Benvenuto/a nel mio blog

Benvenuto nel blog

Questo blog non ha alcuna finalità di "lucro".
Viene aggiornato di frequente e arricchito sempre di nuovi contenuti, anche se non in forma periodica.
Sono certo che navigando al suo interno potrai trovare ciò che cerchi.
Al momento sono presenti oltre 1600 post e molti altri ne verranno aggiunti.
Ti ringrazio per aver visitato il mio blog e di condividere con me la voglia di conoscere uno dei più grandi intellettuali del trascorso secolo.
Visualizzazione post con etichetta saggio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta saggio. Mostra tutti i post

giovedì 1 maggio 2025

Pasolini, Pier Paolo, Strenna di poesie - Un piccolo saggio dimenticato.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

 
Biblioteca nazionale centrale - Roma


Strenna di poesie
Pier Paolo Pasolini
22 dicembre 1956
"Il Punto"
Biblioteca nazionale centrale - Roma

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


.
Alcune sere fa Gadda, angosciato da uno dei suoi improvvisi scrupoli, ha indagato timidamente e pieno di buona volontà presso di me: << Se uno volesse aggiornarsi sulla poesia, diciamo, di questi ultimi anni, quanti volumi, all'incirca, pensi che si dovrebbe procurare? Io gli ho risposto divertito: << Seicento >>. Ma vedendo il terrore dipinto sul viso di Gadda, mi affrettai a rassicurarlo, facendogli una ventina di nomi. In realtà non avevo esagerato molto: i libri di versi usciti in questi ultimi dieci anni in Italia sono veramente centinaia. E del resto si guardi il repertorio di Falqui: che raccoglie ben  97 poeti, con criteri di oggettività, è vero, ma non tuttavia numerica: la selezione c'è, è abbastanza rigida, e anche discutibile, poichè quanto al valore, si poteva avanzare la candidatura di almeno altrettanti nomi.
Solo i libri usciti in questi mesi formano qui, davanti alla macchina da scrivere, una vera  piccola muraglia. Di molti ho avuto occasione di scrivere in altra sede, di molti altri, come dire, il tacere è bello. Ma restano alcuni stravaganti, dalle coordinate esterne difficilmente definibili, o per eccesso di marginalità, o per eccesso di squisitezza.
Per esempio questo assurdo libricino bianco, impaginato in modo impossibile, in una copertina durissima che ricorda le agende dei negozianti. Chiedo scusa al buon tipografo ( che del resto compare in un angoletto del retro, semi-invisibile: e risponde al nome di G. Cremese, Udine - per chi si volesse procurare il prodotto ): ma evidentemente dell'esperimentazione tipografica andrà tenuto responsabile l'autore stesso, autoeditore, laggiù, in fondo alla sua regione sperduta, rozza, onesta e infantile: << Pomeriggio solenne abbandonato - in mezzo ai campi il giorno della festa. - Il solitario uccellatore all'ombra - della fistera si riposa. - Sono intorno le campagne perdute - nella malinconia del mondo... >>. E' un curioso << strapaese >> , quello del nostro poeta: si direbbe, quanto a tono, di derivazione dialettale squisita ( i felibri friulani di questi ultimi anni ) : dove il patriottismo reazionario dalla retorica paesana, è sostituito da uno spirito democratico che, felicemente, conserva il virilismo in questi casi insostituibile, attraverso una assai pura e limpida epica partigiana. Il mondo realistico - quotidiano della vita in campagna - e il susseguente ozio poetico - è fissato qui in una luce di mito: in cui il pericolo a classicheggiare è scongiurato da una intima rozzezza non solo di non-squisito, ma quasi addirittura di incolto. L'estenuazione di origine dannunziana ( passata probabilmente attraverso il Machado o lo Jiménez dei succitati felibri), in un'anima radicalmente dialettale, culturalmente inferiore, si è impastata in una sorte di goffaggine che inturgidisce di evidenza fisica parole e stilemi anche di seconda e terza mano. Il libriccino s'intitola <<Meliche>>, e l'autore si firma <<Paisano>>.

Laborintus, dì Edoardo Sanguineti, è esattamente il contrario. Edito in una veste assai elegante da Magenta (Varese) in una delle collane di poesia più veramente squisite e rare,  <<Oggetto e simbolo>>,  curata seconda un rigoroso criterio tendenziale da Luciano Anceschi.

In limine una scritta in stampatello spiega il titolo: <<Titulus est laborintus quasi laborem habens intus>>. E, nella pagina bianca, la dedica: «A P.P.P., questo libretto molto neo-sperimentale... ». L'autore si riferìva a un mio scritto su <<Officina>> (A. I, n. 5) appunto intitolato «Il neo-sperimentalìsmo>>: il libro di Sanguineti è infatti un tipico prodotto del neo-Sperimentalismo post-ermetico, che per una intima, nuova energia, riesuma entusiasmi pre-ermtìci, all’origine dello sperimentalismo novecentesco.
Ma qui le fonti sono, con nuova chiarezza critica, recuperate come prodotti attuali, Eliot e Pound. Il « labar » che c’è dentro, è un furentissimo pastiche ( italiano post-montalìano, rimontato appunto su un Pond e un Eliot riscoperti: dove fermentano, squisitamente, citazioni in latino medioevale, in francese, in inglese e terminologìe clinico-psìcanalitiche). Il libro è una lunga introspezìone, richiedente una alienazione narcissica: e l’accanito razionalizzare sull’etemo problema carne-spifìto è condotto astoricamente, per approssimazioni ironiche, raffinate, disperate. Merce notevole, anche se leggermente quatriduana, questa del Sanguineti.
Citeremo, in fretta, datane l’inserìbilìtà nel paragrafo che abbiamo qui istituito: Saverio Valtaro, << Le passeggiate >> (ed. De Luca, con presentazione di Spagnoletti): libretto veramente delizioso, di un bertolucciano inconscio, estremamente spregiudicato e libero, di continuo imprevedibile nella sua improvvisata e così mordente finezza letteraria. E qui possiamo inserire, rimpinzando, << La madonna nera >> dell’estravagante dialettale siciliana Vann’Antò (La Editrice Universitaria, Messina), e << I miei anni >>, un delicato, disperato libro di Liliana Angeli, (moglìe di Siro, recentemente morta di tisi) - << qualcosa che ci ha fatto pensare a Emily Dickinson >>, scrive Bertolucci, presentandola nell’edizione del <<Raccoglitore >> di Parma.
Per ultimo, un libro, che al contrario di quelli qui elencati, è medio, è tipico: s’inserisce cioè naturalmente nella linea centrale della produzione ultima, benché la figura dell'autore, Cesare Vivaldi, vi si presenti come eccentrica, estrosa, segnala per elezione, C’è qualcosa di romantico nelle linee con cui Vivaldi. si ritrae ( << Il cuore di una volta >>, Sciascia, Caltanissetta), benchè con espressionìsmo amaro l’origine ideale è negli isolati liguri (da Mario Novaro, a Sbarbaro, e specialmente a Caproni): il poeta come uomo un po‘ maudit, ma virile, paesano. Sì ricordi infatti di Vivaldi il libro conformistìcamente comunista: << Ode all’Europa >>, di tre o quattro anni fa, e, insieme, La sua eccellente produzione dialettale. C’è così, in questo libro, da una parte, molta << natura >> (magari evidenziata con qualche eccesso di abilità letteraria) e dall’altra una certa esteriorìtà, un po’ fredda e quasi accademica,  di ricerca stilistica. Spia di una incertezza tra l’<< impegno >>, che rimane appunto un po’ romantico, e l’abbandono alla memoria, alla poeticità, che si presenta un  po’ privo della necessaria convinzione.


Pier Paolo Pasolini


(Trascrizione dal cartaceo curata da B.Esposito, Maria Vittoria Chiarelli e Giovanna Caterina Salice


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare


Curatore, Bruno Esposito

Grazie per aver visitato il mio blog


sabato 29 marzo 2025

Pasolini, In margine all’esistenzialismo - Libertà, 30 giugno 1946, pag.3

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




 Pasolini
In margine all’esistenzialismo

Libertà

30 giugno 1946

pag.3

(Trascrizione dal cartaceo curata da Bruno Esposito)


Mi sono chiesto più volte se sia possibile, o almeno ammissibile guardare a Leopardi come a un precursore dell'esistenzialismo.

Naturalmente in tal caso sarebbe necessario leggere sotto quella sua prosa perfetta, patinata d'antico, dimenticare un momento il suo linguaggio, che è la sintesi della nostra lingua tradizionale e un’apertura improvvisa verso commoventi modernità; così potremmo forse distaccare, con la gratuità di simili operazioni, quello che chiamiamo il contenuto, o, nel caso di Leopardi, il pessimismo.

È evidente che il pessimismo leopardiano è uno stato d’animo altamente intellettuale, privo di sentimentalismo, antiromantico. Ma dimentichiamo, ripeto, il modo con cui si esprime (quell’accoratezza, quella tenerezza virile, quell’ironia marmorea) e ci

Pasolini, Il Friuli autonomo - Quaderno romanzo, 3, giugno 1947

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pasolini, Il Friuli autonomo 

Quaderno romanzo 3

giugno 1947

... pretz e valor

sai plora Guiana e Peitaus.

I. Retroscena poetico

Se i personaggi di questo ambiguo aneddoto che è l’autonomia friulana fossero in dimestichezza col Diavolo, non avrebbero timore di confessare certi loro argomenti convincentissimi, ma condannati ahimè, a un onesto silenzio. Intendiamo parlare di quegli interessi che impongono un’insincerità aprioristica, da cui il Diavolo è escluso, addirittura ignorato. Restando sul terreno pratico che tanto piace ai buoni insinceri, hanno forse, non diciamo un autentico, ma un probabile valore certi tabù delle discussioni pro e contro l'autonomia, quali «il focolare», «Zorutti», «le industrie pordenonesi» ecc. ecc.?

Pasolini, Sulle aspirazioni friulane - Libertà, 26 gennaio 1947

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini che guarda il suo autoritratto, fatto nel 1947

Pasolini, Sulle aspirazioni friulane

Libertà, domenica 26 gennaio 1947

pag.1

(Trascrizione dal cartaceo curata da Bruno Esposito)

Libertà, domenica 26 gennaio 1947
Nuovi argomenti agli autonomisti per sostenere tout court il loro programma sono suggeriti da Pietro Pascoli («Libertà» del 23 gennaio 1947). Accogliamo infatti con assoluta condiscendenza il suo invito a dibattere il problema «al di sopra di ogni sentimentalismo e di ogni tradizionalismo». (Ma anche al di sopra, allora, di ogni prevenzione di partito, perché in tal caso si tratterebbe di un nuovo «sentimentalismo», forse meno ridicolo, certo non meno illecito.) Su che piano dunque si deve trasferire la discussione? Su quello critico, diremmo. Ma i nostri richiami in questo senso sono caduti nel vuoto. E sì che in un articolo apparso su «Libertà» del 31 dicembre 1946 ero esplicito: niente storia «antiquaria» o «monumentale» (tradizionalismi, falso folclore ecc.), ma storia «critica», cioè coscienza. È il futuro insomma, che ci importa, non il passato. Non fatichiamo del resto a riconoscere nello scritto del Pascoli quelle che sono le autentiche istanze sue e del suo partito (una sincera avversione a ciò che sa di vernacolo e quindi di borghese — che noi condividiamo in pieno) e quelle che invece sono argomentazioni aprioristiche, non prive di ingenuità. Queste sono due: 

1) il puntare sull’abolizione della Provincia, che non è meno demagogico del puntare sulla sua conservazione (l’accusa di demagogia è del Pascoli stesso contro chi, nel comizio udinese di domenica, cercava di avere dalla sua parte Pordenone e Gorizia); 

2) il mettere arbitrariamente e precocemente il Friuli fra Trieste e Venezia.

venerdì 28 marzo 2025

Pasolini, Cos’è dunque il Friuli - Libertà, 6 novembre 1946

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Libertà del 2 novembre 1946




Il 2 novembre 1946 Umberto Zanfagnini, sulla prima pagina di "Libertà", pubblica un articolo intitolato "Sull'autonomia regionale friulana". In questo articolo, Zanfagnini, esprime dubbi sul progetto  autonomistico friulano, sottolineando che, a suo avviso, tale progetto andava ad intaccare l'unità nazionale, in un territorio situato in una zona molto delicata dei confini italiani.


Di seguito la risposta di Pier Paolo Pasolini: 




Pasolini, Cos’è dunque il Friuli

Libertà, 6 novembre 1946

pag. 3

(Trascrizione dal cartaceo curata da Bruno Esposito)



Libertà del 6 novembre 1946
I dirigenti dei Partiti di Pordenone vivono in una città (se così si può chiamare) che non ha una tradizione friulana; la storia ci fornisce un’esauriente testimonianza di questo, e, se dovessimo premettere almeno uno, o il più importante, degli argomenti di questo scritto, diremmo che la non-friulanità di Pordenone è rappresentata lapalissianamente dalla sua lingua. Pordenone è un’isola linguistica quasi nel cuore del Friuli, e questo non è un mero caso, un trascurabile caso: è semplicemente il risultato di una storia diversa, e quindi di una civiltà (nel senso di mentalità) diversa. Ora ecco la domanda che ci è sorta spontaneamente in seguito al noto Ordine del giorno di quei partiti: Può Pordenone parlare in nome della Riva Destra? È una domanda a cui avevamo già preparato la risposta da anni, da tutto il tempo cioè in cui ci sentiamo Friulani, ed è: No. Ma non vorremmo irritare quelli che ormai sono i nostri avversari con una precipitata presa di posizione: adiamo le posizioni categoriche o fideistiche e al contrario amiamo la civile e tranquilla discussione.

sabato 8 luglio 2023

Pasolini, Insistenza della voce di Dio nella nuova poesia italiana - «La Fiera letteraria., VI, 22, 3 giugno 1951

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pasolini
Insistenza della voce di Dio nella nuova poesia italiana 

La Fiera letteraria

anno VI

numero 22

3 giugno 1951


Dei diciotto poeti raccolti nell'antologia vallecchiana curata da Fasolo, almeno due (Corsaro e Wenzel) scrivono della poesia di contenuto direttamente religioso in Corsaro, che è prete, a sfondo, anche se ciò non risulta molto chiaro, dogmatico - in cinque (Budigna, Giglio, Colli, Guglielmi e Rindi) , il motivo del divino almeno nominalmente non compare, mentre tutti gli altri undici, inseriscono più o meno frequentemente o necessariamente il termine «Dio» nel tessuto linguistico delle loro raccolte. A voler subito definire sommariamente quel Dio-parola, si potrebbero ricordare i due termini estremi di uno stesso «tono» religioso, e naturalmente aconfessionale, nella Pietà di Ungaretti e nelle invocazioni verbali di Quasimodo. Un Dio che però

domenica 5 febbraio 2023

Pier Paolo Pasolini: La «Gag» in Chaplin come metafora dell'azione come linguaggio - «Bianco e Nero», fascicolo 3/4, marzo-aprile 1971.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



 Pier Paolo Pasolini
La «Gag» in Chaplin come metafora dell'azione come linguaggio

Bianco e Nero

fascicolo 3/4, marzo-aprile 1971

da pag. 36 a pag. 40

( Dal 1972, in Empirismo Eretico )


   La «gag» è generalmente un processo stilistico che vuole rendere automatica l’azione: un po’ come la maschera del teatro dell’arte vuole rendere automatico il personaggio.

   La «gag» e la «maschera» si muovono tra due poli (tra due usi diametralmente opposti); da una parte possono raggiungere il massimo dell’automatismo trasformando l’azione e il personaggio in un’astrazione che conta come elemento di una rappresentazione non-naturale; dall’altra parte, attraverso la sintesi che esse operano, necessariamente, direi tecnicamente, esse rendono essenziale l’umanità di un’azione o di un personaggio, presentandoli in un loro momento fulmineo e ispirato, che ne dà la realtà al suo culmine (e il contesto è dunque, sia pure senza alcuna punta naturalistica, realistico).

   Generalmente le «gags» sono disseminate nei films, interrompendo un diverso tipo di tecnica narrativa. Solo i films comici muti sono costituiti soltanto di gags. Essi sono dunque un fenomeno tecnico e stilistico a sé. Il cinema di Chaplin non assomiglia ad alcun altro cinema: è un altro universo.

martedì 22 novembre 2022

Pier Paolo Pasolini, "Dialetto nella poesia e nel romanzo" - «La Fiera letteraria», IX, 47, 25 novembre 1956

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
Dialetto nella poesia e nel romanzo

La Fiera letteraria», IX, 47

25 novembre 1956

     L'uscita delle poesie di Noventa, finalmente raccolte in volume (ed. di «Comunità»), dopo anni di attesa da parte dei suoi privati ammiratori, e premiate con uno squillante Viareggio, ha rinnovato un certo interesse intorno alla poesia dialettale. Anzi per molti è stata una scoperta, in quanto problema di stile e fenomeno di cultura: e allora si è avuta una serie di interventi che, riguardo a quel problema e a quel fenomeno, si dichiaravano apertamente agnostici o lecitamente incerti. Ma bastava, almeno, che questi facitori di recensioni e notiziari leggessero qualche pagina degli scritti usciti in questi ultimi anni del Devoto, dello Schiaffini, del Contini, per rendersi conto, almeno, di come

lunedì 26 settembre 2022

Pier Paolo Pasolini, Dialetto e poesia popolare - Mondo operaio, 14 aprile 1951, pag.12.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





Pier Paolo Pasolini
Dialetto e poesia popolare

Mondo operaio

14 aprile 1951

pag.12. 

(Trascrizione dal cartaceo, curata da Bruno Esposito)


Questa del rapporto tra poesia dialettale e poetica << popolare >>  è una questione che non è ancora stata posta, a meno che non si voglia considerare un primo implicito contributo all'argomento l'istituzione del << Premio Cattolica >>: il cui bando, l'anno passato, richiedeva  ai versi dialettali concorrenti il tema della pace, che è appunto un tema della poetica popolare.

I risultati del Premio (che speriamo ripetuto nel '51) sono confortanti: una riprova, esplicita stavolta, della bontà dell'ipotesi critica. Astraendo naturalmente da chi firma questo scritto, c'è veramente da stupirsi della validità delle liriche dialettali premiate e segnalate a Cattolica: si pensa a cosa potrebbe essere una raccolta, anche solo di due dozzine, di liriche tutte all'altezza di << Su pizzinu mutiladu >>, di Giovanni Moi, il vincitore del concorso: quanti libri di poesia in lingua, rivelerebbero, al confronto, la loro impoeticità letteraria? La questione è grossa: del resto non è chi istintivamente non pensi a quanto di falso permanga a minacciare la lingua chiamata << italiano >>, non solo scritta (che in tal caso si conoscono bene i pericoli della tradizione) ma anche parlata. E a quanto,

venerdì 20 maggio 2022

Pasolini, Poesia d'oggi - La Panàrie, maggio-dicembre 1949,

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
Poesia d'oggi

La Panàrie
Maggio‑Dicembre 1949


Quando nel 1943 la mia famiglia venne a stabilirsi definitivamente in Friuli, nella vecchia casa materna di Casarsa, io del Friuli non sapevo praticamente nulla e non conoscevo nessuno se non i miei compagni d'infanzia.

Avevo però con me un libretto di versi, stampato da pochi mesi dalla «Libreria Antiquaria» a Bologna, e quel libretto era scritto in friulano: un curioso friulano che una appassionata lettura del Pirona, previe s'intende le mie predilezioni un po' estetizzanti per la lingua letterariamente assoluta dei provenzali e le delizie di una poesia popolare quale poteva essere quella dei Canti del popolo greco del Tommaseo, assolutezza e abbandono che insieme si prestavano a essere due componenti di un medesimo gusto letterario molto contemporaneo - aveva trasformato da casarsese in una specie di koinè un po' troppo raffinata da una parte un po' troppo candida dall'altra. Non si tratta ora di chiarire quale fosse (ed è ancora) la mia vocazione letteraria nei suoi rapporti con

giovedì 21 aprile 2022

Pier Paolo Pasolini,La Ricotta - I materiali di sceneggiatura - Di Tomaso Subini

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pier Paolo Pasolini
La Ricotta
I materiali di sceneggiatura

 
Tratto da:
Tomaso Subini
PIER PAOLO PASOLINI
LA RICOTTA
( © 2009 Lindau s.r.l. )
 

Il 7 marzo 1962 (1) , Pasolini stipula un accordo con i produttori Giuseppe Amato e Roberto Amoroso che lo impegna a scrivere e a dirigere uno dei quattro episodi del film collettivo La vita è bella. Inizialmente Pasolini propone la storia di un insegnante omosessuale impiccatosi perché respinto da un allievo di cui si è innamorato (2) . Di fronte al netto rifiuto da parte dei due produttori, Pasolini comincia a lavorare intorno a un’idea suggeritagli da un fatto di cronaca accaduto sul set di Barabba (Id., 1962) di Richard Flescher: il malore che colse una comparsa infreddolita durante le riprese della crocifissione (3) .

lunedì 18 aprile 2022

Pasolini - Un eros esistenziale e poetico che diviene progetto rivoluzionario - Di Maria Vittoria Chiarelli

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Un eros esistenziale e poetico che diviene progetto rivoluzionario

Di Maria Vittoria Chiarelli

Pasolini compie il suo primo viaggio in India nel 1961 in compagnia di Alberto Moravia ed Elsa Morante. Un Paese immenso che pullula di gente che dondola dolcemente il capo e che sembra dire sempre di sì, annuendo con mitezza. Eppure quel Paese, dopo la liberazione dal dominio coloniale inglese si chiede come affrontare nuove sfide, nel delicato passaggio da un'economia rurale ad una nuova svolta industriale che avrebbe determinato una scissione profonda tra una cultura millenaria e il nuovo corso che rischiava di occidentalizzarsi e di relegare ai margini la tradizione religiosa, pur connotata da una profonda divisione castale, ormai alla resa dei conti con un processo faticoso di democratizzazione che, già negli anni Sessanta, ravvisava nell'avvenire industriale l'unica strada possibile per superare la miseria sottoproletaria e l'arretratezza atavica delle campagne. Pasolini difende le forme antiche di una civiltà la cui religione consiste tutta in una serie di gesti pragmatici innocenti rivelando tutta la mitezza dello spirito della gente che li compie , come il rito della combustione dei morti , al cui calore i vivi si riscaldano traendone forza e rassegnazione insieme, in un anelito alla vita che si invera in un eterno sorriso di sacrificio, in cui si acquieta il dolore, rivivendo il ciclo dell'armonia universale senza fine. Già allora, in quel primo viaggio nella terra dell' "altrove", nella quale l' "odore" è diventato parola, l'espressione dei volti e i gesti ritmi poetici di un incedere rassegnato, ma autentico, disvelatori di ancestrali misteri divini, costituiscono una dimensione sacra che doveva essere salvata ad ogni costo, prima che gli ingranaggi di un sistema globale di dominio neocapitalistico potessero dissipare la luce che da quei roghi si riverberava nelle acque del Gange.

mercoledì 22 dicembre 2021

Intelligenza di Pasolini, di Gianni Scalia

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Testo e relazione di Gianni Scalia 
curatela del testo di Guido Monti 
Intelligenza di Pasolini


Il titolo di questo mio intervento può sembrare ovvio ma vorrei intenderlo nel senso del genitivo soggettivo e oggettivo. Intelligenza di Pasolini, la sua capacità di conoscenza e di comprensione della realtà, la nostra intelligenza di lui. Pasolini continua a far questione. Nel senso che è anche una nostra questione. Per pochi come Pasolini, hanno coinciso destini generali e vicenda esistenziale; colui che diceva di aver gettato il corpo nella lotta non solo “con le armi della poesia”, ha vissuto una esistenza aux extremes biografica e conoscitiva. Vorrei azzardare che Pasolini fa questione in quanto è una “nostra” questione aperta, ha indicato che ciò di cui si può o si vuole tacere si deve ancora parlare. È questo il nostro rapporto con Pasolini, di cui sono state pronunciate definizioni diverse: personalità posseduta da una contraddizione insuperabile, da una antinomia insolubile e da una virtuosità solum sperimentale, letteraria?

domenica 28 novembre 2021

Pier Paolo Pasolini, La poesia popolare - Il Contemporaneo, 23 giugno 1956

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
La poesia popolare

Il Contemporaneo
Anno III, numero25
pagina 4

Cari amici de «Il Contemporaneo», vi scrivo a proposito dell' articolone sulla Baronessa di Carini, che Vann'Antò vi ha dato e voi avete così vistosamente pubblicato sul n. 22 del vostro giornale: per ragioni di carattere giornalistico, meglio che culturale, lo capisco. Le stesse ragioni per cui avete accolto perfino la lettera di un untorello di cui non ricordo il nome, contro Moravia, accogliendone - con inammissibile oggettività di editori - le istanze razziste. La cosa, nei miei riguardi, non è così grave: l'accusa contro di me sarebbe di leggerezza filologica; e non mi offende, poiché non sono un filologo, e ho ripetuto varie volte nella mia antologia della poesia popolare, che, a questi studi, io sconfino dai campi limitrofi. Inoltre sono certo che non più di uno o due dei vostri lettori è giunto in fondo all'articolone, fermo, dopo le prime battute, alla rete di parentesi, di interiezioni, di puntini della delibazione. Badate non ipotizzo tale mancanza di interesse per la Baronessa di Vann'Antò a causa delle «inez.ie»· su cui l'articolo si presenta impiantato, ma del «gusto» che

domenica 20 giugno 2021

Pasolini e le ultime illusioni - Di Franco Fortini

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pasolini e le ultime illusioni
Di Franco Fortini

Questi dialoghi con i lettori sono soprattutto dialoghi con dei comunisti, anzi con il comunismo italiano. C’è spesso, del Pasolini migliore, non solo l’ininterrotto calore della mente, la volontà di capire e di essere capito, e quella pazienza pedagogica che Zanzotto ha così bene messo in evidenza; c’è anche — e anche questo fa parte del Pasolini migliore — una volontà di essere accettato, di avere un pubblico visibile. Sono di quelli cui ha dato e continua a dar noia la mitografia editoriale su Pasolini; di quelli che preferiscono inoltrarsi odiosi, incomprensivi, ingiusti — ché tale sono stato con Pasolini vivo — piuttosto che spartire una qualità di ammirazione e di liturgia repellente, in particolare quella votata alla memoria necrofila dell’assassinato. Essa mi pare non troppo diversa dalla diffamazione a bassa voce che della sua poesia va diffondendosi ad opera di quelli cui egli aveva, da vivo, data troppa ombra. Eppure m’è difficile resistere alla simpatia per queste pagine: ricchissime non solo di ‘chiavi’ per le più complesse opere del loro autore ma soprattutto per due costanti, fra loro congiunte, quella del rapporto fra socialismo e cristianesimo e quella della riflessione sul linguaggio. Quest’ultima (mi fa notare la sensibilità, anche professionale, di Pier Vincenzo Mengaldo) è qui al centro di alcuni dei passi migliori: l’intelligenza poetica di Pasolini gli fa intendere che per lui, ossia per la sua opera, i temi e gli interrogativi del linguaggio traspongono proprio quelli, etici e politici, dell”umile Italia’ cattolica e della ‘speranza’ comunista. Avverti qui quasi tutti i nessi dolorosi e vitali di una fase di liquidazione, ossia di una ancora forte capacità poetica che sta però lasciando la pagina lirica per l’avventura cinematografica.

lunedì 31 maggio 2021

Pier Paolo Pasolini - Come leggere Penna

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Come leggere Penna
Pier Paolo Pasolini
Tratto da Passione e Ideologia
Garzanti -1960.


   Un esame critico della poesia di Penna, abbastanza esteso, sulla rivista «Paragone» l’abbiamo scritto a proposito della plaquette Una strana gioia di vivere (Scheiwiller , 1956) ora inclusa nelle recenti poesie (Garzanti, 1957, e uno dei premi Viareggio dell’anno): a proposito di queste poesie, dunque, che sono gran parte della produzione di Penna, non ci resterebbe qui che riassumerci: perciò preferiamo fare alcune osservazioni marginali ma nuove.