"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Pasolini nella memoria
di Roberto Roversi
Non ero suo compagno di classe; Pasolini stava con Telmon, Bignardi e altri; al Galvani, o intorno al Galvani, non me lo ricordo; ci si trovava più spesso a casa sua.
Abitava con la madre e il fratello in un appartamento in Via Nosadella davanti ai Sordomuti (una tipografia); e lì, insieme ad un suo compagno di classe, Manzoni, recitavamo. Gli irlandesi, soprattutto Synge: “Cavalcata a mare” e “Il furfantello dell’ovest”; si leggeva, imparando, nella buona tradizione di Linati.
Posso dire che Pasolini era, nel fare le cose che ci interessavano, subito bravissimo; aveva una straordinaria tranquillità e rapidità nello scrivere che non finivano di stupirmi; e cominciò a prevalere su di noi con la straordinaria invenzione del dialetto colorato (come mi sembrava) cioè di una lingua esasperata sentimentalmente ma con tanto trattenuto pudore (una lingua abbastanza celestiale nel senso giusto) dal renderla nuova e diversa, cioè vera e originale. Contini, che allora era in Svizzera e ricevette il libretto, ne fu conquistato. Io la ascoltavo come una lingua “in costume” molto aristocratica; trattenuta al massimo grado di tensione da una sofisticazione culturale raffinata, da renderla alla fine morbida in un ricordo allucinante.
E arrivo a un ricordo che ho sempre tenuto vivo.
Siamo ai giardini Margherita, seduti su un prato appena tagliato; fra lo splendore giallo s’alza un profumo compatto, molto padano, del fieno falciato, a cumuli, che si sta asciugando. Poca gente, solo presenze colorate di donne e ragazze che camminano qua e là. Noi tre seduti (Leonetti, Pasolini, io) parliamo di una rivista che vogliamo fare, che “dobbiamo fare”. Il nome già proposto è “Eredi”. Parliamo con una leggerezza che è felicità, per una cosa finalmente importante; per una decisione nostra che dovremo realizzare impegnandoci. Ci sentiamo infervorati. Passa un uomo in bicicletta, è in borghese; adagio cerca con la testa; ha bisogno di parlare? Ci vede, si avvicina, non si ferma; dice a voce bassa: “Hitler ha invaso la Russia”.
È il 22 Giugno del ’41 e noi eravamo, in quel momento della nostra giovinezza, fuori dal mondo.
Rievocazione di P.P.Pasolini scritta a pochi giorni dalla sua morte da Roberto Roversi e pubblicata dal periodico friulano Macchie.
Fonte:
http://www.fucinemute.it/1999/07/pasolini-nella-memoria/
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