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mercoledì 10 dicembre 2025

“L’usignolo della Chiesa Cattolica: laboratorio poetico e spirituale di Pasolini” - Un canto fragile e inquieto: la poesia come testimonianza e scandalo

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Biblioteca Nazionale Centrale Roma

“L’usignolo della Chiesa Cattolica:
laboratorio poetico e spirituale di Pasolini”


Un canto fragile e inquieto: 
la poesia come testimonianza e scandalo


La raccolta poetica L’usignolo della Chiesa Cattolica di Pier Paolo Pasolini si configura come un viaggio complesso e stratificato nel cuore della poesia italiana del Novecento. Pubblicata nel 1958 ma composta tra il 1943 e il 1949, l’opera si colloca in un momento cruciale della biografia e della formazione intellettuale dell’autore, segnando il passaggio dalla stagione friulana e dialettale a una nuova fase di ricerca espressiva in lingua italiana. La raccolta si distingue per la densità tematica e stilistica, affrontando con forza e originalità questioni di religione, identità, eros, politica e memoria. Essa si impone come un vero e proprio laboratorio poetico, in cui si sperimentano forme, registri e simboli che anticipano molte delle tensioni e delle contraddizioni destinate a attraversare l’intera produzione pasoliniana.

martedì 9 dicembre 2025

Pasolini - La mia provocatoria indipendenza - Tempo illustrato, numero 2, 11 gennaio 1969,pag.10

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


 
La mia provocatoria indipendenza
Tempo illustrato
numero 2
 11 gennaio 1969
pag.10

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Quando queste pagine usciranno, cioè nella prima settimana del 1969, forse io avrò cambiato umore, e la stessa situazione mi si presenterà sotto un diverso segno. Si tratta della mia situazione, e il segno sotto cui ora mi si presenta è quello del terrore. Scrivo queste righe in uno di quei momenti in cui forse sarebbe

Pier Paolo Pasolini, Festività e consumismo - Tempo, numero 1, 4 gennaio 1969, pag. 10

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pier Paolo Pasolini, Festività e consumismo

Tempo  numero 1
4 gennaio 1969
pag. 10

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

Sono tre anni che faccio in modo di non essere in Italia per Natale. Lo faccio di proposito, con accanimento, disperato all'idea di non riuscirci; accettando magari di oberarmi di lavoro, di rinunciare a qualsiasi forma di vacanza, di interruzione, di sollievo.   
Non ho la forza di spiegare esaurientemente al lettore di "Tempo" il perché. Ciò implicherebbe il dare la violenza della novità a vecchi sentimenti. Ossia una prova "stilistica" superabile solo attraverso l'ispirazione poetica. Che non viene quando si vuole. Essa è un genere di realtà che appartiene al vecchio mondo, al mondo dei Natali religiosi: e risponde ancora alla sua vecchia definizione.
Mi rendo ben conto che anche quand'ero bambino io, le feste natalizie erano una cosa idiota: una sfida della Produzione a Dio. Tuttavia, allora, io ero ancora completamente immerso nel mondo "contadino", in qualche misterioso paese tra le Alpi e il mare, o in qualche piccola città di provincia (come Cremona, Scandiano). C'era un filo diretto con Gerusalemme. Il capitalismo non aveva ancora "coperto" del tutto il mondo contadino, da cui derivava il suo moralismo, del resto, e su cui fondava del resto, ancora, il suo ricatto: Dio, Patria, Famiglia. Tale ricatto era possibile perché corrispondeva, negativamente, come cinismo a una realtà: la realtà del mondo religioso sopravvivente.
Ora il nuovo capitalismo, non ha affatto bisogno di quel ricatto - se non ai suoi margini, o in isole sopravviventi, o nell'abitudine (che si va estinguendo). Per il nuovo capitalismo, che si creda in Dio, nella Patria o nella Famiglia, è indifferente. Esso ha infatti creato il suo nuovo mito autonomo: il Benessere. E il suo tipo umano non è l'uomo religioso o il galantuomo, ma il consumatore felice d'esser tale.

lunedì 8 dicembre 2025

Accattone di Pier Paolo Pasolini: dal neorealismo al “cinema di poesia”, nasce dall’intreccio di forma e contenuto.

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Accattone di Pier Paolo Pasolini
dal neorealismo al “cinema di poesia”
nasce dall’intreccio di forma e contenuto.

( Le immagini di Pasolini, dei personaggi di Accattone e della prima del film, © Istituto Luce - Tutti i diritti  riservati )

Accattone (1961) segna l’esordio cinematografico di Pier Paolo Pasolini e si presenta fin dall’inizio come un atto programmatico: non una semplice trasposizione narrativa, ma la messa in scena di una pratica insieme etnografica e poetica, volta a rendere visibile la condizione del sottoproletariato romano. Collocato nel pieno del boom economico italiano, il film assume la marginalità non come sfondo aneddotico, bensì come categoria interpretativa centrale: la miseria è mostrata come struttura sociale che determina comportamenti, relazioni e destini, mentre la macchina da presa lavora per trasformare questa realtà in un discorso estetico e morale.
Con Accattone, Pasolini inaugura il primo manifesto del suo progetto di “cinema di poesia”: un’operazione estetica che trasforma la cronaca sociale in mito visivo, facendo della periferia romana non soltanto un luogo narrativo, ma una fucina di figure archetipiche. Il film non si limita a documentare la miseria delle borgate; la rielabora, la mitizza e la interroga, mettendo in scena una comunità i cui rapporti economici e affettivi sono regolati da logiche di sopravvivenza.
Il risultato è un dispositivo estetico e politico: attraverso scelte di fotografia, montaggio, casting e suono, Pasolini costruisce un linguaggio cinematografico che produce conoscenza sociale e solleva una domanda etica sul ruolo della collettività nelle dinamiche di esclusione. La trasformazione della realtà in segno genera una rete di simboli, in cui la marginalità diventa categoria etica e poetica, oltre che sociologica.

domenica 7 dicembre 2025

Risposta di Salinari e replica di Pasolini - Vie nuove, 16 novembre 1961, numero 45, 16 novembre 1961, pag. 37

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini a Casa Stella Assassino (Sulla rivista Ferrara del 1985, n. 6)




Risposta di Salinari e replica di Pasolini

Vie nuove

16 novembre 1961

numero 45

16 novembre 1961

pag. 37

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Qui L'art. del 9 novembre 1961: Una polemica su politica e poesia


Caro Pasolini, già nel passato (nell’indimenticabile 1956, se non sbaglio) avemmo occasione di polemizzare piuttosto aspramente e io ebbi modo di farti osservare che hai un brutto carattere, stizzoso «come quello di un ragazzino». Non ripeterò, oggi, quell’affermazione perché sei cresciuto molto, non solo in anni, ma di bravura e di fama: rimane però il fatto che sei permaloso. Non si giustifica altrimenti la tua risposta del numero scorso a Giordano Siviero, che, in realtà, è una risposta alle cose che ho recentemente scritto nei tuoi riguardi. 

Esaminiamo, oggettivamente, i problemi che stavano sul tappeto. C’era la questione del rapporto, in uno scrittore, fra ideologia e poesia. Ebbene, dopo una lunga esemplificazione, tu arrivi esattamente alle stesse conclusioni cui arrivavo io in un paio di periodi: che, cioè, l’ideologia «razionale oggettiva» (uso le tue parole per intenderci meglio, non perché siano precise) che uno scrittore esplicitamente professa è solo un elemento del complicato processo dialettico che porta a quella conoscenza della realtà che è propria della poesia. Solo che non hai il coraggio (che avevano invece Marx ed Engels) di arrivare fino in fondo e riconoscere che, nel corso di quel processo, l’ideologia «razionale e oggettiva» può (non deve) essere contraddetta e che, di conseguenza, uno scrittore che professa un’ideologia reazionaria può arrivare a un risultato poetico elevatissimo, e perciò progressivo. 

Pier Paolo Pasolini: Una polemica su politica e poesia - Polemica tra Pasolini e Salinari - Vie Nuove, numero 44, 9 novembre 1961, pag. 37-38

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini a Casa Stella Assassino (Sulla rivista Ferrara del 1985, n. 6)

Pier Paolo Pasolini
Una polemica su politica e poesia
Polemica tra Pasolini e Salinari

Vie Nuove

numero 44

9 novembre 1961

pag. 37-38

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Qui L'art. del 16 novembre 1961: Risposta di Salinari e replica di Pasolini 


Egregio signor Pasolini, ho letto con meraviglia (nel n. 37 di «Vie nuove») la sua risposta a L. F. di Terni, in cui afferma la possibilità di parentela fra socialismo e cristianesimo. Io non sono della sua opinione: il Vangelo è intriso di rassegnazione, carità, pietà, rinunzia, perdono – sentimenti che hanno servito da sostegno, da sempre, alle classi sfruttatrici. La moglie dell’industriale, socia di associazioni di beneficenza dà qualche lira al povero, sfruttato dal marito industriale. Il Vangelo non serve alla classe operaia che lotta per liberarsi del giogo del capitalismo. Cristianesimo e socialismo scientifico, quindi, non possono avere punti in comune. Il Cristianesimo nacque nella società schiavistica, è permeato di infantilismo contemplativo, è irrazionale. È vero che il Cristianesimo, durante lo schiavismo, dovette affrontare le persecuzioni ordinate dai dirigenti della società pagana: è per questo che può ammantarsi di una aureola di martirio. Ma poi, durante il medio evo, il Cristianesimo svela la sua natura oscurantista, perseguitando quanti vogliano progredire. Mi permetta di domandarle poi, quale sarebbe secondo lei, l’autentica posizione socialista? Non quella marxista? I fatti dimostrano che il Cristianesimo cerca con tutti i mezzi di ostacolare l’avanzata del Socialismo, è nemico della dialettica materialistica come lo fu dell’Illuminismo. E non si creda che l’essenza del Cristianesimo sia stata tradita dal Papato. La Chiesa infatti è reazionaria in politica perché è reazionaria la sua ideologia. 

Giordano Siviero – Terville (Francia)


Rispondo alla lettera di Giordano Siviero partendo dallo scambio di lettere tra Salinari e un gruppo di comunisti cremonesi, apparso sul precedente numero di «Vie nuove». I lettori cremonesi mi fanno circa le stesse obiezioni di Siviero: portandole a conseguenze più generali e definitive, e, purtroppo – per loro, per la loro lealtà – rivolgendole a Salinari anziché a me. Come se, sordi e ciechi, non vedessero in questa mia rubrica il massimo sforzo di sincerità e di buona volontà intellettuale. Quello che mi costa – mi scusino i miei amici – tale assoluta sincerità, in tutte le sedi, non è certamente difficile da capire. E mi pare che stia a dimostrare in modo inconfutabile la saldezza della mia ideologia: la mia assoluta fede in essa. È dal ’45 ormai, che lotto, in questa posizione. E mi sembra addirittura offensivo quello che Salinari ha scritto nella sua risposta ai cremonesi, e cioè che ho cercato di condurre una battaglia per il comunismo come «partito di massa», «almeno finora».

venerdì 5 dicembre 2025

“La religione del mio tempo” di Pier Paolo Pasolini - La religione di una "umanità vile", perduta nel vuoto esistenziale del neocapitalismo.

 "Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Biblioteca nazionale centrale di Roma

“La religione del mio tempo”
di Pier Paolo Pasolini
La religione di una "umanità vile"
perduta nel vuoto esistenziale del neocapitalismo.


“La religione del mio tempo” è una delle raccolte poetiche più significative della maturità poetica di Pier Paolo Pasolini, pubblicata nel 1961 da Garzanti e composta da testi scritti tra il 1955 e il 1960. 

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna nel 1922 e trascorre l’infanzia e la giovinezza tra il Friuli materno e varie città del Nord Italia, seguendo i trasferimenti del padre ufficiale. La formazione friulana, segnata dalla lingua dialettale, dalla religiosità popolare e dalla tragedia della guerra (la morte del fratello Guido partigiano nell’eccidio di Porzûs), costituisce il nucleo originario della sua sensibilità poetica e della sua visione del mondo. Dopo lo scandalo e l’espulsione dal PCI friulano nel 1949, Pasolini si trasferisce a Roma con la madre, iniziando una nuova fase della sua vita e della sua produzione letteraria, caratterizzata dalla scoperta delle borgate romane e del sottoproletariato urbano.

Gli anni Cinquanta vedono Pasolini affermarsi come poeta, narratore e intellettuale militante: pubblica “Ragazzi di vita” (1955), “Le ceneri di Gramsci” (1957), “Una vita violenta” (1959), e collabora con la rivista “Officina” (1955-1959), punto di riferimento per la nuova poesia civile e per il dibattito letterario e politico dell’epoca. La sua posizione di “intellettuale irregolare”, ai margini sia della borghesia che del proletariato, si fa sempre più consapevole e problematica, soprattutto dopo i fatti del 1956 (rivolta d’Ungheria, crisi del comunismo internazionale) e l’avvento del neocapitalismo in Italia.

“La religione del mio tempo” nasce in questo clima di crisi e di transizione: la raccolta raccoglie testi composti tra il 1955 e il 1960, anni segnati da profondi mutamenti sociali, politici e culturali. L’Italia sta vivendo il boom economico, l'allargamento periferie urbane, la crescita del consumismo e la perdita di centralità delle ideologie tradizionali. Il Partito Comunista Italiano, dopo la repressione ungherese e il XX Congresso del PCUS, attraversa una fase di stasi e di “desistenza rivoluzionaria”, mentre la Chiesa cattolica mantiene un ruolo dominante ma sempre più contestato.

Edipo scherza solo nelle pause nel nuovo film di Pasolini - Vie nuove, numero 27, 6 luglio 1967, pag. 58-59-60

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Edipo scherza solo nelle pause
nel nuovo film di Pasolini

Vie nuove

numero 27

6 luglio 1967

pag. 58-59-60

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Un corridoio stretto, pareti rosso mattone, maestose anche se grezze, sul pavimento un binario che curva per un breve tratto. Con passo meccanico un uomo giovane, con un grande abito di lana nero, lo percorre ed « è quasi un'amnesia che lo guida », fino a scomparire in una bassa porta.

L'uomo in nero è Edipo e dietro quella porta scoprirà Giocasta che si è tolta la vita impiccandosi. A seguirlo sui binari è Pier Paolo Pasolini con la sua troupe, che gli fa ripetere la scena, preludio alla tragica scoperta, almeno cinque volte. E Franco Citti-Edipo ripete, cupo dopo la parola « motore », in vena di scherzare durante le pause laboriose della troupe che si agita fra le stanze e i giardini della reggia di Tebe ricostruita nello studio n. 4 della De Laurentiis sulla via Pontina.

giovedì 4 dicembre 2025

La meglio gioventù di Pier Paolo Pasolini - La lingua “naturaliter poetica”, come codice estetico e simbolico.

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


La meglio gioventù di Pier Paolo Pasolini
La lingua “naturaliter poetica”
come codice estetico e simbolico.

La raccolta poetica La meglio gioventù di Pier Paolo Pasolini rappresenta uno dei vertici della poesia dialettale italiana del Novecento. Pubblicata nel 1954, essa raccoglie testi composti tra il 1941 e il 1953, prevalentemente in friulano, e si configura come un canzoniere che intreccia autobiografia, mito, memoria collettiva e riflessione politica. L’opera, dedicata a Gianfranco Contini, si colloca all’incrocio tra la crisi della lingua poetica italiana, la riscoperta delle radici popolari e la tensione verso una lingua “vergine”, capace di restituire la realtà nella sua immediatezza e autenticità.

La meglio gioventù nasce in un periodo di profonde trasformazioni per l’Italia: la fine della Seconda guerra mondiale, la caduta del fascismo, la ricostruzione, l’avvento della Repubblica e l’inizio del boom economico. In questo scenario, la questione della lingua assume un ruolo centrale: il fascismo aveva tentato di imporre l’italiano standard, reprimendo i dialetti e le identità locali. Nel dopoguerra, la riscoperta delle culture regionali e delle lingue minoritarie diventa anche una forma di resistenza e di rivendicazione identitaria. Pasolini si inserisce in questa dinamica scegliendo il friulano come lingua poetica, in polemica con la tradizione letteraria italiana e con la cultura borghese dominante. La sua operazione si pone in continuità con la stagione della poesia dialettale novecentesca, che da Salvatore Di Giacomo a Virgilio Giotti aveva progressivamente emancipato il dialetto dal ruolo di lingua subalterna, comica o folclorica, per farne strumento di espressione lirica e di esplorazione dell’io.

Il Friuli, e in particolare Casarsa della Delizia, paese natale della madre di Pasolini, diventa per il poeta un luogo mitico, simbolo di un’umanità arcaica, di una società pre-capitalistica e di una religiosità primitiva, in opposizione alla devastazione della storia e della modernità. La scelta di ambientare le poesie in Friuli e di utilizzare il friulano occidentale (casarsese) risponde a un’esigenza di autenticità, di ritorno alle origini e di ricerca di una lingua pura, non corrotta dalle mediazioni letterarie e intellettuali.

mercoledì 3 dicembre 2025

Pasolini condannato: Inquisizione con moviola - Vie nuove, 14 marzo 1963, pagine 19-20-21-22

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Pasolini condannato
Inquisizione con moviola
Vie nuove

14 marzo 1963

pagine 19-20-21-22

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

PER LA PRIMA volta nella storia giudiziaria del nostro Paese, una moviola è stata introdotta nell'aula di un tribunale. E per la prima volta, un regista cinematografico è stato condannato per «vilipendio alla religione di Stato»: quattro mesi di reclusione sono stati infatti comminati a Pier Paolo Pasolini per aver perpetrato il suo « delitto » ideologico nell'episodio «La ricotta » del film « Rogopag».

La moviola lo scriviamo per gli ignari della tecnica cinematografica è lo strumento degli addetti al montaggio dei film: una sorta di macchina da proiezione su piccolo schermo che consente a comando di accelerare, rallentare, fermare e far retrocedere la pellicola, in modo da visionare senza inutili perdite di tempo i brani che più interessano.