"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini
La traduzione dell'Orestiade di Eschilo
su richiesta di Vittorio Gassman
(Prima parte: Lettera del traduttore)
Il Contemporaneo
numero 24
anno III
aprile 1960
da pag. 42 a pag. 69
( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )
Sommario:
Prima Parte - Lettera del traduttore
Seconda Parte - Dall' « Agamennone »
Terza Parte - Dalle « Coefore »
Per gli spettacoli classici che ogni due anni si danno al teatro Greco di Siracusa, Pier Paolo Pasolini ha tradotto la trilogia di Eschilo, l'Orestiade. La notizia è già largamente nota, come è noto che la trilogia viene curata e allestita da Vittorio Gassman, il quale scegliendo Pasolini ha compiuto un atto di coraggio e, in certa misura, critico. Noi già formulammo in altre occasioni le nostre riserve sui grandi sforzi organizzativi e finanziari che si compiono per i cosiddetti spettacoli " classici ". Si possono comprendere le ragioni turistiche: splendido paesaggio, teatri antichi, per quanto restaurati, di gran fascino, suggestione spettacolare indubbia. Solo che, a nostro avviso, tanti sforzi, prima di tutto, andrebbero compiuti nei riguardi del teatro nazionale, che langue in una avvilente agonia. Senza contare delle censure, spesso gravissime, che si possono muovere a molte messinscena di classici, dove si va da una mistura di barocco grossolano, o di estetismo d'accatto, alla faciloneria e all'improvvisazione, che si basa su traduzioni comunque raffazzonate, o su trascrizioni onuste di retorica e di vecchiume. Vi son le eccezioni, si capisce. Ma nulla tolgono alla validità del nostro discorso. E alla nostra diffidenza, che riguarda anche l'iniziativa di Gassman. Comprendiamo tutte le ragioni che l'hanno convinto ad accettare la rappresentazione di Eschilo, e le apprezziamo. Non v'è dubbio però che lo preferiamo impegnato, con tutti i rischi che tale impegno comporta, su testi come l'Adelchi: la tragedia greca ha collaudi d'ogni tipo. Ma, a nostro avviso, un elemento Io riscatta apriori, ed è la traduzione di Pasolini. Delle tre tragedie, pubblichiamo qui sotto, in anteprima, la versione di due brani tratti da Agamennone e da Le Coefore, i primi due tempi della trilogia. Si tratta, per l'Agamennone, della tremenda profezia della prigioniera Cassandra, prima dell'atroce delitto ai Clitennestra; e per Le Coefore della scena finale, della vendetta del figlio di Agamennone, Oreste. Come ognuno vedrà, siamo dinanzi a un testo poetico (mi riferisco ai versi di Pasolini) di grande intensità e modernità. Nulla del contorto parafrasare di molte versioni; spedito e preciso; attento alla costanza tragica, alla tensione, all'urto dei prossimi eventi. Non è il caso di avviare ora un ennesimo discorso sul tradurre. A nostro giudizio, vi è qui una salutare lezione di versione moderna (e proprio perciò più precisamente storicizzata e filologica), che, oltretutto, potrà grandemente aiutare la fatica degli attori, impegnati in una rappresentazione che rischia troppo spesso di aver sapore d'archeologia o di mero estetismo.