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giovedì 9 maggio 2013

Il Decameron ritrovato scoperto inedito di Pasolini

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Il Decameron ritrovato scoperto inedito di Pasolini
 di MARIO SESTI



Un Pasolini inedito, quello di un episodio del suo Decameron che fu tolto dal fim è andò quindi smarrito e distrutto, è stato presentato ieri alla XXI edizione del Cinema Ritrovato di Bologna. Un pugno di fotografie, qualche fotogramma girato per un documentario sul set, poche immagini ma cariche di emozione. "Il Boccaccio è un autore internazionale, il mondo arabo delle sue novelle è un mondo fantastico" diceva Pasolini nel 1970 all'epoca della realizzazione di uno dei suoi film di maggior successo, quella interpretazione del "Decameron" destinata a dare la stura ad una incredibile serie di imitazioni, ma soprattutto alla parabola più felice, incantata e soave di tutto l'universo del suo immaginario cinematografico, quella "trilogia della vita" (oltre al Decameron, I racconti di Canterbury e soprattutto Il fiore delle mille e una notte) che avrebbe poi solennemente "ripudiato" poco prima di mettere mano al suo ultimo film (Salò o le 120 giornate di Sodoma).

La censura, come è noto, sempre eccitatissima dall'opera di Pasolini, per i suoi film non smise mai di arrotare le proprie forbici: ma cosa succederebbe oggi se qualcuno ritrovasse un pezzo di quel film, ambientato proprio in un mondo arabo remoto e favoloso - molto simile a quello che sarebbe stato il set del Fiore e delle mille una notte - in cui una vergine adolescente si inchina di fronte ad un giovane nudo dal prodigioso membro eretto? Probabilmente non lo sapremo mai perché, come racconta Il corpo perduto di Alibech, di Roberto Chiesi e Loris Lepri del Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna, presentato ieri, quella scena era contenuta in un episodio del Decameron che Pasolini, prima spostò, al montaggio, dalla prima alla seconda parte e poi lo tolse definitivamente prima che il film raggiungesse il pubblico e le sale. Perché? "Il film era troppo lungo", "l'episodio era troppo erotico", raccontano i testimoni di allora (Beatrice Banfi, aiutoregista, Laura Betti, Sergio Citti, Ninetto Davoli, Nico Naldini, Mario Di Biase, organizzatore, Mario Tursi, fotografo di scena, Enzo Ocone, che lavorò a stretto contatto di Pasolini per l'edizione dei suoi film). Era tratto dalla decima novella del "Decameron" e raccontava di una giovane devota, di nome Alibech, che raggiunge per eccesso di fede e misticismo lo sperduto domicilio di un eremita, di nome Rustico - il quale le insegnerà le gioie più fragranti della carne mascherando il gioco del sesso con una parabola apparentemente pia.                                        

Di tutto questo, non rimane neanche un fotogramma. Solo qualche fotografia, poche immagini di una scena in esterni, tratta da un documentario girato da Mario Liviadotti. Praticamente, una manciata di inquadrature ma sufficiente a dare l'idea dello stile dell'episodio che poteva contare sui costumi primordiali di Danilo Donati e lo scenario naturale dello Yemen del Sud, da cui Pasolini era rimasto folgorato. Tanto che proprio lì, a Sana'a ("E' una Venezia che poggia sulla sabbia e sul deserto", disse, una città da favola che sembra disegnata perché qualcuno vi scriva qualcosa di altrettanto meraviglioso delle Mille e una notte), girò un celebre corto documentario con il quale invocava l'ONU perché facesse di tutto per strappare alla distruzione quel sogno di pietra e sabbia. In realtà, in quell'epoca, lo Yemen del Sud, all'indomani di una precaria tregua dopo anni di guerriglia, era un posto tutt'altro che tranquillo e rilassante. Ma vi tornò esattamente tre anni dopo per girarvi diverse scene del Fiore delle mille e una notte.

Nelle testimonianze raccolte da Chiesi e Lepri, qualcuno sostiene che proprio per questo l'episodio aveva uno stile difforme da tutto il resto del Decameron girato perlopiù a Napoli. Per questa ragione, Pasolini prima ebbe difficoltà a sistemarlo all'interno del film e poi decise di sacrificarlo. Inutile chiedersi che fine abbia fatto, non c'è bisogno di additare come causa un mitico allagamento degli stabilimenti della technicolor di Roma che conservavano gran parte dei negativi del cinema italiano e che è diventato l'alibi principale alla distruzione di buona parte della sua memoria: la verità è che non esiste una seria cultura e pratica del restauro nell'industria cinematografica fino agli inizi degli anni 80. Oggi nessun produttore lascerebbe che materiale del genere si perdesse, o che non finisse in un edizione del DVD.

Di Alibech, invece, rimangono solo i ricordi di coloro che vissero insieme a Pasolini l'ideazione e la realizzazione del film, e meno di una decina di scatti. E qualche inquietante ipotesi. Come reagirebbe la chiesa di oggi che si prende così sul serio, così poco propensa alla satira, di fronte ad una gioiosa provocazione come questa? E come reagirebbe il mondo arabo (ancor più suscettibile) di fronte a scene di erotismo così diretto, sensuale, fisico, se venissero proposte oggi? Sia Boccaccio che Pasolini ebbero il privilegio di esprimersi in un mondo che possedeva più vita e meno religione. Noi saremo pure più educati e politicamente corretti: ma che tristezza.

(4 luglio 2005)  

Fonte
http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/spettacoli_e_cultura/decamerit/decamerit/decamerit.html  



@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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