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martedì 17 giugno 2025

Pasolini - UN MIO SOGNO - Libertà, 7 settembre 1946, pag. 3

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Pasolini
UN MIO SOGNO

Libertà

7 settembre 1946

pag. 3

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

 Dopo un primo assopimento cieco e frammentario, mi trovai sopra uno di quei piccoli ponti che si vedono, negli estremi sobborghi delle città, sopra qualche torrentello... Parallelo ad esso un cavalcavia rosseggiava contro alcune colline cosparse di case. Davanti ai miei occhi, nella luce semispenta del crepuscolo, si stendevano gli immensi sobborghi di una città; tutto era deserto e silenzioso. Un vento inanimato aleggiava dai campi, ma più che investire il corpo, lo colpiva leggermente, come l’urto furtivo di un gomito che solleciti a osservare qualcosa di raccapricciante. Ma poi continuava ad alitare, trastullandosi qua e là con le foglie e la polvere, distratto, impassibile. Quando, improvvisamente, il colpo di una imposta mi allarmò.

 Volsi il capo: ma fra le cento imposte che mi attorniavano dalle fredde facciate degli edifici, mi fu del tutto impossibile individuare quella che aveva battuto. In tutte c’era il medesimo senso di fissa e imperturbabile eternità. Mi tornai a voltare, ed ecco che quella imposta si mise a cigolare di nuovo, come un canto strano, nel silenzio del sobborgo. Allora cominciai ad abbandonarmi ad una sviscerata attenzione per ciò che mi era intorno; non che vi trovassi qualcosa di assurdo e innaturale. Tutto era anzi consueto: la strada asfaltata che s’incupiva nella curva tra le case enormi... il verde di alcuni alberelli intorno al giallo limone di una edicola... prati umidi che si infossavano, più lontano, cosparsi di pietre e di immondizie... Nulla di strano infine; ma c’era quell’assoluto abbandono,

lunedì 16 giugno 2025

Jon Halliday, "La prima volta che vidi Pier Paolo Pasolini..." - Prefazione al libro "Pasolini on Pasolini", Ugo Guanda Editore 2014

 "Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Jon Halliday
"La prima volta che vidi Pier Paolo Pasolini..."

Prefazione al libro "Pasolini on Pasolini"

Ugo Guanda Editore

2014


   Una domenica sera a fine aprile del 1992, nella mia stanza d’albergo a Mosca, accesi la televisione. Era Pasqua (secondo il calendario ortodosso), ed era anche il primo giorno dall’epoca della Rivoluzione d’Ottobre in cui le campane avevano suonato a distesa – le avevo sentite io stesso in quella stanza – dalla grande cattedrale entro le mura del Cremlino. E quello che comparve sullo schermo televisivo era il pasoliniano Vangelo secondo Matteo.

   Mi sembrò del tutto a proposito che proiettassero quel film di Pasolini in quel luogo e in quella circostanza; anche se, paradossalmente, era probabile che ciò avvenisse per ragioni opposte a quelle originali dell’autore. L’apparizione del Vangelo sugli schermi dei televisori moscoviti non rispondeva tanto a un desiderio di mostrare l’interpretazione critico-immaginativa del Vangelo cristiano data da un outsider, quanto piuttosto a quello di fornire immagini critiche del deserto ideologico e morale lasciato da settant’anni di sterile comunismo. Ma immagino che Pasolini ne sarebbe stato contento, e sono certo che avrebbe accolto con disinvoltura il paradosso. In ogni caso, credo che la sua visione del Cristo dovesse esser sembrata radicaleggiante nel mondo posato e financo conservatore (oltre che compromesso col KGB) della Chiesa ortodossa russa, per non parlare di quello degli ex pseudomarxisti del vecchio Partito Comunista Sovietico. Sono certo che gli sarebbe piaciuto moltissimo essere lì per ingaggiare aspri dibattiti con un pubblico che neppure lui avrebbe sognato di poter raggiungere quando aveva fatto il film.

Enzo Siciliano, Pasolini il 68 e Cari studenti... - Tratto da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini - Giunti

 "Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Enzo Siciliano
Pasolini il 68 e Cari studenti...

Tratto da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini

Giunti


Sessantotto


     Si trascinò per l’Europa un carrozzone che faceva scoppiare con le ruote i petardi che incontrava sul cammino: fumo di candelotti lacrimogeni, poliziotti in difesa dietro scudi di plastica. Vecchie barricate, fantascientifici costumi. L’antico vento della rivolta soffiò forte a Torino, a Roma, a Berlino, a Parigi, dove gli studenti gridarono «L’imagination au pouvoir».

   L’idea era che la rivolta dovesse essere anzitutto spettacolo di se stessa, azione che metteva il proprio manifestarsi fra virgolette. L’azione si scollava dall’agire e si citava.

   L’epidemia dei metalinguaggi era arrivata a tal punto, nei sacelli universitari, da occultare elementari esigenze politiche.

   A tutto ciò non mancava verità, non mancavano ragioni: vi fu una febbre di travestimenti, e la verità sparì sotto la nebbia dei lacrimogeni.

   La ventata di giovinezza che il Sessantotto fece respirare all’Europa parve una rigenerazione.

   La permissività fu la bandiera - non che il mondo non bisognasse di permissività. Ma bisognava di riappropriazioni. Il freudismo invitava l’individuo a riappropriarsi del proprio corpo - ma le individualità sociali avrebbero dovuto riappropriarsi della propria storia. Tale compito, e tale obbligo, in una società che rendeva latitante ogni tradizione bollandola in fascio come oscurantista, avrebbero dovuto esser valutati per quel che erano: passi necessari alla sopravvivenza antropologica.

   Ciascun Sessantotto, in Francia, in Germania, in Italia, ebbe la sua specifica soluzione.

domenica 15 giugno 2025

Il background pasoliniano - Tratto da Pasolini su Pasolini Conversazioni con Jon Halliday, Ugo Ganda Editore 1992

 "Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Il background pasoliniano
Tratto da Pasolini su Pasolini

Conversazioni con Jon Halliday

Ugo Ganda Editore

1992



   Jon Halliday – Lei ha scritto parecchio circa l’importanza della famiglia per lei: mi direbbe qualcosa circa le sue origini e l’educazione che ha ricevuto?

   Pier Paolo Pasolini – Le mie origini sono, in modo abbastanza tipico, quelle dell’italiano piccoloborghese: sono un prodotto dell’Unità d’Italia. Mio padre era di antica nobiltà romagnola, mentre mia madre proviene da una famiglia contadina friulana trasformatasi col tempo in piccoloborghese: il mio nonno materno era padrone di una distilleria; la madre di mia madre era piemontese, ma aveva parenti siciliani e romani. Per cui in me c’è qualcosa di ogni parte d’Italia: ma dell’Italia piccoloborghese, vorrei precisare, nonostante il sangue nobile di mio padre. Anche la mia infanzia e la mia fanciullezza presentano la stessa caratteristica: non ho una città che possa chiamare mia. Ho vissuto qua e là, un po’ in tutta l’alta Italia. Dopo la nascita (a Bologna), ho passato un anno a Parma, poi ci siamo trasferiti a Conegliano, poi a Belluno, Sacile, Idria, Cremona e in vari altri centri del Nord.

venerdì 13 giugno 2025

Pier Paolo Pasolini, appunti dopo Accattone - 1961

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
appunti dopo Accattone

1961


       Mi sembra che la differenza tra l’espressione cinematografica e l’espressione letteraria si trovi nel fatto che la prima manca quasi del tutto di una figura, la metafora, di cui invece la seconda consiste quasi esclusivamente.

       Ho adoperato, di seguito, due «quasi». Questo significa o incertezza da parte mia, o oggettiva incertezza nella materia. Infatti le distinzioni sono sempre un po’ sciocche, si sa. Si perderebbe chiaramente del tempo se ci si mettesse ad analizzare la differenza tra l’operazione letteraria e l’operazione pittorica, per esempio. Ma, evidentemente, il cinema suscita ancora, in questo senso, un interesse un po’ patologico. È difficile resistere alla tentazione di definirlo, magari per esclusione: soprattutto per me, che ho scritto per tanti anni, ed ora mi trovo alla conclusione di una prima esperienza espressiva cinematografica.

Pier Paolo Pasolini, Il paradiso di Accattone - 1961

"Le pagine corsare " 

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Eretico e Corsaro



 Pier Paolo Pasolini
 Il paradiso di Accattone

1961

Proprio ieri sono andato a scegliere il posto dove girare le ultime inquadrature di Accattone. Fuori Roma, verso le montagne e le vallate del Lazio meridionale, e, precisamente, tra Subiaco e Olevano: ma era soprattutto su Olevano, che puntavo, come luogo dipinto da Corot. Ricordavo le sue montagne leggere e sfumate, campite come tanti riquadri di sublime, aerea garza contro un cielo del loro stesso colore. Dovevo scegliere una vallata che, in un sogno di Accattone – verso la fine del film, poco prima della sua morte – raffigurasse un rozzo e corposo paradiso. Insomma, Accattone non soltanto muore, ma va in Paradiso. Qualcuno dirà: ma questo è il colmo! Non soltanto dopo la «conversione» di Tommasino, P.P.P. ci dà un film in cui conversioni (dallo stato sottoproletario allo stato proletario e alla lotta di classe) non ce n’è, ma addirittura un film in cui si avalla «l’integrazione figurale» dello stato tradizionale e cattolico per eccellenza. E non avrebbe torto a scandalizzarsi se le cose stessero proprio così.

Pier Paolo Pasolini, Il sesso come metafora del potere - (autointervista) Corriere della Sera, 25 marzo 1975

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
Il sesso come metafora del potere
(autointervista)

Corriere della Sera

25 marzo 1975

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

Il regista, che ha incominciato a girare «Salò o le 120 giornate di Sodoma chiarisce l'intento della sua opera dove quattro «potenti» strumentalizzano alcune vittime in un continuo confronto dialettico, che è fisico oltre che economico, tra chi detiene il comando e chi invece è asservito - La scelta degli attori... 

Pochi giorni or sono abbiamo registrato su queste colonne l'inizio delle riprese, a Mantova, del nuovo film di Pier Paolo Pasolini << Salò o le centoventi giornate di Sodoma >>. Ora l'autore stesso ha voluto scrivere per il << Corriere >> dal << set >> dove lavora, questo articolo in forma di << auto-intervista >>, per chiarire il significato e i propositi della sua nuova opera che, come è noto, trasferisce i personaggi del racconto di De Sade all'epoca della Repubblica di Salo. 


D. - Questo film ha dei precedenti nella sua opera?

R. - Sì. Le ricordo Porcile. Le ricordo anche Orgia, un’opera teatrale di cui ho curato io stesso la regia (a Torino, nel ’68). L’avevo pensata nel 1965, e scritta tra il ’65 e il ’68 come del resto Porcile, che era anch’esso un’opera teatrale. Originariamente doveva essere un’opera teatrale anche Teorema (uscito nel ’68). De Sade c’entrava attraverso il teatro della «crudeltà», Artaud, e, per quanto sembri strano, anche attraverso Brecht, autore che fino a quel momento avevo poco amato, e per cui ho avuto un improvviso, anche se non travolgente amore appunto in quegli anni antecedenti alla contestazione. Non sono contento né di Porcile né di Orgia: lo straniamento e il distacco non fanno per me, come del resto la «crudeltà».

giovedì 12 giugno 2025

Pasolini, “Vivo per la letteratura, l’eros e il calcio” - L’INTERVISTA A PIER PAOLO PASOLINI, 1971

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



 “Vivo per la letteratura, l’eros e il calcio”
 L’INTERVISTA A PIER PAOLO PASOLINI

di Enzo Biagi

  

 Era il 1971 e sullo “scrittore corsaro” infuriavano le polemiche. Enzo Biagi intervistò Pier Paolo Pasolini in tv e ne nacque un battibecco: “Non posso dire tutto quello che voglio neppure qui perché sarei accusato di vilipendio del codice fascista italiano”

 Nel 1971 mentre dirigevo il Resto del Carlino feci un programma che si chiamava: Terza B: facciamo l’appello, dove alcuni personaggi, a loro insaputa, incontravano ex compagni di scuola, amici dell’adolescenza, i timidi amori. Il protagonista di una serata fu Pier Paolo Pasolini. In quel periodo si parlava molto di lui, era appena uscito il suo ultimo film Decameron, che era stato premiato al Festival di Berlino con l’Orso d’argento, e aveva suscitato molte polemiche. Insieme a lui vennero in studio alcuni compagni di classe del liceo Galvani di Bologna del 1938: feci vedere la foto di classe e chiesi al poeta chi dei ragazzi presenti gli sarebbe piaciuto rivedere. Mi rispose: “Parini, perché era il mio più caro amico, il mio compagno di banco. Era uno degli amici più cari. È morto in Russia e per tanti anni ho sognato il suo ritorno”.

giovedì 5 giugno 2025

Pasolini, Le confessioni di un Poeta (Trascrizione) - Di Fernaldo Di Giammatteo - Produzione: R.T.S.I., Radiotelevisione Svizzera Italiana del 23 febbraio 1967

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini
Le confessioni di un Poeta
(Trascrizione)

Di Fernaldo Di Giammatteo
Produzione: R.T.S.I. 
Radiotelevisione Svizzera Italiana 
del 23 febbraio 1967 

( © Questa trascrizione, dal sonoro del video, è stata curata con molta pazienza da Bruno Esposito )

Essendo la trascrizione dal sonoro a tratti, noiosa ( vai avanti e ritorna indietro continuamente), chiedo scusa per eventuali piccoli refusi e piccole, quanto insignificanti, mancanze (termini che non ho compreso bene e che ho preferito non trascrivere). 


Leggenda delle sigle:

F. D.G. - Fernaldo Di Giammatteo - Intervistatore 

P.P.P. - Pier Paolo Pasolini - Intervistato

S.C.P. - Susanna Colussi Pasolini - Madre di P.P.Pasolini


F. D.G. - Ha scritto due romanzi, volumi di poesia, ha diretto alcuni film noti in tutto il mondo, è stato esaltato e aggredito con un accanimento incredibile, ma chi sia davvero, nessuno ha mai tentato di scoprirlo. Ha avuto per maestro il teorico e l'uomo d'azione più importante nella storia del comunismo italiano, Antonio Gramsci. A Gramsci ha dedicato nel 1954 un poema che è insieme una confessione e un gesto di rivolta. 



P.P.P. - 

Lo scandalo del contraddirmi,
dell'essere
con te e contro te; con te nel core,
in luce, contro te nelle buie viscere;
 
del mio paterno stato traditore
- nel pensiero, in un'ombra di azione -
mi so ad esso attaccato nel calore
 
degli istinti, dell'estetica passione;
attratto da una vita proletaria
a te anteriore, è per me religione
 
la sua allegria, non la millenaria
sua lotta: la sua natura, non la sua
coscienza: è la forza originaria
 
dell'uomo, che nell'atto s'è perduta,
a darle l'ebbrezza della nostalgia,
una luce poetica: ed altro più
 
io non so dirne, che non sia
giusto ma non sincero, astratto
amore, non accorante simpatia...
 
Come i poveri povero, mi attacco
come loro a umilianti speranze,
come loro per vivere mi batto
 
ogni giorno. Ma nella desolante
mia condizione di diseredato,
io possiedo: ed è il più esaltante
 
dei possessi borghesi, lo stato
più assoluto. Ma come io possiedo la
storia,
essa mi possiede; ne sono illuminato:
 
ma a che serve la luce?

F.D.G. - Le cenere di Gramsci si intitola questa poesia, la tomba dell'uomo politico, morto al confino durante il fascismo, è al cimitero degli inglesi a Roma, nel quartiere popolare del Testaccio. Qui, sotto un colle di detriti c'è il mattatoio comunale, venuto a Roma dal nord nei primi anni del dopoguerra Pier Paolo Pasolini poeta e romanziere si formò in questa periferia rumorosa, ammucchiata accanto alle rive del Tevere, dove il fiume sta per uscire dalla città, come i poveri povero, imparò qui ad amare i diseredati, la loro allegria naturale e irragionevole, più che la loro lotta e la loro storia. Mucchi di case, mucchi di gente, i diseredati in cinque a dormire in una stanza e quelli che già sono un gradino più su, usciti appena dal buio della miseria, in questa periferia, in queste case prigione, qui Pasolini cominciò allora oscuramente a sentirsi un traditore. Un'altra Roma vede ora Pier Paolo Pasolini, la Roma lustra e solenne del nuovo quartiere dell'euro, dove il fascismo lasciò il segno di una civiltà di cartapesta, è la tipica Roma dei ricchi di oggi, dove il passato incompiuto si impasta con il futuro, la chiesa di San Pietro e Paolo, tonda, goffa e imperiale, nasconde piccoli edifici eleganti, dove non giungono rumori proletari, dove non arriva nemmeno il frastuono del caotico traffico romano, qui vive, appartato, il poeta delle ceneri di Gramsci, vive in una grande casa accogliente, protetto dall'amore di una piccola donna di 60 anni, sua madre. 

sabato 31 maggio 2025

Pier Paolo Pasolini, La meglio gioventù - La nuova gioventù ( Poesie friulane) - 1941-75

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Immagine di Vittorio La Verde - Pasolini alla libreria Croce, anni 70, Roma



Poesie friulane

“In una mattina dell’estate del 1941 io stavo sul poggiolo esterno di legno della casa di mia madre. Il sole dolce e forte del Friuli batteva su tutto quel caro materiale rustico… su quel poggiolo o stavo disegnando (…), oppure scrivendo versi. Quando risuonò la parola ROSADA.

Pasolini - LO SPECCHIO INSISTENTE - Libertà, 8 giugno 1946, pag.3

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini pittore - Narciso, 1947 © Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux Firenze



 Pasolini
LO SPECCHIO INSISTENTE

Libertà

8 giugno 1946

pag.3

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

 

... Pietro udì alcune voci imprecise, e in mezzo a quelle riconobbe qualche parola nitida, così si riscosse. Vide con esattezza com’era vestito e pensò (quasi i suoi pensieri deragliassero, ed egli ne avesse una specie di ironica coscienza) che quelli erano i «suoi» vestiti, e che lo definivano, lo indicavano come l’unico che potesse indossarli; quindi risalì ad un pensiero assillante. La questione dei vestiti fu subito superata per la troppa abitudine a simili sensazioni; egli ne prese coscienza e così la risolse. Restò l’amarezza del pensiero fondamentale ancora una volta dimostratosi inafferrabile, e la convinzione che sarebbe venuto il momento in cui il troppo ripetersi di situazioni simili l’avrebbe reso incapace a rassegnarsi. Prima di uscire si guardò nello specchio (uno specchio alto e rettangolare) gettandosi un’occhiata distratta:

Pasolini, Brividi di gelo - Del costume - La scrittura del poeta - Tempo, 25 ottobre 1969, pag. 27

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Eretico e Corsaro

Immagine di Vittorio La Verde - Pasolini alla libreria Croce, anni 70, Roma



Pasolini
Brividi di gelo
Del costume
La scrittura del poeta

Tempo

25 ottobre 1969

pag. 27

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

 Brividi di gelo 

Leggo sul Messaggero una notizia riportata da Novella Duemila: il ministro Gava si appresterebbe a una riforma radicale della censura italiana. La lettura del titolo di tale notizia mi ha riempito di speranza... sia pure riformistica, sia pure colpevole... Poi la lettura dell'articolo mi ha agghiacciato. La fonte (Il Messaggero) non è decisamente attendibile, se non in questioni di cronaca nera, e l'altra fonte, quella mediante (Novella Duemila), per quanto mettiamo molto più rispettabile dell'Europeo, non si presenta nemmeno essa, per questioni così gravi, come l'ideale. Ma il fatto che il ministro Gava si appresterebbe ad abolire la censura dando il benservito alle sue varie commissioni, e a chiamare al suo posto un unico collegio di censori, a livello della magistratura romana, per dare il beneplacito ai film, fondandosi solamente e formalmente sul Codice, è una cosa che nel suo insieme fa correre brividi gelati per la schiena. 

Un'unica commissione romana di magistrati? 

Il Codice fascista Rocco? 

venerdì 30 maggio 2025

Pasolini, UMANITÀ TIPO 2 - Tempo, 25 ottobre 1969, pag. 27

"Le pagine corsare " 

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Eretico e Corsaro



 Pasolini
UMANITÀ TIPO 2

Tempo

25 ottobre 1969

pag. 27

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Leggo con straordinario interesse nell’«Express» (6-12 ottobre 1969) un’intervista a Henry Ford (molto fotogenico). L’intervistatore ottempera a tutti i suoi obblighi: l’obbligo a essere distaccato, l’obbligo a essere dotato di humour, l’obbligo, soprattutto, a essere intelligente. Ma se questi obblighi, esercitati su un povero diavolo o su un artista, o comunque su un comune mortale che vive onestamente e prosaicamente i problemi del suo tempo, sono ingiusti e offensivi, esercitati su Henry Ford sembrano avere, per una volta, il tono giusto. Non che io voglia ingloriosamente infierire su Ford: egli è, come spesso succede, un uomo innocente e simpatico (i suoi delitti capitalistici sono involontari,

Pasolini, Avrei voluto urlare, e ero muto: la mia religione era un profumo.

"Le pagine corsare " 

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Eretico e Corsaro





Pasolini, Avrei voluto urlare, e ero muto:  la mia religione era un profumo.
La religione del mio tempo
Pier Paolo Pasolini
"Rileggendo 'La religione del mio tempo' l'impressione è quella di un grande poeta che abbia posto il tema dei limiti della poesia verso la vita, in un mondo che non sa più che farsene né della poesia né dei poeti. Pasolini, scegliendo la compromissione con la realtà, si è tenuto al corpo vivo della propria singolarità, narrandone l'urto con la storia. Ha rifiutato il privilegio lirico, mettendosi in discussione come singolo anonimo e comune, prendendo su di sé, insieme alla grazia e a una squisitezza che possedeva d'elezione, tutta la nostra storica miseria individuale e di popolo. Ha deluso, è andato in una direzione contraria alla politica e alla cultura istituite e d'opposizione" 
(dalla Prefazione di Gianni D'Elia).



Se – non vedendoli da soli due giorni,
ora, alla finestra, nel rivederli, un breve
istante, laggiù, ignorati e disadorni,
mentre salgono in un sole bianco come neve,
a stento trattengo un infantile pianto –
cosa farò, quando, esausto ogni mio debito,
quaggiù, si sarà perso l’ultimo rantolo
ormai da mille anni, dall’eterno?
Due giornate di febbre! Tanto
da non poter più sopportare l’esterno,
se appena un po’ rinnovato dalle nubi
calde, di ottobre, e così moderno
ormai – che mi pare di non poterlo più
capire – in quei due che salgono la strada,
là in fondo, all’alba della gioventù...
Disadorni, ignorati: eppure fradici
sono i loro capelli d’una beata crosta
di brillantina – rubata nell’armadio
dei fratelli maggiori; oppure losca
di millenari soli cittadini
la tela dei calzoni al sole d’Ostia
e al vento scoloriti; eppure fini
i lavori incalliti del pettine
sul ciuffo a strisce bionde e sulla scrima.

giovedì 29 maggio 2025

Pier Paolo Pasolini, Il fascino del Juke-box, intervista a cura di Gianfranco Calligarich - Vie nuove, 8 ottobre 1964, pag. 14

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Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
Il fascino del Juke-box


QUEL CHE PENSO DELLA CANZONE 
Intervista a cura di Gianfranco Calligarich 

Vie nuove
8 ottobre 1964
pag. 14

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

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QUEL CHE PENSO DELLA CANZONE 

Gianfranco Calligarich chiede la propria opinione a Moravia, Blasetti, Fratini, Pasolini, Ziveri, Monachesi, Ottieri, Pirro, Eco sulla canzone italiana. Ovviamente, a noi interessa quella di Pasolini. 


Il fascino del juke-box 


Pier Paolo Pasolini, nonostante abbia sempre scritto o filmato storie di giovani non si è mai servito delle canzoni come elemento descrittivo preferendo affidarsi alla grande tradizione musicale classica. Delle canzoni però apprezza il valore evocativo. 

Canzoni scritte da Pier Paolo Pasolini

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"Non vedo perché sia la musica che le parole delle canzonette non dovrebbero essere più belle. Un intervento di un poeta colto e magari raffinato non avrebbe niente di illecito. Anzi, la sua opera sarebbe sollecitabile e raccomandabile. Personalmente non mi è mai capitato di scrivere versi per canzoni: ossia, come alla maggior parte dei miei amici, non mi si è presentata l’occasione. Musicisti e parolieri si sono stretti in un impenetrabile clan, si son ben protetti dalla concorrenza (e si capisce, i diritti d’autore fruttano talvolta milioni). Quanto a me, credo che mi interesserebbe e mi divertirebbe applicare dei versi ad una bella musica, tango o samba che sia.” Così si esprimeva nel 1956 Pasolini intervistato dalla rivista “Avanguardia”, nell’ambito di una inchiesta sul possibile coinvolgimento dei poeti in veste di autori di testi di canzoni, con la prospettiva di migliorarne la qualità culturale.

(Pierpaolo Pasolini- Intervista ad “Avanguardia”-1956)










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Pier Paolo Pasolini, Cosa sono le nuvole - Domenico Modugno, 1967 - Canzoni scritte da Pier Paolo Pasolini

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Pier Paolo Pasolini
Cosa sono le nuvole

Domenico Modugno
1967


 1967 Cosa sono le nuvole 

Autori del testo - Pier Paolo Pasolini, Domenico Modugno 

Autore della musica - Domenico Modugno 

Interprete - Domenico Modugno


Che io possa esser dannato

Se non ti amo
E se così non fosse
Non capirei più niente
Tutto il mio folle amore
Lo soffia il cielo
Lo soffia il cielo, così
Ah, ma l'erba soavemente delicata
Di un profumo che dà gli spasimi
Ah, tu non fossi mai nata
Tutto il mio folle amore
Lo soffia il cielo
Lo soffia il cielo, così
Il derubato che sorride
Ruba qualcosa al ladro
Ma il derubato che piange
Ruba qualcosa a se stesso
Perciò io vi dico
Finché sorriderò
Tu non sarai perduta
Ma queste son parole
E non ho mai sentito
Che un cuore, un cuore affranto
Si cura con l'udito
Tutto il mio folle amore
Lo soffia il cielo
Lo soffia il cielo, così





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