"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Le Piaghe Illuminate
In una strada deserta. Il Santo, meditando, dice:Tutti gli uomini dormono. Nel pallore mortale che precede il risveglio, anche l'adulto è inerme, ma il sonno lo protegge e lo salva, come il pudore o l'imprudente innocenza col vergine giovinetto. O mio Cristo, io in quest'ora più chiaramente scorgo delle ferite nel tuo oscuro costato, e più dolce è il dolore che ne sento. Il lamento di Maria si stacca, leggero dalla terra, e suona mite come quello degli uomini, se il sogno li tormenta. Pregare non è il canto degli uccelli che ora sento nell'ombra della selve, ma i primi moti degli uomini sulla bassa terra, non i fuochi che essi accendono nella polvere, e intorno a cui, silenziosi e tristi, si scaldano le Mani! Bisogna conservare il nostro corpo al candore del sonno, umile e innocente.
Scende l'Arcangelo e dice:
O Santo, chi non ha peccato non è innocente. Esci dalla grotta! Valica il grigio deserto! Sopporta la dolce dolcezza del male! Ascolta, se interrompi il murmure della preghiera, pullulare dentro a te un tristissimo richiamo, simile al rombo lontano del tuono, che dilaga in una notte estiva! Giungerai tra le case e gli orti derelitti dove si vive e prega un'oscura gente. Questa è innocente! A questa, brucia ardente di purezza nello sguardo il peccato! In questi volti cupi come l'acqua morta, e sui labbri arsi di lussuria, s'accende una purezza evangelica!
Il Santo risponde:
No. Dentro i poveri occhi dei fanciulli l'innocenza è una croce che li umilia. L'adolescente ha perso l'innocenza, ma la patisce ancora. Ed ecco, guarda, ecco in me l'innocenza, fatta gloria, consumarmi di candore la carne!
L'Arcangelo dice:
O Santo, è necessario che tu sia simile al ramo spezzato. Non gloriarsi d'alte fronde, ma nudo, nascosto e gramo giacere sulla terra. Non recare tra le foglie il respiro del vento o la rugiada, ma, caduto, scolorire in silenzio. Non sa umiliarsi chi non ha peccato. Forse il silenzio è più divino quando si tace per vergogna, e ormai, nell'anima, rispunta una luce di purezza: alba triste che reca al giorno, e in essa, come caduto nell'infinito, l'oscurata campagna echeggia l'ultimo richiamo.
Solo dopo il peccato e la vergogna ti potrai sentire veramente umile: solo allora ti sentirai di terra, e inutile, e triste e stretto agli altri uomini quasi ti affratellasse ad essi l'omertà di una medesima colpa.
Se dinnanzi a Dio sarai impuro e greve, ben leggero e irresponsabile sarai dinnanzi a te stesso! Cosi, dopo il peccato, l'esistenza è una soma che ti umilia, ma ti infonde dolcezza: più disadorno e pentito ( e più simile agli altri tuoi fratelli!) potrai presentarti davanti al Signore. Ma se ancora vorrai chinare lo sguardo sulla terra, vedrai le cose più dolci, distinte e serene: trasparire come dopo la tempesta.
Il Santo risponde:
Ma il peccato non si compie, si sogna. Io non sono colpevole, e per questo nei miei occhi non brucia una umana purezza. Scruto dentro di me, qui, nell'anima, dove mi consumano il peccato e il pentimento. Forse il lume che dici acceso negli oscuri volti degli uomini non è il peccato che arde in rassegnazione. Forse è la nostra nostalgia che li adorna di una fioca luce, quei volti, come un incendio lontano sulla pianura. Perciò, ripeto, scrutami dentro; e mi vedrai e colpevole e pentito: ma la carne è pura.
L'arcangelo replica:
La tua carne è purissima, nella tua cella c'è odore di mirti. Ma essere puri è come essere uccisi. Ora, guarda il silenzio, qui intorno, come grava sulle rocce e le erbe pallide. Crepuscolo e minaccia del cielo la tempesta matura, ma non esplode e non ti travolge.
E tu, seduto fuori dalla grotta attendi, attendi. Ma la tempesta non ti travolgerà. Ah, raccogli il tuo peso di carne, stringi il bastone nelle tue mani lividi: vattene!
Il Santo, infine, risponde:
Chino il capo, e obbedisco. Tutta la mia esistenza si è incenerita, perché io credevo il mio interminato silenzio preghiera, ma tu dici che era attesa. Andrò dove tu mi guiderai, nei luoghi dove la tenebra si alterna al sole luminosissimo, gelando le lacrime nel paziente riso degli uomini.
L'Arcangelo e il Santo fanno per incamminarsi, ma una voce si leva dal silenzio, e li ferma amara per un momento, cantando queste parole:
O me santissimo!
Oscuri bruciano gli astri
sopra i campi senza voce;
nascosti piangono gli uomini,
o ridono, nel silenzio.
O me santissimo!
Dio - le piaghe illuminate -
in questo buio contemplaci.
Io solo che non ti credo,
per tutti ti prego, e piango.
Pier Paolo Pasolini, Il Setaccio numero 4, pagina 14.
(Trascrizione curata da B.Esposito)
Biblioteca Universitaria di Bologna, collocazione 2118/PER. 10220.
Progetto a cura di Maurizio Avanzolini (Biblioteca dell'Archiginnasio).
I documenti digitalizzati appartengono alle raccolte di:
Biblioteca dell'Archiginnasio
Biblioteca Universitaria di Bologna
Centro studi-archivio Pier Paolo Pasolini - Bologna
Archivio storico dell'Università di Bologna
Biblioteca Cantonale di Lugano
http://badigit.comune.bologna.it/mostre/pasolini42/index.html
Creative Commons Attribuzione 3.0.
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