"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Pier Paolo Pasolini
"1944"
LA POESIA NELLA SCUOLA
Tratto da Un paese di temporali e di primule, a cura di Nico Naldini
Ugo Ganda Editore
Gli scolaretti di Versuta, Learco Cossarin, Dante Spagnol, Bepino Bertolin e altri, hanno conservato un quadernetto di poesie che il loro insegnante compose per loro, per cantare l’umile bellezza del mondo che essi conoscevano, ma per rivelargliela meglio attraverso la poesia. La raccoltina di quattordici poesie si intitola «1944».
Gli scolaretti di Versuta
Bionduccio e allegro il Nini
con gli occhi birichini;
Cesare, serio e Dante
con l’occhio un po’ sognante.
Crovatin studentino
Gigiuti un bel bambino.
Le anitre alla fontana
mettono i capi
sotto il fiotto dell’acqua.
Questo sulle penne
si spezza e brilla
come l’arcobaleno.
La piazzetta scintilla
al cielo sereno.
La piazzetta dorme
al calduccio del sole.
Un vecchino riposa
in quell’aria tranquilla
presso la chiesa rosa.
Tra i fiori stanchi
quasi marciti,
alcune gallinelle
prendono il sole.
È il giorno dei Santi
È il giorno dei Santi.
È tutto un bel sereno.
Nell’orto di Motta
si sente un fresco odor di viole.
Un uccelletto pigola solo
nel silenzio.
Che pallido sole!
L’erba scolora
sui prati abbandonati.
Le campane alle mie spalle
rombano altissime.
È il giorno dei morti!
L’Italia dolente
Cara patria ferita,
ferita dal tuo nemico,
il tuo pianto è ben antico.
Io sono fanciullo
eppur mi duole il cuore
sul tuo squallido dolore,
cara patria ferita.
Il Mattino
Il galletto nella notte
canta solo a perdifiato;
è uno strillo che si sente
fino al pallido oriente.
Ecco il cielo nuvoloso
ora trema di una luce:
una luce trista trista
che di nubi il cielo lista.
Ma ben lieto e ben soave
batte intorno il mattutino.
Par che Dio con la sua mano
rassereni monte e piano.
La gallinella bianca bianca
nella pallida penombra
leva un canto lieve e roco.
La massaia accende il fuoco.
La Viersa
Sotto la brina canuta
traspare la terra verde:
gelsi, viti e alni
e qualche campo di canne
e solchi verdini di grano.
La strada agghiacciata
tra i gigli bianchi di brina,
scompare dietro ai boschetti
e alla nebbia azzurrina.
Che silenzio di sogno!
S’ode solo il canto della Viersa
canto basso e lieve,
canto interminabile,
perduto nel sonno dei campi,
come i morti sotterra.
Vicino al fuoco
Lo stecco secco crepita
scuro e roco nel fuoco,
la fiammuccia ventila
pallida e gialla.
Fanciulli freddi tremano
coi nasetti rossi intorno.
Nell’aria scura e dura
gli stecchi attizzati scricchiolano.
I campi gialli e freddi
in una nebbia scura
duran [?] lì zitti zitti
con le rogge agghiacciate.
Sui monti celestini,
s’ingarbugliano fredde nuvole
e la fiammuccia, lì in mezzo
ventila leggera come un alito.
Domenica di Novembre
Sui verdi appassiti dei campi
come un velo di cenere,
la brina scintilla al cielo.
Che quieta domenica!
Vanno freschi fanciulli,
pel deserto mattino,
verso una campana che suona
come in sogno.
Meriggio festivo
Brilla intorno la neve,
opaca al lucido cielo tra legni
nudi, stecchiti e pallide rogge.
In quel bianco deserto luccica
il cielo ed è giorno di festa lo stesso.
Come se fossero morti i fanciulli.
Il sole e le viole
Che calduccio stare al sole
presso l’uscio in campagna;
pare che odorino le viole
lungo i cigli della via.
La via è bianca e azzurro il cielo
e verdina la pianura;
c’è nell’aria come un velo
che avvolge campi e mura.
Una voce molle, molle
una voce roca, roca
par che nasca dalle zolle
e trapunga l’aria fioca.
È un fanciullo che ripete
la poesia sotto il sole.
Sulle guance rosa e liete
gli occhi son due viole.
Natale del ragazzo
Muschio verde e tenerello
grotta verde e illuminata
con la mucca e l’asinello
e la vergine incantata.
Incantata sul bambino
e Giuseppe col bastone
e i Re Magi tutti d’oro
e i Pastori in Processione.
Pecorelle presso i laghi,
le montagne coi castelli,
sentierini bianchi, bianchi,
e lucenti torrentelli.
Per me bimbo tremante,
tutto è sogno nel mio cuore,
tutto è sogno qui d’intorno.
La pipina
La bambina ricciolina
tutta linda e contenta
gioca nella tettoia
con la sua bambolina.
«Votu mangià, pipina?» (1)
Le dà un manicaretto
che ha polvere per zucchero
e terra per farina.
«Votu durmì, pipina?» (2)
La mette tra due stracci
uno rosso e uno giallo,
e poi corre a Dottrina.
.
Un giovanetto e i suoi morti
.
O lumicini tra i fiori
che ardete rossi e lontani
nell’aria cupa d’autunno
io tendo a voi le mani.
Oggi fan festa i morti
nel piccolo cimitero
sotto quei pallidi marmi
e il cielo nudo e nero.
Ma noi preghiamo e tremiamo
in questo squallido mondo
ed essi cantan beati
là nel cielo giocondo.
.
Un contadinello al suo focolare
.
O mio dolce focolare
mite e placida scintilla
la sua fiamma, e tutt’intorno
la famiglia sta tranquilla.
La mia mamma fila lieta
il papà parla piano piano.
Sta nell’ombra la nonnuccia
col Rosario stretto in mano.
Fuori gela e geme il vento
tutto è notte in terra e in cielo
qui il tuo lume si raccoglie
rosso e lieve come un velo.
Oh! che dolce dopo un giorno
di lavoro e di fatica,
stare in fila tutti insieme
nella cucina antica.
Note :
1) «Vuoi mangiare bambolina?»
2) «Vuoi dormire bambolina?»
@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare |
Bellissime poesie, grazie.
RispondiEliminaGrazie per il gradimento.
EliminaChe grande delicatezza, che visione gentile della natura!
RispondiEliminaGrazie del commento.
Elimina