"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
La storia di questo nastro
di Paolo Fantauzzi
Non fosse stato per la meticolosità con cui Carl Henrik Svenstedt conserva i suoi nastri, la voce di Pasolini non sarebbe mai saltata fuori. Persa per sempre. È invece proprio la cura con cui questo ex giornalista della radio svedese ha catalogato centinaia di registrazioni e interviste raccolte nel corso degli anni che l'intervento (uno degli ultimi, seguito da un'intervista alla tv francese, a una a Furio Colombo), a Stoccolma poco prima di essere ucciso, è tornato alla luce dopo decenni di oblio.
Siamo agli ultimi giorni di ottobre 1975. La circostanza che porta il poeta in Svezia è la traduzione de "Le ceneri di Gramsci": il 28 è all'Istituto italiano di cultura per la presentazione del volume, poi a una tavola rotonda allo Svenska Filminstitutet su invito dell'associazione dei critici svedesi. All'incontro partecipa il gotha dei giornalisti di cinema del Paese. Come è riuscito a ricostruire "l'Espresso", fra i tanti, Stig Bjõrkman, Nils-Petter Sundgren, responsabile della programmazione cinematografica della tv di Stato, Jonas Sima, futuro regista di documentari di successo, il poeta Jan Olov Ullén.
Per oltre un'ora il regista risponde alle domande. Sveriges radio decide di registrare la conferenza per farne un programma nei giorni seguenti, anche se l'omicidio dell'Idroscalo avrebbe costretto a rivedere il proponimento. Nel 1981 il nastro è ancora negli archivi dell'emittente e viene riproposto per una trasmissione, ma da questo momento se ne perde traccia. Finché Svenstedt non lo ritrova. Quando chiacchierando con un'amica ha saputo che l'originale era andato perso, Svenstedt non si è perso d'animo: è sceso in cantina, ha rovistato fra i mille nastri conservati. La registrazione è saltata fuori. Il nastro è stato poi donato, alla fine dell'ottobre scorso, all'Istituto italiano di Cultura di Stoccolma. Il suono è imperfetto, per questo ancora più vero: si sentono i rumori delle sedie e dei bicchieri, i commenti a mezza bocca pronunciati al microfono. "Furono tre giorni splendidi, di gioia", ricorda Ninetto Davoli, anche lui a Stoccolma in quell'occasione. "Pier Paolo si era portato un completo gessato di cui andava orgoglioso e io lo prendevo in giro per la sua eleganza. Gli piaceva così tanto che volli che indossasse quel vestito anche per il suo ultimo viaggio, appena qualche giorno dopo".
Fonte: http://espresso.repubblica.it/archivio/appoggio/2011/12/16/news/la-storia-di-questo-nastro-1.124982
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