"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Pier Paolo Pasolini
Paradiso perduto
Il sogno del Centauro
Incontro con Jean Duflot
(1969-1975)
( Oggi in Pasolini. Saggi sulla politica e sulla società, Meridiani Mondadori, Milano 1999 )
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1975, Pasolini e la polemica sull'aborto - Cronologia di fatti, misfatti e banalità
Nel corso della campagna del 1974-1975, Lei ha dichiarato di essere vicino alle posizioni del Partito radicale) pur dichiarandosi «traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto»; Lei ha molto sorpreso l'opinione pubblica assimilando questa legalizzazione alla «legalizzazione di un omicidio» ...
C'è, di primo acchito, qualcosa di non ideologico, di precosciente in questo mio rifiuto dell'interruzione artificiale della vita. Non mi sento del tutto staccato dalle acque primordiali del ventre materno, ma pur sempre escluso da un'esistenza in cui regnava la plenitudine di un paradiso definitivamente perduto. Naturalmente, non è questa una considerazione che possa essere imputabile a egoismo o perlomeno a egocentrismo. Ripeto, il mio sentimento profondo della ierofania, del carattere sacro di ogni cosa (una certa visione gnostica che ho del mondo), ripugna a vedere distrutto l'ordine principale della vita. Ammetto però che questa particolare sensibilità non sia condivisa allo stesso grado dagli avversari e dai partigiani dell'aborto. Ammetto che questa idiosincrasia possa essere rimessa in discussione, purché ciò non mi impedisca di analizzare i princìpi in nome dei quali i partigiani dell'aborto propongono la loro politica.
Non è però la contingenza, il fatto compiuto, a determinare questa politica negativa?
Questa è difatti una politica del fatto compiuto, e cioè una politica del peggio dettata loro da quello che chiamano il buon senso. Questa politica viene messa in opera per soddisfare più precisamente le esigenze della maggioranza. Ora, indipendentemente dal fatto che la maggioranza non significa il consenso civile democratico, i princìpi del famoso buon senso maggioritario non sono necessariamente esenti da repressività.
Tale politica mirerebbe dunque a lusingare una somma di individui raggruppati artificialmente da un referendum, nella posizione di forza di un insieme maggioritario. Ma non si tratta qui proprio di quegli uomini <<medi>>, nel senso in cui il regista della Ricotta definisce l'uomo medio come un mostro? Un pericoloso delinquente (., un) conformista.' Colonialista.' Razzista. Schiavista!
Non è altro che la somma dei mediocri... Io non mi smuoverò: per me, il buon senso è la media delle opinioni che circolano negli insiemi sociali dominati dagli imperativi ideologici fissati dal1a classe al potere, dall'alto. E il pensiero residuo, acritico, passivo, viscerale, riduttivo... di una maggioranza mai come oggi formata e inquadrata dal potere della società dei consumi. .. Ecco cos'è il potere del buon senso: l'auto-assoggettamento degli imbecilli .. , Per tutte le ragioni costitutive di questa maggioranza, la legalizzazione dell'aborto va nel senso della sua inerzia, risponde al suo bisogno _dj trovare delle soluzioni comode.In realtà, questa legalizzazione rafforza soprattutto la comodità del coito eterosessuale ...
Le pare che il potere regoli anche i rapporti eterosessuali?
Sono convinto che la permissività in materia di aborto sia legata all'obbligo di produrre; e innanzitutto di riprodurre la forza-lavoro, attraverso la cellula base del sistema, la famiglia ... Più cinicamente, in un'epoca in cui persino l'importanza della famiglia viene relativizzata da questo sistema, si tratta di sviluppare l'ideologia che sottende tutto, di conferirle la violenza di una mania compulsiva. Il lassismo in materia di rapporto eterosessuale è legato all'angoscia del consumo ... Il consumo frenetico, ossessivo, del coito «istituzionale>> rimanda all'obbligo morale di consumare i prodotti del capitale. È un segno di adesione, una convenzione, una prova di sottomissione a certe norme egemoni. Tutto qui. La libertà annunciata dalle misure di liberalizzazione sessuale in materia di aborto non è nient'altro che la libertà di praticare con inerzia le proprie ossessioni, le proprie nevrosi di massa. In compenso, le masse non sono mai state così intolleranti e violente nei confronti degli emarginati sessuali, mai così disposte al linciaggio. L'ho detto più volte, questa intolleranza che fa riscontro all'ipocrita tolleranza dall'alto, va di pari passo con il pudore di fronte a una certa semplicità che fu, sino a questi ultimi anni, perlomeno in Italia, la qualità fondamentale del popolo: la faccia umile e generosa della sua povertà ...
Nonostante tutto, Lei non può schierarsi dalla parte dei reazionari che, per ragioni teocratiche o politiche, combattono questa legalizzazione.
Non sono in coscienza né con gli uni né con gli altri, perché in realtà questi contrari non si oppongono veramente. Si associano nella stessa prevaricazione, omettendo di porre preliminarmente il problema del coito. Perché mai si dovrebbe prendere politicamente in considerazione il problema dell'aborto, convenire ad esempio che la possibilità di accettare o rifiutare i figli che si mettono al mondo dipende dalla posizione sociale e quindi dalla situazione di classe, e non si dovrebbe fare lo stesso per l'atto del coito?
Istituire un controllo in questo dominio della vita privata? Sarebbe indecente ...
Non si tratta di controllare, certo! Ma di educare, di disalienare l'amore ... In fondo, la legalizzazione dell'aborto è l'effetto di una illegalità politica che mantiene lo status quo sociale, quando addirittura non lo aggrava in periodo di crisi; è un processo di regolazione che consente di stabilizzare l'equilibrio sociale spietatamente distrutto dal neocapitalismo liberale.
Il coito come atto politico? ...
Sì, come atto di diserzione politica, di dimissione, quando diventa una mania irresponsabile.Il coito è un atto connotato politicamente; è anzi un atto che non ha più lo stesso significato di qualche anno fa, mettiamo due o tre decenni fa. Mentre oggi il sistema di pseudo-tolleranza ne fa un dovere «Consumistico», e quindi un atto istituzionale, fu invece a lungo, in periodo di repressione aperta, un oggetto di scandalo.Per molto tempo, la coppia fu tenuta a produrre figli per perpetuare la specie, fortificare la popolazione. Era una necessità di sopravvivenza. L'illegittimità delle coppie, per ragioni allo stesso tempo di conservatorismo morale e di stabilità sociale, veniva repressa dalle leggi, e considerata reprensibile dall'opinione pubblica. Oggi che la mortalità non minaccia più di potare l'albero demografico, la legge tollererebbe che si eliminassero i figli indesiderabili dei «Cattivi coiti».
Eppure alcune previsioni ecologiche, relative all'analisi di fenomeni allarmanti (crescita demografica eccessiva nei paesi del Terzo Mondo, rapporto popolazione-potenziale alimentare, ecc.), darebbero ragione semmai a quelli che si schierano per l'interruzione della gravidanza.
Ma non per questo danno ragione agli spopolatori, a questa nuova razza di pianificatori che concepiscono l'uomo come un animale dalla testa insignificante e dall'apparato genitale mostruosamente ipertrofico. Queste previsioni non tengono affatto in conto le variazioni della crescita industriale nei paesi sviluppati e speculano cinicamente sulla stagnazione e persino sulla pauperizzazione dei tre quarti del pianeta; non tengono in conto i veri bisogni. Pretendono di agire sugli effetti futuri dell'inflazione demografica, senza preoccuparsi minimamente delle cause. E del resto, queste previsioni tanto accreditate dagli spopolatori hanno mai stabilito con certezza che il pianeta è uno spazio vitale insufficiente? Perché non propongono mai qualche teoria sulle realtà economiche, sociali e culturali che sembrano fondare la loro grande paura millenaristica? Perché non affrontano sino in fondo il problema della crescita armonica, dell'autonomia, della giusta ripartizione dei superprofitti, del saccheggio delle risorse ad opera del mondo industriale? Perché non cercano soluzioni reali ai problemi della disuguaglianza delle civiltà, dei popoli e delle classi?
Ciò non toglie che il fatto compiuto, la contingenza della gravidanza non desiderata costituisce un problema e, nei ceti più sfavoriti economicamente, contribuisce all'assoggettamento sociale.
Quando entra in gioco la legislazione sull'aborto, il male è già fatto; non resta nient'altro che scegliere i mezzi più sbrigativi, più logici dell'eutanasia ...
Ma è davvero adatta la parola eutanasia? Non criminalizza eccessivamente la pratica dell'aborto?
Non bisogna aver paura delle parole. In linea di principio, l'aborto non sarà che la peggiore delle << buone morti >>, e non mi sembra affatto che ci sia alcunché di iperbolico in tale eufemismo.
Al di qua dell'eutanasia e di quanto questa pratica evoca di arbitrario e di angoscioso, quali potrebbero essere modalità più umane?
L'ho già detto, l'educazione ... l'informazione libera e intelligente ... nonché tutte le tecniche contraccettive «dolci», che non ledono né l'uomo né la donna. Sarebbe così utopistico?
Una pedagogia universale dell'amore?
Perché no? Esistono pure una pedagogia universale del commercio, dello sfruttamento commerciale dell'uomo da parte dell'uomo; una pedagogia universale della guerra ...
A questo punto vorrei citare la conclusione del testo tanto criticato che Lei ha scritto per il «Corriere della Sera», nel 1975. Lo stesso titolo aveva suscitato scandalo:
Sono contro l'aborto.
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