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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

lunedì 7 febbraio 2022

Pier Paolo Pasolini, biografia breve - 1967, La storia della mia vita è la storia dei miei libri.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini,   biografia breve
1967
La storia della mia vita è la storia dei miei libri.





Il 1967 inizia con molte idee e progetti in cantiere. In una lettera a Garzanti Pasolini fa un elenco di nuovi lavori letterari abbozzati:
Pagine Tratte da "Lettere" a cura di Nico Naldini

In un’intervista rilasciata a Manlio Cancogni a febbraio dichiara (L'intervista completa la trovi qui):


Un piccolo Paese non può dare un grande scrittore. Lo ha detto Goldmann.
...
Sì. Ogni libro è in rapporto al suo background culturale. Se questo è mediocre anche il libro lo sarà.

[...]

...Non scrivo poesie perché non ho destinatario. Non so più a chi mi rivolgermi. So che ci sono in Italia un diecimila persone che amano la poesia. Ma a loro mi rivolgo lo stesso, anche senza scrivere... 

[...]

...Il teatro invece mi consente di fare nello stesso tempo poesia e romanzo. Poesia perché come sai scrivo le mie tragedie in versi-romanzo perché racconto una storia...

(Manlio Cancogni intervista Pier Paolo Pasolini

1967

Un piccolo Paese non può dare un grande scrittore.)

 

Il 18 gennaio parte nuovamente per il Marocco per le ambientazioni dell’Edipo re.


La Terra vista dalla Luna è stato girato nel novembre del 1966. Il 2 febbraio  il film Le streghe, di cui La terra vista dalla Luna è un episodio, esce nelle sale mentre Pasolini è in Marocco. 

"Quando è apparso, gli spettatori ne sono rimasti sconcertati. Lo stesso vale per i critici: credo che nessuno di loro, fin adesso, ne abbia mai parlato in modo sensato; tutti l’hanno trattato come se fosse nient’altro che una parentesi bizzarra della mia opera, mentre io lo considero una delle mie cose meglio riuscite." 
(Pasolini su Pasolini)




Al rientro dal 
Marocco, Pasolini gira in una settimana, tra marzo e aprile, un altro cortometraggio con Totò e Ninetto Davoli: il breve episodio, destinato a far parte di un nuovo film collettivo prodotto da De Laurentiis, Capriccio all’italiana, si intitola "Che cosa sono le nuvole?" I due attori sono affiancati da Laura Betti, Adriana Asti, Francesco Leonetti, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e da Domenico Modugno che oltre a recitare nel film la parte del «monnezzaro», mette in musica ed interpreta un testo di Pier Paolo Pasolini "Che cosa sono le nuvole?(di Domenico Modugno e Pier Paolo Pasolini).



«Bianco e Nero» 3-4, marzo-aprile 1967. 
Testo del programma televisivo di G. Pellegrini.



In aprile iniziano in Marocco le riprese dell’Edipo re. Il film si ispira alla tragedia di Sofocle ma con un prologo e un epilogo moderni, con evidenti riferimenti autobiografici.

"il film è una proiezione in parte autobiografica. Ho girato il prologo in Lombardia, per evocare la mia infanzia in Friuli, dove mio padre era ufficiale, e il finale, o meglio il ritorno di Edipo poeta, a Bologna, dove ho iniziato a scrivere poesie; è la città in cui mi sono trovato naturalmente integrato nella società borghese; allora credevo di essere un poeta di questo mondo, come se questo mondo fosse stato assoluto, unico, come se non fossero mai esistite le divisioni di classe. Credevo nell’assoluto del mondo borghese."
"Il primo episodio presenta un bambino piccolo di oggi, tra padre e madre, cristallizzando quello che viene comunemente chiamato «complesso edipico». Egli realizza, a un’età in cui nulla è ancora cosciente, la prima esperienza della gelosia. E suo padre, per punirlo, lo appende per i piedi – compiendo attraverso il «simbolo» del sesso (i piedi) una sorta di castrazione. Dopo di che, nella seconda parte, inizia la proiezione nel mito di quel fatto psicoanalitico. Edipo re si presenta dunque, in questa seconda parte, come un enorme sogno del mito che termina con il risveglio, con il ritorno alla realtà."

(Il sogno del centauro)



Pasolini: Voglio rappresentare il mito di Edipo, ma un mito che sia veramente mito, mito cioè arcaico, lontanissimo nel tempo, quasi selvaggio. Infatti i costumi ricordano più che la Grecia antica o micenea, ricordano addirittura i costumi dei sumeri o addirittura degli atzechi o addirittura di selvaggi dell’Africa equatoriale. L’ho fatto un po’ arbitrariamente, ma sapendo di farlo e forse anche con un po’ di estetismo, ma sapendo che quest’estetismo c’era. È chiaro che se io sposto la vicenda al di là della storia, in un periodo storico imprecisato, prima della nostra coscienza di uomini, all’origine dell’umanità, mi trovo in un mondo che è uguale dappertutto e chi si aspetterà, probabilmente molti si aspetteranno una elucubrazione ideologica del mito resterà deluso, perché la elucubrazione come ripeto è interiore. Non è che con questo vorrei semplicemente fare una specie di mito di Edipo come si trattasse di Maciste, questo no, e infatti l’inizio come la fine del film sono moderni, cioè affondo il mito nei nostri giorni, lo rendo cioè assolutamente attuale attraverso la rappresentazione di una infanzia e di una vecchiaia che sono dei nostri anni.

(Trascrizione di Al cuore della realtà (regia Francesco Savio, 1974), programma televisivo Rai tratto dalla rubrica Settimo Giorno a cura di Francesca Sanvitale ed Enzo Siciliano. Hanno partecipato Morando Morandini, Giorgio Bassani e Vittorio Sermonti)


Mentre è in Marocco gli giunge la notizia della morte di Totò.

"Scelsi Totò per quello che era: un attore, un tipo inconfondibile che il pubblico già conosceva. Non volevo da lui che fosse altro se non quello che era. Povero Totò, spesso mi chiedeva con molta gentilezza, e quasi come un bambino, se non poteva fare un film più serio, e io ero costretto a ripetergli: «No, no, voglio soltanto che tu sia te stesso». Totò, quello vero, era manipolato, artificioso, non era un personaggio ingenuo e genuino come il Franco Citti dell’Accattone. Era un attore costruito da lui stesso e dagli altri fino a diventare un tipo, ma io me ne servivo precisamente per questo, per il fatto che era un tipo. Era uno strano miscuglio di veracità napoletana credula e popolaresca, da una parte, e di clown dall’altra: era cioè riconoscibile, neorealistico e insieme assurdo e surreale. Perciò lo scelsi, e questo era quello che era, anche nei peggiori film di tutta la sua vasta produzione."
(Pasolini su Pasolini)




[Teorema] è nato in un momento, assieme alle opere teatrali, di disperazione esistenziale totale. Devo dire che questo è avvenuto perché è morto Totò. Probabilmente se Totò fosse vissuto avrei continuato sulla linea di Uccellacci e uccellini. Questi film comici sarebbero stati una specie di antidoto contro questi rigurgiti esistenziali, disperati e un po’ mortiferi.

(Intervista con Adriano Aprà -  1968-1969; 
pubblicata in «La Cosa vista», n. 2, 1985)






Nel numero di marzo della rivista «Cinema & Film» esce uno stralcio di Bestemmia.


«Buongiorno, cari amici, come va?»

(P.P. Pasolini, Dialogo I°, in «Cinema&Film»,1966-67)



Cinema & Film le ha aperto le porte del cinema?

Assolutamente no. Quando chiesi a Pasolini di prendermi come assistente, lui, che mi apprezzava, disse: «Io ho bisogno di persone più dolci intorno a me. E poi non si parla di cinema quando si lavora…». Pasolini pensava che volessi inseguirlo anche sul set, torturandolo con mille domande. Non era questa la mia intenzione. Volevo imparare a muovermi nella foresta del cinema. Ma lui aveva ragione. Il set è una brutta bestia. Se non lavori intralci la macchina, inciampi nei piedi di tutti, perché tutti sanno il lavoro che devono fare e uno senza funzioni precise finisce per portare il caffé al regista. Il set è un insieme di professionalità assai bene integrate. Ogni giorno c'è un programma da portare a casa. Se c'è qualcuno che non funziona deve essere allontanato. Pasolini leggeva quello che scrivevo su di lui, in qualche modo paventava il mio eccesso di attenzione. Ho imparato a fare cinema vedendolo. La gavetta televisiva mi ha svezzato e nel 1969 avevo già fatto una breve fiction (Il libro bianco) con Giulio Brogi. Nel 1971 una mia storia venne finanziata dagli Sperimentali della Rai. Era Niente meno di più, il mio primo lungometraggio, storia di un pretino milaniano confinato in montagna dal suo vescovo e degli amici che lo vanno a trovare, un po' volendogli bene un po' provocandolo. In filigrana c'erano i fallimenti del ‘68…

Comunque Pasolini vi sponsorizzò da subito…

Disse a Garzanti che eravamo giovani da sostenere. Fu fondamentale per la vita della rivista. Ricordo quello che sarebbe stato il nostro ultimo incontro. Fu al Nuovo Olimpia, casualmente, in platea. Io avevo appena girato Garofano rosso e dal montaggio trapelavano buone notizie sulle qualità del film. Mi fece un gran sorriso e agitò la mano, così, come un ragazzo. Tre mesi dopo venne assassinato. Ripensando a Salò non posso smettere di pensarlo come un film testamentario…

(Luigi Faccini intervistato dal Lucca Film Festival)

Pasolini aiutò materialmente la nascita della rivista poiché presentò i redattori a Garzanti, che sostenne la distribuzione in libreria di «Cinema&Film».

«Ciò che io chiedo al potere
[…] è di garantire la libertà non di nome, ma di fatto, cioè non attraverso una enunciazione tattica, ma attraverso una elaborazione del pensiero. Ora, tale elaborazione del pensiero – del pensiero marxista –pare interrotta, a causa di una […] incapacità del marxismo ad afferrare alcune ‘novità’ del neo-capitalismo»
Pier Paolo Pasolini



Partecipa per la terza volta al Festival di Pesaro dove tiene la relazione Discorso sul piano-sequenza ovvero il cinema come semiologia della realtà, poi ripresa in Empirismo eretico, con il titolo Osservazioni sul piano-sequenza.

Avanti 1967


ll 3 settembre 1967 Edipo re debutta alla XXVIII Mostra del cinema di Venezia. Bini accusa il direttore del festival, Luigi Chiarini, di avere deciso di dare il Leone d’oro a Bella di giorno di Buñuel prima ancora che la giuria si riunisse. La lite viene entusiasticamente ripresa dalla stampa, infuriata per quella che considera l’arroganza della mostra nei confronti degli organi di informazione.


(Mario Verdone - Cinema di idee - Bianco e nero numero1-2 gennaio-febbraio 1968)


Il 17 settembre, su "L'Espresso", Moravia scrive:
"La tragedia di Edipo, a meno di andare a cercare i primitivi polinesiani tra i quali vige ancora oggi il tabù dell’endogamia e dell’incesto, non ha niente a che fare con il mondo moderno. Anche se poi gli stessi eventi potrebbero benissimo verificarsi negli stessi modi. La tragedia di Edipo appartiene al mondo arcaico greco; tanto è vero che in Grecia essa era un mito, cioè qualche cosa di così insopportabile per la società quale era allora da meritare di essere trasformato in mistero..."


Nella collana garzantiana «Film e discussioni» esce la sceneggiatura del film preceduta da un saggio introduttivo, Perché quella di Edipo è una storia

"Anch’io come Moravia e Bertolucci, sono un borghese, anzi un piccolo borghese, una merda, convinto che la sua puzza sia non solo un profumo, ma l’unico possibile profumo del mondo. Anch’io sono dotato quindi delle connotazioni dell’estetismo e dell’umorismo, le connotazioni tipiche dell’intellettuale piccolo borghese. D’altra parte bisogna convenire che ormai il piccolo borghese non è altro che l’uomo..."

(P.P. Pasolini, Edipo re, Milano, 

Garzanti, 1967; pp. 11-17)

Il 7 e 8 ottobre al Teatro del Ridotto di Venezia va in scena una versione teatrale di Uccellacci e uccellini, allestita, nell’ambito del XXVI Festival Internazionale del Teatro di prosa della Biennale, dal Centro Universitario Teatrale di Parma, per la regia di Bogdan Jerković. 

Gli attori del ≪ Centro Universitario Teatrale ≫ di Parma (al quale si deve dal 1953 l’organizzazione del Festival Internazionale del Teatro Universitario) hanno tentato un interessante esperimento: quello di trasportare sulle scene, come un testo teatrale, la sceneggiatura originale del film Uccellacci e uccellini di Pier  Paolo Pasolini. La sceneggiatura stessa comprende tre episodi, il primo dei quali non ha trovato posto nel film (ed e forse, proprio per tale ragione, il più teatrale dei tre, almeno dal punto
di vista dell’esteriorità strutturale, essendo il solo che rispetti l’unità di luogo).

Il regista jugoslavo Bogdan Jerkovic (fondatore e direttore del Teatro Universitario di Zagabria, che da sette anni guida autorevolmente anche i giovani attori di Parma) si e sforzato di conferire il carattere di un discorso unitario ai tre episodi (sostanzialmente autonomi) di Uccellacci e uccellini, ponendo in rilievo il tema ad essi comune del ≪ miracolo non riuscito ≫...

Il Dramma
numero 373, ottobre 1967


Nella prefazione al programma di sala dello spettacolo Uccellacci e uccellini, messo in scena dal Cut di Parma nel 1967, Pasolini scrive:
"Se io dovessi decidermi a fare qualcosa per il teatro, come autore o regista punterei tutto sulla parola. Ma con ciò non potrei assolutamente escludere che il gesto e l’azione siano importanti nel teatro come nel cinema, solo che si pongono in una sorta di contraddizione simmetrica: nel cinema è il linguaggio scritto-parlato che […] integra cioè il linguaggio puro della presenza fisica e dell’azione, mentre a teatro è il linguaggio puro della presenza fisica e dell’azione che integra il linguaggio scritto-parlato."
 Stefano Casi, I teatri di Pasolini, cit., p. 213.

A ottobre scrive a Jean-Luc Godard sollecitando la sua presenza a Roma per intervenire a una riunione su Vangelo ’70, un altro film a episodi ispirati a parabole del Vangelo affidati a vari registi, tra cui appunto Pasolini e Godard:
Pagine Tratte da "Lettere" a cura di Nico Naldini

Avanti, dicembre 1967

   "Inizialmente era solo una lunga carrellata per tutta Via Nazionale, a Roma. Ha ancora una durata di dodici minuti, ma vi ho inserito due o tre fotogrammi diversi. Vangelo ’70 dovrebbe ispirarsi a parabole o ad altri passi dei Vangeli. Per il mio episodio ho scelto l’innocente fico... ricorda, quando Cristo vuole cogliere qualche fico, ma essendo marzo l’albero non ne ha ancora prodotto nessuno, e Cristo lo maledice. A me quest’episodio è sempre parso molto misterioso e se ne hanno parecchie interpretazioni contraddittorie. Il modo in cui l’ho interpretato io è più o meno questo: vi sono momenti della storia in cui non si può essere inconsapevoli; bisogna essere consapevoli, e non esserlo equivale a essere colpevoli. Perciò ho fatto camminare Ninetto per Via Nazionale, e mentre lui cammina senza un pensiero al mondo, inconsapevole di tutto, passano sullo schermo, sovrapposte a Via Nazionale, le immagini di alcune delle cose importanti e pericolose che stanno avvenendo nel mondo: cose di cui lui, appunto, non è consapevole, come la guerra del Vietnam, le relazioni fra Est e Ovest e così via. Sono solo ombre che gli passano sopra, delle quali è ignaro. Poi a un certo punto si sente la voce di Dio, in mezzo al rumore del traffico, che lo sprona a conoscere, a rendersi consapevole. Ma, come il fico del Vangelo, il ragazzo non capisce, perché è immaturo e innocente, e così alla fine Dio lo condanna e lo fa morire"

Pasolini su Pasolini.



Il 17 ottobre è a Milano dove partecipa a un dibattito con i ragazzi della scuola di Barbiana.



A Milano incontra Allen Ginsberg, ospite di Fernanda Pivano.



Il 26 ottobre registra a Venezia un’intervista televisiva con Ezra Pound, per la regia di Vanni Ronsisvalle, dal titolo Pasolini-Pound. Un’ora con Ezra Pound, che verrà trasmessa dalla Rai l’anno successivo.




Nel numero di dicembre di «Nuovi Argomenti» appare il dramma Pilade. 

<<Adesso preferisco muovermi nel passato proprio perché ritengo che l’unica forza contestatrice del presente sia proprio il passato. È una forma aberrante, ma tutti i valori che sono stati valori nei quali ci siamo formati, con tutte le loro atrocità, i loro lati negativi, sono quelli che possono mettere in crisi il presente>> 
(Pasolini 1973, p. 125).


(La tragedia viene poi rappresentata nella cavea del teatro greco di Taormina il 29 agosto del 1969, con regia di Giovanni Cutrufelli, interpreti Annibale e Armando Ninchi, Claudia Giannotti e Lombardo Fornari.)




Il 18 dicembre Pasolini parte per l’India dove gira il documentario Appunti per un film sull’India. 
Film girato dal 20 dicembre 1967 al 10 gennaio 1968 negli esterni dello Stato di Maharashtra (Bombay), Stato di Uttar Pradesh, Stato di Rajahstan, New Delhi.

Avevo cinque anni e la mia famiglia allora abitava a Conegliano. La sera di una domenica io la mamma e il babbo eravamo appena tornati dal cinematografo. Io aspettavo che fosse pronta la cena e sfogliavo certi foglietti che erano stati dati al cinematografo come réclame. Ricordo ancora una sola illustrazione ma la ricordo con grande precisione che mi turba ancora. Quanto la osservai! Che soggezione e voluttà mi diede! La divoravo con gli occhi e tutti i miei sensi erano eccitati per poterla gustare a fondo. Provavo allora lo stesso spasimo che ora mi stringe il cuore di fronte a un’immagine o a un pensiero che non sono capace di esprimere. La figura rappresentava un uomo riverso tra le zampe di una tigre. Del suo corpo si vedevano solo il capo e il dorso; il resto scompariva (lo immagino ora) sotto la pancia della belva. Ma io credetti invece che il corpo fosse stato ingoiato, proprio come il topo tra le fauci di un gatto… il giovane avventuriero, del resto, pareva ancora vivo, e conscio di essere semilavorato dalla tigre stupenda. Giaceva col capo supino, in una posizione quasi di donna - inerme, nudo. L’animale intanto lo inghiottiva ferocemente. […] Davanti a questa figura […] sentivo un brivido dentro di me, e come un abbandono. […] Intanto cominciavo a desiderare di essere io l’esploratore divorato vivo dalla belva. Da allora spesse volte prima di addormentarmi fantasticavo di essere in mezzo alla foresta e di essere aggredito dalla tigre. Mi lasciavo divorare da essa. E poi naturalmente… escogitavo il modo di riuscire a liberarmi e a ucciderla.

(P.P. Pasolini, “Quaderni rossi” in Id.,
Romanzi e racconti, Milano, Mondadori, 1
998, Vol. I, pp. 135-136 (a cura di
Walter Siti e Silvia de Laude).


"Se vedessi due tigrotti
affamati saresti disposto 
a offrire il tuo corpo 
per sfamarli?"

Scrive saggi di teoria e tecnica cinematografica che confluiranno in Empirismo eretico tra cui:


“La storia della mia vita è la storia dei miei libri”

Pasolini si ricorda e si immagina

Intervista con Pier Paolo Pasolini

Primo Piano 1967

Personaggi e problemi dell’Italia d’oggi 

Genere: documentario

Titolo proprio: Pier Paolo Pasolini

Regia: Carlo DI Carlo 

Il film traccia un ritratto di Pier Paolo Pasolini e della sua attività letteraria e cinematografica, attraverso la video testimonianza di Pasolini stesso e una serie di riprese effettuate nelle borgate romane. Pasolini mette in risalto la sua vicenda di uomo di cultura, scrittore, poeta, cineasta, con riferimenti ai problemi della vita italiana degli ultimi venticinque anni, in particolare in rapporto alla condizione umana e sociale dei giovani e dei sottoproletari della periferia della capitale. Nel documentario sono inserite, come documentazione dell’attività cinematografica di Pasolini, alcune immagini tratte dai suoi film. Il documentario è l’unico realizzato nell’ambito del progetto “Primo piano. Personaggi e problemi dell’Italia d’oggi”. Bellissima la lettura finale di una sua poesia.

(Qui trovi il film e la trascrizione)


Qui un'intervista e una lettera:


Pasolini: «La TV è peggio della guerra in Vietnam» Anno 99 Numero 287 - STAMPA SERA, Martedì 5 - Mercoledì 6 Dicembre 1967 - Di Liliana Madeo

Lettera AL DIRETTORE - Pasolini e la televisioneSTAMPA SERA Anno 99 - Numero 292, Lunedi 11 - Martedì 12 Dicembre 1967


"Avanti", 13 dicembre 1967


Intanto la macchina giudiziaria contro Pasolini, non molla la presa:

La Stampa, dicembre 1967

1967

  • 10.01.67 Processo La ricotta. notifica della fissazione dell'udienza per la discussione del ricorso in cassazione.
  • 31.01.67 Querela De Santis. IX udienza e sentenza.
  • 02.02.67 Causa civile Amoroso. II udienza in corte d'appello.
  • 24.02.67 Processo La ricotta. Sentenza della cassazione.
  • 09.06.67 Fatti del Circeo. Notifica del decreto di citazione a comparire davanti alla corte d'appello di Roma.
  • 20.06.67 Causa civile Amoroso. III udienza in corte d'appello. Precisazione delle conclusioni.
  • 06.07.67 Fatti del Circeo. I udienza di corte d'appello. Rinvio a nuovo ruolo. 27.11.67 Fatti del Circeo. Notifica del decreto di citazione a comparire davanti alla corte d'appello di Roma.
  • 19.12.67 Fatti del Circeo. II udienza e sentenza della corte d'appello.
  • 22.12.67 Causa civile Amoroso. IV udienza. Spedizione a sentenza.
  • 27.12.67 Fatti del Circeo. Notifica del ricorso per cassazione del procuratore generale contro la sentenza.




Curatore, Bruno Esposito
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