"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Amado mio, prefazione di Pier Paolo Pasolini
Prefazione
Sento il bisogno di dire qualcosa al lettore prima che egli cominci a leggere. Ma che dirgli? Nello scrivere queste poche parole di prefazione sono più imbarazzato che mai. Ho rischiato molto nello scrivere « Atti impuri » e « Amado mio ».
Non so se gli argomenti così scabrosi di questi due racconti siano sufficientemente necessari e oggettivati; suppongo addirittura che qualcuno, se io dicessi il nome del peccato... forse non leggerebbe nemmeno la prima pagina del libro.
Paolo e Desiderio combattono abbastanza contro il loro amore? É vero, fin che la passione li brucia, brucia con loro il loro peccato; ma al di qua della passione, dove c’è solo la sensualità, che cosa li giustifica? L’anormalità del loro amore è già una pena abbastanza grave, una « condanna a vita », è vero; ma basta soffrire per redimersi? Desiderio è punito crudelmente dalla sua stessa esperienza, sebbene egli non lo voglia, e affermi il suo diritto di fare il male, quasi fosse una vendetta contro il male stesso o contro CHI (chiunque esso sia) lo condanna. Paolo, invece, VUOLE punirsi; tutta la sua vita è stata una lotta contro l’Occhio che lo osserva. Egli dice, nel suo diario, di non avere avuto un’educazione cattolica, o comunque religiosa, ma profondamente ideale. Egli era stato « il fanciullo senza macchia e senza paura », la « consolazione dei genitori », un modello di rettitudine, insomma... Ora non sa darsi pace (nemmeno quando, come la bestia braccata e ferita, morde per difendersi) di avere tradito quella sua prima immagine. Lotta con un Dio in cui non crede: ma non per redimersi...
Ora l’« esperienza » e il « dio » che finiscono o finiranno, prima o poi, per stremare Desiderio e Paolo restano in ombra di fronte all’evidenza del loro male. La luce dello scandalo è sempre troppo forte. E il lettore, almeno così suppongo, ha sull’amore di Desiderio e Paolo delle prevenzioni: pensa, per esempio, che sia contagioso... pensa che lo si possa modificare con l’uso della volontà... Non dico poi che cosa esso pensi intorno al lato pornografico di questo amore; e a questo proposito, per Desiderio e per Paolo, valgono le parole di Gilberto sulla spiaggia di Marzins. mentre Desiderio sta disegnando il ragazzo.
Chiedo infine al lettore di non farmi cadere troppo dall’alto, se trova che i miei racconti non sono riusciti. Anche questa volta si fa questione di sincerità o ipocrisia: se è dalla mia vita che ho raccolto il materiale di questo libro, vuoi dire che non ho avuto paura di farlo... E se ho avuto, al contrario, troppo coraggio, prego il lettore di indignarsi contro la violenza, non contro l’anomalia dell’a more: e pronunci pure allora la condanna che solo per incapacità e rimasta troppo implicita nelle mie pagine.
Devo aggiungere che i ragazzi, in nessun caso, se si eccettua quello speciale di Iasìs. sono rimasti contagiati?
Tutto ciò che ho scritto in queste pagine era già certo implicito nei pochi versi che ho pubblicato, ma con quanta maggiore bontà, solo ora me ne accorgo. Ma era necessaria questa fedeltà al mio decadimento; le stesse fonti del libro, da De Laclos a Peyrefitte, da Gide a Mann, dicono conie nel taglio del racconto, tra leggendario e letterario, abbia scelto proprio un’intonazione cattiva. Quanti moralisti saranno pronti ad accusarmi. e avranno ragione, perché se Desiderio non sono io, se non mi assomiglia, tuttavia l’ho pensato e fatto vivere nel momento della mia vita in cui io nii sono approssimata a lui. Però Desiderio finisce col racconto; e io continuo, dopo pagina 194, per la china per cui Desiderio era sceso tanto in fondo. Ma la vita, tanto più pallida di un racconto, è anche tanto più colorita; c’è sempre un’estrema prudenza che trattiene sull’orlo delle avventure estreme; non so, se nei confronti di Desiderio io posso vantarmi o no di avere posseduto una simile prudenza. Se ho un po’ giocato con Iasìs e Desi e il loro amore, se li ho immersi in un diluente « cattivo », vuol dire che ero obbligato a farlo e che era sotto questa luce che io dovevo apparire ai lettori di questo libro, che essendo diversi da quelli, pochissimi, che mi conoscono dai miei versi, potranno farsi sul mio conto l’opinione che mi merito.
Pier Paolo Pasolini
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