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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

martedì 28 dicembre 2021

Pier Paolo Pasolini, Il fiore delle mille e una notte - 1974

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Il fiore delle mille e una notte di P.P. PASOLINI

Le foto sono di Roberto Villa
Pasolini sul set
Fondo Roberto Villa, Cineteca di Bologna

Le immagini per cortese concessione di Roberto Villa per solo scopo culturale.

"Spero, possa essere usato per promuovere il Grande Uomo di Cultura che è stato in tutti i settori che ha toccato."
Roberto Villa


.
Troupe - Personaggi - Interpreti

Regia e sceneggiatura
: Pier Paolo Pasolini, liberamente ispirata a Le Mille e una notte (in particolare a Storia di Ali Shar e della schiava Zumurrud, Storia di Azíz e Aziza, Storia dei re Shariyàr e Shahzamàn, Storia del facchino e delle ragazze, Storia di Harún ar-Rashíd e di Zobeida, Storia di Abu Nuwàs e di Harún ar-Rashíd, Harún ar-Rashíd e le due schiave, Harún ar-Rashíd e le tre schiave, Storia del re Omar an-Numàn, Storia dell’amante e dell’amato: Tagi al-Mulúk e Dúnya

Collaborazione alla sceneggiatura: Dacia Maraini
Fotografia: Giuseppe Ruzzolini


Operatore
: Alessandro Ruzzolini
Assistente operatore: Marcello Mastrogirolamo
Scenografia: Dante Ferretti

Costumi: Danilo Donati, eseguiti dalla ditta Farani
Musica: Ennio Morricone
Suono: Luciano Welisch
Montaggio: Nino Baragli, Tatiana Casini Morigi
Assistente montaggio: Ugo De Rossi
Aiuto Montaggio: Alfredo Menchini
Aiuto regia: Umberto Angelucci, Peter Shepherd, Sergio Citti (non accreditato)
Fotografo di scena: Angelo Pennon
Segretaria di edizione: Beatrice Banfi

Parrucchiera
: Iole Cecchini
Truccatore: Massimo Cecchini
Edizione: Enzo Ocone

Interpreti:

Franco Merli (Nur ed-Din)
Ines Pellegrini (Zumurrud)
Ninetto Davoli (Azíz)
Tessa Bouché (Aziza)
Franco Citti (il demone)
Margareth Clementi (madre di Azíz)
Luigina Rocchi
(Budur)
Francesco Paolo Governale (principe Tagi)
Elisabetta Vito Genovese (Munis)
Abadit Ghidei (Principessa Dúnya)
Giana Idris (Giana),
Alberto Argentino (Shahzamàn)
Salvatore Sapienza (Yunàn)
Fessazion Gherentiel (Berhame),
Gioacchino Castellini
,
Salvatore Verdetti (Barsúm),
Zeudi Biasolo
Barbara Grandi
Luigi Antonio Guerra
Francelise Noel
Christian Alegny
Jocelyn Munchenbach
Jeanne Gauffin Mathieu
Franca Sciutto

Produzione: Alberto Grimaldi per PEA (Roma)/Les Productions Artistes Associés (Parigi)
Direttore di produzione: Mario Di Biase
Ispettori di produzione: Giuseppe Banchelli, Alessandro Mattei
Segretaria di produzione
: Carla Crovato

Ufficio stampa: Nico Naldini
Mixage: Fausto Ancillai
Amministratori: Daniele Tiberi, Maurizio Forti
Effetti speciali ottici: Rank Film Labs

Riprese: 2 marzo – 5 settembre 1973
Studi
: stabilimenti DEAR, Roma
Prima proiezione pubblica: Festival di Cannes, 20 Maggio 1974
Origine: Italia-Francia, 1974 Durata: 129'

Gran Premio speciale della Giuria al Festival di Cannes 1974

Autorizzazione
del Ministero del Turismo e dello Spettacolo: Nulla osta n.64574 dell'11 maggio 1974. Vietato ai minori di anni 18. 







[...]
...L‟enorme maggioranza dei racconti delle Mille e una notte consistono in un viaggio. Quando il racconto è talmente breve da non consentire la possibilità della descrizione di un vero e proprio viaggio, allora si tratta di un aneddoto successo a un viaggiatore: e quindi, anche se il racconto è tutto lì, in quel crocevia, in quel mercato, siamo comunque in un „altrove‟. I viaggi delle Mille e una notte sono sempre l‟effetto di un‟iniziale anomalia del destino. Tutto è normale: il destino è normalità: ed ecco che succede la cosa inaspettata: il destino si „manifesta‟ improvvisamente in modo anormale. Si tratta di una forma parzialmente dissacrata e, in genere, scherzosa, di ierofania. La normalità è così interrotta dall‟intervento del Dio (o del suo Meccanismo, il Destino), e alla prima anomalia
ecco che ne segue un‟altra. Nasce una catena di anomalie. E questa catena si dispone poi narrativamente secondo lo schema del viaggio, ossia lo schema della conoscenza e della conquista dell‟‟altrove‟. L‟eroe è destinato a ritornare; e a ritornare, per la precisione, alla normalità. Però ci ritorna evidentemente diverso. La sua scoperta dell‟‟altrove‟ è stata una forma di iniziazione. Anche il mio film Il fiore delle Mille e una notte è un lungo viaggio, e l‟eroe (o gli eroi) sia pure molto passivamente, hanno il passo eroico di chi si sottopone a una grande prova...
[...]


[...]
Tutti i personaggi delle Mille e una notte sono artigiani, commercianti e contadini, oltre naturalmente che regnanti e nobili (ma come in tutte le società feudali, poveri e ricchi la pensano allo stesso modo; lo rivela in modo incontrovertibile il senso estetico che è identico in tutti). La mia condanna marxista, di un mondo di « sfruttamento dell'uomo sull'uomo » non è retroattiva neanche un po'. Non considero i « poveri » del passato «
subumani » solo perché non hanno avuto coscienza di classe e si sono ribellati solo saltuariamente attraverso ribellioni di carattere sottoproletario e contadino. Non condanno né disprezzo la loro rassegnazione e la loro passività. Sono anche queste forme di vita. Se nella maggior parte dei casi, peraltro, esse sono « estraneità culturale » dalla cultura del potere, non mi sembra che questo sia il caso del mondo arabo delle Mille e una notte: i poveri qui hanno la stessa cultura dei ricchi (mondo magico, omosessualità, senso comune, frazionamento del Potere, che sembrerebbero elementi arcaici e fortemente tradizionali, non sono elementi della cultura dei poveri, ma anche dei ricchi e dei privilegiati). Forse in questa unità di potenti e di sudditi consiste il fascino delle Mille e una notte: un fascino per me, potente.
[...]



[...]
Sì, Il fiore è stato senz‟altro l‟impresa più epica che io abbia affrontato in vita mia. Il direttore di produzione, Mario Di Biase, ci aveva avvertiti che sarebbe stata una lavorazione difficile, che avremmo dovuto affrontare molti disagi. C‟erano anche Ferretti, il grande Ferretti, Umberto Angelucci, Shepherd, ovviamente il direttore della fotografia Ruzzolini. Danilo Donati invece era rimasto a Roma. Non credo che avrebbe potuto sopportare
quell‟avventura. Partimmo da Roma che nevicava e la prima tappa fu l‟Eritrea, dove era caldissimo. Non avemmo neanche il tempo di abituarci al clima e riprenderci dal viaggio che iniziarono le riprese a Burji, un altopiano scomodissimo da raggiungere. Era uno dei tipici luoghi che Pasolini sceglieva, luoghi straordinari, ma impossibili. Quando ci arrivammo eravamo distrutti dalla fatica e dal caldo. Lì girammo la sequenza in cui Franco Citti, il demone, trasforma in scimmia Alberto Argentino, alias Shazhanmàn. Provammo sulle prime a truccare Argentino da scimmia ma non funzionava. Allora ricorremmo a una scimmia vera che però morì, poverina, e dovemmo sostituirla con un‟altra. Se si fa attenzione, nel film appaiono scimmie di dimensioni diverse e tutte interpretano Shazhanmàn trasformato... Ricordo che a Keren, in Eritrea, le piccole oasi nel deserto erano meravigliose. Improvvisamente ti trovavi in mezzo a una vegetazione favolosa e credo che Pasolini avesse scelto quei luoghi proprio per questo e il contrasto con il deserto.
[...]

Roberto Villa / Biografia


Nato a Genova nel 1937, risiede e lavora a Milano. Laureato in elettronica, costituisce nel 1957 la società AudioVisualCommunication, uno studio fotografico e pubblicitario impegnato anche sul fronte della didattica della comunicazione audiovisiva. Studia Computergrafica al MIT (Massachussets Institute of Technology). Dal 1966 al 1969 dirige a Genova la Galleria d’arte d’avanguardia Carabaga, frequentata da Ceccato, Chiesa, Fontana, Laura, Quartucci, Strehler, Munari. In quel periodo inizia a collaborare con la televisione e con varie testate, come “Il Lavoro” di Genova e “Popular Photography”.
Nel 1967 inizia l’attività di fotografo e nel 1969 diviene art director della rivista “Fotografiamo”. Dal 1973 collabora con “Playboy” e realizza molti servizi per “Vogue”, “Photo Magazine”, “Harper’s Bazaar”, “Esquire”, “Photo 13”, “Epoca”, “National Geographics”, “Manchete”, “Amica”, “Grazia”.
Nel 1973 è sul set di Pier Paolo Pasolini, in Iran e nello Yemen, per alcune riprese del film Il fiore delle Mille e una notte. L’anno dopo è sul set del film di Alberto Sordi Finché c’è guerra c’è speranza.
All’inizio degli anni Settanta collabora con la Rai come assistente alla regia e nel 1973 realizza le riprese tv dello spettacolo Pilato sempre, diretto e interpretato da Giorgio Albertazzi. Nel 1974 estende l’attività della sua agenzia che da allora collabora con Aiwa, Mitsubishi, Tandberg, Olympus, Philips, Canon, gli editori Rusconi e Rizzoli. Sarà la prima ad adottare il personal computer IBM, importato dagli Usa.


A partire dal 1978 cura la registrazione e l’edizione su Lp e cd di numerose interpretazioni di celebri jazzisti quali Eddie Miller, Lino Patruno, Severino Gazzelloni, Spigle Wilcox, Enrico Intra, Tullio De Piscopo e W.B.Davison.
Negli anni Ottanta collabora alla Enciclopedia Multimediale Grolier, a “La Domenica del Corriere” (utilizzando pioneristicamente l’illustrazione digitale e la foto elettronica), a “Millecanali”, all’ Enciclopedia Multimediale edita da Kosmos, al “Fotonotiziario”; nel 1988 è incaricato della direzione tecnica della rivista “Monitor” e nel 1992 è responsabile della fotografia digitale per la rivista “Creative”, mentre nel 1994 è direttore tecnico di “Geotec”, rivista di architettura e tecnologie per l’edilizia.
Intensa e vasta anche l’attività didattica: su ripresa e regia televisiva (AFIP, 1968); semiologia e fotografia (Istituto Europeo di Design, Milano, 1977-80); tecniche di ripresa (corsi Sharp, 1979). Nel 1990, oltre alla collaborazione con la Thomson France sull’utilizzo del digitale,
progetta e conduce il corso di scenografia digitale per il COR (Centro Operativo Regione Lombardia). Nel 1993 partecipa a Sicof e a Icographics con il progetto di fotografia virtuale cui lavora da oltre un decennio e nel 1994 organizza un convegno sulla realtà virtuale a Milano. Nel 1995 cura un ciclo di seminari per la Facoltà di architettura dell’Università di Milano e dal 1996 tiene corsi di comunicazione e nuove tecnologie per la Regione Lombardia.
Per il Fondo Sociale Europeo, tra il 1998 e il 2000, progetta e tiene corsi di archiviazione multimediale di beni culturali, telelavoro e internet, art direction multimediale e fotografia digitale. Nel 2008 ha donato alla Cineteca di Bologna, oggi Fondazione, il suo prezioso archivio, comprendente fotografie, pubblicazioni e importante materiale tecnico audio, video e fotografico utilizzato durante tutta la sua attività. 




@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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