"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
1964 LA (RI)COTTA
Ma... non ha ultime volontà, non ha che il desiderio di averle... Cerca, cerca costernato dentro di sé, ma non trova parole per esprimerle, né come capitalista, né come barbone. Non sa niente, lui, non sa quello che gli è successo, e succederà, al mondo, quali siano le ragioni dell’ingiustizia, del dolore, dell’amore e della mancanza d’amore. C’è dentro, in tutto questo, ma non lo sa. Così muore, senza lasciare neanche una parola...
P.P. Pasolini, La (ri)cotta, L’UNITA’, 6 dicembre 1964
Film non realizzato
Soggetto e sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini
Fra gli interpreti: Totò
STORIA:
Nel 1964 Pasolini scrive un soggetto cinematografico pensato per Totò, La (ri)cotta, utilizzando come base quello dell’episodio del film RoGoPag del 1963. Protagonista è un potente capitalista milanese, il principe de Curtis (denominato anche “Mater Danarosa”), nella sua tentacolare attività di industriale e di produttore cinematografico, che sul Viale della Dolce Vita incontra una bambina stracciona, suonatrice di violino (come Charlot). E’ la figlia di Stracci, morto di indigestione sul set de La ricotta, dove interpretava uno dei ladroni crocefissi con Cristo. La percezione di quell’autenticità trasforma il Principe De Curtis in benefattore, cosa che gli inimica i capitalisti non illuminati, capeggiati dalla marchesa Crespina Agnellini in Pirelloni. Nel frattempo il poeta regista del film prodotto dal Mater adocchia la bambina e intravede la possibilità di farne una diva. Il Mater Danarosa perde credibilità politica e finanziaria, e imbocca la Via dei Barboni. Cerca la Bambina Stracci nella sua baracca ma non la trova, è diventata una Diva. Del resto non ha neanche i mezzi per cercarla: ora che è un poveraccio nessuno lo aiuta e tanto meno quelli che aveva beneficiato. Il Mater si rassegna alla sua vita di barbone e incontra un cane, la cui gentilezza e delicatezza lo colpiscono al punto che vorrebbe dettargli le sue ultime volontà: ma in sé non ne trova. Dinanzi alla morte si accorge che nulla gli è restato della propria esperienza, della propria vita. Muore inconsapevole, e perciò incolpevole, come ha vissuto.
BIBLIOGRAFIA:
- P.P. Pasolini, La (ri)cotta, in L’UNITA’, Roma, 1964 (6 dicembre); pp. 7-10). Soggetto e trattamento.
Fonte:
L’ARENGARIO STUDIO BIBLIOGRAFICO
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