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martedì 23 dicembre 2025

Pasolini: Non c'è più la luce di Natale - versi dedicati a S. M. Cassola e Giuliano Brambilla - Vie nuove, 21 gennaio 1961, pag. 6

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini
Non c'è più la luce di Natale

versi dedicati a S. M. Cassola e Giuliano Brambilla

Vie nuove

21 gennaio 1961

pag. 6

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )





Sono un giovane operaio di 17 anni. Data la mia età posso iscrivermi al Partito comunista? Voglio inoltre raccontarle un episodio. Ho visto in un cinema di Bassano del Grappa, il film «Rocco e i suoi fratelli». Ne sono rimasto entusiasta. Ho deciso allora di recarmi a Castelfranco Veneto a rivederlo. Ma quello non era più «Rocco e i suoi fratelli». Era mutilato delle sue parti più impegnative. Chi è che fa scempio delle opere d’arte: i censori del paese oppure i gestori delle sale cinematografiche? Le invio i più calorosi auguri. Continui così. 

S. M. Cassola

Se vuoi iscriverti al PCI, credo che la cosa sia molto semplice: comincia intanto con l’iscriverti alla Federazione Giovanile Comunista. Entri, chiedi di avere la tessera, paghi la piccolissima quota e la cosa è fatta.

Quanto a Rocco, condivido la tua indignazione. E quanto «a continuare così» prendo i tuoi auguri per i più cari che mi sian giunti per l’anno nuovo.

Pier Paolo Pasolini 





Sono uno studente di 17 anni. In classe ebbi un aspro scontro con un collega per motivi politici. Io persi la pazienza e lo insultai. Mi pentii sinceramente di ciò e fui contento allorché gli altri compagni ci fecero fare la pace. Continuammo a discutere di politica appassionatamente ma cordialmente. Io sono il solo ad avere idee comuniste. Tutti mi sono contrari. Ma io non disarmo. Mi batto con vigore e mi documento molto per tener testa alla totalità dei compagni di classe i quali, ripeto, sono di idee nettamente contrarie alle mie. Ultimamente, ho raccolto un po’ di frutti. Alcuni miei amici si stanno spostando sulle mie posizioni. Altri cominciano a nutrire forti dubbi sulla validità delle idee che hanno sostenuto fino ad ora. 

Giuliano Brambilla – Concesio (Brescia)

Dalla tua lettera mi sembra sinceramente che tu ragioni con molta lucidità e precisione: un po’ schematicamente, forse, data la tua giovanissima età: ma i tuoi schemi sono fondamentalmente giusti, e resi vivi dalla tua reale passione. Non scoraggiarti mai, davanti al grigiore in cui sono immersi i tuoi compagni di scuola; sono appena adolescenti, la colpa non è loro: gli adolescenti sentono una forte attrazione verso il conformismo. Cerca di capirli caso per caso, ma con amore: con l’amore di Gramsci.

Al giovane operaio S. M. Cassola, e al giovane studente Giuliano Brambilla, vorrei dedicare questi versi, che ho scritto nei giorni di Natale, e che hanno preceduto la poesia Luglio, pubblicata poi sull’Unità del 29 Dic. 1960. S. M. e Brambilla sono idealmente tra i protagonisti di quella «luce» di cui in questi versi si parla: mai dedica è stata dunque più interna all’argomento.

sabato 20 dicembre 2025

La nuova gioventù di Pier Paolo Pasolini: La forma che parla - versi come fotografie che il tempo ha ingiallito.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


La nuova gioventù di Pier Paolo Pasolini
La forma che parla
versi come fotografie che il tempo ha ingiallito.

È un libro che lavora come una ferita riaperta e riscritta: una memoria dialettale che diventa autocritica, elegia, poi controcanto politico. 

Il volume raccoglie le poesie friulane di Pasolini in tre momenti: “La meglio gioventù” (1941–1953), “La seconda forma de ‘La meglio gioventù’” (1974) come riscrittura/controtesto, e “Tetro entusiasmo” (1973–1974).

La nuova gioventù arriva in libreria nel 1975, è un libro di risposte a se stesso. Il montaggio tra vecchio e nuovo produce una dialettica interna — non un semplice volume di poesie, ma l’ultimo porto in cui la sua voce inquieta decide di fermarsi un momento, prima di riprendere il cammino.

Il volume sembra portare con sé un presagio. Pasolini cammina per Roma, osserva il suo paese trasformarsi, e intanto questo libro gli nasce tra le mani come un oggetto inquieto, un frammento di memoria che non vuole restare fermo. È il suo ultimo approdo poetico, ma lui non lo sa. 

giovedì 18 dicembre 2025

Pasolini: Il mio Accattone in Tv dopo il genocidio - Corriere della Sera, 8 ottobre 1975, pag. 13

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dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini
Il mio Accattone in Tv dopo il genocidio

Corriere della Sera

8 ottobre 1975

pag. 13

Accattone può essere visto anche, in laboratorio, come il prelievo di un modo di vita, cioè di una cultura. Se visto così, può essere un fenomeno interessante per un ricercatore, ma è un fenomeno tragico per chi ne è direttamente interessato: per esempio per me, che ne sono l'autore.

Quando Accattone è uscito, benché fossimo agli inizi di quello che veniva chiamato boom (parola che ci fa già sorridere come belle époque o «stile aerodinamico»), eravamo in un'altra età.

Un'età repressiva. Niente era in realtà cambiato — attraverso tutti gli anni Cinquanta — di ciò che aveva caratterizzato l'Italia negli anni Quaranta e prima. La continuità tra il Regime fascista e il Regime democristiano era ancora perfetta. In Accattone due fenomeni di tale continuità sono impressionanti: primo, la segregazione del sottoproletariato in una marginalità dove tutto era diverso; secondo, la spietata, criminaloide, insindacabile violenza della polizia.

mercoledì 17 dicembre 2025

Pasolini contro Bertolucci: Novecento contro Centoventi - Tratto da: Valerio Curcio "Il calcio secondo Pasolini", Compagnia Editoriale Aliberti

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dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini contro Bertolucci
Novecento contro Centoventi

Tratto da:

Valerio Curcio
Il calcio secondo Pasolini

Prefazione di Antonio Padellaro 

Con un’intervista a Dacia Maraini

Compagnia Editoriale Aliberti


C’è una partita giocata da Pasolini che, più delle altre, è rimasta nella storia. Si è giocata il 16 marzo 1975 a Parma, sul campo della “Cittadella”, sede degli allenamenti della squadra cittadina. L’occasione fu il trentaquattresimo compleanno di Bernardo Bertolucci, ormai regista affermato, peraltro lanciato da Pasolini come aiuto-regia in Accattone. È stata di certo la partita più famosa mai giocata da Pasolini, sia per i significati di cui si caricò sin dall’inizio, sia per le dispute “filologiche” che suscitò.

Pasolini si trovava a Mantova per le riprese di Salò o le 120 giornate di Sodoma, la sua ultima opera cinematografica. Bernardo Bertolucci era invece sul set di Novecento, nei dintorni della sua Parma. Laura Betti, che recitava in Novecento nelle vesti di Regina (cugina del protagonista Alfredo, interpretato da Robert De Niro), fece da madrina all’atipica festa di compleanno organizzata per rompere la tensione provocata, nei mesi precedenti, da alcune critiche di Pasolini a Ultimo tango a Parigi. La partita è rimasta negli annali come “Novecento contro Centoventi” e vide sfidarsi i cast dei due film. I registi però non si affrontarono in campo: Pasolini giocò con la fascia di capitano al braccio, ma Bertolucci si limitò a sostenere da fuori campo i suoi, guidati per l’occasione dal microfonista Decio Trani.

Ugo De Rossi, montatore di Centoventi, ricorda così la tensione anche “classista” che, nonostante le finalità della partita, aleggiava tra i due cast: 

«I due film erano della stessa produzione, la pea. C’era rivalità, perché avevano due tipi diversi di budget e produzione. Erano soprannominati “Novelento”, perché non finiva mai, e “Salò bleve”. Il nostro era un film di proletari, l’altro era di personaggi col cappello, quelli che chiamavamo i “cappelloni”. Pier Paolo ci teneva molto a vincere, perché era la partita contro il film ricco» (31)

Intervista esclusiva con Pier Paolo Pasolini - Pietro A. Buttitta, L'Avanti, 2 febbraio 1962, pag. 3

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dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

 

 Intervista esclusiva con Pier Paolo Pasolini

Pietro A. Buttitta

L'Avanti

2 febbraio 1962

pag. 3

( © Questa trascrizione inedita da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Di Pier Paolo Pasolini i giornali scrivono spesso ma quasi solo per contribuire a dare di lui al pubblico un'immagine errata, che vorrebbe forse essere polemica ma che riesce soprattutto falsa.

Un giudizio su Pasolini, il Pasolini vero cioè, va dato soltanto credendo nella sua sincerità, nella sincerità del suo lavoro che lo mostra così scoperto e fragile (è la parola che lui stesso ha usato), fragile perché disposto a non nascondere dietro alla preparazione culturale l'urgenza delle impressioni, l'abbandono all'ispirazione, la volontà di dire la verità o, meglio, quella che per lui, scrittore, è la verità.

Nel 61 Pasolini ha vinto un premio letterario, Chianciano, con il volume di versi La religione del mio tempo, ma non è per questo motivo che il pubblico ha guardato al suo lavoro, lo stesso Pasolini certamente ricorderà l'anno che è passato soprattutto perché ha segnato il suo incontro con il cinema.

Cosa pensa Pasolini di questa sua esperienza? La reputa irripetibile? 

Pasolini afferma: 

«Macchina da presa e penna sono per me la stessa cosa, un film prende corpo piano piano, man mano che ci lavori, esattamente come un'opera scritta. Il lavoro è diverso soltanto in apparenza, nella sostanza è identico, presenta cioè gli stessi problemi di rapporto fra contenuto e forma e per un artista il processo espressivo non può che essere identico, ma forse posso affermare ciò perché non faccio il cinema come regista di mestiere ma come autore ».

martedì 16 dicembre 2025

Il furto di “Salò” di Pasolini e di “Il Casanova di Fellini” - di Giovanni Giovannetti

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Eretico e Corsaro

l furto di “Salò” di Pasolini e di “Il Casanova di Fellini”

di Giovanni Giovannetti

Giovanni Giovannetti: Nato a Lucca nel 1955, è fotografo-giornalista, scrittore e editore; ha lavorato come fotogiornalista per testate italiane e nel 1988 ha fondato a Milano l’agenzia fotografica Effigie, che dal 2004 ha sviluppato anche attività editoriale. È editore presso Effigie Edizioni e autore di saggi e inchieste; nel 2025 ha pubblicato Pasolini giornalista, un ritratto/contro-inchiesta sul ruolo giornalistico e sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Ha scritto reportage e volumi su temi di società, fotografia e storia (tra cui Belfast. Appunti sulla realtà nord irlandese, Diario polacco, Ritorno a Danzica, oltre a titoli più recenti come Malastoria) ed è presente con diversi titoli nel catalogo librario italiano. Coniuga lavoro fotografico e saggistica, privilegiando inchiesta, documentazione visiva e attenzione ai fatti storici e culturali; la sua casa editrice cura testi legati a letteratura, fotografia e critica.

l furto di “Salò” di Pasolini e di “Il Casanova di Fellini”


Da quella triste notte son passati più di quarantasette anni, ma tuttora l’assassinio di Pier Paolo Pasolini non smette di suscitare accesi dibattiti. Se ne torna a parlare anche perché l’avvocato Stefano Maccioni ha lanciato in rete una raccolta firme per chiedere la riapertura delle indagini sui numerosi aspetti mai chiariti del massacro di Pasolini, tanta è la distanza che ormai separa la “verità” giudiziaria (Pino Pelosi unico responsabile) da quella “storico-giornalistica” (al delitto concorsero più persone). Obbiettivo dichiarato dell’appello erano le cinquecento adesioni; in poche settimane se ne sono avute quasi ottocento. Serviranno a sostenere la nuova istanza inoltrata il 3 marzo scorso alla Procura romana per dare finalmente un nome ai responsabili materiali e ai possibili mandanti di questo barbaro delitto compiuto la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia.

mercoledì 10 dicembre 2025

“L’usignolo della Chiesa Cattolica: laboratorio poetico e spirituale di Pasolini” - Un canto fragile e inquieto: la poesia come testimonianza e scandalo

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Biblioteca Nazionale Centrale Roma

“L’usignolo della Chiesa Cattolica:
laboratorio poetico e spirituale di Pasolini”


Un canto fragile e inquieto: 
la poesia come testimonianza e scandalo


La raccolta poetica L’usignolo della Chiesa Cattolica di Pier Paolo Pasolini si configura come un viaggio complesso e stratificato nel cuore della poesia italiana del Novecento. Pubblicata nel 1958 ma composta tra il 1943 e il 1949, l’opera si colloca in un momento cruciale della biografia e della formazione intellettuale dell’autore, segnando il passaggio dalla stagione friulana e dialettale a una nuova fase di ricerca espressiva in lingua italiana. La raccolta si distingue per la densità tematica e stilistica, affrontando con forza e originalità questioni di religione, identità, eros, politica e memoria. Essa si impone come un vero e proprio laboratorio poetico, in cui si sperimentano forme, registri e simboli che anticipano molte delle tensioni e delle contraddizioni destinate a attraversare l’intera produzione pasoliniana.

martedì 9 dicembre 2025

Pasolini - La mia provocatoria indipendenza - Tempo illustrato, numero 2, 11 gennaio 1969,pag.10

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dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


 
La mia provocatoria indipendenza
Tempo illustrato
numero 2
 11 gennaio 1969
pag.10

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Quando queste pagine usciranno, cioè nella prima settimana del 1969, forse io avrò cambiato umore, e la stessa situazione mi si presenterà sotto un diverso segno. Si tratta della mia situazione, e il segno sotto cui ora mi si presenta è quello del terrore. Scrivo queste righe in uno di quei momenti in cui forse sarebbe

Pier Paolo Pasolini, Festività e consumismo - Tempo, numero 1, 4 gennaio 1969, pag. 10

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pier Paolo Pasolini, Festività e consumismo

Tempo  numero 1
4 gennaio 1969
pag. 10

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

Sono tre anni che faccio in modo di non essere in Italia per Natale. Lo faccio di proposito, con accanimento, disperato all'idea di non riuscirci; accettando magari di oberarmi di lavoro, di rinunciare a qualsiasi forma di vacanza, di interruzione, di sollievo.   
Non ho la forza di spiegare esaurientemente al lettore di "Tempo" il perché. Ciò implicherebbe il dare la violenza della novità a vecchi sentimenti. Ossia una prova "stilistica" superabile solo attraverso l'ispirazione poetica. Che non viene quando si vuole. Essa è un genere di realtà che appartiene al vecchio mondo, al mondo dei Natali religiosi: e risponde ancora alla sua vecchia definizione.
Mi rendo ben conto che anche quand'ero bambino io, le feste natalizie erano una cosa idiota: una sfida della Produzione a Dio. Tuttavia, allora, io ero ancora completamente immerso nel mondo "contadino", in qualche misterioso paese tra le Alpi e il mare, o in qualche piccola città di provincia (come Cremona, Scandiano). C'era un filo diretto con Gerusalemme. Il capitalismo non aveva ancora "coperto" del tutto il mondo contadino, da cui derivava il suo moralismo, del resto, e su cui fondava del resto, ancora, il suo ricatto: Dio, Patria, Famiglia. Tale ricatto era possibile perché corrispondeva, negativamente, come cinismo a una realtà: la realtà del mondo religioso sopravvivente.
Ora il nuovo capitalismo, non ha affatto bisogno di quel ricatto - se non ai suoi margini, o in isole sopravviventi, o nell'abitudine (che si va estinguendo). Per il nuovo capitalismo, che si creda in Dio, nella Patria o nella Famiglia, è indifferente. Esso ha infatti creato il suo nuovo mito autonomo: il Benessere. E il suo tipo umano non è l'uomo religioso o il galantuomo, ma il consumatore felice d'esser tale.

lunedì 8 dicembre 2025

Accattone di Pier Paolo Pasolini: dal neorealismo al “cinema di poesia”, nasce dall’intreccio di forma e contenuto.

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Accattone di Pier Paolo Pasolini
dal neorealismo al “cinema di poesia”
nasce dall’intreccio di forma e contenuto.

( Le immagini di Pasolini, dei personaggi di Accattone e della prima del film, © Istituto Luce - Tutti i diritti  riservati )

Accattone (1961) segna l’esordio cinematografico di Pier Paolo Pasolini e si presenta fin dall’inizio come un atto programmatico: non una semplice trasposizione narrativa, ma la messa in scena di una pratica insieme etnografica e poetica, volta a rendere visibile la condizione del sottoproletariato romano. Collocato nel pieno del boom economico italiano, il film assume la marginalità non come sfondo aneddotico, bensì come categoria interpretativa centrale: la miseria è mostrata come struttura sociale che determina comportamenti, relazioni e destini, mentre la macchina da presa lavora per trasformare questa realtà in un discorso estetico e morale.
Con Accattone, Pasolini inaugura il primo manifesto del suo progetto di “cinema di poesia”: un’operazione estetica che trasforma la cronaca sociale in mito visivo, facendo della periferia romana non soltanto un luogo narrativo, ma una fucina di figure archetipiche. Il film non si limita a documentare la miseria delle borgate; la rielabora, la mitizza e la interroga, mettendo in scena una comunità i cui rapporti economici e affettivi sono regolati da logiche di sopravvivenza.
Il risultato è un dispositivo estetico e politico: attraverso scelte di fotografia, montaggio, casting e suono, Pasolini costruisce un linguaggio cinematografico che produce conoscenza sociale e solleva una domanda etica sul ruolo della collettività nelle dinamiche di esclusione. La trasformazione della realtà in segno genera una rete di simboli, in cui la marginalità diventa categoria etica e poetica, oltre che sociologica.