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giovedì 4 aprile 2013

Il Vangelo secondo Matteo - Valori etici e sociali (di Pier Paolo Pasolini)

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Il Vangelo secondo Matteo

(regia di Pier Paolo Pasolini)
Scheda informativa curata dal Centro Studi Sampaolofilm, allegato alla videocassetta "Il Vangelo secondo Matteo", Cineteca Mastervideo)
Valori etici e sociali

Anticipando in sintesi l’analisi che segue, si può dire che il Cristo de Il Vangelo secondo Matteo è un Cristo alla Giovanni Battista (quasi da Vecchio Testamento) immerso in un’atmosfera socio-culturale "pasoliniana", cioè verosimile ma ripensata e filtrata attraverso l’incandescente intelligenza di Pier Paolo Pasolini.
Così il regista stesso spiega le proprie angolazioni di lettura del Vangelo di Matteo: «Ho ricostruito quel mondo di duemila anni fa sotto il segno dell’analogia: al popolo di quel tempo ho sostituito un popolo analogo (il sottoproletariato meridionale); al paesaggio ho sostituito un paesaggio analogo (l’Italia meridionale); alle sedi dei potenti delle sedi analoghe (i castelli feudali dei normanni), ecc. ecc. (...) Soltanto attraverso lo storicismo io potevo concepire e poi attuare una simile ricostruzione analogica” (...). Protagonisti del mio film mi sembrano sia il sottoproletariato (fondamentalmente astorico, e storico solo attraverso sussulti improvvisi) che Cristo (astorico in quanto la sua prospettiva andava al di là della storia). Ma l’affacciarsi alla storia di quel sottoproletariato avviene proprio attraverso la predicazione di Cristo.
Le masse che lo ascoltano e lo seguono hanno un peso politico, e determinano una svolta storica nella loro società e nell’intera società. Ecco qual è lo storicismo non scolastico non strumentale del film» (P. P. Pasolini in "Vie nuove", 19-11-64, p. 32).
In tal modo Pasolini rinuncia alla ricostruzione storica, fondata sulla fedeltà "archeologica", per mettere in risalto i significati ideologici del messaggio evangelico e del personaggio Cristo.
Però, nonostante le lodevoli intenzioni di Pasolini, la figura di Cristo ne esce ridotta alle proporzioni di un eroe mitico del quale si illustrano discorsi e azioni, senza tuttavia che questa illustrazione riesca a farne intendere le motivazioni profonde.
Uguale "stravolgimento" si ha nei confronti di personaggi importanti e di avvenimenti significativi del testo evangelico. Gli attori - o meglio i non-attori - spesso si muovono e parlano come se recitassero una lezione ben imparata: gli effetti che se ne ottengono sono non di rado esteticamente apprezzabili, ma sterili risultando atti e parole svuotati del loro significato originario ed essendo solo esterno il legame tra immagini e parole. Lo stesso mirabile discorso di Gesù, oltre alla concitazione emotiva ed este­tica del volto, sempre più in primo piano e della voce sempre più aggressiva, non concede altro alla fede o all’interrogativo di chi vuol sapere chi è veramente Gesù al di là della sua dimensione umana così icasticamente messa in risalto da Pasolini.
Certi elementi soprannaturali che Pasolini recepisce dal racconto evangelico, come le apparizioni dell’angelo, sono resi con fedeltà letterale, ma non sembrano più che favolistici elementi narrativi: il significato di intervento di Dio attraverso la loro mediazione non è evidenziato e neanche suggerito. Si spiegano così anche le "omissioni". Come è stato giustamente osservato: «Tutte le parole incise sulla colonna sonora sono, è vero, di Matteo, ma tutti i silenzi, tutte le omissioni sono (né potrebbe essere altrimenti) di Pasolini» (Dario Zanelli in «Il resto del carlino», 5-9-64).
Alcune omissioni non inficiano sostanzialmente la figura di Cristo, per esempio quelle che riguardano certi miracoli (la risurrezione della figlia di Giairo, la guarigione del servo del centurione, gli indemoniati di Gadara, i due ciechi, i ciechi di Gerico, il fanciullo epilettico, la cananea); invece le omissioni riguardanti i discorsi alterano, per lo meno, il significato di certe scelte operate da Gesù. Per fare qualche esempio: non si fa cenno del discorso escatologico, non sono sufficientemente marcati la missione degli apostoli e il primato di Pietro che invece sono tra i temi più propri del Vangelo di Matteo.
Il messaggio di Gesù ne viene fuori impoverito, ridotto com’è alle proporzioni di un messaggio di giustizia e di riscatto rivolto soprattutto ai poveri. Interpretazione legittima ma incompleta, perché trascura il contenuto più largamente spirituale, l’essenza divina del Vangelo.
Il centrare poi tutta l’attenzione su Gesù, facendo degli apostoli quasi esclusivamente dei testimoni delle sue «gesta», rischia di fare apparire la predicazione di Gesù una realtà magica che, per il fatto di essere esistita una volta, dovrebbe per virtù propria risuonare nel mondo di secolo in secolo e, sempre per virtù propria, suscitare nuovi credenti. E la Chiesa di cui parla Matteo che significato avrebbe nelle intenzioni di Gesù?
La parzialità e l’incompletezza della visione di Pasolini si spiegano col fatto che in realtà, come si è più volte sottolineato, lui non racconta la storia di Gesù-Dio, ma la storia di un mito religioso, quale fu vissuto da un popolo in miseria, oppresso da soldati stranieri e da una prepotente classe dirigente. Trascura l’altra angolazione che un autore, rispettoso della verità, ma che voglia affermare il proprio (più conclamato che reale) ateismo anche di fronte alla figura di Cristo, avrebbe dovuto e potuto adottare: mostrare il Cristo come lo "vedono" l’autore del Vangelo e la tradizione cristiana.
La sua fedeltà-infedeltà al testo di Matteo - fedeltà (non integrale tuttavia) alla linea narrativa, infedeltà alla linea tematica - ha depotenziato un’opera esteticamente significativa, facendo di quella che doveva essere un’interpretazione oggettiva del testo di Matteo una visione personalistica, anche se ortodossa nell’intelaiatura generale e nel rispetto materiale della lettera. Per questo motivo non si può riconoscere ne Il Vangelo secondo Matteo un’opera cattolica o almeno cristiana.
C’è presente, però, un soffio di autentica spiritualità che il credente potrà integrare attraverso la propria fede e il proprio affiato religioso. Ed è certamente un’opera meno mistificante, più riverente e più valida di tante grossolane commercializzazioni della Bibbia in generale e del Vangelo in particolare. Come tale è degna del massimo rispetto e della massima attenzione.

Fonte:
http://digilander.libero.it/paroleepensieri/p&p/pasolini.htm


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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