"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Il mio Pasolini,
di Maria Vittoria Chiarelli.
A volte penso a parole semplici con cui potrei comunicare qualcosa della personalità e dell'opera di Pier Paolo Pasolini. Se dovessi iniziare un racconto conversando con qualcuno che non lo conoscesse, o magari ne abbia solo sentito parlare confusamente in giro, come potrei catturare la sua attenzione? Esiste un'immagine che lo rappresenta, che possa concentrare in sé l'essenza di un uomo, il suo sentire, la sua intelligenza, i suoi atteggiamenti, la sua emotività, anche pochi gesti o sguardi che possano esprimere quel "quid" che è il senso di un'intera vita? Le foto catturano l'anima , raccontano più delle parole, fissano attimi che diventano preziosi sedimenti che il tempo incastona nella nostra immaginazione che si trasforma in memoria, un moto vitale che fa lievitare la comprensione delle cose e delle persone, immortalandone il respiro in un patrimonio ideale che appartiene a tutti.
Credo che questa foto raggiunga lo scopo che mi sono proposta, dal mio punto di vista, naturalmente. Pasolini durante le riprese del suo Decameron: lui stesso è protagonista della "cornice" delle novelle tratte dall'opera di Boccaccio, in quanto interpreta il miglior allievo di Giotto, chiamato a Napoli per affrescare le pareti del Monastero di Santa Chiara. La foto da me proposta pone in evidenza la concezione di una cultura progettuale ed operosa da parte di Pasolini, lo sguardo lungo della sua arte poliedrica che si snoda attraverso i linguaggi plurimi dell'espressività umana per raggiungere alti livelli di comunicazione e di comprensione che, per il Poeta, con una formazione culturale radicata nella tradizione letteraria e irrobustita dalla consuetudine nel trattare con competenza i codici figurativi e cinestetici, costituiscono i due binari ineludibili per assolvere alla funzione pedagogica di intellettuale interprete del tempo vissuto. In parole più semplici, un artigiano di una cultura "agita" , che si fa, nascendo dal seme di un'idea, che si sviluppa come una creatura nel grembo della mente e del cuore, che si sogna in tutta la sua bellezza, prima che venga alla luce e possa portare gioia agli occhi e all'anima degli innocenti che hanno assistito alla crescita dell'atto creativo. Eppure...l'opera che viene alla luce sarà un po' meno bella del suo concepimento e della sua vita nel sogno, e il poeta-pittore si scopre malinconico come una madre che ha dovuto separarsi dalla sua creatura, tanto accarezzata nella sua immaginazione.
Il video che raccoglie le scene della "cornice" del Decameron, è di una bellezza straordinaria: Pasolini lo immagino così, allegramente frenetico, narciso, ma nel senso più bello del termine, in solitudine nel pensare, ma aperto ed entusiasta a chiedere collaborazione nel lavoro, timido e forte nel contempo, poco rispettoso delle convenzioni pur di perseguire i suoi intenti, ma con un sentimento del sacro che lo accomuna ai migliori mistici, che mangia in fretta pur di continuare ad operare, che dorme molto poco, ma non è mai stanco.
Il mio Pasolini.
Maria Vittoria Chiarelli
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