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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

martedì 4 novembre 2014

Fabrizio Gifuni su Pier Paolo Pasolini

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Era una caldissima giornata di luglio. Il Riccetto che doveva farsi la prima comunione e la cresima, s'era alzato già alle cinque (…)

Questo è l'inizio di Ragazzi di vita, il primo (siamo nel 1955) - e forse il più necessario - romanzo di Pier Paolo Pasolini. E queste parole, gli squarci di periferia, una lingua che ormai è solo un ricordo, le inflessioni, la borgata, ora si possono ascoltare. Rinascono con Fabrizio Gifuni che dà la sua voce, la sua passione, il suo corpo al romanzo, che è diventato un audiolibro (pubblicato da Emons), un mezzo diverso per farci entrare nell'universo di un intellettuale scomodo di cui l'anno prossimo si celebrano i 40 anni delle morte.

Fabrizio qual è stato il suo primo approccio a Pasolini?

Le prime letture credo siano state intorno ai 20 anni. Non sono stato un lettore precocissimo: le letture fondamentali sono arrivate tra i 20 e 25, durante gli anni dell'Accademia d'arte drammatica, un impegno teatrale a tempo pieno. La letteratura e la poesia per me sono sempre stati molto filtrati attraverso la lente del teatro. Le parole che leggevo per me si traducevano immediatamente in un'esperienza fisica. Credo di avere iniziato con gli Scritti corsari e poi ho continuato a frequentarlo.

In che modo?

Con una certa assiduità e poi alla fine degli anni 90, all'inizio dei 2000 ho iniziato a lavorare allo spettacolo Na specie di cadavere lunghissimo, uno degli spettacoli per me più importanti che ho condiviso con Giuseppe Bertolucci e che contino a portare in scena da più di 10 anni. Avevo fatto un lavoro approfondito basato su gli Scritti corsari, le Lettere luterane, la raccolta Poesia in forma di Rosa, alcune cose di Ragazzi di Vita, più un poemetto sulla morte di Pasolini. E da questo lavoro è nato il testo teatrale.

Cosa vuol dire leggere a voce alta?

Questa è una cosa che mi è sempre piaciuta moltissimo, fin dall'infanzia. Ho sempre dato un grande valore, oltre a ricavarne un grande piacere, alla lettura ad alta voce. Perché vuol dire riportare le parole alla sua sede naturale, il corpo. Non bisogna mai dimenticare che i grandi autori provengono dai loro corpi, poi le parole si depositano su un supporto ma vengono dai corpi. Leggere a voce alta vuol dire far fare alla parola il tragitto inverso; staccarle dalla pagina e portarle in un corpo. E anche attraverso una "semplice" lettura, che semplice non è mai, il corpo è interamente attraversato dalle parole.

Quanto è durato il lavoro per Ragazzi di vita?

Sono 9 ore e 20 di recitato, letto. E a registralo ci ho messo più o meno una settimana con un bel ritmo pieno e tutta la giornata abbastanza impegnata.

Quale può essere l'utilità di un audiolibro e quindi di un testo letto?

Per esperienza ha visto che un testo ascoltato in un audiolibro o a teatro spesso consente un livello di comprensione che può essere superiore a quello che si può avere in una lettura silenziosa (specie nei testi complessi): ascoltato diventano più comprensibili, come se il testo allargasse le maglie che in una lettura silenziosa rimangono più strette (l'ho sperimentato tanto soprattutto quando ho registrati Il Pasticciaccio di Gadda). E questo è confortante perché ci dev'essere il piacere di chi lo legge a soprattutto di chi lo ascolta.

Chi è il Riccetto, figura centrale in Ragazzi di vita?

È una figura che torna nell'opera di Pasolini, è una figura archetipica. Un filo rosso. Da giovanissimo disegnava continuamente la figura di questo Riccetto. Che poi prende vita al cinema, nell'icontro con Ninetto Diavoli, esempio luminoso di questa figura archetipica che Pasolini incontra e tanta importanza ha avuto nella sua vita, nella sua opera e in qualche modo anche nell'esperienza buona della morte. Perché l'unico personaggio - anche se molte cose non tornano - che abbiamo imparato a conoscere, e la giustizia italiana ha giudicato come unico responsabile, Pelosi è un altro Riccetto.
E poi ci sono delle poesie bellissime friulane del primissimo periodo raccolte In La meglio gioventù tornato poi per me sotto forma di film, in cui si legge "posso solo dire che dal male dei ricci che non ho mai avuto, al mondo non si può guarire". Per dire quanto questa figura del nasceva proprio dall'interno di Pasolini.

Leggere Pasolini adesso perché?

Bisogna capire cosa. Parliamo di un uomo dai mille talenti: romanziere, poeta, polemista, giornalista, regista, autore teatrale. Lui resta prima di tutto uno straordinario poeta. Leggere Ragazzi di vita vuol dire leggere un romanzo straordinario, forse quello più bello, che ha una forza formidabile, ed è un documento anche linguisticamente molto importante. Dentro c'è il sapore di una lingua che già negli ultimi anni di vita di Pasolini non esisteva più.
Addentrarsi un po' di più nella sua opera vuol dire inevitabilmente fare i conti con un intellettuale che continua ad avere un posto centrale nella cultura italiana e non solo italiana. Ho detto più volte che il corpo di Paolini, il suo cadavere, è un cadavere su cui il nostro paese inciampa continuamente, come fosse un cadavere insepolto. E' stata talmente forte la sua voce che continuiamo a farci i conti, basta vedere quante volte a proposito o a sproposito viene tirato in ballo qualsiasi cosa succeda. Perché ha parlato moltissimo della vita del nostro paese, dell'Italia, degli italiani. Ha avuto un pensiero anticipatore rispetto a quello che poi sarebbe successo. Molte cose che diceva all'inizio degli anni '70 all'epoca erano faticosamente comprese, anzi non venivano comprese neanche dai suoi amici più intimi Moravia, Calvino mentre oggi la gran parte di quelle parole sono non solo leggibili ma molto familiari.

Tipo?

L'analisi della società italiana di quello che avremmo chiamato la globalizzazione, l'omologazione culturale, un discorso straordinariamente importante sul paesaggio e sull'urbanistica delle città, la perdita di identità di un popolo e di una nazione i cui connotati si stavano progressivamente annacquando e stavano diventando simili a tanti altri. Diceva che andare in una periferia di Roma, già negli anni '70 non era tanto diverso da andare alla periferia di Mumbai o Melbourne. E anche i corpi, un tema su cui Pasolini tornava spessissimo, si stavano assomigliando tutti, le facce, il modo di parlare… Eppure per sua fortuna non ha fatto in tempo a vedere per sua fortuna lo sfracello della chirurgia estetica.

Fonte:
http://www.marieclaire.it/Attualita/interviste/Fabrizio-Gifuni-su-Pier-Paolo-Pasolini-nell-anniversario-della-morte


Curatore, Bruno Esposito

Collaborano alla creazione di queste pagine corsare:

Carlo Picca
Mario Pozzi
Alessandro Barbato
Maria Vittoria Chiarelli
Giovanna Caterina Salice
Simona Zecchi

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