"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Enzo Siciliano intervista Laura Betti:
Io voglio la verità, sulla morte di Pasolini
e non mi stancherò mai di cercarla
Tempo
24 ottobre 1976
pag.60
( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )
Da quando e morto Pasolini, Laura Betti, che gli fu amica cara per molti anni, si è votata a cercare la "verità del fatto" e a non transigere di fronte a qualsiasi debolezza che su questo cammino si può incontrare. Ha coordinato la raccolta di tutta la documentazione possibile, attraverso la stampa, delle persecuzioni di cui fu fatto segno Pasolini in vita: il progetto di un volume cui ha dato il suo appoggio Magistratura democratica. Ha anche coordinato la realizzazione di un videotape, presentato alle Giornate della Fgc romana al Pincio il 24 ottobre scorso. Laura Betti oggi teme il processo in appello, il risultato cui il processo sembra indirizzarsi. Perché?
« Se il processo si chiuderà con la modifica della sentenza del Tribunale dei minori, la vera conclusione sarà la condanna di Pasolini. Si ridurrà il delitto a un fatto d'omosessualità, e in questo modo si maschererà la realtà del crimine politico che è stato invece compiuto. Si spiegherà cioè che l'omosessualità corrompe, che ha tendenze para-criminali come la droga eccetera eccetera ».
Perché pensi che il processo di appello si suggellerà con una simile modifica ?
Perché l'opinione pubblica è stata già preparata alla condanna morale di Pasolini. Ci pensò subito il telegiornale di un anno fa, che diede la notizia dell'assassinio predisponendo le cose in favore di Pelosi, povero ragazzo tutto sommato accalappiato da un omosessuale. Ci fu un'interrogazione alla Camera a questo proposito. Io stessa parlai con Massimo Fichera, direttore della seconda rete tv, domandandogli di far qualcosa: per lo meno di trasmettere il "Vangelo secondo Matteo", perché si capisse in quell'occasione chi fosse Pasolini. Non è stato fatto niente. Anzi, al momento della chiusura del processo di prima istanza, il 27 aprile scorso, è stato fatto di peggio: il senso della notizia che veniva data attraverso la tv vedeva in Pelosi un martire e in Pasolini il responsabile del martirio ... Eppure in quella sentenza si sostiene con chiarezza che le cose non stanno come Pelosi dice, che lui non era solo e che c'é necessità di nuove indagini ».
Insomma, ci sono tracce di una possibile verità?
« Forse si, ma forse non sono quelle vere. Io, comunque, mi sono sentita dire questo da un funzionario della Squadra mobile: la malavita quando uccide lascia sempre indizi, la criminalità politica no. E questo un fatto. La cosa che mi sconvolge è questa: le domande che uno si dovrebbe fare sulla morte di Pasolini sono semplici, ma questa loro "semplicità" è stata rimossa. Adesso la tv, ne sono certa, "commemorerà" la morte di Pier Paolo. Ma perché commemorare quando non si vuol rileggere pubblicamente quel che lui ha scritto dal '72 in poi? In quegli scritti, corsari, politici, non si fa fatica a capire perché è morto. Tutto avvenuto dal momento in cui ha smesso di accettare; da quando ha dato battaglia. Quando si dà battaglia c'é sempre chi vince e chi perde. In questo caso, chi ha vinto? ».
Ultima conclusione. L'avvocato Nino Marazzita, rappresentante della parte civile nel processo Pelosi, esprime forse i medesimi timori di Laura Betti sul processo d'appello?
« Voglio dire una parola di fiducia nella giustizia. II processo d'appello non potrà non riconfermare quanto detto nella sentenza del Tribunale dei minori di Roma, poiché questa sentenza si basa su elementi probatori molto solidi, poiché contiene una costruzione e una consequenzialità logica insuperabile. Per mia parte non ho timori ».
Enzo Siciliano
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