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sabato 5 aprile 2025

Dopo Firenze - Lo schieramento dei partiti sul problema dell’aborto - Epoca, 25 gennaio 1975

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

DOPO FIRENZE  

Lo schieramento dei partiti sul problema dell’aborto 

Epoca

numero 1268

25 gennaio 1975

da pag.20 e pag. 21

( © Questa trascrizione da cartaceo, anche un po faticosa, è stata curata da Bruno Esposito )

Quest'articolo di Sandra Bonsanti - tra l'altro citato anche da Walter Siti, in Pasolini saggi sulla politica e sulla società, Meridiani Mondadori -, viene inserito nel mio blog, per introdurre una serie di altri post che verranno pubblicati, sulla polemica scaturita da un articolo di Pier Paolo Pasolini, apparso sulle colonne del Corriere della sera, il 15 gennaio del 1975, dal titolo "Sono contro l'aborto".

Man Mano che il materiale da me raccolto, si trasformerà in post (presto), i link verranno aggiunti a questa pagina.  

Buona lettura.








PSI: « Entro quest’anno il Parlamento è in grado di approvare la legalizzazione »

DC: « L’attuale legge può e deve essere riveduta » 

PCI: « Favorevoli all’interruzione della maternità in circostanze da valutare bene »

PSDI: « L’esempio francese può valere anche per noi »

PRI: « In certi casi è necessario »

PLI: « Siamo per la procreazione responsabile »

MSI: « È un falso problema per distrarre il paese da Quelli più gravi » 

di SANDRA BONSANTI


 

Roma, gennaio

I dibattito sull’aborto, uscito dalle strette cerchie del femminismo e dei movimenti di liberazione della donna, ha investito con violenza l'opinione pubblica italiana (vedasi l’arresto del segretario del partito radicale Spadaccia dopo la scoperta di una clinica per aborti a Firenze) e sta coinvolgendo, forse con risvolti clamorosi, l’attività politica. Come si è sviluppata la discussione all’interno dei vari partiti? Quale sarà il loro atteggiamento il giorno in cui saranno chiamati a pronunciarsi in Parlamento sulla legalizzazione dell’ aborto o sul mantenimento della situazione attuale? 

Epoca ha rivolto queste do mande ai responsabili dei partiti, tra i più qualificati ad esprimersi a tale riguardo. Siamo quindi in grado di offrire ai lettori un panorama completo delle varie posizioni politiche su questo importante problema. 

PCI: 

on. Adriana Seroni 

Ricordiamo come si presentò sulla scena politica italiana il problema dell’aborto: in termini assai semplicistici, come se tutto si riducesse al problema di una singola legge. A noi la questione apparve, come è, molto più complessa, ricca di grandi implicazioni sociali, culturali, giuridiche. E ponemmo anche una questione di metodo: l’esigenza di un confronto sereno e costruttivo, che era ed è essenziale, oltretutto, per arrivare a esiti positivi. Era necessario un approfondimento e abbiamo tentato di farlo: così ci siamo andati formando alcune convinzioni. Che anzitutto bisogna garantire alla popolazione i mezzi che consentano una generazione davvero libera e responsabile, limitando l'area di ricorso all’aborto: educazione sessuale, quindi sin dalla scuola, e strutture pubbliche per il controllo delle nascite. Ci è sembrato e ci sembra che proprio ciò aiuti e valorizzi la capacità della coppia ad armonizzare, anche sul terreno della generazione, sulla via di una crescita umana e civile: mentre è indubbio che con l’aborto la donna è comunque chiamata a pagare per tutto e per tutti. In questo senso si è mossa la proposta di legge per il controllo delle nascite, che per primi presentammo. Oggi tanti affermano con noi che bisogna « prevenire l’aborto », tuttavia per un lungo periodo siamo stati soli a muoverci in questo senso: e ci rallegra che oggi la situazione sia in parte cambiata. Ma insieme a questo, bisogna anche cambiare la legislazione sull'aborto, fascista e iniqua : e proprio perché tale non più corrispondente alla realtà del paese. I fatti di Firenze dimostrano che questa esigenza è indilazionabile. Noi pensiamo che si debba andare a una nuova regolamentazione che consenta l’aborto in una serie di circostanze, responsabilmente valutate: e in tal caso assicuri alla donna tutta l’assistenza e le garanzie sanitarie necessarie. Perché non basta la depenalizzazione dell’aborto di per sé a difendere le donne delle classi più disagiate. 


PSDI: 

on. Flavio Orlandi 


Tra la cristallizzazione dell’ assetto legislativo vigente, passatista, repressivo ed autoritario, ed una liberalizzazione incontrollata, basata sulla esasperazione del permissivismo, è individuabile una terza soluzione. Essa è costituita dalla regolamentazione rigorosa dell’aborto. 

Una giusta soluzione legislativa non può emergere se il problema non viene inquadrato nei suoi veri termini. In tema di diritto all’interruzione della maternità, l’alternativa è tra aborto clandestino, sostanzialmente incontrollabile, ed aborto regolamentato attraverso una legislazione severa. La Francia e 1' Austria hanno puntato sulla seconda soluzione. Nel nostro paese, questo problema finisce con l’assumere dimensioni ancora più ampie perché, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale, non è stato a tutt’oggi legittimato e popolarizzato l'uso della « pillola ». Emerge ancora una volta il conflitto fra due Italie: tra l'Italia che guarda al passato, al perbenismo conservatore ed all’integralismo concordatario; e l’Italia che agisce nel presente per costruire un futuro basato su principi di libertà e di giustizia. Tra queste due Italie, come socialisti democratici, scegliamo la seconda. 


PSI: 

on. Loris Fortuna 


Il dibattito sulla depenalizzazione dell’aborto è, come in casi analoghi, esploso prima nel paese che nelle Camere rappresentative del paese stesso. Eppure fin dall'11 febbraio del ’73 il Parlamento era in grado di discutere ed approvare, con tutte le eventuali modifiche utili, il progetto di legge sulla disciplina dell’aborto, che è stato presentato da me e da altri 35 deputati socialisti. Comunque ora è possibile recuperare il tempo perduto e credo che, se vi sarà una precisa volontà politica nei vari partiti laici, entro quest’anno si potrebbe concludere l'iter parlamentare della regolamentazione dell'aborto. La DC, con le ultime dichiarazioni di Fanfani, appare più aperta del solito a un discorso serio in questa direzione. Appare necessario perciò che almeno il PSI recuperi tutta la propria tensione su un tema di libertà e di diritti civili. Secondo me il PSI è senz’altro il più indicato per essere nel Parlamento la forza trainante nella battaglia per la regolamentazione dell’aborto: ormai le cautele proprie del segretario De Martino dovrebbero cedere il campo alla assoluta necessità di dirigere una battaglia di queste dimensioni. Devo per altro dire che, se continuassero a manifestarsi talune resistenze moderate nell’interno del PSI, inevitabilmente il problema dell’ aborto esploderebbe, nel congresso nazionale del partito, che si deve tenere quest’anno. 


MSI: 

sen. Mario Tedeschi 


Ritengo questo dell’aborto uno dei « falsi problemi » che vengono agitati per distrarre 1’ opinione pubblica da quelli, più gravi, che incombono. Il MSI- Destra nazionale affronterà il problema sforzandosi di contemperare la necessità di difendere la famiglia con le esigenze di una società nuova. In attesa che si arrivi alla nuova legislazione, noi chiediamo però che siano rispettate le norme in vigore. Nel ’73 il Borghese denunciò l’esistenza a Milano di un « centro aborti ». In data 20 novembre ’73 io presentai una interrogazione in Senato. Non ebbi risposta. Nel giugno del ’74 presi questa interrogazione e la consegnai al procuratore capo della Repubblica di Roma, Siotto. Questi trasmise l’interrogazione ai giudici di Milano, i quali non fecero nulla. Allora, tre sono le ipotesi: o la legge che oggi viene applicata a Firenze è in vigore anche a Milano, e i magistrati milanesi sono colpevoli di complicità in attività abortista; oppure la legge, in Italia, è diversa a seconda dei giudici chiamati ad applicarla, e allora chiunque voglia violare il codice andrà a farlo nelle sedi giudiziarie dove è sicuro dell’ impunità. Oppure la legge sull’ aborto è stata tacitamente abrogata, e questo deve valere per Firenze come per Milano. 


DC: 

sen. Franca Falcucci 


Il problema della revisione delle norme di legge sull’aborto - come, del resto, ha sottolineato anche il segretario del partito, Fanfani, in un suo recente intervento - è oggetto di studio da parte della Democrazia cristiana. Vi è, infatti, la necessità di rivedere le norme del codice penale che attualmente lo inseriscono nel contesto degli « attentati alla integrità e sanità della stirpe », per reinquadrarlo in una logica diversa, che è quella della difesa della vita. Esiste, inoltre, la necessità di articolare meglio le norme del codice, in modo da prevedere e valutare situazioni e circostanze che l’ordinamento giuridico non può reputare indifferenti. 
La Democrazia cristiana è contraria alla legalizzazione dell’aborto. Come già detto, essa considera il rispetto della vita un valore essenziale ed un punto di riferimento delle scelte da fare. Eliminare una vita non è, né può essere un diritto civile; è una violenza inaccettabile, commessa su di un essere umano che ha già iniziato il suo processo di sviluppo e che ha la sola colpa di non essere in grado di difendersi. La chiarezza di questa nostra posizione non significa però che la DC si attesti su una linea di « mantenimento della situazione attuale ». Non solo la situazione legislativa, ma anche quella di fatto va affrontata. Il che significa risalire, per quanto possibile, alle cause del fenomeno per eliminarle, o per ridurne la gravità. Ciò implica una sempre più adeguata politica educativa, anche sotto il profilo della procreazione responsabile, sanitaria, sociale e previdenziale. È non solo inaccettabile, ma cinico voler giustificare una legalizzazione permissiva sull’aborto con il fatto della sua diffusione. 


PLI: 

on. Agostino Bignardi 


Mi sembra importante e caratteristico che proprio in vista di opinioni discordanti, e nel tentativo di ricercare una « morale comune », la recente legge francese sull'aborto sia stata adottata come legge sperimentale, cioè che sospenda intanto per 5 anni le disposizioni repressive del codice penale francese sull’aborto. Quel che posso affermare dal punto di vista liberale è che noi ammetteremo senz’altro su questo tema la libertà di voto dei parlamentari come la libertà di giudizio degli iscritti. Valuteremo certamente il problema nella sede dei competenti organi di partito. In quella sede non parleremo solo di aborto, ma anzitutto di procreazione responsabile, nel senso di liberalizzare la divulgazione pratica e il commercio dei mezzi antifecondativi. Senza anticipare il giudizio degli organi di partito, posso sin d’ora dire che vi sono ipotesi che mi sembra esigano la più attenta considerazione del legislatore. Mi riferisco ai casi di gestazione con pericolo di vita della madre, di prole sicuramente deformata e ignobilmente tarata, nonché l’ipotesi di violenza carnale. Lo stesso segretario della DC si è recentemente espresso con riflessiva prudenza in tema di aborto. Ciò mi pare interessante perché non vi è certo bisognoin Italia, nella difficile Italia di oggi, di spaccature verticali tra democratici laici e cattolici. 

PRI: 

sen. Biagio Finto 


La legalizzazione dell’aborto non è solamente un fatto di formalismo giuridico. Non è accettabile in una società civile che si possa ancora incriminare per interruzione di una gravidanza la donna che non ha avuto la possibilità di una maternità cosciente e gradita e purtroppo la nostra società è carente perché subisce ancora una tradizione largamente superata. Sono trascorsi due anni da quando, con l’assenso del PRI, ho presentato una proposta di legge per la costituzione di centri di consultazione per i problemi genetici, e non vi è mai stata la volontà politica di discuterla. Non posso sottacere, a tale riguardo, che su questa mia posizione originaria mi sono trovato accanto solo il PCI. 
Sotto la spinta degli ultimi eventi, la situazione si è finalmente aperta ed è prevedibile che anche in Italia la donna potrà presto avere una maternità cosciente. È certo che il problema dell’aborto non si risolve solo con la contraccezione, ma è altrettanto certo che la legalizzazione dell'aborto è a valle della contraccezione. Esistono peraltro, anche a nostro giudizio, casi per i quali l'aborto è comunque un’esigenza. Noi, infatti, non neghiamo la necessità dell'aborto terapeutico o di quello a cui intende ricorrere la donna che ha subito violenza. Riteniamo anche che vi sono condizioni particolari di carattere sociale, economico e anche di età, che impongono l’aborto. Non possiamo però nascondere che siamo fortemente perplessi per l’aborto motivato da turbamento psichico della donna, perché con una simile concessione, nella nostra società dal « certificato facile », l’aborto diventerebbe un contraccettivo e noi non possiamo accettarlo come tale. 


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare


Curatore, Bruno Esposito

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