"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
L’Algeria e la lotta di liberazione.
Chi direbbe che il sentimento così profondo della libertà
Abbia vita in cuori che hanno visi così umili
Umili come lo sono ai margini del mondo
Dove si lavora la terra o si ruba
Vestiti con gli stracci dei padri
Umili visi di figli venuti al mondo
Senza spiegabile necessità.
Eppure, dietro questi visi
Di affamati o predoni
Cova quel sentimento terribile
Che la Francia chiamò libertà.
Un figlio qualsiasi,
che non ha che un viso,
intorbidito dai secoli,
viso di giovane assassino
di facchino gentile
parte dalla città e
tratto da una necessità
di cui non sa nulla,
cammina, cammina coi compagni
giunge al bosco nella montagna,
e là si arma, si prepara, si battezza
per la nuova, per l’eterna lotta.
L’acidità delle boscaglie al sole,
l’odore della montagna bombardata,
la lotta partigiana ora è là.
Ora è là che le pattuglie sudano.
Ora è là che il ragazzo ha il languore della morte.
Ora è là che è un disonore la pietà.
Ah Francia, l’odio!
Ah Francia, la peste
Ah Francia, la viltà.
Un piccolo aeroplano
Li porta in cielo,
e in cielo ronzano, ronzano, ronzano
l’odio, la peste e la viltà.
È la vendetta che ronza nel cielo, Francia,
contro chi nulla sa
e in sé ha la coscienza dell’universo intero.
Ronza, ronza, ronza nel cielo, Francia, la tua confusione.
Ronza nel cielo di una nazione
Che ha la sua forza nella sua umiltà.
Ronza nel cielo d’Algeria
Una crisi che ricrea la morte
E nella ricerca di una nova libertà
Vuole vittime la cui vittoria è certa.
Ah Francia, l’odio!
Ah Francia, la peste
Ah Francia, la viltà.
Un ronzio terribile, idiota, inverecondo
Una musica che finisce nel trauma di un bambino,
in un singhiozzo che squassa il mondo.
Sui miei stracci sporchi
Sulla mia nudità scheletrita
Su mia madre zingara
Su mio padre pecoraio
Scrivo il tuo nome.
Sul mio primo fratello predone
Sul mio secondo fratello sciancato
Sul mio terzo fratello lustrascarpe
Sul mio quarto fratello mendicante
Scrivo il tuo nome.
Sui miei compagni della malavita
Sui miei compagni disoccupati
Sui miei compagni manovali
Scrivo il tuo nome.
Libertà
Sui nomadi del deserto
Sui braccianti di Medina
Sui salariati di Orano
Sui piccoli impiegati di Algeri
Scrivo il tuo nome.
Sulle misere genti di Algeria
Sulle popolazioni analfabete dell’Arabia
Sulle classi povere dell’Africa
Sui popoli schiavi del mondo sottoproletario
Scrivo il tuo nome.
Libertà.
Gioia dopo gioia
Vittoria dopo vittoria
Gente di colore
L’Algeria è restituita alla storia
Gente di colore vive i giorni più belli della vita
Mai luce negli occhi sarà più pura
Mai gesti di felicità più cari.
Gente di colore, sono i giorni della vittoria
Di tutti i partigiani del mondo
Gioia, ma quanto inestinguibile terrore.
In mille parti del mondo
E nella nostra memoria.
La guerra non è cessata
Anche se non vogliamo ricordare
La guerra è un terrore che non vuole finire
Nell’animo, nel mondo.
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