"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Lettera di presentazione di Pasolini
per la rubrica Dialoghi su Vie nuove
Con risposta di Maria Antonietta Macciocchi
Vie nuove
28 maggio 1960
pag. 6
( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )
Come sempre, la signora Macciocchi ha vinto. Sto lavorando a tre sceneggiature, sto preparando un film di cui sarò regista, sto correggendo le bozze di un volume di saggi di seicento pagine, sto organizzando un romanzo su cui, in definitiva, punto ormai tutto, sto scrivendo versi e articoli, secondo le intermittenze e le ossessioni della vocazione e del mestiere: non ho tempo neanche di respirare, come si dice. E sono alle soglie dell’esaurimento: perché a tutto questo bisogna aggiungere la lotta continua, quotidiana, contro l’offensiva dei fascisti e dei clericali, e, infine, buona ultima, in questo elenco, ma prima, in realtà, la vita che devo pur vivere, in tutta la sua contraddittoria estensione e complicazione: altrimenti, oltre tutto, su che cosa lavorerei?
Ma la signora Macciocchi ha superato ogni difficoltà, è venuta dritta a casa mia, e ha toccato dritta il cuore. Mi ha posto, quasi come un dolce dovere una «corrispondenza» coi lettori di «Vie nuove»: un’ora alla settimana, infine, potevo pure trovarla! Ho accettato. Ma non so bene, ancora, che cosa ho accettato. Tutto sommato, è meglio che la cosa si sistemi da sé, agli impulsi liberi dei lettori e sotto il patronato della direttrice…
Io, per me, ho avuto delle recenti esperienze di «dialogo» con il pubblico non specializzato: e sono state esperienze bellissime. Ho cominciato alcuni mesi fa ad Ancona, dove mi avevano chiesto di fare una conferenza: ma io non avevo voglia di fare il conferenziere, non avevo voglia di annoiare me stesso e il pubblico, con una chiacchierata che diverte solo se recitata bene, cioè se demagogica: e allora ho proposto una «conferenza stampa pubblica»: gli ascoltatori mi avrebbero fatto delle domande, libere, e io avrei risposto. La cosa è andata benissimo: nessuno si è annoiato, benché il dialogo si sia protratto per più di due ore. Da allora ho fatto sempre così, in molte altre città, dove mi chiedevano di andare a parlare: e ho, di tutte queste chiacchierate, un ricordo bellissimo, un senso di profonda simpatia per i miei interlocutori. Penserei di fare qui, in un angolo di «Vie nuove» qualcosa di simile e, speriamo, di similmente utile e vitale.
Pier Paolo Pasolini
SIAMO ASSAI contenti di arricchire Vie Nuove di una nuova rubrica di cui diamo l'annuncio in questa pagina, con la lettera di Pier Paolo Pasolini ai nostri lettori. Non è la prima volta che Pasolini collabora a Vie Nuove e i lettori certo rammentano le sue recensioni critiche, le sue inchieste su Roma, gli articoli sportivi, la bellissima cronaca dei funerali di Di Vittorio. Oggi Pasolini è assai più celebre di qualche anno fa; cinema e giornali si sono impadroniti avidamente del suo nome, l'uno ne ha fatto un motivo di « cassetta », gli altri si disputano le indiscrezioni sulla sua vita, sguinzagliandogli dietro i fotografi per vedere dove passa la sera, con quale cantante o diva, in quale trattoria. Tutto questo mettere a sacco la vita di un uomo, da noi, è il segno della popolarità crescente. Ma è anche la parte di Pasolini che a noi interessa di meno; la ragione per cui gli offriamo di firmare questa rubrica sta nella considerazione opposta, ovvero che, oltre questa bolla iridata, la cui vita è affidata alla moda, al caso, al boom giornalistico, Pasolini àncora la sua forza, o fama letteraria, ad un solido scoglio fatto della tenacissima roccia del consenso della gente semplice, di cui è riuscito a interpretare sentimenti profondi, il che sempre più e meglio si va comprendendo. Pasolini è uno dei pochi scrittori italiani che sia legato da migliaia di fili ad un pubblico popolare. L'anno scorso, in un paese sperduto della Sicilia orientale, a Scicli, dove eravamo andati con una delegazione di intellettuali a visitare i cavernicoli, ricordo con stupore come un gruppo di giovani, intellettuali e salariati, lo attendessero in mezzo alla piazza assolata del paese; di Pasolini conoscevano non solo i romanzi, ma la rivista Officina, i racconti su Paragone, persino un articolo comparso sulla Fiera Letteraria. Altrettanto era accaduto a Siracusa e a Ragusa dove avevamo sostato. solo poche ore. A Tivoli, a Salerno, ad Ancona, a Terni, alla Garbatella di Roma, nei luoghi dove egli ha tenuto recentemente pubblici dibattiti sulla Dolce vita o su Una vita violenta, le sale traboccavano di gente, che non se ne andava e attendeva di conoscere le battute del dialogo, che Pasolini è capace di far scaturire vivissimo, lucido, diretto, tra lui e chi lo ascolta. Si tratta, in genere, di un pubblico giovane che va a sentirlo, come quello che siamo abituati a pensare riunito attorno ai juke-box, sui campi di calcio, nelle sale da ballo di periferia, e che avverte come nel mondo che Pasolini descrive, brutale, carico di vizi e di magagne, intervenga poi come fatto risolutivo quel momento della coscienza e della speranza, che garantisce l'avvento di un mondo nuovo.
Pur non volendo, tanto più che non ne abbiamo né la capacità né la veste, scrivere su Pasolini annotazioni critiche, riteniamo però dovere nostro verso i lettori, presentando questa rubrica, sottolinearne l'importanza, proprio con il ricordare come non solo Pasolini si trovi al centro dell'esperimento letterario più importante di questi anni, come non solo si tratti di un grande scrittore che accompagna, con severa consapevolezza, ad un'elaborazione artistica un'elaborazione critica costante, ma di uno scrittore impegnato nel modo più combattivo possibile, perché pone al centro delle sue opere un asse ideologico progressista e tendenzialmente socialista, (quando gran parte della letteratura contemporanea, va pur ricordato, rifiuta ogni giudizio sulla realtà che descrive e scartando la selezione critica, narra in modo caotico e disordinato).
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