"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
"Lui era un po' come un padre. Aveva una grande paura di me. Gli potevo sparire da un giorno all'altro, senza finire il film. E' successo mentre facevamo Mamma Roma con la Magnani. Ho avuto una disavventura con la polizia. Ho litigato con una guardia e m'hanno arrestato per oltraggio. Mi sono fatto una ventina di giorni e poi sono uscito".
Franco Citti
Franco Citti
Da anni bloccato sulla sedia a rotelle a causa di tre ictus, Franco Citti si è spento il 14 gennaio 2016, nella sua Fiumicino luogo che aveva scelto per viverci:
"Sono andato via da Roma innanzitutto perche' cominciavano a sparire le borgate e con loro i miei amici. E quando non hai piu' le borgate ti rifugi al mare. E' per questo che sono venuto a vivere a Fiumicino. C'e' un senso di morte, qui intorno, che mi piace. Forse io sono gia' morto, qui, in questa solitudine che amo e che mi mette allegria. Anzi, io sono vivo perche' sto a Fiumicino. Forse se stavo a Roma ero gia' morto"Il suo incontro con il Poeta avvenne all'inizio degli anni '50 quando Pasolini, lasciata Casarsa con la madre, insegnava a Roma in periferia e si circondava di un gruppo di ragazzi-poeti di strada:
Ho conosciuto Pasolini tramite mio fratello Sergio, in una pizzeria di Torpignattara. Lui mi ha detto: 'A Fra', te presento 'no scrittore, 'n amico mio. In quel periodo scriveva delle poesie in friulano, quelle cose dei primi tempi. All'inizio ho creduto addirittura che fosse analfabeta. Faceva il maestro elementare a Ponte Mammolo. Mio fratello m'ha detto. E' 'no scrittore, magnamose 'na pizza assieme. Io ero tutto sporco di calce perche' lavoravo come muratore con mio padre. Ci siamo conosciuti li' e abbiamo cominciato a frequentarci.
Il suo essere anima libera senza compromessi o cedimenti, fecero di Franco il personaggio ideale per le narrazioni di Pasolini, che lo volle protagonista del suo primo film da regista, Accattone:
Ancora cucciolo, timidissimo, con gli occhi d'angoscia della timidezza e della cattiveria che deriva dalla timidezza, sempre pronto a dibattersi, difendersi, aggredire, per proteggere la sua intima indecisione: il senso quasi di non esistere che egli cova dentro di sé. Per contraddire questa sua ingiusta incertezza d'esistenza, egli non ha altri strumenti che la propria violenza e la propria prestanza fisica: e ne fa abuso. (...)Il suo volto inquieto e sofferto, la sua fisicità e la sua umanità, che nonostante la degradazione del mondo in cui viveva, conservavano una intatta e inattesa innocenza, fecero di lui il personaggio ideale per raccontare quel mondo violento e contraddittoriamente ricco di umane speranze:
P.P.P.
Come tutti coloro la cui psicologia è infantile, Franco ha un profondo senso della giustizia. Sente profondamente la propria colpa quando commette qualcosa di ingiusto e non sa ammettere che altri compiano qualcosa di ingiusto. Questa consacrazione, avvenuta nella sua infanzia, di un fondamentale senso di giustizia, e quindi di colpa, fa sì che tutta la sua vita sia pervasa da qualcosa di mitico, di rigido, di immodificabile (come in tutte le consacrazioni). Ha dovuto costruirselo da sé questo senso di giustizia (nelle strade della Maranella, negli istituti di educazione), e l'ha fatto male. (...)Franco fu il volto che Pasolini volle per mostrare un'umanità, che dal degrado e dalla sofferenza, riusciva a trasmettere la sua carica vitale:
P.P.P.
Lui e Accattone sono la stessa persona. Accattone naturalmente è portato ad un altro livello, al livello estetico di un "grave estetismo di morte" come dice il mio amico Pietro Citati ma in realtà Franco Citti e Accattone si assomigliano come due gocce d'acqua. (...)
Franco Citti è uno di quegli uomini che devono combattere contro il serpente grande. La sua enorme carica vitale lo costringe ad una lotta incessante contro se stesso, a un tipo di vita eccezionale, speciale, fuori dalla norma - che io fra l'altro comprendo benissimo. È la lotta contro questa carica vitale che coloro che devono combattere contro una carica vitale piccolissima condannano. I signori che passano le loro serate davanti alla televisione a vedere gli ambigui sorrisi perbene delle presentatrici o la barba ricattatrice di Padre Mariano, sono coloro che combattono contro una carica vitale poco più grande di un vermiciattolo ed è quindi per loro facile condannare chi perde ore e ore del suo giorno e della sua notte a combattere contro la dolce violenza della tentazione».
(da Diario al registratore, a cura di Carlo di Carlo, maggio 1962).
Io penso che se Pasolini fosse stato in vita i giovani di oggi non sarebbero stati cosi'. Lo avrebbero amato e lui avrebbe amato la gioventu' di oggi, gli avrebbe dato un insegnamento nella scrittura e nel cinema. Ho letto pochissime cose di Pier Paolo, ma l'ho conosciuto bene ed e' stata la persona piu' umana che abbia incontrato. Lui era il padre di tutti noi, delle borgate, ed e' stato molto amato. Per noi era il Baggio della situazione, quello che risolveva tutto. Faceva l'elemosina ai poveri, quando ha incominciato a fare due lire andavamo sempre a mangiare, invitava tutti. Era una famiglia allegra. Ed io sono sicuro che rimarra' per sempre, anche per quelli che non l'hanno mai letto".
Franco Citti.
Filmografia
- Accattone, regia di Pier Paolo Pasolini (1961)
- Una vita violenta, regia di Paolo Heusch e Brunello Rondi (1962)
- Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (1962)
- Mamma Roma, regia di Pier Paolo Pasolini (1962)
- Parigi proibita, regia di Marcel Carné (1963)
- Requiescant, regia di Carlo Lizzani (1967)
- Edipo Re, regia di Pier Paolo Pasolini (1967)
- Seduto alla sua destra, regia di Valerio Zurlini (1968)
- Ammazzali tutti e torna solo, regia di Enzo G. Castellari (1968)
- Una ragazza di Praga, regia di Sergio Pastore (1969)
- Gli angeli del 2000, regia di Hanil Ranieri (1969)
- Il magnaccio, regia di Franco De Rosis (1969)
- La legge dei gangsters, regia di Siro Marcellini (1969)
- Porcile, regia di Pier Paolo Pasolini (1969)
- Ostia, regia di Sergio Citti (1970)
- Il Decameron, regia di Pier Paolo Pasolini (1971)
- Dirai: ho ucciso per legittima difesa, regia di Angelino Fons (1971)
- Il padrino, regia di Francis Ford Coppola (1972)
- I racconti di Canterbury, regia di Pier Paolo Pasolini (1972)
- Roma, regia di Federico Fellini (1972)
- Storie scellerate, regia di Sergio Citti (1973)
- Ingrid sulla strada, regia di Brunello Rondi (1973)
- Macrò, regia di Stelvio Massi (1974)
- Storia de fratelli e de cortelli, regia di Mario Amendola (1974)
- Il fiore delle Mille e una notte, regia di Pier Paolo Pasolini (1974)
- Colpita da improvviso benessere, regia di Franco Giraldi (1975)
- Puttana galera!, regia di Gianfranco Piccioli (1976)
- Chi dice donna dice donna, regia di Tonino Cervi (1976)
- Uomini si nasce poliziotti si muore, regia di Ruggero Deodato (1976)
- Roma: l'altra faccia della violenza, regia di Marino Girolami (1976)
- La banda del trucido, regia di Stelvio Massi (1977)
- Todo modo, regia di Elio Petri (1977)
- Il gatto dagli occhi di giada, regia di Antonio Bido (1977)
- Casotto, regia di Sergio Citti (1977)
- Yerma, regia di Marco Ferreri - Film per la TV (1977-1978)
- L'albero della maldicenza, regia di Giacinto Bonacquisti (1979)
- La luna, regia di Bernardo Bertolucci (1979)
- Eroina, regia di Massimo Pirri (1980)
- Ciao marziano, regia di Pier Francesco Pingitore (1980)
- Il minestrone, regia di Sergio Citti (1981)
- The Black Stallion Returns, regia di Robert Dalva (1983)
- Sogni e bisogni, serie televisiva, regia di Sergio Citti (1985)
- La coda del diavolo, regia di Giorgio Treves (1986)
- Rosso di sera, regia di Beppe Cino (1988)
- Kafka - La colonia penale, regia di Giuliano Betti (1988)
- Il segreto, regia di Francesco Maselli (1990)
- Il padrino - Parte III, regia di Francis Ford Coppola (1990)
- Appuntamento in nero (1991)
- El infierno prometido, regia di Juan Manuel Chumilla (1992)
- La chance, regia di Aldo Lado (1994)
- Il sindaco, regia di Ugo Fabrizio Giordani (1996)
- I magi randagi, regia di Sergio Citti (1996)
- Il miracolo di Sant'Oronzo, regia di Luca Verdone (1997)
- Cartoni animati, regia di Franco e Sergio Citti (1997)
- E insieme vivremo tutte le stagioni, regia di Gianni Minello (1999)
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