"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
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Il progetto L'Urto
dell'Immagine ha come tema principale la dialettica tra la parola e
l'immagine in Pier Paolo Pasolini.
Abbiamo voluto creare uno
spettacolo multimediale che mescolasse musica, parole e immagini
riutilizzando in chiave parodistica quegli elementi mass-mediatici che lo stesso
Pasolini, seppur criticava, non disdegnava di adoperare al fine di rendere
persuasivo il suo messaggio poetico ed umano.
I caratteri innovativi
del progetto, a livello formale, sono:
- il ricorso ad elementi
tecnologici quali video-proiezioni di spaccati dei film dell'autore e
non;
- la re-citazione a più voci
dei suoi testi poetici e non;
- il ricorso ai corpi e alla
voce la cui pronunzia non è mai disgiunta dal corpo che la
produce;
- il canto di liriche
dall'indubbia qualità ritmica.
Il Gruppo Teatrale della
Casa dei Popoli ha già realizzato diversi spettacoli teatrali e
reading, e numerose sono le esperienze individuali dei singoli membri:
registiche, attoriali, musicali, laboratoriali.
Abbiamo discusso a lungo, e
poi abbiamo attivato un laboratorio teatrale coordinato da Salvatore Marci,
occhio esterno e demiurgo.
Necessario e condizione
sine qua non, il finanziamento ricevuto attraverso il patrocinio della
Regione Puglia.
Importante l'appoggio
incondizionato di Onofrio Pappagallo, Presidente dell'Associazione Casa dei
Popoli; molte le suggestioni provenienti dall'indiscussa esperienza registica e
attoriale di Ninnì Vernola; costruttivi gli interventi di Mimmo de Ceglia,
film-maker organizzatore del materiale video, decostruttivi quelli
dell'architetto Rino De Pietro; imprescindibili i suggerimenti di ognuno di noi,
singoli attori professionisti e non, tutti intenti nel lavoro di completatori
dell'opera; necessarie le proposte dei testi di Alberto Altamura, essenziali
le presenze dei corpi in scena e delle voci di Pasqua de Candia, Rosangela
Zanna, Giulio Bufo, Camilla Petruzzella, Eleonora Adesso, Angela Colonna, Maria
Filograsso.
Di particolare importanza si
è mostrata la collaborazione con la rivista le passioni di sinistra, da
tempo impegnata in un'azione rischiaratrice di temi e problemi globali connessi
alle emergenze del mondo attuale, e in continuità con il percorso iniziato
insieme alla Casa dei Popoli in occasione della manifestazione Un rosso
straccio di speranza, dedicata nel 2005 alla commemorazione del trentennale
della morte di Pasolini.
Nel solco del dualismo tra la
parola e l'immagine, dualismo mai risolto e capace di creare la
giusta differenza di potenziale nel mezzo della quale si realizza la nozione di
“processo” e il dinamismo mai concluso dell'“opera da farsi”, abbiamo tentato di
realizzare questo spettacolo come lettori, spettatori o, come Pasolini avrebbe
detto, “completatori dell'opera”.
Per far questo ci siamo
riferiti ad un soggetto mai realizzato dello stesso autore, proposto in sede
laboratoriale da Alberto Altamura.
Il soggetto è presente in
Appunti per un poema sul Terzo Mondo ed è quello relativo alla Guerra dei
Sei Giorni e alla questione arabo-israeliana.
In particolare, tale soggetto
ci è parso il più evocativo rispetto al dualismo tra parola e
immagine, incarnato sulla scena dai due personaggi, Assi Dayan e Ahmed.
Il primo, israeliano e colto,
secondo quanto Pasolini ha scritto, parla, enumera le ragioni ineccepibili del
sionismo e del nazionalismo israeliano; l'altro, Ahmed, “non parla,
perché è un giovane analfabeta, innocente e
inconsapevole”.
Il primo rappresenta il mondo
dominante e la preminenza della parola, delle sovrastrutture, della retorica
nazionalista, della demagogia politica. Il secondo rappresenta i dominati e la
preminenza del corpo e dei suoi bisogni primari, del linguaggio dell'azione e
della vita.
Il primo, Assi Dayan,
predilige la lingua scritto-parlata; il secondo, Ahmed, quella dell'immediatezza
dell'espressione gestuale che è, senza mediazioni concettuali, filosofiche,
psicologiche, politiche, direttamente Cinema,
Realtà.
Ma, “le ragioni che
parlando darà Dayan e le ragioni che in inconsapevole silenzio darà Ahmed,
saranno equivalenti. Non ci potrà essere scelta tra le
due”.
Ecco ancora il “movimento che
non procede”, il dinamismo della realtà di cui Pasolini era cosciente e
che si poteva bloccare unicamente mediante la morte, la definizione linguistica
insita nel montaggio e che noi, spettatori viviamo “nel mentre”, senza
aspettarci un esito, senza dare risposte, rimanendo desti a porre le giuste
domande, quelle del nostro autore e quelle nostre, in bilico per non morire, con
la “passione delle viscere”, per restare in azione, per essere
vivi.
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