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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

venerdì 18 dicembre 2020

Piero Sanavio intervista Pier Paolo Pasolini, prima parte - Pig-pen è Porcile in inglese

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





Intervista a Pasolini (mai ripubblicata altrove) tratta da:
Il Dramma
 N. 12 - settembre 1969 
« Porcile » o no tiriamo le somme su Pasolini
di
Piero Sanavio


Nel settembre del 1969, la rivista specializzata "Il Dramma", pubblica questa intervista di Piero Sanavio a Pier Paolo Pasolini. L'intervista avvenuta a casa di Pasolini, audio-registrata, viene poi trascritta e fatta pubblicare da  Sanavio. La trascrizione trova Pasolini insoddisfatto del lavoro svolto dal suo intervistatore e scrive al direttore della rivista... 
Questo post si articola in quattro parti: la prima è fatta dal preambolo-considerazioni dell'intervistatore, che precede  l'intervista;  La seconda e la terza, rispettivamente  la prima e la seconda parte dell'intervista;  la quarta, la lettera di Pasolini al  direttore della rivista "Il Dramma" e la risposta di Sanavio.


Prima Parte dell'intervista



Io: Lei ha appena finito un film, Il porcile...
Pasolini: Pig-pen... pig-pen...

Io: D’accordo, pig-pen è ≪ porcile ≫ in inglese. Di che cosa parla?
Pasolini: E' un film che è formato di due storie. Normalmente, sarebbero due episodi: uno per il primo tempo e un altro per il secondo. Invece questi due episodi sono raccontati alternativamente, cioè sono mescolati tra di loro. Una scena dell’uno, poi una scena dell’altro, poi... insomma, si alternano.

Io: C’è un rapporto tra le due storie?
Pasolini : Si, hanno un certo rapporto. C’è un momento che una scena coincide, riguarda tutt’e due. Riscocca la scintilla per cui si uniscono. E c’è un personaggio, un unico personaggio, che è interpretato da uno stesso attore, ed è nell’uno e nell’altro episodio. Il primo, diciamo cosi il primo episodio ma potrebbe essere il secondo, non lo so, uno dei due episodi racconta la storia d’un cannibale in un deserto mitico, misterioso, non si sa bene in che epoca, dove sia questo deserto eccetera...Un giovane, che è Pierre Clementi, vaga in un deserto, morendo di fame. A un certo punto trova un campo di battaglia, di una scaramuccia, dove sono dei morti con delle armi. Si veste di queste armi e gira vagando per il deserto, vestito di queste armi. Vede dei soldati lontani. Uno di questi soldati rimane indietro, lui lo affronta ferocemente come una specie di belva, c’è un lungo duello, e alla fine questo soldato muore. Pierre Clementi sta morendo di fame e gli viene l’idea di mangiarlo e lo mangia. E prende cosi l’abitudine di diventare un cannibale. Intorno a lui si forma una specie di piccola tribù di altri sei o sette disperati come lui che insomma hanno questa... niente, sono dei cannibali. Le parlo del cannibalismo con questo tono freddo perchè non è un cannibalismo realistico, è un cannibalismo simbolico. Rappresenta una specie di protesta violenta, globale come si dice adesso, portata fino all’estremo limite dello scandalo, di persone che vivono al di fuori della società. Che si differenziano nettamente dalla società fino all’estremo scandalo. cioè questo Pierre Clementi rappresenta il figlio disubbidiente nel modo più assoluto, più totale e più... insomma, più scandaloso. E' anche cosciente di questo, tanto è vero che quando viene preso prigioniero e viene condannato a essere divorato da degli animali, per una specie di legge di contrappasso, lui non si pente e ha quasi una forma di orgoglio di questa sua atroce disubbidienza. In conclusione, la società divora, fa divorare cioè dagli animali, cioè essa stessa divora i figli disubbidienti. L’altra storia invece ha ancora come protagonista un ragazzo. Questo ragazzo è figlio d’un grande industriale della Germania di Bonn. E ha, questo ragazzo, un’anomalia sessuale che è assolutamente al di fuori d’ogni tipicità, infatti è un caso clinico che ho trovato per caso, e credo sia unico nel suo genere, in un libro di psicanalisi, cioè egli poteva ottenere l’orgasmo avendo dei rapporti con dei maiali.
Io: In che libro l’ha trovato? Freud parla d’un caso analogo, no, non analogo, molto più semplice : della straordinaria affezione d’un ragazzino per le galline. Che aveva implicazioni sessuali, beninteso, ma solo implicazioni.
Dove...
Pasolini: ...con dei maiali. Anche in questo caso, pero, il rapporto non è mostrato ed è puramente simbolico. perchè questi maiali rappresentano poi, in conclusione, la società in cui lui vive, cioè suo padre e sua madre. Ora succede questo, che il padre grande industriale è un uomo all’antica, è un paleoindustriale diciamo cosi. Appartiene al capitalismo classico e quindi ha letto i classici, ha letto Kant, ha letto anche Brecht, ha letto anche Grosz...

Io: Ne ha visto i disegni, vuol dire?
Pasolini: ...ecco, Grosz che rappresenta i ricchi come dei grossi maiali. Questo grande industriale di Bonn ha un rivale che invece è neo capitalista e quindi le sue industrie hanno una struttura completamente moderna. Esse rischiano di travolgere questo vecchio capitalista, questa specie di Krupp, cosi. E allora questo vecchio capitalista cerca attraverso un suo detective privato di distruggere il rivale. E infatti sta per distruggerlo venendo a sapere che è un ex criminale nazista che faceva collezione di scheletri per l’Universita di Salisburgo. Ma nel momento in cui sta per distruggerlo, questo suo rivale si presenta e distrugge lui. perchè anche lui [il rivale] ha fatto la stessa operazione, cioè attraverso un detective : ed è venuto a sapere che il figlio dell’altro ama i maiali. Quindi i due si ricattano a vicenda, stanno per distruggersi a vicenda. anzichè distruggersi, decidono invece di fare la fusione delle due industrie. Durante la festa della fusione questo ragazzo va nel porcile, come al solito, e i maiali lo divorano.
Io: E questa la scena comune ai due episodi?
Pasolini: La scena comune è la scena in cui Pierre Clementi, il cannibale, viene divorato dalle bestie. Verso la fine. Che rappresenta, siccome io non mostro questo ragazzo che fa l’amore con i maiali, naturalmente, cosi viene divorato, e allora è quest’altra scena che lo sostituisce. E c’è un ragazzo, che è Davoli, il quale nell’altro episodio assiste, per cosi dire, agli animali che divorano Pierre Clementi, e racconta come il messaggero delle tragedie greche, racconta insomma come il figlio dell’industriale sia divorato dai porci.

Io: Se ho capito bene, all’inizio della nostra conversazione lei definiva i due personaggi centrali del suo film come persone al di fuori della società: e che s’opponevano alla società.
Pasolini: Ho dimenticato di concludere. cioè volevo dire che come nel primo episodio si vede come la società divora il figlio disubbidiente, il figlio totalmente disubbidiente, cosi essa divora anche il figlio che non è ne disubbidiente ne ubbidiente.
Io: Quando dice ≪ società ≫ pensa alla società contemporanea, con tutte le sue complessità, la società in senso lato, oppure alla società come qualsiasi nucleo sociale? alla famiglia, per esempio?
Pasolini: No. Nella fattispecie mi riferisco alla società capitalistica, pero... cosa che si vede nell’episodio degli industriali tedeschi. Pero, l’altro episodio rappresenta una società al di fuori del tempo, cioè la società tout-court. Praticamente, si vuol dire che fino ad oggi la società in quanto tale, in quanto istituzionalizzazione, è sempre repressiva.

Io: Sicchè questo cannibalismo di cui parla lei lo giustifica.
Pasolini: Si, io sono dalla parte delle vittime. Io come autore, anche se naturalmente, oggettivamente senza faziosità, sono dalla parte del figlio disubbidiente, che guardo con simpatia, è dalla parte del figlio ne ubbidiente ne disubbidiente che guardo con anche maggior simpatia.

Io: Torniamo al primo episodio. Clementi, da quanto m’ha detto, rappresenta una persona che è spinta al cannibalismo dal bisogno, dalla fame. Vuol dire che lei considera questo cannibalismo come il risultato d’una necessita di sopravvivenza?
Pasolini: S-si, ma questa necessita di sopravvivenza è pretestuale, in realtà. E' l’avvio di questa specie di parabola. Quello che conta poi è l’atto. E' la coscienza perversa dell’atroce significato di rivolta che questo atto ha.
Io: Non capisco molto bene. Dovrò vedere il film, immagino. Ma forse potrò capire comunque, anche adesso, se mi offre un punto di riferimento. Prendiamo cosi Ragazzi di vita. Questo film, rappresenta un’evoluzione ideologica, per rapporto al libro? oppure no? Anche in Ragazzi di vita c’è una rivolta contro le strutture della società.
Pasolini: li problema è abbastanza simile in tutt’e due le opere. Sennonchè in Ragazzi di vita la rivolta era diciamo cosi incosciente, puramente dovuta a questo istinto di conservazione che diceva lei prima. cioè al livello del sottoproletariato.

Io: Che si trattasse di sottoproletariato mi pare un fatto episodico: Forse nel film la struttura della rivolta s’è fatta più precisa, non lo so: ma da quanto racconta mi sembra che il discorso non sia diverso da quello fatto nel libro.
Pasolini: Be’, si, rimane sempre la stessa in quanto uno scrittore ha dei miti che continuano tutta una vita, è chiaro. Ma allora, forse, la differenza è questa, che il romanzo finisce in fondo con il ritorno, con il rientro in un qualunquistico ordine da parte del protagonista. Mentre l’altro finisce proprio...

Pausa. Guarda verso le finestre. Va! La pena di chiedergli in che misura il film non è qualunquista?
Piero Sanavio


Curatore, Bruno Esposito

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