"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Biblioteca nazionale centrale - Roma
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Pasolini col Vangelo alla mano muove gli attori senza volto
di Luigi Locatelli
26-04-1964
Ritaglio di "Il Giorno"
Biblioteca nazionale centrale - Roma
(Trascrizione curata da Bruno Esposito)
Biblioteca nazionale centrale - Roma |
L’atmosfera è quella, un po’ goliardica, che si ritrova tra tutte le troupes cinematografiche. Allegria e serietà, scapigliatura e lavoro sodo. Quando il. regista, lo scrittore Pier Paolo Pasolini dà i tradizionali ordini per girare la scena, « motore », « azione », qualche cosa di diverso succede. Il bravo Tonino Delli Colli, l'operatore di « Accattone ». comincia a muovere la piccola Arriflex.
Il silenzio si fa più impegnato. L'attenzione di tutti è più avvertita del solito. Tocca girare al protagonista, « vai Enrique, vai », ordina con calma Pasolini. Enrique Irazoqui è seduto su un tronco di ulivo. La faccia pallida, magra, avvolta in un grezzo mantello di lana marrone, il corpo fasciato da una semplice tunica avena. Legge le parole che deve pronunciare davanti alla macchina da presa su una lavagnetta sorretta dall’aiuto regista.
« Voi sentirete parlare di guerre e rumori di guerre; badate di non turbarvi; bisogna che questo avvenga ma non sarà la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno pestilenze e carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto Questo non sarà che il principio dei dolori »…La drammatica predizione che Gerusalemme sarà distrutta: la fine del mondo. Le parole del Vangelo di San Matteo, che Pasolini sta traducendo in film.
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Un'idea che lascia perplessi, quella di trasportare sullo schermo il primo dei quattro Vangeli, soprattutto conoscendo la diffusa preferenza per argomenti commerciali di molti nostri cinematografari- Ma Pasolini non è di questo parere…
« La storia di uno che nasce povero » dice, che ha una vita ricca e complessa come è raccontato nel Vangelo, e consegna agli uomini il messaggio del cristianesimo, « ha tanti elementi favolosi anche per il grosso pubblico ».Il progetto di realizzare il «Vangelo secondo Matteo» Pasolini l’ha studiato e maturato per un paio d'anni. Nell'ottobre… '62 si trovava ad Assisi. Era stato invitato dalla « Pro Civitate Christiana » ad‘un dibattito sul suo « Accattone ». Finito il convegno, lo scrittore-regista voleva tornarsene a casa, ma le strade erano ingorgate di traffico. Code di automobili lunghe chilometri e, per le vie di Assisi, migliaia di persone arrivate per la visita di Giovanni XXIII. Non c’era altro da fare che aspettare che fosse partito il treno del Papa, prima di prendere la via del ritorno.
« In camera mia, sul tavolo c’era un Vangelo. L'avevamo messo lì per farlo leggere agli ospiti, e ci sono riusciti perché io lo presi e cominciai a sfogliarlo ».Un libro stimolante dice Pasolini: leggeva e si convinceva che quel racconto era un ottimo soggetto cinematografico. Per un po', ha tenuto l'idea perse, poi una volta ne ha parlato ad Alfredo Bini, che era stato il produttore dei suoi film.
« Eravamo in Africa, con Bini, per i sopralluoghi di "Padre selvaggio", e Bini è stato subito entusiasta ».
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« Non ho nessuna intenzione dl proporre interpretazioni teologiche. Sarà un'vangelo assolutamente canonico »dice. Con padre Favero particolarmente ha avuto lunghe discussioni, numerosi scambi di lettere per evitare qualsiasi imprecisione, anche di dettagli storici e di costume, nelle ambientazioni, nell’impostazione delle scene, dei personaggi. Anche adesso che sta girando, le lettere tra lui e il religioso continuano. Un viaggio compiuto successivamente in Terra Santa con padre Andrea Carrano, « un veneto simpaticissimo », ha convinto il regista che non era il caso di andare a girare nei luoghi originari. Il paesaggio descritto dai Vangeli non esiste più, perciò il film verrà girato in Italia. Le prime scene, che si svolgono sul monte degli ulivi e nell’orto” di Getsemani sono state girate in un uliveto ai piedi di Tivoli, su Monte Cavo il discorso della montagna. Altre scene in Calabria, a Crotone, Matera, tra Barletta e Taranto, dove la campagna del meridione è più somigliante alla Palestina.
Tutti gli attori sono nuovi al cinematografo. La loro ricerca è stata particolarmente difficile perché Pasolini non voleva nessun viso che il pubblico potesse ricordare o identificare con altri
personaggi. Irazoqui è entrato nel film casualmente.
« In un primo tempo pensavo a qualche poeta, per il personaggio di Cristo. Ne avevo interpellati diversi,. avevo anche fatto dei tentativi con alcuni scrittori, uno russo, uno americano, uno spagnolo. Alia fine mi ero quasi deciso per un attore tedesco che andava benissimo ».Enrique Irazoqui un giorno gli ha telefonato a casa. Voleva conoscerlo, aveva letto l’unico suo libro tradotto in Spagna « Ragazzi di vita » e gli altri nell'edizione originale. Voleva discutere con lui di problemi culturali… Appena lo vide, con quel viso che ricorda i Cristi dipinti dal Greco, Pasolini gli ha proposto di lavorare nel film. Per la ricerca degli altri personaggi, lo scritture-regista è stato aiutato dalla scrittrice Elsa Morante. Un giovane nipote della scrittrice apparirà nel film come San Giovanni. Il critico musicale e fotografo Ferruccio Nuzzo è san Matteo, lo scrittore Enzo Siciliano, Alfonso Gatto, lo studente Giorgio Agamben sono altri Apostoli: è il gruppo intellettuale del cast, che passa le lunghe attese tra una scena e l’altra leggendo libri sui vampiri e sullo zen.
Con il camionista del portico d’Ottavia e il commerciante in ferramenta, ci sono nelle vesti di Apostoli e discepoli, contadini e pastori calabresi e lucani, facce dure, rozze, quasi primitive, come dovevano esserlo probabilmente i pescatori del mare di Galilea, gli artigiani e i contadini di Nazareth e della Palestina che per primi seguirono Gesù. Cristo.
La difficoltà tremenda, da angoscia - dice Pasolini - è nel creare la figura del Cristo ». Una difficoltà che si avverte, concretamente, quando è il momento di girare, e sul set produce una atmosfera diversa da quella delle altre realizzazioni cinematografiche, sia pure impegnative: trasforma il vento della grande ruota a pale e le fiamme delle torce in segni premonitori dell’apocalisse, muta il camionista nel traditore Giuda, il commerciante di ferramenta nell’Apostolo Pietro, lo studente catalano di scienze economiche e commerciali nella figura del Cristo. prossimo ai suoi momenti più dolorosi.
Luigi Locatelli
(Trascrizione curata da B. Esposito)
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Collaborano alla creazione di queste pagine corsare:
Carlo Picca
Mario Pozzi
Alessandro Barbato
Maria Vittoria Chiarelli
Giovanna Caterina Salice
Simona Zecchi
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