"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Sulle montagne, tra il Friuli e la Jugoslavia, Guido combatté a lungo,
valorosamente, per alcuni mesi: egli si era arruolato nella divisione Osoppo,
che operava nella zona della Venezia Giulia insieme alla divisione Garibaldi.
Furono giorni terribili: mia madre sentiva che Guido non sarebbe tornato più.
Cento volte egli avrebbe potuto cadere combattendo contro i fascisti e i
tedeschi: perché era un ragazzo di una generosità che non ammetteva nessuna
debolezza, nessun compromesso. Invece era destinato a morire in un modo più
tragico ancora.
Lei sa che la Venezia Giulia è al confine tra l’Italia e la Jugoslavia: così, in quel periodo, la Jugoslavia tendeva ad annettersi l’intero territorio e non soltanto quello che, in realtà, le spettava. È sorta una lotta di nazionalismi, insomma. Mio fratello, pur iscritto al Partito d’Azione, pur intimamente socialista (è certo che oggi sarebbe stato al mio fianco), non poteva accettare che un territorio italiano, com’è il Friuli, potesse esser mira del nazionalismo jugoslavo. Si oppose, e lottò. Negli ultimi mesi, nei monti della Venezia Giulia la situazione era disperata, perché ognuno era tra due fuochi. Come lei sa, la Resistenza jugoslava, ancor più che quella italiana, era comunista: sicché Guido, venne a trovarsi come nemici gli uomini di Tito, tra i quali c’erano anche degli italiani, naturalmente le cui idee politiche egli in quel momento sostanzialmente condivideva, ma di cui non poteva condividere la politica immediata, nazionalistica.
Lei sa che la Venezia Giulia è al confine tra l’Italia e la Jugoslavia: così, in quel periodo, la Jugoslavia tendeva ad annettersi l’intero territorio e non soltanto quello che, in realtà, le spettava. È sorta una lotta di nazionalismi, insomma. Mio fratello, pur iscritto al Partito d’Azione, pur intimamente socialista (è certo che oggi sarebbe stato al mio fianco), non poteva accettare che un territorio italiano, com’è il Friuli, potesse esser mira del nazionalismo jugoslavo. Si oppose, e lottò. Negli ultimi mesi, nei monti della Venezia Giulia la situazione era disperata, perché ognuno era tra due fuochi. Come lei sa, la Resistenza jugoslava, ancor più che quella italiana, era comunista: sicché Guido, venne a trovarsi come nemici gli uomini di Tito, tra i quali c’erano anche degli italiani, naturalmente le cui idee politiche egli in quel momento sostanzialmente condivideva, ma di cui non poteva condividere la politica immediata, nazionalistica.
Egli morì in un modo che non mi regge il cuore di raccontare: avrebbe potuto anche salvarsi, quel giorno: è morto per correre in aiuto del suo comandante e dei suoi compagni. Credo che non ci sia nessun comunista che possa disapprovare l’operato del partigiano Guido Pasolini. Io sono orgoglioso di lui, ed è il ricordo di lui, della sua generosità, della sua passione, che mi obbliga a seguire la strada che seguo.
(Pier Paolo Pasolini,
Le belle bandiere.
Dialoghi 1960-1965)
Il 21 agosto 1945 così scrisse a Luciano
Serra:
“Bisognerebbe essere capaci di piangerlo sempre senza fine, perché solo
questo potrebbe essere un poco pari all’ingiustizia che lo ha colpito. Eppure la
nostra natura umana è tale che ci permette di vivere ancora, di risollevarci,
perfino, in qualche momento. Perciò l’unico pensiero che mi conforta è che io
non sono immortale; che Guido non ha fatto altro che precedermi generosamente di
pochi anni in quel nulla verso il quale io mi avvio. E che ora mi è così
famigliare; la terribile oscura lontananza o disumanità della morte mi si è così
schiarita da quando Guido vi è entrato. Quell’infinito, quel nulla,
quell’assoluto contrario ora hanno un aspetto domestico; c’è Guido, mio
fratello, capisci, che è stato per vent’anni sempre vicino a me, a dormire nella
stessa stanza, a mangiare nella stessa tavola. Non è dunque così innaturale
entrare in quella dimensione così a noi inconcepibile. E Guido è stato così
buono così generoso da dimostrarmelo, sacrificandosi pel suo fratello maggiore,
forse a cui voleva troppo bene a cui credeva troppo.”
Pier Paolo Pasolini
(Pier Paolo Pasolini,
Lettere,
Torino,
Einaudi,1986.)
Così giunsi ai giorni della Resistenza
senza saperne nulla se non lo stile:
fu
stile tutta luce, memorabile coscienza
di
sole. Non poté mai sfiorire,
neanche per un istante, neanche quando
l’Europa tremò nella più morta vigilia.
Fuggimmo con le masserizie su un carro
da
Casarsa a un villaggio perduto
tra
rogge e viti: ed era pura luce.
Mio
fratello partì, in un mattino muto
di
marzo, su un treno, clandestino,
la
pistola in un libro: ed era pura luce.
Nella soffitta del casolare mia madre
guardava sempre perdutamente quei monti,
già
conscia del destino: ed era pura luce.
Coi
pochi contadini intorno
vivevo una gloriosa vita di perseguitato
dagli atroci editti: ed era pura luce.
Venne il giorno della morte
e
della libertà, il mondo martoriato
si
riconobbe di nuovo nella luce…
Quella luce era speranza di giustizia:
non
sapevo quale: la Giustizia.
La
luce è sempre uguale ad altra luce.
Poi
variò: da luce divenne incerta alba,
un’alba che cresceva, si allargava
sopra i campi friulani, sulle rogge.
Illuminava i braccianti che lottavano…
Così l’alba nascente fu una luce
fuori dell’eternità dello stile…
Nella storia la giustizia fu coscienza
d’una umana divisione di ricchezza,
e
la speranza ebbe nuova luce.
(Pier Paolo Pasolini,
La religione del
mio tempo,
Milano, Garzanti, 1961.)
*
07.07.47 Processo
per la strage di Porzus.
Pasolini fu interrogato in qualita' di parte lesa per la
morte del fratello Guido, davanti al G.I. di Udine
Fondo: Processo Porzus. Documenti in copia dall'Archivio Osoppo di Udine
Serie: Istruttoria e dibattimento
Si trova il fascicolo:
"Parti offese.
Vol III"
Busta 1, Fasc. 3
Clelia Clocchiatti,
Laura Angeli,
Giuseppe Previti,
Teresa Anna, Mario Mazzeo,
Santi Mazzeo,
Teresa Lazzaro,
don Enrico Celledoni,
Francesca Luddo,
Calogero Urso,
Rosa Marino,
Assunta Lesa,
Antonio Michelon,
Enrico Vazzaz,
Lucia Calogna,
Giovanni Turlon,
Francesco Paolo Rizzo,
Vincenza Teto,
Giuseppina Rizzo,
Salvatore Rizzo,
Giuseppe Augello,
Teresa Augello,
Salvatore Augello,
Maria Cigno,
Carlo Pasolini,
Pierpaolo Pasolini,
Lucia Pittia,
Niccolò Comin,
Vincenzo Sparacino,
Antonio Sparacino,
Ninfa Sparacino,
Calogero Giunta
Giuseppe Cammarata.
Date: 31/10/1945; 16/06/1947 - 24/06/1947; - altre carte sd. [1947];
Compilatore: Emmanuelli Monica 13/09/2005.
*
Dove sono le armi? Io non conosco
che quelle della mia ragione:
e nella mia violenza non c'è posto.
.
NEANCHE PER UN'OMBRA DI AZIONE
NON INTELLETTUALE. Faccio ridere
ora, se, suggerite dal sogno,.
.
in un grigio mattino che videro
morti, e altri morti vedranno, ma per noi
non è che un ennesimo mattino, grido.
.
parole di lotta?
[...].
.
Se ne vanno... Aiuto, ci voltano le schiene,
le loro schiene sotto le eroiche giacche
di mendicanti, di disertori... Sono così serene.
.
le montagne verso cui ritornano, batte
così leggero il mitra sul loro fianco, al passo
ch'è quello di quando cala il sole, sulle intatte
.
forme della vita - tornata uguale nel basso
e nel profondo! Aiuto, se ne vanno! Tornano ai loro
silenti giorni di Marzabotto o di Via Tasso....
.
Con la testa spaccata, la nostra testa, tesoro
umile della famiglia, grossa testa di secondogenito,
mio fratello riprende il sanguinoso sonno, solo.
.
tra le foglie secche, i caldi fieni
di un bosco delle prealpi - nel dolore
e la pace d'una interminabile Domenica....
.
Eppure, questo è un giorno di vittoria!
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