Benvenuto/a nel mio blog

Benvenuto nel blog

Questo blog non ha alcuna finalità di "lucro".
Viene aggiornato di frequente e arricchito sempre di nuovi contenuti, anche se non in forma periodica.
Sono certo che navigando al suo interno potrai trovare ciò che cerchi.
Al momento sono presenti oltre 1400 post e molti altri ne verranno aggiunti.
Ti ringrazio per aver visitato il mio blog e di condividere con me la voglia di conoscere uno dei più grandi intellettuali del trascorso secolo.

Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

Empirismo eretico

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Biblioteca nazionale centrale di Roma
Copia di "Empirismo eretico" con dedica di Pasolini a Elsa Morante 

Empirismo eretico 

DALL’EDIZIONE DEL 1972



   Circa a metà di questo libro c’è una profonda divisione, che sembra spaccarlo in due. Tra Guerra civile e Il PCI ai giovani!! è evidentemente accaduto qualcosa di così importante che i due testi sembrano scritti da due autori diversi.
 
   Le pagine in corsivo di Guerra civile sono certamente (con quelle su Vanni Fucci) tra le più felici del libro, i versi in corsivo de Il PCI ai giovani!! sono certamente tra le più infelici. 

   Ma non è questo che conta; perché, quanto al reale valore dei due testi, si potrebbe anche sostenere il contrario. Guerra civile non dà scandalo: essa è il testo
di una persona che scrive nel profondo di una minoranza, ma, proprio per questo, è come se si rivolgesse a una piccola maggioranza, a un mondo: da cui sa di ottenere l’approvazione, essendo comunque in regola con le sue aspettative. 

   Al contrario Il PCI ai giovani!! è irrimediabilmente scandaloso: le verità «pragmatiche» – che pure vi sono prematuramente e abbastanza coraggiosamente contenute – riescono inutilizzabili e provocano alla fine una reazione contraria. 

   Questa inconciliabilità – anche
psicologica – che si manifesta con tanta violenza nella giustapposizione di Guerra civile e di Il PCI ai giovani!!, può essere in realtà analizzata in qualsiasi brano di Empirismo eretico. 

   Le due persone che hanno scritto questo libro convivono in un solo autore, che piano piano tende a fare della sua ambiguità due vite. Rinunciando però alle conseguenze estreme di tutte due queste vite. 

   In quanto critico, questo autore si divide nettamente in un uomo che fa esperienza, che lavora e che contempla, e in un uomo che è incapace di fare esperienza, che usa il lavoro come droga, e che non può trattenersi dall’intervenire. Oppure: in un uomo che accetta conformisticamente dei riferimenti e degli ipocriti topoi, presunti in comune con un lettore da tenersi buono, e in un uomo rabbiosamente slegato
da tutto, senza alcuna politica di alleanze. Oppure ancora: in un uomo che accetta e vive il benpensare marxista e addirittura gauchista, come la contropartita attiva degli otia cui si concede con un certo spirito scientifico e professorale, e un uomo il cui idealismo deluso rende infastidito di tutto, fino quasi ad assumere 317 atteggiamenti reazionari… 

   È questa doppia natura che fonda le strutture molto analoghe fra loro dei saggi di Empirismo eretico. 

   L’ottimismo del «primo uomo», la sua buona volontà, la sua buona fede, la sua pionieristica fiducia negli altri ecc., gli consentono di porsi davanti ai problemi con lucidità e quasi con divertito e fervido distacco: tanto è vero che, per i primi trequarti, ognuno di questi saggi si
presenta in genere abbastanza ineccepibile: è attraverso una serie di osservazioni, ricerche, scoperte ecc. sincere e collaudate, che l’autore giunge – proprio allo scadere dei trequarti del saggio – all’intuizione che gli dà senso: per esempio, la nascita dell’italiano nazionale la cui lingua-guida è quella delle infrastrutture anziché quella della sovrastruttura letteraria (nelle Nuove questioni linguistiche); oppure l’«equidistanza» – dalla materia e anche da se stesso in quanto personaggio rivissuto – (nella Volontà di Dante a essere poeta); oppure ancora l’idea del cinema «come lingua scritta della realtà», o meglio, «come metalinguaggio il cui codice linguistico è la realtà stessa
intesa come linguaggio» (in tutta la sezione Cinema) ecc. ecc. 

   Ma ecco a questo punto intervenire il «secondo uomo» a eludere la conclusione, o a chiudere su un altro problema (generalmente presentato come più vasto e implicitamente più importante): portando il disorientamento e lo scacco; impaludando lo scorrere, talvolta così limpido e pieno, del discorso. 

   Come per Trasumanar e organizzar, anche qui c’è di mezzo il 1968, anno che i fascisti per un bel pezzo non smetteranno di benedire; e come per Trasumanar e organizzar la «divisione» che ne consegue, impedisce al libro di essere un «prodotto» (unico fenomeno che la critica è ormai capace di prendere in considerazione). Altro su questo libro – che, malgrado le lucide esplosioni isteriche, è dettato
in genere con l’ingenuità del peripatetico alle cui spalle gli scolari si danno gomitate – non voglio dire se non che esso è sempre accanitamente sulle cose, le più attuali (ad esso, per es., si può rivendicare il merito di aver inaugurato in Italia, per quel che riguarda il cinema, l’uso della ricerca semiologica): e tuttavia esso si presenta come disperatamente inattuale. Di ciò però l’autore se ne fa un vanto, corrispondente al disprezzo che egli nutre per i suoi colleghi critici – quasi tutti –, la cui ingloriosa canizie e il cui disonorato sale e pepe son proni di fronte alla disumanità dei peggiori della nuova generazione.








@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

Grazie per aver visitato il mio blog


Nessun commento:

Posta un commento