Passione di Pasolini è una poesia scritta da Gabriella Sica il 17 dicembre 2005 per il trentennale della morte di Pasolini - oggi la troviamo nel suo libro "Le lacrime delle cose" (Moretti&Vitali, 2009).
Passione di Pasolini
di Gabriella Sica
di Gabriella Sica
Perché la battaglia è sempre la stessa
dopo trent’anni d’ansia,
come i frassini fragili su un campo
e inermi tra gli alberi-erinni
i poeti, eretico poeta di verdi campagne
tra una verzura e un usignolo
ebbro d’erba nel temporale
mentre la febbre sale e ancora sale
ma tu a cercare a Roma tra i ruderi la gioia infinita.
Eri un uomo più moderno d’un moderno
tu che venivi dai borghi e dalle pale d’altare
con il tradizionale spirito vivo del grano
la scandalosa forza del passato e la profezia
tra i dolci ragazzi sul greto del Tevere
tra i gatti soli come te al Testaccio
sui pratoni polverosi al Tiburtino
e sognavi una terra la tua terra buona
ma tu camminavi sulle stragi-spine dell’Italia divisa.
Sì, tu sapevi che non c’è libertà per la parola
che sono mandati nei gulag i poeti
come Mandel’stam quel fiore tenero di mandorlo
o il tuo Pound chiuso in una gabbia per animali
sì, che gli scribi e i farisei non danno il permesso
perché la poesia non avrà mai peso mai
in questo paese dei mali
e tu lì a forzare con il tuo segreto grimaldello
ma non vuole i poeti e non lo sa l’Italia sbigottita.
Le lucciole luminose nella Maremma
ma le rondini no non le ho più viste
brillano solo alla luce
pura e antica dell’adolescenza
con i lavori agricoli e le stagioni cristiane
i bei viottoli di campagna come opere d’arte
e le cose agricole immutate per duemila anni
e i contadini cari e la fontana d’acqua del paese
ma per te bestia da stile l’alba della lingua era in salita.
Hai provato a educare l’Italia del consumo
(non più umile) con le parole e la morte
povero Pier Paolo con il tuo nome uno e trino
con i trentatré processi e la passione
non c’è riuscito Cristo in duemila anni
e sempre a sopraffare l’altro e i poveri della terra
gli ultimi gli esclusi e i poveri cristi
a portare la spada e non la pace
ma troppo alto è lo sforzo inaudito per rifare la vita.
Poeta assassinato
tu sai, sai tutto poeta delle ceneri erede
di secoli di poesia e storia
poeta mai tiepido e a volte anche ossesso
con le poesie a forma di rosa e croce
e i versi urgenti non finiti
con le tue ragioni e anche i torti
con le tue unghie per segnare i libri amati
ma il fragore delle unghie! e la battaglia non è finita.
Nel giorno dei morti amati che tu già abitavi
alla foce di Ostia nel luogo caro alle anime salve
il mondo ti ha trovato morto nella polvere steso
al porto dopo gli affanni
negli occhi avevi ancora il mare azzurro
del Tirreno come Caravaggio
sul corpo i segni della tua ultima nemica
il pane dell’ostia in bocca
ma finché eri vivo mancava di senso la tua vita, ogni vita.
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