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mercoledì 13 agosto 2025

LIED, un racconto di Pier Paolo Pasolini - L'approdo, anno III, numero 2, aprile/giugno 1954 - da pag. 6 a pag. 9

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


LIED
un racconto di Pier Paolo Pasolini


L'approdo
anno III
numero 2
aprile/giugno 1954
da pag. 6 a pag. 9

( © trascrizione da cartaceo curata da Bruno Esposito )

Premessa di "Le pagine corsare" 

(di seguito, il racconto)

Se si pensa ormai di conoscere tutto o quasi dell'immensa produzione letteraria di Pasolini, si cade facilmente in errore: ecco un racconto non inedito, perché è già stato pubblicato dalla rivista di lettere ed arti "L'Approdo" nel 1954, ma sconosciuto ai più, considerato che non fa parte di alcun volume dedicato alla narrativa del Poeta, né di alcuna antologia. È un gioiellino incastonato nella realtà contadina friulana con i suoi suoni, colori, sapori, che acquista consistenza in un humus letterario in cui si alimenta uno stile di scrittura perfettamente aderente alle situazioni di vita vissuta, mai avulse dalla storia intima, semplice, cadenzata dai rituali consueti che scandiscono le stagioni naturali come l'esistenza dei protagonisti del racconto.

Il titolo è sicuramente di natura sonora, "Lied", che dal tedesco significa "canzone" : e il racconto è pervaso da un continuo vociare, dai rintocchi delle campane che sembrano richiamarsi da un paese all'altro, dal coro finale cantato in chiesa.
Eppure è un racconto che ha lasciato perplessi me e l'amico Bruno Esposito, perché non emergeva subito il suo contesto, a parte che fosse di argomento friulano, per collegarlo ad una fase della produzione narrativa pasoliniana.
Ne è nato un simpatico "dialoghetto" contemporaneamente ad una ricerca immediata, in seguito a nostre intuizioni, che speriamo abbia sortito dei risultati positivi. I nostri amici lettori possono naturalmente esprimere le loro opinioni a tal proposito:

Maria Vittoria Chiarelli

 

Bruno: "Sai qualcosa del suo racconto Lied"?
Maria Vittoria Chiarelli: "Ho letto qualcosa di simile, non mi è nuovo nuovo il titolo, può darsi che l'ho visto da qualche parte...ora controllo, Bruno!"
( Vedo l'anteprima del post ).
 
Maria Vittoria Chiarelli"Periodo friulano, quindi!
Bruno: "1954"
Maria Vittoria Chiarelli: "Come argomento, intendevo"
Bruno: "Sì. Tra un po' lo posto".
Maria Vittoria Chiarelli: "Allora , Bruno: tra i testi che ho attualmente non ho trovato questo racconto.
La data di pubblicazione è del 1954: non si trova nei volumi dei Romanzi e Racconti curati da Siti, ho controllato.
Può darsi che sia citato in qualche saggio...Volevi notizie per una maggiore contestualizzazione?
Maria Vittoria Chiarelli: " La famiglia dei Faedis è de "Il sogno di una cosa": non è che è un racconto interno al romanzo?"
Bruno: "Vedo".
Bruno: "No"
Maria Vittoria Chiarelli: "C'è la presenza di Nisiuti e potrebbe far parte di Atti Impuri!"
Bruno: "Vedo"
Bruno: "No"
Maria Vittoria Chiarelli: "Bruno, c'è la figlia dei Faedis, Ilde, che è presente in "Il sogno di una cosa"!"
Bruno: "Controllo tutte le parole".
Maria Vittoria Chiarelli: "Se troviamo pure Leonina, allora può darsi che sia un racconto che Pasolini aveva conservato e che per il romanzo ha rimaneggiato. Può darsi che i personaggi siano quelli, ma i racconti diversi: tipico di Pier Paolo fare di questi travasi!"
Bruno: " La parola Lied nel Sogno non c'è".
Maria Vittoria Chiarelli: " Ne "Il sogno di una cosa" compare anche Nisiuti, che si era fatto ormai giovincello!"
Bruno: "Mah, sarà un racconto dimenticato".
Bruno: "Se lui ha dato questo titolo, ( Lied ) significa qualcosa... ma adesso faccio un'analisi di tutte le parole".
Maria Vittoria Chiarelli: Sarebbe il caso di rileggere Il sogno: sono convinta che il periodo è quello della composizione del romanzo. Può darsi che il racconto a sé stante, faccia parte dello stesso materiale del romanzo, ma Pasolini ha ritenuto opportuno non inserirlo. Ma lo stile e i personaggi sono quelli..."
Bruno: "Leonina nel Sogno non c'è".
Bruno: "La località Arzene, non c'è.
Che lo spunto sia simile, sembra evidente..."
Bruno: "Ho un formato digitale un po' speciale del Sogno e con "trova parole", faccio in fretta a fare ricerche".
Maria Vittoria Chiarelli: Infatti...quindi solo Ilde e Nisiuti...Lo stile è quello del romanzo, però. Credo che il racconto sia stato scritto con l'intento di inserirlo nel romanzo, ma poi Pasolini si è accorto che lo scopo comunicativo del romanzo era indirizzato verso un'altra direzione e così non l'ha più considerato. L'ha poi pubblicato come racconto autonomo sull'Approdo".
Bruno: "E pare che nessuno se ne sia accorto".
Maria Vittoria Chiarelli: "Sull'Approdo non c'è nessuna introduzione, vero?"
Bruno: "No, sono tre racconti di tre autori diversi".
Maria Vittoria Chiarelli: " Voglio dire: non c'è alcuna introduzione al racconto di Pasolini?"
Bruno: "No! A mio avviso gli è stato richiesto e lo ha buttato giù in fretta..."
Maria Vittoria Chiarelli: " No, Bruno! Era meticoloso Pier Paolo! Se non era convinto della perfezione formale, non dava nulla! Ne sanno qualcosa gli intervistatori!
Per la questione della parola Lied: è un canto, infatti il racconto termina con un canto corale!"
Bruno: "Non parlo della forma..."
Maria Vittoria Chiarelli: "Del contenuto? È da leggerlo con attenzione, ma io respiro la stessa aria del Sogno!
Possiamo anche porre la questione agli amici lettori : secondo voi a quale periodo può essere ricollegato questo racconto? Rimanda ad altre opere per caratteristiche stilistiche, scelte lessicali...e soprattutto perché Pasolini avrebbe scelto di non inserirlo in un'opera più ampia?
Quale compiutezza esprime, se si può definire qualcosa di compiuto?"
Bruno: "A me viene in mente una poesia che ha lo stesso titolo":

Lied


Sotto i pioppi una vecchina
si muove nell'ultima luce,
lontana dal paese,
a raccogliere sterpi.
Che Domenica tranquilla!

L'alba la vedrà,
piegata con quella fascina,
sul suo sperduto fuocherello:
ultimi giorni incantati
di un vivere sconosciuto.

Bruno: "Lied, una poesia in friulano tratta da "La meglio gioventù" (1954)".
"Quindi, il racconto è ispirato alla poesia".
Maria Vittoria Chiarelli: "Sì, la rileggerò attentamente! Volevo chiarire meglio il significato di Lied! "
Bruno: "Canzone".
Maria Vittoria Chiarelli: "Spesso le vicende contadine sono accompagnate da canti...
C'è anche un suo dipinto Campagna casarsese ,del 1947 , che rimanda moltissimo al racconto, come tutti gli altri paesaggi campestri, e come anche le fotografie di Elio Ciol, che aveva compreso perfettamente l'essenza estetica di Casarsa e il mondo poetico di Pasolini : evocativa la foto che ritrae una vecchina in fondo ad una stradina di campagna, alle prime luci dell'alba o al tramonto...È indefinibile!"
Ecco perché parlo di arte totale in Pasolini: si rileva una fortissima impronta figurativa nei suoi scritti.
È un suono...una lingua...una luce..."
Bruno: "È una parola tedesca, che si diffuse in Friuli a partire dal XV secolo - canzone".
Maria Vittoria Chiarelli: "Perfetto. Anche "Il sogno di una cosa" è pieno di suoni...di canti..."


PIER PAOLO PASOLINI
 
Lied 


   Era stato segato l'ultimo fieno, erano stati raccolti i cartocci di granoturco e arati
i campi. Ormai non restava che tagliare le canne, o fare qualche piccolo lavoro 
per cui c'era tempo. Cosi nell'aria spoglia, ormai gelida in qualche ora, la casa 
risuonava di voci sgolate o scontente, di frasi rimandate dagli stanzoni della cantina ai solai pieni di mucchi arancione di granoturco, di foglie di tabacco appese ai fili di ferrò, di pomi allineati nei graticci dei bachi e uva distesa ad appassire.
 
   Ognuno, nella famiglia, aveva la sua frutta da parte: su cui i giovani esercitavano una sospettosa sorveglianza, contando il numero dei pomi o dei grappoli quasi ogni sera, ma mentre Leonina, la più bella dei Faedis, e soprattutto Ilde, durante il conto, sapevano resistere alla tentazione, magari morendo dalla voglia di mangiare almeno un grappolo d'uva, i maschi ai primi di novembre avevano già finito tutto: ed era molto se per il giorno dei morti avevano avanzato una mela ruggine e gelata. 

martedì 12 agosto 2025

Réal La Rochelle intervista Pier Paolo Pasolini - SÉQUENCES, numero 40, febbraio 1965, da pag. 35 a pag. 40

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Réal La Rochelle intervista Pier Paolo Pasolini

SÉQUENCES

n. 40

febbraio 1965

da pag. 35 a pag. 40

( © Traduzione dal francese e trascrizione curata da Bruno Esposito)


(Intervista registrata su nastro 

da Réal La Rochelle, 

e tradotta dall'italiano da Jacques Lemieux, 

Roma, ottobre 1964)


Il nostro collaboratore canadese a Parigi, Réal La Rochelle , ha trascorso alcune settimane a Roma. Gli abbiamo chiesto di provare a ottenere un'intervista con Pier Paolo Pasolini. Dopo lunghe trattative, è riuscito a trascorrere ben due ore con l'autore del Vangelo secondo Matteo . Questo ci ha permesso di realizzare un'intervista interessante e ricca di informazioni utili su un regista che si sta già affermando.

Pier Paolo Pasolini nacque il 5 marzo 1922 a Bologna. Fu prima poeta, romanziere, critico letterario, prima di avvicinarsi al cinema. In questo campo e attraverso questa nuova modalità espressiva, come in Lettere, Pasolini si distinse per il suo talento poliedrico prima di approdare alla regia. Fu attore ( Il Gobbo ), sceneggiatore ( La Notte Brava ), aiuto regista soprattutto in Le notti di Cabiria , La Notte Brava e Il bell'Antonio . Nel 1961 realizzò il suo primo film, Accatone , seguito subito dopo da Mamma Roma , poi da uno sketch di Rogopag e, infine, nel 1964, da Il Vangelo secondo Matteo .

Quest'ultimo film, basato sul testo del Vangelo secondo Matteo, ha suscitato accese polemiche in Italia alla sua uscita lo scorso autunno. Il pubblico è rimasto sorpreso, se non scioccato, che quest'opera di un marxista abbia ricevuto sia il Premio OCIC a Venezia che il Gran Premio OCIC ad Assisi. Ma le giurie hanno semplicemente incoronato un'opera potente, bella in sé, di grande significato spirituale e umano, e si sono unite alla maggioranza di questo pubblico che, al di là delle meschinità ideologiche e politiche, avrebbe presto frequentato e applaudito quest'opera che segna una data nella storia del cinema religioso e, forse, del cinema in generale.

 

Réal La Rochelle - Signor Pasolini, con Il Vangelo secondo Matteo pensava di fare un film religioso? E, in ogni caso, era consapevole di contrastare una certa produzione religiosa commerciale?

P.P.Pasolini - Sì, certamente, volevo fare di questo film un film religioso. L'idea di realizzarlo mi è venuta leggendo, o meglio rileggendo, il testo del Vangelo secondo Matteo. E volevo, in quest'opera, riprodurre cinematograficamente il testo di Matteo, con la massima fedeltà possibile. D'altra parte, non volevo fare un film spettacolare nel vero senso del termine. Inoltre, non mi è mai venuto in mente che questo film potesse trasformarsi in una polemica: questo problema non mi interessava.

sabato 9 agosto 2025

Pier Paolo Pasolini, I campi del Friuli - Officina, numero 2, luglio 1955, da pag. 59 a pag. 66

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
I campi del Friuli

Officina
numero 2
luglio 1955
da pag. 59 a pag. 66

(nel volume "Le ceneri di Gramsci, con il titolo: Quadri friulani)





Senza cappotto, nell’aria di gelsomino
mi perdo nella passeggiata serale,
respirando – avido e prostrato, fino

a non esistere, a essere febbre nell’aria –
la pioggia che germoglia e il sereno
che incombe arido su asfalti, fanali,

cantieri, mandrie di grattacieli, piene
di sterri e di fabbriche, incrostati
di buio e di miseria...

Sordido fango indurito, pesto, e rasento
tuguri recenti e decrepiti, ai limiti
di calde aree erbose... Spesso l’esperienza

espande intorno più allegria, più vita,
che l’innocenza: ma questo muto vento
risale dalla regione aprica

dell’innocenza... L’odore precoce e stento
di primavera che spande, scioglie
ogni difesa nel cuore che ho redento

con la sola chiarezza: antiche voglie,
smanie, sperdute tenerezze, riconosco
in questo smosso mondo di foglie.

mercoledì 6 agosto 2025

Pier Paolo Pasolini, La donna non è uomo - Vie nuove, numero 26, 26 giugno 1960, pag. 6

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Pier Paolo Pasolini
La donna non è uomo

Vie nuove
numero 26
25 giugno 1960
pag. 6

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

L’evoluzione della donna dovrà portare necessariamente a quella libertà più o meno gratuita di cui gode l’uomo nella nostra attuale società, oppure esistono, per le rappresentanti del cosiddetto «sesso debole», delle limitazioni imposte dal differente ordine fisiologico? E più precisamente: la donna dovrebbe sentirsi autorizzata a comportarsi come un uomo, o avere un limite di carattere morale che, nel caso, si potrebbe definire «squisito»?

Marco Berba – Vercelli

La donna non è uomo. Quindi quando si dice che la donna, in qualsiasi campo, ha gli stessi diritti dell’uomo, s’intende che questi diritti vanno dimensionati alle possibilità diverse dei due diversi sessi. È difficile immaginare una donna che fa il facchino. Ciononostante si può tranquillamente enunciare che la donna ha lo stesso diritto dell’uomo a fare il facchino.

Nel campo sessuale le caratteristiche «sentimentali» dell’uomo e della donna sono diverse. In parole molto semplici: il maschio è caratterizzato dalla ricerca, la femmina dall’attesa. È difficile immaginare una ragazza che, montata in lambretta, vada in cerca di maschi, come è difficile immaginare un giovanotto che passi la domenica seduto sul muretto del ponticello ad aspettare che delle femmine lo cerchino.

Anche se dotata della massima libertà sessuale, che teoricamente la eguaglia totalmente all’uomo, la donna non potrà prescindere dai suoi caratteri sessuali e sentimentali, dominati da quella «squisitezza» che lei dice. Soltanto che questa «squisitezza» non sarà più un mito, una rivalsa della repressione sessuale a cui, in tante zone della società moderna, la donna è ancora costretta: ma un dato biologico cosciente.

Pier Paolo Pasolini

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lunedì 4 agosto 2025

Pier Paolo Pasolini, Tranquilla polemica sullo Zorutti - Libertà, mercoledi 16 ottobre 1946, pag. 3

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Eretico e Corsaro


Pier Paolo Pasolini
Tranquilla polemica sullo Zorutti

Libertà

mercoledi 16 ottobre 1946 

pag. 3

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Egregio Provini, la ringrazio per l’occasione che Lei mi offre di riprendere un mio saltuario discorso sullo Zorutti, discorso che io rimando da circa un anno non per pigrizia ma per un senso sempre presente della irrisolvibilità delle cose umane. Da queste parole Lei capirà subito che non mi presento (malgrado il titolo) sotto un aspetto polemico (ma Lei non mi ha forse umiliato abbastanza classificandomi tra le «migliori promesse nostrane»?); perciò, per prima cosa, non difenderò ma giustificherò la durezza della mia Lettera dal Friuli, che lei non è certamente l’unico a criticare. Non ho inviato questa lettera di mia spontanea volontà, ma mi è stata richiesta dalla redazione della «Fiera», e ciò è già abbastanza indicativo sul mio stato d’animo nello scriverla. Non la reputavo necessaria, e quindi ho cercato di essere del tutto imparziale, e per imparzialità non intendo mancanza di passione, anzi, un prevalere cosciente della passione. Io (lo dico perché qualcuno potrebbe dubitarlo) amo il Friuli; ma trovo per questo amore delle ragioni del tutto impreviste. Le faccio il nome di due di queste ragioni: la mia fanciullezza; l’Eden linguistico che mi si è dischiuso ai margini dell’italiano.

Pier Paolo Pasolini, Evasione nella lettura erotica - Vie nuove, numero 26, 25 giugno 1960, pag. 6

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Pier Paolo Pasolini
Evasione nella lettura erotica

Vie nuove
numero 26
25 giugno 1960
pag. 6

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

Da qualche tempo abbiamo una produzione letteraria a sfondo prettamente sessuale, con un linguaggio crudo e senza reticenze. La questione che si pone è questa: sono le tendenze o le preferenze dei lettori a determinare questo stato di cose o, viceversa è la nuova letteratura che tende a influenzare in modo più o meno allettante, il pubblico dei lettori? Gestisco a Catania una delle più frequentate librerie ed è impressionante, per me, che i titoli più richiesti siano, ad esempio: «Il riposo del guerriero», «Lolita», «I cugini», «I peccatori di Peyton», «Donne pericolose», ecc. Anche i suoi Una vita violenta e Ragazzi di vita hanno riscosso un grande successo, a mio parere, per le stesse ragioni. 

Nuccio Costa – Catania

La cosa è abbastanza semplice, mi sembra. L’enorme maggioranza dei lettori appartiene alla media e piccola borghesia (i grossi agrari e i grossi industriali non leggono, in genere; gli operai non hanno soldi per comprare libri, e devono arrangiarsi coi prestiti o nelle biblioteche). Ora la media e piccola borghesia italiana è in piena fase neo-capitalistica: un certo benessere e una profonda involuzione intellettuale e ideologica. Tipico fatto di questi stati di involuzione è l’evasione. E nella evasione ha sempre avuto gran posto la letteratura erotica. (Tengo a precisare che non ho letto nessuno dei libri che lei elenca: tranne Lolita, che mi sembra un prodotto molto notevole. Quanto ai miei libri, il caso è diverso: lì forse, ad attrarre il lettore «evasivo», è la libertà di linguaggio, non l’argomento erotico, che non c’è).

Pier Paolo Pasolini 

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Pier Paolo Pasolini, Un problema morale - Vie nuove, numero 26, 25 giugno 1960, pag. 6

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Pier Paolo Pasolini
Un problema morale

Vie nuove
numero 26
25 giugno 1960
pag. 6

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


L’attuale società è profondamente ammalata di sessofobia, esistono cioè degli invalicabili «tabù» per tutto ciò che concerne l’amore non spiritualmente inteso, e questo soprattutto per l’influenza della morale cattolica. Quel che non posso capire, anche se non del tutto scusare, sono le ragioni per cui la stampa che si batte per l’emancipazione delle classi lavoratrici non affronta sufficientemente questo problema e, quando lo fa, risente, in parte, della ipocrita morale corrente. E neanche posso spiegarmi bene, anche per mancanza di documentazione, quel ritorno ad una forma di puritanesimo che si nota – lo documentano le lettere pubblicate tempo addietro da «Nuova Generazione» – nei giovani sovietici. 

Paolo Boccaletti – Modena

Le sue impressioni sono giuste. C’è della pruderie, nella stampa comunista italiana: delle volte, certi articoli dell’«Unità» sembrano scritti con l’angoscia proibizionistica di una vecchia zitella. E anche «Vie nuove» (diciamolo brutalmente) non scherza… Ma la cosa si spiega benissimo: alle origini della scelta marxista di un borghese (e borghesi di origine sono, naturalmente, anche parte dei dirigenti comunisti) c’è un irrazionale impeto morale. E questa moralità, spesso indignata – di sacrosanta indignazione – informa di sé tutto il successivo comportamento. Il problema sessuale – cui lei accenna – non è, evidentemente, un problema morale: ma, poiché la piccola borghesia cattolica è abituata, ipocritamente, a considerarlo tale, tale lo considera anche il dirigente medio comunista, come, direi, per inerzia. Infatti, la questione non è mai stata impostata a chiare lettere: dato che si tratta di una questione secondaria. Ci sono questioni più importanti da affrontare e risolvere. Ciononostante un’operazione irrazionalità, da parte dei marxisti, sarebbe auspicabile: essi, infatti, identificando l’irrazionalità con l’irrazionalità del decadentismo, la ignorano. Ma l’irrazionalità (in cui si iscrive il problema sessuale) è una categoria dell’animo umano: ed è quindi un problema sempre attuale e urgente.

Pier Paolo Pasolini 

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mercoledì 30 luglio 2025

Pier Paolo Pasolini, La traduzione dell'Orestiade di Eschilo, su richiesta di Vittorio Gassman (Prima parte: Lettera del traduttore) - Il Contemporaneo, numero 24, anno III, aprile 1960

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Pier Paolo Pasolini
La traduzione dell'Orestiade di Eschilo
su richiesta di Vittorio Gassman 


(Prima parte: Lettera del traduttore)

Il Contemporaneo

numero 24

anno III

aprile 1960

da pag. 42 a pag. 69  

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Sommario:

Prima ParteLettera del traduttore

Seconda ParteDall' « Agamennone »

Terza ParteDalle « Coefore » 


Per gli spettacoli classici che ogni due anni si danno al teatro Greco di Siracusa, Pier Paolo Pasolini ha tradotto la trilogia di Eschilo, l'Orestiade. La notizia è già largamente nota, come è noto che la trilogia viene curata e allestita da Vittorio Gassman, il quale scegliendo Pasolini ha compiuto un atto di coraggio e, in certa misura, critico. Noi già formulammo in altre occasioni le nostre riserve sui grandi sforzi organizzativi e finanziari che si compiono per i cosiddetti spettacoli " classici ". Si possono comprendere le ragioni turistiche: splendido paesaggio, teatri antichi, per quanto restaurati, di gran fascino, suggestione spettacolare indubbia. Solo che, a nostro avviso, tanti sforzi, prima di tutto, andrebbero compiuti nei riguardi del teatro nazionale, che langue in una avvilente agonia. Senza contare delle censure, spesso gravissime, che si possono muovere a molte messinscena di classici, dove si va da una mistura di barocco grossolano, o di estetismo d'accatto, alla faciloneria e all'improvvisazione, che si basa su traduzioni comunque raffazzonate, o su trascrizioni onuste di retorica e di vecchiume. Vi son le eccezioni, si capisce. Ma nulla tolgono alla validità del nostro discorso. E alla nostra diffidenza, che riguarda anche l'iniziativa di Gassman. Comprendiamo tutte le ragioni che l'hanno convinto ad accettare la rappresentazione di Eschilo, e le apprezziamo. Non v'è dubbio però che lo preferiamo impegnato, con tutti i rischi che tale impegno comporta, su testi come l'Adelchi: la tragedia greca ha collaudi d'ogni tipo. Ma, a nostro avviso, un elemento Io riscatta apriori, ed è la traduzione di Pasolini. Delle tre tragedie, pubblichiamo qui sotto, in anteprima, la versione di due brani tratti da Agamennone e da Le Coefore, i primi due tempi della trilogia. Si tratta, per l'Agamennone, della tremenda profezia della prigioniera Cassandra, prima dell'atroce delitto ai Clitennestra; e per Le Coefore della scena finale, della vendetta del figlio di Agamennone, Oreste. Come ognuno vedrà, siamo dinanzi a un testo poetico (mi riferisco ai versi di Pasolini) di grande intensità e modernità. Nulla del contorto parafrasare di molte versioni; spedito e preciso; attento alla costanza tragica, alla tensione, all'urto dei prossimi eventi. Non è il caso di avviare ora un ennesimo discorso sul tradurre. A nostro giudizio, vi è qui una salutare lezione di versione moderna (e proprio perciò più precisamente storicizzata e filologica), che, oltretutto, potrà grandemente aiutare la fatica degli attori, impegnati in una rappresentazione che rischia troppo spesso di aver sapore d'archeologia o di mero estetismo. 

Pier Paolo Pasolini, La traduzione dell'Orestiade di Eschilo, su richiesta di Vittorio Gassman (Terza parte: Dalle « Coefore » ) - Il Contemporaneo, numero 24, anno III, aprile 1960

"Le pagine corsare " 

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Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
La traduzione dell'Orestiade di Eschilo
su richiesta di Vittorio Gassman

 
(Terza parte: Dalle « Coefore »)

Il Contemporaneo

numero 24

anno III

aprile 1960

da pag. 42 a pag. 69

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

Sommario:

Prima Parte - Lettera del traduttore

Seconda Parte - Dall' « Agamennone »

Terza Parte Dalle « Coefore » 



Dalle « Coefore » 


CORO 

Che cosa si compie? Come finisce, qui dentro? 
Andiamo via! La lotta si conclude, 
non vogliamo mostrarci complici dell'omicidio! 


(Il Coro si ritira. Esce un servo, corre 
verso la porta del gineceo, bussando disperatamente) 

SERVO 

Aiuto, aiuto! Egisto è colpito a morte! 
Aiuto! Aiuto! Il nostro re non è più! 
Aprite la porta, aprite presto la porta, 
aprite le stanze delle donne. Ah, un uomo giovane, 
nel fiore delle forze, occorrerebbe adesso! 
Eppure neanche lui potrebbe far nulla per chi muore! 
Ascoltate, ascoltate! 
Grido ai sordi, a chi dorme, in folle pace, 
e non mi sente! Dov'è Clitennestra? Cosa fa? 
Io vedo il suo collo, dovunque sia, che cade 
su un rasoio, e rotola a terra: la giustizia lo vuole!
 
(Clitennestra esce dalle 
stanze delle donne)