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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

domenica 3 gennaio 2021

Pier Paolo Pasolini, gli anni 50 e le borgate romane

"ERETICO e CORSARO"


Pasolini, breve biografia 
curata da Bruno Esposito
Gli anni 50 
le borgate romane
   
Arrivammo a Roma, 
aiutati da un mio dolce zio, 
che mi ha dato un po’ del suo sangue: 
io vivevo come può vivere un condannato a morte 
sempre con quel pensiero come una cosa addosso, 
– disonore, disoccupazione, miseria. 
Mia madre si ridusse per qualche tempo a fare la serva. 
E io non guarirò mai più di questo male. 
Perché io sono un piccolo borghese, e non so sorridere... come Mozart... 
In un film – che ho chiamato «Uccellacci e uccellini» – 
ho tentato è vero l’opera buffa, suprema ambizione di uno scrittore, 
– ma ci sono riuscito solo in parte, 
perché io sono un piccolo borghese 
e tendo a drammatizzare tutto.(10) 
Pier Paolo Pasolini il 28 gennaio 1950, dopo lo scandalo di Ramuscello, insieme alla madre, prende dalla stazione di Casarsa il rapido diretto a Roma.
In quella fredda notte di gennaio,

«sotto la coltre di neve che copriva tutto il Friuli» (11),

«il rapido della decisione più importante della sua vita» lo conduce in una terra «che non è la sua», «sorda ad ogni ingenua attesa».

“Era un periodo tremendo della mia vita. Giunto a Roma dalla lontana campagna friulana: disoccupato per molti anni; ignorato da tutti; divorato dal terrore interno di non essere come la vita voleva; occupato a lavorare accanitamente a studi pesanti e complicati; incapace di scrivere se non ripetendomi in un mondo ch’era cambiato. Non vorrei mai rinascere per non rivivere quei due o tre anni” (12)
"Nei primi mesi del '50 ero a Roma, con mia madre: mio padre sarebbe venuto anche lui, quasi due anni dopo, e da Piazza Costaguti saremmo andati a abitare a Ponte Mammolo; già nel '50 avevo cominciato a scrivere le prime pagine di Ragazzi di vita. Ero disoccupato, ridotto in condizioni di vera disperazione: avrei potuto anche morirne. Poi con l'aiuto del poeta in dialetto abruzzese Vittorio Clemente trovai un posto di insegnante in una scuola privata di Ciampino, a venticinque mila lire al mese".(13)
La Meglio Gioventù, con dedica di Pasolini
Biblioteca centrale Roma

Cerca lavoro come generico a Cinecittà, corregge bozze e vende i suoi libri alle bancarelle rionali. Con l'aiuto del poeta abruzzese Vittorio Clemente trova lavoro come insegnante in una scuola di Ciampino. 
Nel 1952 viene pubblicata "Poesia dialettale del Novecento", un lavoro frutto della collaborazione con Mario Dell'Arco, con una recensione di Eugenio Montale.

Pasolini e Biagio Marin, Il Piccolo 29 giugno 2016

Caro Marin,

(scusi il pezzo di carta su cui le scrivo, ma mi sono trovato improvvisamente sprovvisto di carta ad hoc, e non mi va di scendere dal tabaccaio). La sua lettera mi è riuscita assai cara, e mi ha commosso. Per quanto sta in me, la incito a non disperare: i critici verranno, e intanto stia certo che la sua è una delle più delicate poesie del Novecento dialettale.

Lei lavori sulla linea di "Minudagia", che dovrà essere la sezione centrale della sua ideale antologia di poesia, contrapposta alla non-poesia che è coloristico-ambientale. Spero molto che la mia Antologia (che dovrebbe uscire entro Natale) le sia di conforto e di sprone.

Quanto a "Il Belli" (così si chiamerà la nostra rivistina) è bimensile: come vede, quindi, il sacrificio finanziario non è poi gravissimo. Inoltre lei, lì a Grado o a Trieste, può procurarsi qualche abbonamento (e tenere per sé - senza magari bisogno di dirlo agli abbonati - i soldi: così faremo anche noi, avendo ciascuno diritto a una ventina di copie. Quanto alla distribuzione gratuita di copie a intenditori, specialisti, critici e in genere letterati - un trecento, circa - ci penseremo Dell'Arco e io).
Intanto risponda subito (il più brevemente possibile) alle domande di questa inchiestina che le accludo: e mi mandi qualche "minudagia".

Tanti cordiali saluti dal suo
Pier Paolo Pasolini
(Lettera dattiloscritta di Pasolini all’amico  poeta Biagio Marin datata Roma 1 dicembre 1952 - pubblicata su “Il Piccolo” del 29 giugno 2016 )

Collabora a "Paragone", 
una rivista di Anna Banti e Roberto Longhi ed entra a far parte della sezione letteraria del giornale radio, accanto a Carlo Emilio Gadda, Leone Piccioni e Giulio Cattaneo. 
Nel 1954 Pasolini abbandona l'insegnamento e trova casa a Monteverde Vecchio. Pubblica il volume di poesie dialettali “La meglio gioventù”, con dedica al critico Gianfranco Contini. L’opera comprende componimenti in friulano, scritti da Pasolini tra 1942 e 1953. 
[...] 
"Núvuli negri tal foghèr 
thàculi blanci in tal thièl 
a eri la pòura e el piathèr 
de amà la falth e el martièl. 
Mi eri un pithu de sèdese ani 
con un cuòr rugio e pothale 
cui vuoj coma rosi rovani 
e i ciavièj coma chej de me mare. 
Scuminthievi a dujà a li bali, 
a ondi i rith, a balà de fiesta. 
Scarpi scuri! ciamesi clari! 
dovenetha, tiara foresta!" 
[...] 
Nuvole nere sul focolare 
macchie bianche nel cielo 
erano la paura e il piacere 
di amare la falce e il martello. 
Io ero un ragazzo di sedici anni 
con un cuore ruvido e disordinato 
con gli occhi come rose roventi 
e i capelli come quelli di mia madre. 
Cominciavo a giocare alle carte 
a ungere i ricci, a ballare di festa. 
Scarpe scure, camicia chiara, 
giovinezza, terra straniera! 
[…] (14)
Officina, numero 1, maggio 1955

Sempre nel 1954, collabora alla sceneggiatura del film di Mario Soldati,
La donna del fiume.

Il canto popolare, con dedica di Pasolini a Elsa Morante
Biblioteca centrale Roma

Nel 1955, insieme a Francesco Leonetti e Roberto Roversi, fonda a Bologna la rivista critica «Officina», che vede anche la collaborazione di Gianni Scalia, Angelo Romanò, Franco Fortini; pubblica testi, oltre che dei redattori e collaboratori, anche di tanti altri intellettuali, tra cui: Bertolucci, Gadda, Caproni, Luzi, Bassani, Volponi, Penna, Pagliarani, Erba, Ungaretti, Calvino, Rebora. La rivista bolognese è divisa in quattro sezioni: 
  • “La nostra storia” che ospita saggi su scrittori e movimenti letterari; 
  • “Testi e allegati”, dove vengono pubblicati testi di vari scrittori; 
  • “La cultura italiana” che contiene, in alcuni numeri della rivista, saggi; 
  • “Appendice” con testi in prosa, spesso a puntate.

Sempre nel 1955, partecipa alla sceneggiatura de “Il prigioniero della montagna”, regia di Luis Trenker e pubblica il romanzo “Ragazzi di vita”. 

Il 21 luglio del 1955 la presidenza del Consiglio dei ministri invia alla procura della repubblica, ufficio stampa di Milano, la seguente segnalazione: 

"Per gli eventuali procedimenti di competenza, si segnala l'acclusa pubblicazione ‘Ragazzi di vita’ di Pier Paolo Pasolini, editore Aldo Garzanti, Milano. Nella pubblicazione si riscontra carattere pornografico. 
Il capo del servizio." 

"Io non ho inteso fare un romanzo nel senso classico della parola, ho voluto soltanto scrivere un libro. Il libro è una testimonianza della vita da me vissuta per due anni in un rione a Roma. Ho voluto fare un documentario. La parlata in dialetto romanesco riportata nel romanzo è stata un'esigenza stilistica. Quando antropomorfizzo la cagna ho voluto dire che molte volte i ragazzi purtroppo conducono la vita come animali. Nel titolo Ragazzi di vita ho inteso dire ragazzi di malavita. Nel descrivere i tre ragazzi che fanno il bisogno materiale ho voluto richiamare quel pretesto che ogni ragazzo sorpreso a rubare negli orti mette in ballo, e cioè era andato solo per un bisogno. Nei dialoghi riportati ragiono con la stessa mentalità dei ragazzi che sono i protagonisti del romanzo; anche nei discorsi indiretti, pur essendo io a parlare, cerco di pensare con la mentalità dei ragazzi e riporto in modo indiretto le battute dei ragazzi. Intendevo proprio presentare con perfetto verismo una delle zone più desolate di Roma."(15)

Vengono assolti ”perchè il fatto non costituisce reato" e il libro, ritirato dalle librerie per un anno, viene dissequestrato. Inizia una vera e propria persecuzione giudiziaria nei suoi confronti. Le accuse, tante e al limite del grottesco, vanno da: favoreggiamento, rissa, furto, rapina a mano armata ecc... 
Nel 1956, con la regia di Ermanno Olmi e testo e sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini, viene prodotto il documentario “Manon finestra 2”. 
Stringe amicizia con Alberto Moravia, Elsa Morante e, successivamente, anche con Laura Betti.

Nel febbraio del 56 esce su “Nuovi Argomenti”, da pagina 72 a pagina 82, in anticipo rispetto alla raccolta poetica che reca lo stesso titolo, il poemetto "Le ceneri di Gramsci 
 
Nel 1957 Pasolini, insieme a Sergio Citti, collabora al film di Fellini, “Le notti di Cabiria”, come consulente ai dialoghi romaneschi. Collabora alla sceneggiatura di “Marisa la civetta” (regia di Mauro Bolognini) e alla sceneggiatura del documentario di Ermanno Olmi, “Grigio”. 




...non è che le sue poesie mi "piacciano": è che (come nelle “Ceneri di Gramsci”)ci trovo da discutere, magari da smontarle pezzo per pezzo, da dimostrare che è tutto sbagliato. Ma è questa la poesia di cui abbiamo bisogno: una poesia che si possa discutere, che tocchi le contraddizioni del mondo in cui ci muoviamo, che faccia venire preoccupazioni nuove, anche che irriti, che rompa le scatole!...
Italo Calvino

Sempre nel 1957, pubblica la raccolta di poesie “Le ceneri di Gramsci” da Garzanti. 
In molti accusano Pasolini di populismo, tra gli altri, Alberto Asor Rosa: 

"E' da osservare, innanzi tutto, che il populismo pasoliniano fa ora un altro passo innanzi verso una coerente completezza. Se la fase dei primi poemetti aveva rappresentato per lo scrittore il passaggio da un populismo istintivo a un populismo cosciente, ora il populismo comincia a caricarsi di un preciso significato politico. Dietro l'ideologia del populismo si profila la presenza di una cultura, che si fa garante e in un certo senso testimone oggettiva, storica, della visione pasoliniana di popolo. Si fanno i nomi di Croce e Gobetti, quasi a testimoniare la comparsa di una dimensione morale; si fa, soprattutto, il nome di Gramsci, e dietro o in Gramsci s'individua la funzione attiva, rivoluzionaria, di un'ideologia marxista".(16) 

Alle accuse di populismo cosi' Pasolini risponde su Vie Nuove: 

"[....] Salinari mi chiama, senza mezzi termini, senza appello, 'populista'. Ebbene, se egli usa questo termine nel senso in cui lo usa Lenin, in una concreta situazione storica, per definire un concreto movimento storico (quello che vedeva la rivoluzione come un prodotto delle classi contadine, al di fuori della guida delle aristocrazie operaie), rifiuto naturalmente di essere definito 'populista'. Sarei un imbecille se pensassi che la Rivoluzione si puo' fare a Melissa, senza Modena. Ma se Salinari usa il termine populista, nel senso che ormai la parola ha preso correntemente, cioe' nel senso di 'marxista che ama il popolo di un amore preesistente al marxismo, o in parte al di fuori di esso', allora potrei anche accettare tale definizione"(17).
Il treno di Casarsa (1957) fu edito nella rivista “FMR” nel 1984 e poi ripreso, nella rivista L’Espresso del 1985, con il titolo: La vita è un treno.

1958: Partecipa alla sceneggiatura di Giovani mariti (regia di Mauro Bolognini); collabora al cortometraggio Il mago di Mario Gallo, ed anche al cortometraggio Ignoti alla città, di Cecilia Mangini. 
Muore Carlo Alberto Pasolini, malato di cirrosi epatica e pubblica L’usignolo della Chiesa cattolica.

L'usignolo della Chiesa cattolica, con dedica di Pasolini a Elsa Morante
Biblioteca centrale Roma

Il 1959 lo vede impegnato in alcune collaborazioni per il cinema: Morte di un amico, per la regia di Franco Rossi; Le notti dei teddy boys, regia di Leopoldo Savona (non accreditato); La notte brava, Regia di Mauro Bolognini. 
In giugno dello stesso anno si trasferisce in via Giacinto Carini, nell'edificio dove abita anche il poeta Attilio Bertolucci e realizza, per il mensile "Successo, un viaggio- reportage, in tre puntate, La lunga strada di sabbia. Traduce per la compagnia teatrale di Vittorio Gassman, l'Orestiade di Eschilo e pubblica Una vita violenta. 

Qui siamo di fronte a un curioso equivoco (dove beninteso non entra la perizia dell'artista) che probabilmente è legato a una ragione sociale: non è un mondo organizzato, quello che Pasolini vuole restituire, è un mondo senza argini, dove gli uomini sono ridotti alla essenzialità biologica: il loro problema non è quello di esistere, ma di sopravvivere. Per forza di cose è un mondo chiuso, bloccato, senza soluzioni: di qui il meccanismo delle ripetizioni, del linguaggio che lo scrittore fotografa in maniera faticosa al lampo del dialetto, di qui quell'aria di ossessione che .soffoca. Probabilmente Pasolini ha dato in questo senso tutto quello che poteva dare, direi che la sua triste epopea del miserabile (.quell'uomo che in letteratura ha il suo albero genealogico, da Vallès a Rictus, da Valcra a Baroja, da Celine a Pallet) si chiude a questo punto. E, del resto, chissà che anche in quel mondo di ombre, di larve, non ci siano materie diverse, storie più definite, insomma qualcosa che non ci costringa sempre a vergognarci di noi. Pasolini lo sa dal suo Tommaso Puzzilli che butta la vita per salvare una povera donna. 
Carlo Bo (18)

Bruno Esposito 



Note: 

10) Poeta delle Ceneri - Poesie disperse II pubblicata su "Nuovi argomenti", luglio-dicembre 1980, a cura di Enzo Siciliano e ora in: Pier Paolo Pasolini, Bestemmia. Tutte le poesie, vol. I, Garzanti, Milano 1993 

11) Il treno di Casarsa, in «FMR», n. 28, novembre 1984; ora in P. P. PASOLINI, Romanzi e racconti 1946-1961, tomo I, Mondadori, Milano 1998, p. 1437. 

12) “il treno di Casarsa”, da Un paese di temporali e di primule 

13) "Profilo autobiografico" in Ritratti su misura di scrittori italiani, a cura di E.F. Accrocca, Venezia 1960) 

14) El testament Coran, La meglio gioventù (Sansone, 1954) 

15) Deposizione di Pasolini del 4 luglio 1956 - processo a Ragazzi di vita. 

16) Alberto Asor Rosa - Scrittori e popolo - il populismo nella letteratura italiana contemporanea - Einaudi 

17) Pier Paolo Pasolini - da un articolo su Vie Nuove del 9 novembre 1961 intitolato "una polemica su politica e poesia", raccolto in Le belle bandiere - Editori Riuniti 

18)Il "fango" di Pasolini, Recensione di Carlo Bo a "Una vita violenta" - LA STAMPA ,Anno 93, Num. 162 , Giovedì 9 Luglio 1959
  

 Segue  



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Curatore, Bruno Esposito

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