"Le pagine corsare " dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
III B: FACCIAMO L’APPELLO
Programma di Enzo Biagi.
Intervista a cura di Enzo Biagi
Regia: Pier Paolo Ruggerini
In studio: Pier Paolo Pasolini, Odoardo Bertani, Agostino Bignardi, Carlo Manzoni, Nino Pitani, Sergio Telmon, Carlo Galavotti, Mario Borgati.
Produzione: RAI, 1971 (ma non andò in onda perché Pasolini era coinvolto un processo a «Lotta Continua» di cui era stato direttore per un numero.)
Trasmissione: 3 novembre 1975
Durata: 60’
Trascrizione da audio curata da Bruno Esposito
Seconda parte, presentazione dei partecipanti e dibattito
Biagi:
Liceo Galvani 1938. Questi ragazzi con la paglietta, dall’aria lievemente inglese, sono invece di Bologna. Le loro famiglie appartengono in genere alla buona borghesia. I giovanotti portano nella foto ricordo il cappello come segno di distinzione - forse si sentono già un po’ diversi dagli altri, molti di loro, infatti, faranno carriera.
Al nostro appello rispondono:
- Bertani Odoardo
- Bignardi Agostino
- Manzoni Carlo
- Pasolini Pier Paolo
- Pitani Nino
- Telmon Sergio.
- ...c’è anche un professore: Carlo Galavotti.
qual è il suo lavoro?
Galavotti:
Biagi:
Galavotti:
Pasolini:
Altri:
[…]
Bertani:
Il giornalista.
Biagi:
Benissimo, da quanto tempo non vi vedevate?
Bignardi:
Beh, da distanze diverse. Perché Pasolini lo vedo a cicli pluriennali: ci vediamo ogni tre o quattro anni. Manzoni lo vedo più spesso
Biagi:
è questa la prima occasione che...
Manzoni:
sono 25 anni che io non vedo Pasolini, 25 anni Padani, 25 anni Pitani e da vicino anche 25 anni Telmon
Biagi:
Dei ragazzi che sono in questa patetica foto, chi vi sarebbe piaciuto di rivedere...
Pasolini:
per me Parini... forse... per me il mio più caro amico, perché era il mio compagno di banco e poi facevano sempre la stessa strada per andare a casa... ed è morto in Russia - e per molti anni tutte le notti sognavo che ritornava, fino almeno al 48, 49, 50.
Beratani:
beh, io vorrei vorrei rivederne tanti... in questo momento ricordo con particolare affetto Gianni Ragazzoni, col quale ero molto legato in quegli anni... e che oggi lavora in un'università americana. E' lontano dall'Italia da molto tempo, la sua famiglia una certa tragedia familiare, il padre ucciso, e ha lasciato l'Italia per l'America.
Pitani:
ma io vedo spesso Corrado Rainieri, vorrei vedere molto Egidio Pinno detto Gigi... che è ormai stabile a Milano: ha un mucchio di figli e lavora in banca
Biagi:
...tu fai sempre la parte del cattivo nei film, perché?
Pitani:
He, il perché non lo so, credo che sia una questione di faccia
Biagi:
Quando eri ragazzo suonavi la chitarra
Pitani
Quando ero ragazzo suonavo la chitarra e recitavo - tutte queste cose qui - poi ci fu un grande intervallo, la guerra -tutte queste cose qui - ... io poi sono andato in America, in America del Sud dove sono stato parecchi anni a fare il medico nella giunta - ho fatto il medico nella giungla venezuelana, ai confini fra la Mazzonia e la Columbia... Poi sono tornato in italia ed ho fatto il medico di bordo, sui transatlantici... Poi mi sono stabilito a Roma e ho fatto il medico a Roma, tranquillamente - e qui sono stato pescato da Vailati, anche lui il compagno di quartetto, ... il quale mi fece fare una piccola parte in un film...
Biagi:
Professor Galavotti, lei è qua in mezzo ai suoi ragazzi, so è ritrovato con loro. Era cattivo allora?
Galavotti:
No! Quello che valeva era la classe nella sua composizione... i singoli venivano, in certo senso... quella classe era molto affiatata, molto vivace, molto ricca di energia umana... veramente di un genio di singoli che venivano presi nell'insieme... ed è questo quello che conta veramente in una scuola, in una classe.
Biagi:
Ma lei come li ricorda?
Galavotti:
Mi ricordo Bignardi perché dava una specie di tono di serietà, di compostezza, di peso alla classe... poi la vivacità di Pasolini e la vivacità delle traduzioni di Pasolini dal greco
Biagi:
Lei insegna ancora greco?
Galavotti:
Si, letteratura greca all'università di Roma, già da un pò
Biagi:
Come erano i ragazzi di allora nei confronti dei ragazzi di oggi?
Galavotti:
Il problema è un problema grosso, questa è una bella domanda!
Galavotti:
Credo che questa stessa nostra riunione e la domanda che mi ha fatto lei, dimostri proprio la diversità di costume. In fondo queste riunioni tra amici, compagni di scuola, si facevano anche 30-40 anni fa: si risolvevano in una bicchierata in allegria, in una scampagnata - si parlava di tutto e non c’era mai un professore, credo. Adesso, invece, mi pare che voi mi state ponendo un problema, un confronto, e questo corrisponde certamente ad una maggiore intensità spirituale, di ricerca, di indagine, di problemi che oggi la gioventù si pone e che si pongono anche gli uomini. Quella classe era bella perché spensierata, attiva, intelligente, impegnata, ma non aveva forse il tormento dell’indagine, sentiva di più il desiderio di leggere, imparare, soprattutto di leggere, di capire i testi. Ciò che tentavo di fare era impegnarmi sulla responsabilità di uno studio che fosse intelligenza di valori diversi dalla nostra civiltà e soprattutto - lo dico a Pasolini - intelligenza di forme diverse di espressione. Il gusto di tradurre dalla lingua che ha un peso lessicale diverso, una sintassi diversa e riuscire a rendere motivi e valori di quel testo, trasferiti in un linguaggio che ha un altro significato, un’altra impostazione. lo credo che questo sia una delle opere dell’intelligenza, una maniera di impegnare l’intelligenza a una precisione, a una logica, a una chiarezza mentale.
Biagi
Pasolini lei a scuola era molto bravo?
In sala qualcuno:
eeeeee...
Pasolini:
Ma, direi molto no! Ero un po’ discontinuo... Cioè... è sì, ero sull’8, però avevo delle discontinuità. Per esempio in greco delle volte prendevo 8, delle volte un misero 6, eee... Ma quello che amavo soprattutto era il latino più del greco - visto che il professor Galavotti ha parlato di questo... e mi piaceva, più che tradurre per scritto, tradurre oralmente. Leggevamo le Egloghe in classe, a voce alta, in latino e traducevamo improvvisando. Mi piaceva molto questo.
Biagi:
Quali sono le illusioni che lo studente Pasolini ha perduto?
Pasolini:
Mah, nessuna.
Biagi:
Lei non...
Pasolini:
Assolutamente nessuno dei...
Biagi:
Dei sogni di allora, delle cose di allora... le pare che la vita...
Pasolini:
La domanda mi sorprende, perché la mia vita stessa è caratterizzata dal fatto di non aver perso mai nessuna illusione.
Biagi:
Lei non si è mai sentito, per esempio, vittima dell’ingiustizia?
Pasolini:
Sì, ma erano... son casi personali che non ho mai voluto generalizzare.
Biagi:
Chi ha più influito sulla sua vita: suo padre o sua madre?
Pasolini:
I primi tre anni mio padre, e che ho completamente dimenticato, e poi mia madre.
Biagi:
E suo padre che lavoro faceva?
Pasolini:
Era ufficiale di fanteria, a Bologna, era capitano.
Biagi:
Lei aveva un fratello?
Pasolini:
Sì.
Biagi:
Andavate molto d’accordo?
Pasolini:
Sì. Cioè litigavamo molto, come succede tra fratelli, però fondamentalmente ci volevamo molto bene e andavamo molto d’accordo.
Biagi:
Lui è stato partigiano?
Pasolini:
È stato partigiano, sì.
Biagi:
E lei no?
Pasolini:
Beh, io non ero partigiano armato. Ero, diciamo così, partigiano ideologico ecco - ero con lui, ero in rapporto con lui - ci scrivevamo, io scrivevo articoli per i suoi giornali partigiani ecc... Lui era armato e combatteva, era di leva in quei giorni, in quegli anni.
Biagi:
Ho letto di recente in un’intervista che lei ha detto che suo padre e sua madre non andavano d’accordo; come influiva questo su di lei, e su suo fratello?
Pasolini
Su mio il fratello non lo so, credo che agisse in modo normale - cioè come sempre succede in casi normali - il padre e la madre non vanno d'accordo - un figlio, vabbè, accetta la situazione. Per me, è stata una tragedia, una vera tragedia.
Biagi:
I racconti che le faceva sua madre nell'infanzia hanno avuto un peso nella formazione del suo carattere?
Pasolini:
Mah, i racconti non tanto... la sua ideologia si. Ero formato da tutte quelle illusioni di cui lei mi parlava prima: quella dell'illusione di essere buoni, di essere bravi, di essere generosi e di darsi agli altri... del credere, del sapere ecc...
Biagi:
E senta, la sua famiglia era religiosa?
Pasolini:
No mio padre che era nazionalista e se non proprio fascista, quasi... aveva una religione puramente formale: in chiesa la domenica, alla messa grande, alla messa dove vanno i borghesi... Mia madre, invece, aveva una religione contadina, rurale... presa da sua nonna, che è la mia bisnonna - che era una religione molto poetica ma per niente convenzionale, per niente confessionale.
Biagi:
Da giovane lei era triste era triste?
Pasolini:
(rivolgendosi agli altri agli altri) Ero triste?
Altri:
No. In verità io non me lo ricordo triste
Bignardi:
Io devo dire la verità, ricordo in maniera particolare insieme a Pasolini la cugina di Pasolini che... e della quale eravamo tutti un po innamorati, e...
Biagi:
Che ricordo avete della vostra giovinezza - che ricordo ne hai tu, per esempio...
Bignardi:
Mah io, ho vissuto... vissuto gli anni del Galvani con degli entusiasmi successivi. Per esempio, la quarta ginnasio fu l'anno dell'entusiasmo per il cavallo, l'equitazione. Ero avanguardista cavalleggeri...
Biagi:
Era già una distinzione di classe
Bignardi:
Non era, non era una distinzione di classe, ma...
Biagi:
Eravate tutti cavalleggeri?
Pasolini:
Io ero sciatore.
Bignardi:
Comunque IV ginnasio passione per i cavalli, questo proprio... e poi, le passioni successive: V ginnasio, sembrerà strano raccontarlo ma qualcuno dei mie compagni se lo ricorda, passione di Freud, la psicanalisi. Io ero diventato matto, mi ero fornito di una biblioteca freudiana, infilavo nei temi citazioni psicanalitiche, citazioni fi Freud e parlavo continuamente di quello. poi la prima liceo invece fu un'altra scoperta, Baudelaire I fiori del male - improvvisamente io non riuscivo più a leggere cose, non riuscivo più a leggere Carducci... e anche li citavo, infilavo perchè volevo convincere tutti a questo...In prima liceo io ero compagno di banco di Pitani ed avemmo un diverbio perchè Pitani incideva sulla sua metà di banco, i nomi delle ragazze di cui si innamorava e ad un certo momento, verso la fine dell'anno, aveva già riempito la sua metà di banco e voleva invadere la mia metà. Nella mia metà c'era un nome solo ma io lo volevo salvare, doveva restare quel nome solo e non essere invaso dalla folla dei nomi femminili dell'amico di Pitani...
Biagi:
Il professore una volta ha detto che... all'ora c'era un sentimento dell'amicizia che la generazione, alla quale io appartengo... sono del vostro stesso tempo anche se la scuola che frequentava era diversa non aveva tutti i problemi che hanno i giovani d'oggi. Invece, questo è un ricordo personale, a me pare che già allora ci fossero tanti problemi, una specie di vaghe infelicità che sentivamo non so dai film francesi che arrivavano allora, da una certa letteratura, anche di carattere popolare c'erano questi romanzi ungheresi di generazioni infelici, che hanno avuto secondo me è una certa influenza anche sulla formazione del nostro carattere. Cosa ne dice Bertani...
Bertani:
Ma io ho penso... sono poco amico della mia giovinezza e... della memoria che quindi noi siamo sollecitati a rinverdire. Sono poco ammico perché è stata una giovinezza... quieta e... anche se dotata di virtù come quella appunto dell'amicizia che ci ha portato poi a trovarci insieme e addirittura, a recitare insieme nelle nostre case, tuttavia io desidero assolutamente dimenticarla e pensare a me, oggi...
[…]
Segue
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