"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Il volto di Medea
di Mario Centrone
Il
mito
Giasone, allevato dal
centauro Chirone, diventato adulto si reca a lolco in Tessaglia dove rivendica
al sovrano il trono usurpato a suo padre. Pelia, il tiranno, è disposto a
restituirgli il regno purché Giasone riporti in Tessaglia il vello d'oro,
simbolo della perennità, del potere e delle leggi. Giasone parte con gli
Argonauti alla conquista del vello che si trova in Colchide, sulle rive del mar
Nero. Vi regna Età, padre di Medea, la maga. Medea, innamorata di Giasone lo
aiuta nella conquista del vello. I due dopo il rapimento fuggono e Medea porta
con sé il fratello Absirto che fa a pezzi durante il tragitto per ritardare
l'inseguimento del padre. Tornati a lolco consegnano il vello d'oro a Pelia che
non vuole cedere il regno e li scaccia dalla città. Giasone si rifugia con Medea
a Corinto dove il re Creonte offre a Giasone in sposa la figlia. L'eroe accetta
e ripudia Medea con i figli avuti dalla loro unione. Deriva da questo la
vendetta della maga che uccide la promessa sposa e il padre Creonte, poi ammazza
i propri figli per punire Giasone.
Il
coro
II nostro Regno aveva per
confine il cielo
ma egli verrà e forerà il
cielo
e così il nostro Regno
finirà.
Egli riderà mentre noi
piangeremo
perché ha sulla bocca il
nome di bestemmia
e dove passerà tutto sarà
arido.
Egli porterà la fine del
nostro Regno
e il sangue sparso per
causa sua
cancellerà il sangue sacro
a Dio.
Noi conosciamo i campi di
viti ma non il mare
noi conosciamo i campi di
aglio e di piselli e non il mare
Ed egli viene dal mare, ed
egli viene dal mare.
Il sole diventerà nero
come un sacco di crine
e tutta la luna si
ritirerà nell'ombra
e il vento soffierà senza
far rumore.
Cadremo come morti per
terra
e quando riapriremo gli
occhi
vedremo le cose
abbandonate per sempre da Dio.
Mentre staremo
pregando
cadremo per terra come
epilettici
e quando ci rialzeremo non
conosceremo più Dio.
[…]
Così il coro all'inizio della
Medea di Pasolini, interpretata dalla Callas. Un coro barbaro, un coro
curdo o arabo, un coro struggente che viene da Oriente. Il coro delle donne in
nero che vedono la loro terra calpestata dagli invasori, gli Argonauti,
comandati da Giasone alla conquista del vello
d'oro.
Medea aiuta Giasone
nell'impresa in cambio dell'affetto e dell'amore. Lo segue nella sua patria, ma
viene tradita. Giasone tradisce la sua bellezza, la sua femminilità per sposare
un'altra donna. Allora la vendetta, la potenza infinità della irrazionalità che
in questo caso diventa la richiesta del diritto all'esistenza, come donna, come
madre, come barbara. Medea ha lasciato la sua terra, la sua gente per amore, ma
la legge maschile rappresentata da Creonte le impone di lasciare la terra dove è
giunta con i suoi due figli. Deve tornare nel mondo arcaico e barbaro da cui
proviene perché rappresenta una minaccia per la legge dell'ordine e del comando
sociale.
Credo siano sostanzialmente
tre i nuclei forti del film di Pasolini.
I riti tribali del sangue e
della terra che si presentano nelle prime scene con l'offerta sacrificale di un
giovane al dio della fertilità, il dio della vita, il dio delle sementi, il dio
del rizoma. Quelle terre presto saranno calpestate dagli invasori, gli
Argonauti, che vengono ad imporre la loro legge, a strappare la legge da un
mondo straniero, originario, barbaro. Un mondo che deve essere ricondotto
all'ordine e alla ragione, alla ragione dell'ordine e del comando imperiale.
Il coro delle donne,
struggente, lamentoso, un coro funebre che solo le donne del sud del mondo sanno
cantare. Con quel canto rivendicano il diritto all'esistenza, il diritto ad
adorare il proprio dio, il diritto di sfamare i propri figli. Noi occidentali
dobbiamo interrogarci sul senso della nostra civiltà e della nostra cultura nel
mondo, di questo mondo. Esso è connesso, si sostanzia del rispetto assoluto e
universale della vita, non solo la vita dell'uomo bianco, ma quella di tutti i
popoli e di tutte le razze.
Il volto di Medea, quel volto
esprime tutto, amore, odio, fertilità, femminilità, la bellezza, sì la bellezza
di una donna del Mediterraneo, il calore del suo corpo, quel sacro liquido che
ti investe nell'atto d'amore.
Fonte:
http://digilander.libero.it/lepassionidisinistra/n_14/ilvolto.htm
@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare |
Curatore, Bruno Esposito
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