"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Pasolini non vuole firmare «La rabbia»
Andrea Barbato intervista Pasolini
Il Giorno
13 aprile 1963
ROMA, 12 aprile
( © Trascrizione integrale da cartaceo, curata da Bruno Esposito )
« HO GIA' ciato incarico al mio avvocato » , dice Pier Paolo Pasolini, « di ritirare la mia firma dal Film. Non so se riusciremo, e non so neppure che utilità potrà avere questo gesto. Ma qualcosa devo fare, per protestare ».
Il film di cui parliamo è quel documentario di repertorio a due voci, « La rabbia » di cui s'è scritto molto nei mesi scorsi l'originalità della sua formula: gli avvenimenti di questi anni, l'angoscia del nostro tempo, visti per metà da un autore di destra e per metà da un autore di sinistra. Il film, come è noto, è stato pensato in questo modo dopo che Pasolini aveva completato il montaggio di un intero lungometraggio. Spaventato all'idea che non passasse in censura, il produttore propose di «equilibrare» il lavoro del poeta con quello di un autore di idee opposte.
« Avemmo molti dubbi sul nome da scegliere », dice oggi Pasolini, « perchè scrittori veramente di destra non ce ne sono. Pensammo a un giornalista come Montanelli o Barzini, a un anticomunista come Fabbri o Vigorelli. Ma nessuno di questi andava bene. Quando usci il nome di Guareschi, io recalcitrai. Non avevo letto nulla di lui, se non certe vignette antifasciste sul "Bertoldo" d'anteguerra. Poi mi convinsero che poteva fare al caso nostro, e io mi rassegnai, anche perchè non potevo fare altro ».
Cosi Guareschi si mise al lavoro, con l'impegno di non vedere la meta già completata di Pasolini. I due lavorarono per settimane senza incontrarsi e il film, finito: uscirà domani in quasi tutta Italia.
Il fatto nuovo è che oggi Pasolini ha visto il lavoro di Guareschi, Ne è uscito sconvolto e indignato.
Non è», dice, «un film solo qualunquista, o conservatore, o reazionario. E' peggio. C'è l'odio contro gli americani, e il processo di Norimberga viene definito ' 'una vendetta". Si parla di John Kennedy facendo vedere solo sua moglie, come se lui non esistesse. C'è odio contro i negri, e manca solo che si dica che bisogna metterli tutti al muro. C'è una ragazza bianca che dà un fiore a un negro, e subito dopo lo speaker la copre d'insulti per questo. Si dice che, siccome gli italiani sono stati costretti ad abbandonare le colonie, s'è rotto l'equilibrio in Africa. C'è un inno ai "paras" esaltati come truppe magnifiche. C'è un anticomunismo che non è neanche missino, è da anni trenta. C'è tutto: il razzismo, il pericolo giallo, e il tipico procedimento degli oratori fascisti. l'accumulo di dati di fatto indimostrabili».
Pasolini ha passato molte ore a cercare di convincere il produttore a mettere la sua metà almeno al secondo posto, perchè non sembri che sia Guareschi a tirare le somme. Ma pare che sia impossibile per ragioni tecniche, e perchè altrimenti la censura vorrebbe rivederlo.
« Il produttore », dice Pasolini, « non crede che si tratti solo di due film diversi messi insieme meccanicamente. Invece, la questione è più sottile. Credere di avere un interlocutore con cui fosse possibile almeno un dissenso, e non uno che è addirittura in fase prelogica. Almeno formalmente, e cioè ritirando la firma, voglio cercare di non dare un mio contributo al successo eventuale d'un film fatto anche da Guareschi. Non voglio collaborare nemmeno come antagonista all'assorbimento di queste idee mostruose da parte dei giovani, che sono indifesi dinanzi a una simile demagogia.
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Curatore, Bruno Esposito
Grazie per aver visitato il mio blog
Un film-documentario certamente datato ma ricco di intuizioni. E anche la parte di Guareschi va meglio inquadrata, rispetto a quella reazione pasoliniana. Ho dedicato un libriccino a La rabbia, ma al di là di questo vi invito a vedere il film, che si trova anche su YouTube. Gabriele Balestrazzi
RispondiEliminaGrazie Gabriele.
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