. Nel capitale totale, nell'economia politica della vita, è ancora possibile distinguere tra pubblico e privato, teorico e pratico, esistenziale e mentale, materiale e "coscienziale"? Di ciascuno e di tutti? L'ideologia è "praticamente vera". La "coscienza" è conoscenza e dolore: mente che pensa come corpo che soffre, e desidera: quotidianità che si ribella, trasgressione che si "normalizza"...