"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Pasolini
Le connivenze
L'osservatore Romano
20 ottobre 1974
L’accenno alle «connivenze» reclama un discorso più lungo anche perchè, in definitiva, l’animo di «Panorama» ripiglia motivi e argomentazioni di altri che in questi ultimi tempi si sono occupati, con intenzioni diverse, della Chiesa e dei suoi problemi. Tra questi è Pier Paolo Pasolini, il quale in un articolo venuto a luce sulla «tribuna aperta» del Corriere della Sera tempo fa scrisse sul discorso tenuto da Paolo VI nell’udienza generale dell’11 settembre per dire, in sostanza, che la Chiesa potrebbe salvarsi dalla rovina totale, - paventata, secondo la sua interpretazione molto parziale, nel discorso ricordato - col farsi « guida grandiosa ma non autoritaria di tutti coloro che rifiutano (e parla un marxista) il nuovo potere consumistico che è certamente irreligioso; totalitario; violento; falsamente tollerante, anzi più repressivo che mai...» e così via, per concludere: « — O fare questo o accettare un potere che non la vuole più: ossia suicidarsi. .. ».
L'Osservatore Romano rispose allo scritto di Pasolini, il quale ha replicato sempre dalle colonne del Corriere il 6 ottobre per ribadire le sue opinioni: «... Ora, di colpo, la campagna ha cessato di essere religiosa. Ma, in compenso, comincia a essere religiosa la città. Il cristianesimo da agricolo si fa urbano; caratteristica di tutte le religioni urbane - e quindi delle «élites» delle classi dominanti - è la sostituzione (cristiana) del fine al ritorno: del misticismo soteriologico alla «pietas» rustica. Dunque, una religione urbana, come schema, è infinitamente più capace di accogliere il modello di Cristo che qualsiasi religione contadina.
Il consumismo e la proliferazione delle industrie terziarie ha distrutto in Italia il mondo campestre e sta distruggendolo in tutto il mondo (il futuro dell’agricoltura è anch'esso industriale): non ci saranno dunque più preti, o, se ci saranno, saranno idealmente nati in città. Ma questi preti «nati in città», evidentemente, non vorranno in alcun modo saperne di stare insieme a poliziotti e militari, a burocrati o a grandi industriali: infatti essi non potranno che essere degli uomini colti, formatisi in un mondo che anziché avere alle spalle Adone e Proserpina, si fonda sui grandi testi della cultura moderna. Se vuol sopravvivere in quanto Chiesa, la Chiesa non può dunque che abbandonare il potere e abbracciare quella cultura - da lei sempre odiata - che è per sua stessa natura libera, antiautoritaria, in continuo divenire, contraddittoria, collettiva, scandalosa.
E poi, infine, è proprio detto che la Chiesa debba coincidere col Vaticano? Se - facendo una donazione della grande scenografia (folcloristica) dell’attuale sede vaticana allo Stato italiano, e regalando il ciarpame (folcloristico) di stole e gabbane, di flabelli e sedie }gestatorie agli operai di Cinecittà - il Papa andasse a sistemarsi in clergyman, coi suoi collaboratori, in qualche scantinato di Tormarancio o del Tuscolano, non lontano dalle catacombe di San Damiano o Santa Priscilla - la Chiesa cesserebbe forse di essere Chiesa?...».
Rimandando a miglior occasione il discorso sulle presunte origini contadine del cristianesimo che si affermò nelle città mentre le campagne - i «pagi» - restavano pagane, si può anche concedere che gli scritti di Pasolini sono suscettibili di due letture; una secondo la lettera, l’altra tra le righe. E si può anche pensare che egli, come altri, scriva sulla Chiesa, spinto da una sorta di odio-amore, alimentato da nostalgie per un passato che sembra essere parte integrante della sua vita: una sorta di ricerca del tempo perduto e forse rimpianto. Ciò detto, però, bisogna anche aggiungere che Pasolini dovrebbe integrare
(continua a pag.30)
Il Sinodo e il coraggio
(continuazione dalla pag. 11)
le sue meditazioni con una conoscenza più approfondita della storia della Chiesa.
E' una storia contrassegnata, in Occidente, da una serie pressoché ininterrotta di contrasti e di conflitti col «potere». Le ’’concordiae” non furono mai di lunga durata e sullo sfondo di questa vicenda è la libertà della coscienza cristiana, fondamento di tutta la libertà umana.
E anche oggi, perchè i giornali e altri mezzi della comunicazione sociale si fanno volentieri tribune del dissenso cattolico o cattolicheggiante? Perchè il Corriere milanese chiama a discettare di religione ‘‘esperti’’ quali il comunista Lombardo Radice o il già ‘‘piccolo Lenin ’, Basso, e Pier Paolo Pasolini se non per far un "dispetto” alla Chiesa e ai cattolici?
Non è da oggi però che la comunicazione sociale preferisce ai cattolici di stretta osservanza quelli che poco o tanto le sembrano ereticheggianti o che praticano il conformismo al non conformismo. Caro Pasolini, sappiamo bene che il «potere» rifiuta la Chiesa se questa non è pronta a servirlo. E se oggi rifiuta come la rifiuta, nei modi e nelle forme che descriviamo, è perchè la sente libera protesa all’avvenire mentre esso è il passato.
E' qui il discorso torna al Sinodo: chi ha la pazienza di scorrere i comunicati che dicono tutto, e sono lunghissimi, riferendo l’essenziale di tutti gli interventi, si accorge di un fatto singolare. Il mondo «costituito» odierno è contrassegnato dalla immobilità: Nazioni e Stati sono in crisi e manifestano chiaramente l’incapacità di rinnovarsi, di adeguarsi all’evoluzione tumultuosa di un’umanità in cammino, anzi in corsa: in questo panorama tempestoso la sola Istituzione che ancora una volta nella sua lunga storia vada rinnovandosi è la Chiesa cattolica.
Ella si apre alle culture più diverse per esprimere la stessa fede in modo comprensibile alle diverse mentalità e culture: è ciò non avviene solo in paesi lontani, ma anche qui vicino a noi presso di noi. La Chiesa è attentissima all’evoluzione in atto, alla gestazione di una nuova cultura perchè, come ha detto al Sinodo il 9 ottobre il cardinale Poma presidente della conferenza episcopale italiana, la diffusione del Vangelo avviene a contatto con le culture, non solo nel contesto di civiltà antiche ma anche nello sviluppo della società tecnologica, spesso secolarizzata e laicista. Sono necessari coraggio e serenità - ha proseguito l’arcivescovo di Bologna - per discernere i valori suscitati da Dio e i non valori, frutto dei vaneggiamenti umani, inserire in un contesto d’ideologie spesso agnostiche, chiuse, repulsive, e al limite estremo antiumanistiche, lo "scandalo della croce” .
Quanto alle periferie, la Chiesa c’è sempre stata e c’è; e nonostante il clamore di chi ama far parlare di se, .sans phrases.
a cura di LECTOR
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