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Pagine
Biografia Breve
- a) Il periodo bolognese e friulano
- b) Gli anni 50 e le borgate romane
- c) 1960 - Gli occhi di Pasolini
- d) 1961 - Il cinema di poesia
- e) 1962 - La fulgurazione figurativa di Pasolini
- f) 1963 - Vilipendio alla religione di stato
- g) 1964 - «Perché un marxista non può essere religioso? »
- h) 1965 - Il linguaggio tecnologico
- I) 1966 - l’ideologia e "la sua atroce amarezza"
- L) 1967 - La storia della mia vita è la storia dei miei libri
- m) 1968 - il corpo nella lotta e il bisogno di disobbedire a Budda
- n) 1969 «Il mondo non mi vuole più e non lo sa»
- O) 1970 - Ci sono dei vecchietti allegri io sarò uno di quelli
- P) 1971 - No! Non posso dire tutto quello che voglio
- Q) 1972 - Scandalizzare è un diritto
- R) 1973 - Il Corsaro prende il largo
- S) 1974 prima parte - Caro Calvino Io rimpiangere l’Italietta?
domenica 12 giugno 2022
Pier Paolo Pasolini, Versi dal testamento - da Trasumanar e organizzar
"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Carlo Bavagnoli Pier Paolo Pasolini sullo sfondo dei palazzi della borgata, 1960 ca. © Collezioni d’Arte Fondazione Cariparma – Donazione Carlo Bavagnoli |
Pier Paolo Pasolini
Versi del testamento
da Trasumanar e organizzar
La solitudine: bisogna essere molto forti
per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori del comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza o mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini; se tocca camminare
per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
senza doveri o limiti di qualsiasi genere.
Il sesso è un pretesto. Per quanti siano gli incontri
– e anche d’inverno, per le strade abbandonate al vento,
tra le distese d’immondizia contro i palazzi lontani,
essi sono molti – non sono che momenti della solitudine;
più caldo e vivo è il corpo gentile
che unge di seme e se ne va,
più freddo e mortale è intorno il diletto deserto;
è esso che riempie di gioia, come un vento miracoloso,
non il sorriso innocente o la torbida prepotenza
di chi poi se ne va; egli si porta dietro una giovinezza
enormemente giovane; e in questo è disumano,
perché non lascia tracce, o meglio, lascia una sola traccia
che è sempre la stessa in tutte le stagioni.
Un ragazzo ai suoi primi amori
altro non è che la fecondità del mondo.
È il mondo che così arriva con lui; appare e scompare,
come una forma che muta. Restano intatte tutte le cose,
e tu potrai percorrere mezza città, non lo ritroverai più;
l’atto è compiuto, la sua ripetizione è un rito. Dunque
la solitudine è ancora più grande se una folla intera
attende il suo turno: cresce infatti il numero delle sparizioni –
l’andarsene è fuggire – e il seguente incombe sul presente
come un dovere, un sacrificio da compiere alla voglia di morte.
Invecchiando, però, la stanchezza comincia a farsi sentire,
specie nel momento in cui è appena passata l’ora di cena,
e per te non è mutato niente; allora per un soffio non urli o piangi;
e ciò sarebbe enorme se non fosse appunto solo stanchezza,
e forse un po’ di fame. Enorme, perché vorrebbe dire
che il tuo desiderio di solitudine non potrebbe esser più soddisfatto,
e allora cosa ti aspetta, se ciò che non è considerato solitudine
è la solitudine vera, quella che non puoi accettare?
Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere,
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.
@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare |