"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
(Trascrizione curata da Bruno Esposito)
«Alle nostre fantasie letterarie è
[...] necessaria una tradizione non unicamente orale.
E questa non potrà essere la tradizione friulana, che,
se ha qualche discreto poeta, è poi tutta vernacola
[...]. La nostra vera tradizione, dunque, andremo a
cercarla là dove la storia sconsolante del Friuli
l’ha disseccata, cioè il Trecento
[...]. Infine, la tradizione che naturalmente dovremo
proseguire si trova nell’odierna letteratura
francese ed italiana, che pare giunta a un punto
francese ed italiana, che pare giunta a un punto
di estrema consumazione di quelle lingue».
(Stroligut N. 1 - agosto 1945)
Piccola Antologia Friulana
Fiera letteraria 1947 |
<<Al è un gran s'ciafoiâz: / 'e mi colin i brâz>>,oppure
<<La nestr'anime aflite/ dai dolôrs de la vite>>,dove è chiarissimo come la puerilità del moralismo zoruttiano sia connessa a una sua sostanziale incapacità tecnica). Da queste righe facile intuire come tutto un nostro discorso si impernierebbe sulla stroncatura dello Zorutti e sulla valorizzazione di certi motivi
<<inediti del Colloredo o di altri minori. Intorno al Novecento molto ci sarebbe ancora dire: l'assenza più notevole è quella di Argeo, il miglior poeta friulano degli ultimi decenni (sappia il lettore non "appassionato" che ciò che diciamo è scandaloso)>>.Tuttavia, dal punto di vista in cui il D'Aronco si è messo questo volumetto di leggera e piacevole lettura è senz'altro raccomandabile.
P.P.Pasolini
(Trascrizione curata da B. Esposito)
Successivamente riprende l'argomento anche su "Quaderno romanzo,3"
Dissensi per un sommario di letteratura friulana
Bel servizio davvero facciamo al nostro amico D'Aronco, intitolando tout court «Dissensi ecc.» questa rapida notizia sul suo Breve sommario storico della letteratura ladina del Friuli (Edizioni del «Momento», Udine) ! Del resto l'ultimo a stupirsene sarà lo stesso D' Aronco, che già conosce a meraviglia le nostre riserve sulla sua interpretazione dei Friulani: riserve espresse t:ton solo con sommarie ironie orali, ma affidate ormai allo scritto, sia su «Libertà», a varie riprese, che sulla <<Fiera letteraria>>, e a proposito, appunto, della Piccola antologia friulana curata dallo stesso D' Aronco per Gastaldi. Naturalmente il punto morto della questione - il piano su cui non riusciremo mai a incontrarci - resta sempre quel buon diavolo dello Zorutti; e non ci si accusi di essere inopportuni se ritorniamo sulla questione, e con intenti esplicitamente e sempre polemici, visto che nessun appassionato dello Zorutti si decide ancora a prendere la penna in mano per difenderlo dalle nostre deplorevoli accuse ! E vero che dei friulani è nota una loro settentrionale freddezza, tuttavia ci nasce il sospetto che nel nostro caso si tratti piuttosto di insufficienza di argomenti: e come spiegare in altro modo la resa degli zoruttiani di fronte alle nostre ripetute insinuazioni? Ma, poiché la questione deve essere sistemata una buona volta, si dovrà pure discuterne, se, come vogliamo dimostrare, ci troviamo a vivere in una piccola patria, vale a dire entro i limiti di una civiltà. Il succo del discorso di D' Aronco sullo Zorutti consiste forse nella valorizzazione di una presumibile mediocritas zoruttiana. Ma noi ci chiediamo se per avventura questa mediocritas, da Orazio in poi, non sia stata altro che una posa o quantomeno un pretesto di alcuni poeti che abbiano voluto consentirsi la più composita delle eleganze, cioè la semplicità. In tal caso accetteremmo senz'altro uno Zorutti mediocre (psicologicamente: gaiezza venata di malinconia ecc.), salvo a parlare. Per lui di una mediocrità niente affatto cosciente, o aurea, ma naturale-ereditaria, se proprio si voglia insistere sul valore rappresentativo dello Zorutti come tipo friulano. Ma, ahimè, è anche sulla friulanità dello Zorutti che abbiamo dei dubbi: ci sembra invero che il piccolo borghese di Udine non sia affatto il friulano o che per lo meno non sia tutto il friulano; sospetto convalidato in modo perentoriodall'unica misura. valida di cui siamo in possesso per giudicare lo Zorutti: il suo modo poetico, il quale consiste appunto in un pastiche arcadico-romantico, cioè in un sostanziale italianesimo. Gl'italianismi particolari, poi, sia mentali che lessicali e sintattici, sono reperibili a decine nella produzione idillico-sentimentale del Nostro. Non si salverebbero dunque che i suoi testi burleschi e macaronici? Ebbene, si salvino, purché non invadano il campo della Poesia, mantenendosi dentro i limiti che una storia del costume friulano potrebbe concedere loro.
Stranamente gratuita ci suona dunque una frase del D' Aronco che dice:
«Eppure i suoi versi ... contengono della poesia».Da dove piove questa poesia in corsivo?
Quale invidiabile dono il D'Aronco si consente di fare allo Zorutti, così, senz'altra deducibile autorizzazione?
Messo in dubbio il valore dell'interpretazione (che è poi quella ufficiale) del D' Aronco sullo Zorutti, è tutto il «gusto» di questo sommario che noi, in sede critica, condanneremmo, se non ci si presentasse chiaramente come un opuscolo informativo, ad usum delphini, d'altra parte molto utilizzabile per la nota bibliografica, di cui l'Autore, con la sua solita preziosa e appassionata puntualità, l'ha corredato.
P.P.Pasolini
Quaderno romanzo", 3 , giugno 1947
(Oggi in Saggi sulla letteratura e sull'arte, Walter Sitti)
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